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Autore: Claire Marie Blanchard    15/06/2011    11 recensioni
I compleanni sono importanti, soprattutto per una ragazza romantica e sognatrice come Usagi. Il suo più grande desiderio è quello di avere accanto il grande amore della sua vita, Mamoru. E' la mia prima fan fiction, perciò, in anticipo, vi chiedo di perdonarmi per gli errori.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Capitolo 13 – 25 Giugno
 

 
25 Giugno (sera) – lui
 
Sono appena tornato da Yokosuka. La zia Saori ha notato la mia euforia, la mia espressione felice. Forse, ha capito anche lei qualcosa. In fondo, è pur sempre una mamma.
Sono tornato alle nove e, con tutto quello che ho mangiato oggi dagli zii, non ho avuto proprio voglia di cenare.
Se poi, vogliamo considerare quello che mi dai tu, Usagi, allora non avrò mai fame di cibo, ma di te.
Mi sei mancata. Sì, ci siamo sentiti spesso in questi due giorni, e quando ti sentivo, mi sentivo più sereno. Ma quando ti ho con me è totalmente diverso. Mi sento più felice, più tranquillo, più vivo. Preferisco pensarti stretta a me piuttosto che lì, a casa tua, sola in camera tua, sul tuo letto, tra il calore artificiale delle lenzuola.
Cerco di immaginarti qui, sdraiata accanto a me, che ti lasci stringere. Non mi è difficile. Mi basta pensare all’altro pomeriggio, a quando ti tenevo tra le mie braccia, cercando di non farti andare via. Mi basta pensare al profumo della tua pelle, a quello dei tuoi capelli, alle tue labbra, al sapore che ho gustato baciandoti. Mi basta pensare ai tuoi occhi. Ai tuoi splendidi e limpidi occhi dove, navigandoci, spesso mi ci sono perso.
È come se ti avessi qui. È come se potessi ancora avere te, la creatura più perfetta al mondo, tra le mie insignificanti mani.
È come se potessi sentire ancora sotto le mie dita quel tuo bianco e dolce corpo, tanto esile quanto perfetto e bramoso d’amore. Tanto caldo quanto bisognoso di protezione.
 
Non resisto, Usako. Ho assolutamente bisogno di sentirti accanto. Ho realmente bisogno di vederti, di poterti stringere ancora. Sto per andare il tilt.
 
E mentre penso, tra me e me, di scoppiare come il Big Bang* da un momento all’altro, mi dirigo verso il bagno, pronto per essere accolto dal tiepido getto della doccia.
 
 
25 Giugno (sera) – lei
 
Sono passati due giorni. Due interminabili, odiosi, insopportabili, irritanti giorni.
Per quanto fosse stato rassicurante sentirti, non è mai come quando mi stringi tu. Quando lo fai, mi sento protetta, al sicuro, come se niente e nessuno possa farmi del male, possa portarmi via, lontano da te. Tantomeno tu.
Vorrei tanto tu fossi qui. Con me.
Ormai sono le dieci passate, meglio che mi prepari per andare a dormire.
Il bagno è sempre rilassante. Mi dispiace abbandonarlo, ma devo asciugarmi e vestirmi. Fa troppo caldo per il pigiama primaverile, quasi quasi, opto per la camicia da notte estiva. Non sopporto l’idea di soffrire il caldo durante il sonno, per non parlare del sudore per i giri interminabili nel letto per trovare un minimo di freschezza.
Per questo, preferisco dormire sopra le lenzuola. Nel caso in cui, si alzasse il vento stanotte e iniziassi ad avere freddo, mi coprirò con queste.
Se fossi qui e io avessi freddo, tu mi scalderesti, non è vero, Mamo-chan?
Sì. Ne sono sicura. Mi basterebbe un tuo abbraccio per scaldarmi anima e corpo, nel caso in cui cominciassi a tremare.
Prima di incontrarti, quattro anni fa, mi chiedevo spesso chi e come potesse essere il mio principe azzurro. Mi domandavo spesso chi potesse essere colui che sarebbe entrato nella mia vita e nel mio cuore senza uscirne più. Mi chiedevo se sarebbe stato biondo o moro, con gli occhi color nocciola o azzurro cielo come i miei. Se fosse stato un mio compagno di studi o un po’ più grande. Mi chiedevo se l’avessi incontrato in questi anni o se l’avessi conosciuto da sempre.
E poi, ad un tratto, sei arrivato tu. Non appena ti ho visto, sei entrato nella mia vita, come un uragano. E come un uragano, hai lasciato un segno indelebile nella mia vita e nel mio cuore. Un segno che non potrò più cancellare. Ma che mi hai fatto, Mamoru? Hai, per caso, un diploma di qualche scuola di stregoneria?
Ora sono qui, seduta accanto alla finestra e continuo a pensare a te, a noi. Finalmente, sento che posso pensare di progettare un futuro insieme a te, quel futuro che tanto speravo e tanto sognavo.
Il futuro, per alcuni, è solo un tempo... Ma che cos’è davvero, in realtà? Io voglio scoprirlo. Con te. Non so che cosa ci aspetta, Mamo. Spero solo che il futuro ci riservi una vita insieme. Quella vita che non desidero altro che scoprire e vivere.
E tu? Tu sei disposto a scoprirlo insieme a me?
 
Stasera c’è la luna piena. La sua luce è bellissima, chiara, brilla.
Il chiaro di luna mi trasmette la sua serenità, la sua stessa tranquillità. Non solo mi sta illuminando il viso, ma mi sta indicando anche il letto, con un suo raggio. Come se fosse una sorta di richiamo, di rimprovero. Come se la luna stessa mi stia dicendo: “È ora di andare a letto, Usagi. È tardi.”
Forse sarebbe meglio se le dessi retta.
 
Si sono fatte le undici. Mi dirigo verso il letto, ma prima voglio dare un’ultima occhiata fuori dal vetro. Sento il cellulare suonare.
È un tuo messaggio:
 
“Finestra o balcone?”
 
Finestra  o balcone? Che significa, Mamo-chan?
 
“In che senso?”
 
“La tua camera. Ha la finestra o il balcone?”
 
La mia camera? Perché vuoi saperlo?
 
“Ha la finestra. Perché?” Che cos’hai in mente, Mamo?
 
“Quella sulla strada? Quella rivolta verso i cancello? Al primo piano?”
 
Sì, ma a cosa ti serve scoprirlo?
 
“Sì. È quella. Ma, cosa devi farci, Mamo-chan?”
 
Passano cinque, dieci, venti minuti, ma non mi rispondi più. Ti sarai addormentato, penso. Sto per inviarti la buona notte, ma un rumore mi distrae, facendomi appoggiare il telefono sul comodino. Sento il rumore di un motore avvicinarsi. Il motore di una moto. Sicuramente sarà quella del vicino. A volte, torna anche più tardi. Il rumore è cessato. Probabilmente, il signor Watanabe sarà tornato prima stasera.
Mi rilasso, sono sdraiata sul letto. Mi giro sull’altro fianco, sto per addormentarmi quando, ad un tratto, qualcosa attira la mia attenzione.
 
Grandine? No, è impossibile. Non grandina da mesi, e poi, siamo a giugno. Pioggia? Potrebbe darsi, ma non credo, dopo aver visto il meraviglioso cielo stellato di stasera. Mi rifiuto di credere che delle nuvole siano arrivate qui in poco più di un quarto d’ora.
Mi alzo immediatamente dal letto e corro verso la finestra.
Grandine non è, pioggia neppure…
A meno che… A meno che non siano…
 
Sassolini! Sono dei sassolini. Qualcuno si sta divertendo lanciandoli contro il vetro della mia finestra da fuori, ma… Chi può essere?
 
Spalanco la finestra che prima era socchiusa. Mi affaccio. I sassolini non volano più. Mi guardo intorno, profondamente curiosa di sapere chi stia cercando di dirmi cosa. Perché sono sicurissima che si tratti di un segnale.
 
Il mio sguardo curioso si posa su una figura umana seduta a cavalcioni sul muretto del cancello.
 
Sei tu, Mamo-chan.
 
Ti guardo felice. Stupita, ma felice. Non posso fare a meno di sorridere.
 
-“E tu che ci fai qui?”
 
(Usagi) Cerco di non farmi sentire per non svegliare mio padre. Se solo ti scoprisse, Mamo… Ti ridurrebbe in cenere con lo sguardo.
 
-“Principessa principessa,
   Non vi potevo non vedere…
   Lasciatemi entrare.
   Siate clemente, sto per cadere!”
 
(Mamoru) Ti prego, Usako. Ho bisogno di sentirti vicina. Non potevo resistere ancora.
 
-“Avete vinto, cavaliere.
   Un attimo e scenderò…
   Avete, forse, atteso molto?
   Alla porta sul retro vi aprirò!”
-“E qual è la porta sul retro?”
-“Devi fare il giro intorno alla casa. È la porta che dà sulla cucina.”
-“Ok, ti aspetto lì.”
 
(Usagi) Sembriamo due evasi di prigione. Non posso credere che ti sia arrampicato sul muretto del cancello. Mi ami così tanto, Mamo-chan?
(Mamo-chan) Devo stare attento a non fare rumore. Sai che figura ci farei con i miei futuri suoceri? Ma che mi fai fare, Usako?
(Usagi) Credo che sia meglio coprirmi con la vestaglia. D’accordo che stiamo insieme, ma è un po’ prestino per farsi vedere così dal proprio fidanzato…
(Mamoru) Ti ho vista in camicia da notte. Non ho visto molto. Ma da quello che ho potuto vedere, sei una visione. Non ti ho mai vista con i capelli sciolti. È la prima volta per me. Dio, quanto sei bella, Usako. Quella cascata bionda, sciolta, ti dà l’aria di una dea. Non che tu non sia già bellissima, ma quei capelli liberi ti rendono più dolce, più bella, più donna, più sensuale… Mamoru, smettila con questi pensieri! Ok, d’accordo. State insieme e siete innamorati, ma è presto per pensare a certe cose.
Eccoti. Stai arrivando, amore. Non puoi immaginare quanto vorrei poter rimanere a dormire qui, con te. Senza fare nient’altro. Giusto per sentirti vicina anche di notte.
 
-“Entra. Fa piano, però, mi raccomando.”
-“I tuoi dormono?”
-“Sì, ma se vuoi, vado a svegliarli…”
-“Tranquilla. Non ne ho nessuna voglia!”
-“Immagino.”
 
(Mamoru) Ridiamo piano. Non sai quanto mi sia mancata la tua risata.
(Usagi) Mi hai stretto la mano. Non sai quanto mi sia mancato questo gesto, Mamo-chan. Vieni con me…
(Mamoru)  Dove mi porti, Usako?
(Usagi) In camera saremo più tranquilli.
 
-“Dove mi stai portando, Usako?”
-“Mamo-chan, vedo che non sono l’unica a fare troppe domande.”
-“E dai… mi dici dove stiamo andando?”
-“Dove vuoi che stiamo andando? In camera mia, no? Attento alle scale…”
-“Ok… Per caso, camera tua è vicino a quella dei tuoi?”
-“È sullo stesso piano, ma è tutt’altra parte del corridoio, sta tranquillo.”
 
(Usagi) Eccoci arrivati in camera mia. Perché ho il cuore che mi batte a mille? Siamo soli, io e te, nella mia camera da letto. Oh mio Dio, Usagi, sta calma. Non sei obbligata a fare ciò che non vuoi. Ma perché ti ho portato in camera mia? Semplice, perché ti è sembrato naturale. Ma allora, perché sono così nervosa?
(Mamoru) Ecco. Sei entrato in camera sua, Mamoru. Cerca di stare calmo. Sei nervoso, ma non devi darlo a vedere. È una normale camera da letto. Ad essere sincero, me l’aspettavo piena di pupazzi, con pareti pieni di poster e scritte. Invece, c’è qualche pupazzo, ma vedo anche molte foto con le tue amiche. È la prima volta che entro in camera di una ragazza. Ed è con te, Usako. Ma perché mi sento così impacciato?
 
-“Mi raccomando, facciamo piano, altrimenti si sveglieranno.”
-“Sì… Giusto.”
-“Come mai sei qui?”
 
(Mamoru) E me lo chiedi anche, Usako? Come facevo a restare ancora lontano da te?
(Usagi) Mi prendi per la vita. Ed io mi lascio prendere. Anzi, non desideravo altro.
 
-“E me lo chiedi anche?”
 
(Mamoru) Dopo questi due giorni trascorsi lontano da te, pensi che mi sarebbe bastato solo sentirti?
(Usagi) Mamo, non resisto quando mi sfiori il viso come sai fare solo tu.
 
-“Sbaglio, o non ci siamo nemmeno salutati?”
-“Hai ragione. Scusa. Che sciocca.”
-“Ciao, Usako.”
-“Ciao, Mamo-chan.”
 
(Usagi) Mi mancavano le tue labbra. Mi mancava il tuo sapore. Non sai quanto li ho sognati durante questi due giorni. Avevo bisogno di un tuo bacio. Mi ero dimenticata di quanto fosse buono il suo gusto. Mi mancava il tocco della tua mano tra i miei capelli. Come mi mancava anche la tua stretta. I tuoi capelli… I tuoi morbidi, soffici e profumati capelli. Non so come sia riuscita ad evitare una crisi di astinenza da tutto questo.
(Mamoru) Non riuscivo a resistere ancora. Stavo andando in crisi di astinenza. Avevo necessariamente bisogno delle tua rosse labbra. Mentre gusto il tuo sapore, lascio la mia mano scivolare tra i tuoi capelli sciolti, accarezzandoli. Sono così lunghi. Non sai quanto mi piaccia giocare con questi fili dorati. Non riesco a smettere di attorcigliarli tra le mie dita. Con l’altra mano, invece, ti avvicino sempre di più a me, stringendoti.
(Usagi) Ci stacchiamo, lentamente. Abbiamo tante cose da dirci. Mi sei mancato, Mamo-chan. In tutto.
(Mamoru) Ci allontaniamo piano piano. Devo ancora dirti il perché ti ho lasciata sola lo scorso week-end. Non vedevo l’ora di rivederti, Usako.
 
-“Mi sei mancata, Usako.”
-“Mi sei mancato anche tu, Mamo-chan… Vieni. Siediti.”
-“Ho talmente tante cose da raccontarti, che non so che da dove devo cominciare…”
-“Parlami di tutto quello che vuoi…”
 
(Mamoru) Forse è meglio iniziare con il raccontarti di mia madre…
 
-“Sono stato a Yokosuka…”
-“Sì, questo lo so.”
-“Intendo dire la scorsa settimana…”
-“Ti riferisci a quando sei andato via dopo esserci visti?”
 
(Mamoru) Sì. Esatto, Usako. Quella volta. Quella volta avrei voluto rimanere con te.
 
-“Sì.”
 
(Mamoru) Non avrei voluto abbandonarti, Usako. Mi sento un verme. Non riesco nemmeno a guardarti negli occhi. Quello che posso fare è tenere lo sguardo basso e fissarmi le scarpe.
Ad un tratto, sento la tua mano che, dolcemente, mi prende il viso, rivolgendolo verso di te.
(Usagi) Che cos’hai, Mamo-chan? Sembri triste. Mi nascondi qualcosa? Vuoi parlarne? Coraggio…
 
-“Ehi… Qualsiasi cosa tu voglia dirmi, io ti ascolterò. Sarò sempre pronta ad ascoltarti. D’accordo?”
 
(Mamoru) Come posso dirti di no? Non posso nasconderti il mio passato. È parte di me. Tu sei parte di me, adesso. Devo dirti quello che ho vissuto dagli zii.
 
-“Usako…”
 
(Mamoru) Ho bisogno di stringerti la mano. Ho bisogno di sentirti più vicina possibile.
 
-“… La settimana scorsa, quando sono andato dai miei zii…”
 
(Usagi) Continua, Mamo. Ti prego… Ho bisogno che tu ti apra con me. Ho bisogno di sentirti a tuo agio con me.
 
-“… Ho trovato degli oggetti. Degli oggetti che…”
 
(Mamoru) Avanti, Mamoru. In fondo, tu volevi parlarle. Tu vuoi renderla partecipe della tua vita. Tu vuoi che lei conosca tutto di te. Avanti…
 
-“… Degli oggetti che appartenevano ai miei genitori.”
 
(Usagi) Oh, Mamo-chan. Che sciocca sono stata…
 
-“Oh, Mamo-chan…”
-“No, Usako. È tutto a posto. Davvero. Sapevo che prima o poi sarebbe accaduto.”
-“Sei sicuro? Se non vuoi parlarne, ti capisco…”
-“No. Davvero. Voglio che tu mi conosca davvero. Ti ho nascosto troppe cose, per troppo tempo...”
 
(Usagi) Che vuoi dire, Mamo-chan? Cosa mi nascondi?
 
-“… Ho trovato dei loro libri, dei loro effetti personali, ma quello che mi ha scosso di più, è stato il diario di mia madre.”
 
(Usagi) Immagino che, per te, non sia stato facile.
 
-“Ti fatto male, non è vero?”
-“Un po’. Ma quello che c’era scritto, mi ha fatto sentire subito meglio, sai?”
 
(Usagi) Chissà cosa c’era scritto. Sono curiosa, ma se non vuoi parlarne non insisterò…
(Mamoru) Vorrei dirti cosa c’era scritto…
 
-“… Era il diario che mia madre teneva quando aspettava me…”
 
(Usagi) Mamoru…
 
-“… Diceva che voleva il meglio per me, e raccontava di come ha incontrato mio padre… Pensa, il loro incontro è stato simile al nostro.”
 
(Mamoru) Non posso non sorridere. Non sai quanto tu le somigli caratterialmente, Usako…
(Usagi) Credo che ogni madre voglia il meglio per suo figlio. Allora, forse, era destino, Mamo-chan?
 
-“Davvero?”
-“Sì. Le saresti piaciuta, sai?”
-“Scommetto che era una donna fantastica.”
-“Lo era, infatti… Comunque… Gli zii li hanno trovati nella loro mansarda, ed hanno ritenuto giusto tenermi al corrente...”
-“… Così, ti hanno chiamato per dirtelo nel migliore dei modi…”
 
(Mamoru) Riesci a finire le mie frasi come nessun altro sa fare. Allora, la sensazione che tu sia il pezzo che completa il mio puzzle, non è solo frutto della mia immaginazione.
 
-“… Esatto.”
 
(Usagi) Non avevo idea che potesse trattarsi di questo…
 
-“Mamo-chan, voglio che tu sappia che, qualsiasi cosa tu voglia dirmi, in qualsiasi momento, puoi farlo liberamente. Intesi?”
 
(Mamoru) Ma come faccio a non amarti, Usako? Non fai altro che rinnovare i miei pensieri sul tuo conto: dolce, comprensiva, semplicemente… Adorabile. Ti fai amare da tutti.
 
-“Intesi.”
 
(Usagi) Voglio che tu sappia, Mamo-chan, che qualsiasi cosa accada, sarò sempre al tuo fianco. Ma adesso, godiamoci questo momento. Non hai idea di quanto desideravo riabbracciarti.
(Mamoru) Eccolo. Il profumo dei tuoi capelli. Finalmente posso risentirlo. E, mentre ti stringo, mi rendo conto di quanto tu sia cresciuta in questi anni. Ti consideravo una ragazzina e, invece, ho scoperto una vera donna. Una piccola grande donna. Sono fortunato ad averti, Usako.
(Usagi) Mentre ci lasciamo, mi sfiori di nuovo il viso sorridendomi. Il tuo sorriso. Il dolce sorriso. Accarezzandoti la guancia sbarbata, provo dei brividi lungo la schiena. Sarà la situazione? Sarà il contesto? Non ne ho idea… Ma so che ho un irrefrenabile voglia di baciarti.
(Mamoru) la tua mano è così delicata. Sembra il tocco di una nuvola. Beh, non mi stupisco più di tanto, sei pur sempre un angelo. Il mio angelo. E le tue labbra… le tue dolci, calde, delicate labbre. Ogni volta, con te, è come andare in Paradiso.
 
-“E tu? Hai studiato in questi giorni?”
-“Certo! Se voglio laurearmi alla Todai e diventare una giornalista, devo!”
-“Hai deciso, allora.”
-“Sì. Ho ripensato a quello che mi hai detto qualche tempo fa… E ho capito che ce la posso fare. Devo solo crederci.”
-“Brava la mia Odango!”
-“Ehi… Anche se stiamo insieme, non significa che sei autorizzato a chiamarmi ancora con quel nomignolo!”
-“Scusa… È che, per me, tu resterai sempre Odango. La mia Odango.”
-“Allora, non ti dispiacerà essere chiamato Baka.”
-“Ecco… Baka è diverso… Baka…”
-“E no eh! Io sarò anche la tua Odango, ma tu sarai anche il mio Baka!”
-“Ok. Hai vinto. Se dovessi chiamarti Odango, sei autorizzata a chiamarmi Baka. Contenta?”
-“Sì!”
 
(Mamoru) Puoi chiamarmi Baka ogni volta che vorrai… Ma questo non lo ammetterò mai davanti a te.
(Usagi) Sarò sempre la tua Odango. Andrà bene lo stesso, ma questo non te lo dirò mai.
 
-“Credo che ora sia meglio che vada.”
-“Di già?”
-“Vuoi che tuo padre mi scopra in camera tua e mi uccida?”
-“Mmhh… Meglio di no, lo farà poi quando vi presenterò.”
-“Grazie, Usako. Incoraggiante da parte tua!”
-“E dai, Mamo-chan. Scherzavo…”
-“Bene…”
-“… Lo farà anche se dovesse solo vederci insieme.”
-“… Ok. Ho capito. Vado.”
-“No, non voglio che tu vada via.”
-“E se i tuoi dovessero svegliarsi?”
-“Sta tranquillo. Mio padre ha il sonno pesante. Mia madre mi coprirebbe e mio fratello si girerebbe dall’altra parte e tornerebbe subito a dormire.”
-“Beh, almeno ho una brava suocera.”
 
(Mamoru) Ti ho fatta sorridere. Ancora una volta. Il tuo sorriso è contagioso. Se sorridi tu, allora sorrido annch’io.
(Usagi) Nessuno riesce a farmi sorridere come ci riesci tu.
 
-“Credo che sia meglio andare ora.”
-“Se proprio devi…”
 
(Mamoru) No, ti prego… Non farlo.
 
-“No, ti supplico, non farlo.”
 
(Usagi) Che cosa?
 
-“Cosa?”
-“Quel tuo sguardo triste. Lo sai che non mi piace.”
-“Ma non sono triste.”
-“Sicura?”
-“… Forse solo un po’.”
-“Ti prometto che domani ci vedremo.”
-“Prometti?”
-“Ti do la mia parola. Basta che ora torni a sorridere.”
-“D’accordo, papà! Dai, vieni. Ti accompagno giù.”
 
(Mamoru) Mentre andiamo al piano di sotto, verso la porta della cucina, penso che vorrei urlare al mondo intero quanto ti amo. Ti amo, Usako. È naturale che abbia bisogno di vederti sorridere. Di vederti felice. Anche se ciò significa prendermi in giro chiamandomi papà. Papà. Già, papà. Tuo padre mi ammazzerebbe se ti vedesse con me, vestita con camicia da notte e vestaglia. Un giorno, però, anche lui saprà di me, di te, di noi. Saprà tutto. Spero solo che sia presto, perché voglio viverti alla luce del sole.
 
-“A domani, allora.”
-“A domani.”
 
(Usagi) Devi andare. Non vorrei, ma devi. Non vedo l’ora che arrivi domani.
(Mamoru) Prima di andare, però…
(Usagi) Giusto. Il bacio della buona notte. Come potevo dimenticarlo?
 
-“Buona notte, Mamo-chan.”
-“Sogni d’oro, Usako.”
 
(Usagi) Così come sei venuto, te ne sei andato. È stata una meravigliosa sorpresa. Peccato che tu debba recitare la parte del ladro per potermi vedere.
(Mamoru) Lasciarti mi è difficile, ma devo farlo. Conterò le ore, i minuti e anche i secondi che mi separeranno da te, stanotte.
(Usagi) Sogni d’oro, Mamo-chan.
(Mamoru) Buona notte, amore mio.
 
 
 
 
 
 
Note:
 
*= è lo scoppio nell’Universo che generò tutti i pianeti e le galassie, milioni e milioni di anni fa.

 
 
 
 
I miei pensieri:

 
Premetto chiedendovi perdono. Sono un po’ in ritardo con gli aggiornamenti, ma sono giustificata perché ieri ho saputo di essere stata ammessa alla maturità, quindi, nel frattempo, ho dovuto impegnarmi seriamente.
 
Mi dispiace avervi fatto attendere così tanto, ma credo che, con questo capitolo, io mi sia fatta già perdonare ;)
Mamoru non riesce a resistere e va dalla sua Usako, nonostante sia quasi notte.
Mi sono ispirata al film “Principe Azzurro cercasi”, ciò significa che non ho diritti a riguardo.
Spero di non avervi deluse.
Vi anticipo già che ci sarà una pausa, poiché il 22 giugno iniziano le prove scritte e io devo studiare…
 
 
Come sempre, ringrazio tutte coloro che mi seguono e mi recensiscono.
Ringrazio anche e soprattutto le meravigliose ragazze che ho conosciuto qui nel fandom.
 
Un bacione e un abbraccio a tutte voi.
 
La vostra Manu ;)
 
(Per Roberta, Minako/Mina-chan ;) ) 

 

   
 
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