Parte 3
Epilogo: Ἶρις (Iris: Iride)
L’arcobaleno: un futuro a colori
A detta degli anziani che la mattina presto si potevano incontrare dal
giornalaio, settembre non era così piovoso da almeno un cinquantennio. Dieci
giorni ininterrotti di acqua che scendeva dal cielo a secchiate. L’unica pausa
era coincisa con quella notte e quella mattinata in cui il Tenente Colonnello
Roy Mustang e la sua sottoposta, il Sottotenente Riza Hawkeye, si erano
concessi di abbandonare per qualche attimo la divisa.
Nessuno dei due aveva voluto parlare di ciò che si erano detti, ma
soprattutto di ciò che avevano fatto, in particolar modo dei baci che si erano
scambiati. L’unico testimone di quanto era avvenuto era stato il cielo, che non
si sarebbe fatto sfuggire una sola sillaba.
Serbavano quei ricordi con cura, in modo tale da poterli ripescare
facilmente nel momento in cui tristezza e solitudine avessero fatto capolino.
Non c’erano nemmeno occhiate strane dense di sottointesi in ufficio, poiché
i due che si erano baciati, non erano due soldati dell’esercito di Amestris, ma
semplicemente Riza e Roy, una donna ed un uomo che si conoscevano da tanto
tempo, che avevano vissuto molte esperienze, di cui la maggior parte
drammatiche, insieme, che condividevano segreti e responsabilità pesanti e che
si stimavano e rispettavano vicendevolmente. Ma forse c’era qualcosa di più
forte della stima a legarli.
In quei dieci giorni, molto probabilmente grazie alla complicità del
tempaccio che ispirava un senso generale di apatia, tutta la squadra del
Tenente Colonnello si era comportata in maniera davvero ragguardevole: avevano
finito tutte le pratiche per tempo e nell’ufficio l’unico suono in sottofondo
era il graffiare delle penne sui fogli di carta, intervallato di tanto in tanto
dai sospiri di Havoc e dagli starnuti di Mustang.
Roy affermava di essersi preso il peggior raffreddore della sua vita, ma
non faceva nemmeno niente per guarire. Si rifiutava categoricamente di prendere
la tisana miracolosa di Riza, soprattutto dopo aver scoperto che la ricetta di quell’intruglio
diabolico era tramandata di generazione in generazione persino nella famiglia Armstrong.
Perciò, come si dice, “a mali estremi, estremi rimedi”; così una mattina il
Sottotenente portò la tazza di tè al suo superiore, che dopo averne sorseggiato
un solo goccio, innaffiò completamente il giornale che stava leggendo.
«Sottotenente Hawkeye!» strepitò un Roy molto indispettito «Questo non è il
mio tè!».
«Mi perdoni, signore. Temo di averlo confuso. Ma d’altra parte, se lei si
fosse curato il raffreddore, ora avrebbe sentito che l’odore era diverso.
Rimedio subito». Ed allungò la mano per afferrare la tazza ancora fumante, ma
Roy la bloccò.
«No, va bene. Non importa. Portami solo un po’ di zucchero. Sta roba ha un
saporaccio…».
Riza gli sorrise complice. «Subito, signore».
Questo era stato l’unico momento movimentato, se così si poteva definire,
in quei giorni di pioggia.
Se ora Riza gli avesse chiesto, come quella notte, se la pioggia gli fosse
mancata, lui avrebbe risposto quel suo “Assolutamente no!” indisponente.
Era un diluvio universale! Presto avrebbero richiesto le sue capacità di
Alchimista di Stato per costruire un’arca, in cui far salire una coppia di ogni
essere vivente. In quel caso sapeva già chi avrebbe scelto come sua compagna.
Ma finalmente, poiché anche al peggio prima o poi c’è fine, un meraviglioso
giovedì pomeriggio, il cielo si placò: niente più tuoni, lampi e fulmini, ma
soprattutto niente più pioggia. Si era alzato un vento freddo e piuttosto molesto
ma che stava velocemente allontanando le nuvole per lasciar spazio ad un freddo
e pallido sole, ormai autunnale.
Questo fatto portò parecchio scompiglio un po’ tra tutti, che
immediatamente persero la straordinaria concentrazione. Breda, Fury, Falman ed
Havoc si accalcarono sulla finestra per verificare davvero che il sole fosse
arrivato e non si trattasse invece di un’allucinazione. Magari la troppa acqua
aveva lo stesso effetto del troppo sole nel deserto: ti faceva vedere ciò che
desideravi di più.
Roy e Riza, invece, mantennero i propri posti. Il fatto che avesse smesso
di piovere non li toccava minimamente, o meglio, fingevano che non li toccasse
minimamente.
«Ah! Che bello! Sta spuntando l’arcobaleno!» esclamò Fury spiaccicando il
naso sul vetro della finestra.
«Senta Tenente Colonnello, non è che per oggi soltanto possiamo, che so,
uscire un paio d’ore prima?» buttò lì sfacciato Havoc.
A quelle parole si drizzarono le antenne di Mustang. «Uscire prima, dici.
Fammici pensare un secondo». E si sbracò sulla sua poltrona, mantenendo una
mano sul mento in atteggiamento pensoso.
Finse di pensarci un minuto scarso. «No. Direi di no. Anzi, ho un’idea
migliore». Si alzò e prese il suo cappotto.
«Sottotenente Hawkeye» chiamò la donna in piedi al suo fianco.
«Sì, signore?».
«Mettiti il cappotto. Andiamo a farci una passeggiata. I signori qui
finiranno anche il nostro lavoro. In fondo devono fare ammenda per aver
sfruttato la tua infinita generosità qualche giorno fa. O sbaglio?». Un
sorrisone beffardo si dipinse sul suo volto.
Il silenzio sprofondò nella stanza. Tutti si aspettavano una risposta
negativa da parte di Riza, che invece sorrise a sua volta al suo superiore.
«Sono perfettamente d’accordo, signore».
Quando si chiusero la porta alle loro spalle, il resto del gruppo era
ancora immobile, attonito.
Salirono in macchina, questa volta Riza alla guida. «Andiamo nel posto
dell’altra volta, ti va?» le domandò Roy.
«Certo» e mise in moto.
In meno di mezz’ora arrivarono al campo abbandonato, ora il terreno era melmoso
ed impraticabile a causa delle precipitazioni troppo abbondanti. Si fermarono
dunque sul ciglio della strada a rimirare l’arcobaleno ormai sbiadito davanti a
loro.
E nuovamente ci fu un bacio, il primo di una lunga serie. Questa volta però nessuno dei due aveva dovuto chiedere prima il permesso.
Note:
E siamo finalmente giunti alla conclusione. Che dire? Sono veramente orgogliosa di questo mio bimbo,
venuto al mondo ormai tre mesi fa ed ho faticato parecchio a tenerlo
buono buono nei documenti di Word senza pubblicarlo. Spero di essere
riuscita a trasmettere qualcosa, in primis il mio amore per questa
coppia.
Purtroppo, pur essendoci un giusto numero di iscritti, alla fine
abbiamo consegnato solo in due, quindi niente contest. Questo non
toglie il piacere che è stato per me scrivere questa fiction,
(spero sia stato un piacere per voi leggerla!). Voglio quindi
ringraziare Ananke e Castiel che hanno indetto il contest e nonostante
tutto mi hanno fatto avere il giudizio!