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Autore: frankensshtein    15/06/2011    0 recensioni
Sam Ducons, intenzionata a passare un periodo tranquillo, ormai tornata dalla sua famiglia dall'università, si ritroverà ostacolata dalla sorella, nel bel mezzo del suo arduo periodo adolescenziale, ossessionatamente interessata al nuovo vicino di casa, che però, sembrerebbe nascondere qualcosa.
[Colin Farrell - Jerry Dandridge]
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Sam aprì, senza farsi problemi, la porta della camera della sorella e la reazione fu quella che immaginava.
"Non si bussa più ora?" Ringhiò Helena che era impegnata a passarsi lo smalto sulle unghie.
"oh la mia dolce Helena" pensò Sam.
Con uno sguardo ironico Sam diede due colpetti alla porta "E' cambiato qualcosa ora?" Helena sbuffò tornando al suo lavoro.
"Cosa vuoi?" chiese secca.
"Hei hei hei, sono tornata ieri, non ci vediamo da una vita e mi tratti così?" Helena si voltò e la fulminò con lo sguardo. "Sono impegnata."
"Oh ma davvero?" Domandò Sam alzando un sopracciglio. "Bhe, anche io."
La musica che proveniva dallo stereo la infastidiva altamente così si avvicinò ballando ironicamente a ritmo e in un attimo staccò la spina.
Helena si alzò dalla sedia facendola strisciare rumorosamente. "Ma che cazzo Sam!" Le disse mettendocisi di fronte.
"Te l'ho detto, sono impegnata." si difese la sorella dai capelli ebano.
"E a me cosa importa?" rispose infastidita la sorella dai capelli color miele.
"Che sta succedendo qui?" si intromise l'uomo dai pochi capelli.
"Papà, Sam mi da fastidio!"
"Sam smetti di dare fastidio a tua sorella."
"Papà Helena ha detto cazzo."
"Helena smetti di dire cazzo!"
"Ma lo ha appena detto anche lei!"
"Io ho 23 anni, tu solo 16 biondina." Disse spavalda Sam.
"Occhei, fermi tutti." Albert si mise in mezzo tra le due sorelle.
"Sam è arrivata solo ieri, trattala con un pò di rispetto. E questo vale anche per te." Concluse serio Albert voltandosi verso Samantha.
Quest'ultima alzò gli occhi al cielo. "Occhei, scusami Helena, comunque dovevo solo portare dentro quella cosa che ho trovato in garage che per questi mesi sarà il mio letto." Sam indicò una squallida brandina fuori dalla porta.
"Non se ne parla che tu porti quella cosa qui dentro! Puzza di pipì di uccelli." si ribellò Helena.
"Scusami ma preferisco mille volte la pipì di uccelli alle chiappe di Zia Doroty."
Helena stava per opporsi per l'ennesima volta quando tutti e tre furono attirati da un certo movimento che si stava creando all’esterno, nella casa accanto, ben visibile dalla finestra di Helena.
"Vado a vedere, Helena, mentre aiuta tua sorella a entrare il letto qui.. e basta storie." concluse Albert.
Uscendo nel vialetto un camion era proprio parcheggiato di fronte la casa che una volta apparteneva all'odiosa famiglia Orglosw, che si era trasferita da ormai quasi 3 anni. Un trasloco, nuovi vicini.
Albert per un pò rimase a guardare gli uomini che scendevano i mobili dal camion. Non riusciva a distinguere quale fosse la famiglia.
Quello che però attirò la sua attenzione fu un uomo.
Sui 35 anni, fisico asciutto e capelli scuri. Anche lui stava scaricando i mobili, ma non sembrava un dipendente.
L'uomo incrociò lo sguardo in quello di Albert che era rimasto a braccia conserte sul vialetto a osservare curioso. Imbarazzato con un cenno della testa rientrò a casa chiudendosi la porta alle spalle.
"Nuovi vicini?" chiese Helena.
"Sembrerebbe, ma non penso sia una vera e propria famiglia, sembra sia solo un uomo. Non ho capito."
Helena sbirciò dalla finestra spostando la tendina.
"Cavolo che confusione" disse.
"Quando si sarà stabilizzato andremo a presentarci. Sam puoi preparare una torta?" Chiese Albert.
Sam sbucò dalla cucina.
"Per i nuovi vicini? La preparo, ma non vengo con voi a portargliela." sbottò Sam indaffarata a farsi un panino.
"Perchè non vuoi venire?" la raggiunse Albert.
"Odio queste cose del tipo voce corale "Ciao siamo i vostri nuovi vicini!" o "Tua figlia potrebbe stringere amicizia con la mia!" o "Perchè non facciamo un barbecue il prossimo weekend?" affermò gesticolando col coltello impregnato di mostarda.
"Nahh, non mi va proprio. E poi, concretamente non vivo più qui, no?"
 
 
Albert era davanti allo specchio a sistemarsi la cravatta.
"Come sto?" chiese a Helena che passava da lì.
"Bene papà, ma non pensi di stare esagerando? Andiamo lì gli diamo la torta e basta. Non saranno mica discendenti della famiglia reale."
"Lo so, lo so.. ma, voglio dare una buona impressione. Non voglio che risucceda lo stesso della famiglia Orglosw. Avere buoni vicini a cui potersi fidare è importante e.."
"Si, si, si. L'acqua alle piante quando si è in vacanza, avvertire se vedi dei ladri. Occhei, ne hai parlato milioni di volte. Ora andiamo che si fa tardi?" lo interruppe annoiata la ragazza.
 
Sam, prima che uscissero dalla porta d’ingresso, porse la torta al cioccolato a Helena. "Sicura di non voler venire?" chiese Albert.
"Si papà, trasmettono la ruota della fortuna tra 5 minuti e non voglio perdermela." disse lasciandosi cadere sul divano.
"Tu odi quel programma!" Sbottò Helena che teneva la porta di casa mezza aperta pronta a uscire.
Sam alzò le spalle. "D'improvviso mi ci sono appassionata particolarmente."
Helena ringhiò uscendo di casa.
Il sole non era ancora tramontato, ma la fresca brezza della sera era già percepibile. Albert notò la berlina nera parcheggiata. "Niente male" pensò.
Arrivati alla porta con timore Albert suonò il campanello.
Non molto dopo un uomo dai capelli scuri e gli occhi penetranti li raggiunse.
“Niente male” pensò questa volta Helena.
 Portava una sottile maglietta grigia che attirava l’attenzione al fisico asciutto e ben strutturato.
“Salve, siamo la famiglia Ducons,  qui accanto!” affermò Albert con un sorriso a 32 denti porgendo la torta all’uomo.
Non sembrava molto entusiasta.  Si soffermò a osservare i due, e il suo sguardo su Helena fu indubbiamente diverso rispetto alla misera occhiata che diede ad Albert.
“Lei è..?” insistette Albert.
L’uomo si ricompose.
“Il mio nome è Jerry Dandridge, entrate prego.”  Disse scansandosi facendo un gesto per invitarli ad entrare.
 
Sam era ancora comoda sul divano, a sgranocchiare patatine alla paprika da un pacco quasi esageratamente enorme.
Era in preda a trovare un buon programma degno della sua attenzione, ma si passava dalla ruota della fortuna alle televendite al mondo di Patty.
Non passarono più di tre quarti d’ora da quando andarono a fare visita al nuovo arrivato.
“Come è andata?”  chiese poco interessata non appena li sentì entrare.
“Bene, bene direi.” Rispose Albert posando il cappotto sull’attaccapanni. “non è una vera famiglia, è un uomo che vive da solo.”.
“Che tristezza” disse imbronciandosi Sam.
Helena intanto era entrata frettolosamente e prendendo il telefono di casa si rinchiuse in camera sua.
“No, è un tipo apposto, abbastanza simpatico direi.”
“Hm, ma che gli prende a quella?” chiese osservandola.
Albert alzò le spalle.
 
Quella sera Sam non era particolarmente esaltata all’idea di dover dormire su un materasso che aveva passato la vita a marcire in garage. “quasi quasi preferivo le chiappe di zia Doroty.” Pensò mentre stava per entrare nella camera della sorella dove avrebbe dormito; qualcosa la fermò però. Prima che potesse abbassare la maniglia la voce di Helena dall’interno che parlava al telefono con chissà quale delle sue amiche dello sleepover club la incuriosì.
“Non puoi immaginarti! Sono così eccitatà!” Affermava allegramente.
Sam attaccò pian piano l’orecchio alla porta.
“Si.. si esatto! Metti che prima odiavo questo posto e non vedevo l’ora di andarmene.. adesso invece! Devo fartelo vedere, assolutamente.” Continuava sempre con la stessa euforia.
“Jerry Danqualcosa si.. già. Esatto. Ah-Ah. Eccome! Lì sotto avrà un enorm..”
Sam entrò improvvisamente in stanza, questa volta bussando, solo quando la porta era già aperta però. Non aveva la minima intenzione di voler sentire sua sorella parlare in quel modo.
“Scusa il disturbo, ma è ora di dormire.” Disse entrando.
“Ma sono solo le dieci e mezza!”
“Sisi, okay.” Sam le afferrò il telefono dalle mani “ Buonanotte Jenny-Kelly-Manny o chiunque tu sia” chiuse.
“Ma spacciano droga all’università dove stai per caso?” chiese sconvolta Helena.
“Non dovresti neanche parlare di droga alla tua età, e nemmeno parlare con le tue amichette di quelle cose!” le rinfacciò tutto muovendole l’indice davanti la faccia.
“Io ho sedici anni! E poi stavi origliando?!” disse furiosa.
“Non stavo origliando! Ho sentito!” mentì.
“Tu sei morta Samatha.” Ringhiò Helena mettendosi sotto le coperte.
“Gne gne gne gne gna gna gna”  le fece il verso.
 
 
 

  
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