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Autore: HarryJo    15/06/2011    11 recensioni
Lei non avrebbe voluto vederti stare così.
Ron non si trattenne più. Tutta quell’acqua che aveva represso venne fuori, prima lentamente, poi con più sicurezza, senza lasciare spazio per i singhiozzi.
Un pianto silenzioso, un pianto liberatorio.
Un pianto che sapeva di lei.

Per theMarauder, grazie.
Settima classificata al 20h contest di Wynne_Sabia.
Quinta classificata al "un prompt al giorno..." di Bethpotter.
Prima classificata a parimerito a "La mia perla edita" di .Pad.
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley, Luna Lovegood, Ron Weasley
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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- Autore: Erica Weasley sul forum, HarryJo su EFP

A theMarauder,

Perché? Perché anche lei vuole un leopardo a pois,

ma non ha la carta per comprare su eBay.

 

 

Come un leopardo a pois.

 

 

« Che cosa facciamo? Non l’ho mai visto così abbattuto… Rende triste persino me! » mormorò George.

Tutti i Weasley erano riuniti nella cucina della Tana per decidere sul da farsi. Erano a dir poco preoccupati per il comportamento di Ron.

Si era… spento, semplicemente. Si era spento con lei.

« Magari possiamo farlo uscire un po’, distrarlo… Dite che farlo tornare ad Hogwarts può aiutarlo? » propose Molly, con una flebile speranza nella voce.

« Non credo affatto » le rispose Arthur, sconsolato.

Erano giorni che cercavano una soluzione, ed erano giorni che sembrava inutile ogni speranza. Si sentivano tutti inutili ed incapaci di aiutarlo. I loro tentativi non avevano portato a nulla ed ormai nutrivano il serio dubbio che nessun loro sforzo avrebbe potuto aiutarlo.

In quel momento si aprì la porta ed entrò una figura ben conosciuta: bassa, con i capelli biondo sporco e una collana di tappi di Burrobirra, Luna Lovegood sorrideva a tutti con aria sognante.

« Disturbo? Avete l’aria di chi ha già troppi pensieri per la testa » disse Luna guardandoli uno ad uno.

« Certo che non disturbi Luna! » rispose Ginny, e le andò incontro per abbracciarla.

« Sono venuta per salutarvi » spiegò, ricambiando l’abbraccio.

« Salutarci? Perché? » chiese George.

« Credo che partirò, starò via un anno. Andrò in giro a cercare qualche animale raro da studiare con mio padre. Non sentirete troppo la mia mancanza comunque, credo ». Luna non era cambiata di una virgola: lei e le sue scomode verità facevano sempre centro.

« A me sì » disse Ginny, sorridendole.

« Grazie. Non dimenticherò mai quanto sei stata gentile con me, a costringere tutti gli altri ragazzi a non chiamarmi Lunatica » le sorrise a sua volta. « Ron non c’è? »

« È in camera sua » sospirò George. « Quel ragazzo ha deciso che non vedrà mai più la luce del sole. Morirà come una pianta mentre si contorce per arrivare al… »

« George! » Molly urlò come non aveva mai urlato prima.

Evidentemente non era il caso di scherzare sullo stato d’animo del ragazzo, tutt’altro.

« Posso andare a salutarlo? » chiese la ragazza, facendo finta di nulla.

I Weasley si guardarono per qualche secondo. Ron si era chiuso in se stesso da quel giorno e non aveva parlato poi molto con nessuno, se non con Harry, ma in quel momento lui era al Ministero per discutere con Kingsley su come poter tenere l’esame Auror senza tornare a scuola per il settimo anno.

Alla fine accettarono e Ginny accompagnò Luna fino alla stanza di Ron.

« È questa » le disse, indicandole una porta. « Buona fortuna » le augurò, e poi scese le scale e tornò in cucina.

Luna aprì la porta.

 

 

Morta.

Non c’erano altri modi per descriverla, era semplicemente morta.

E non sarebbe mai tornata indietro.

Poteva sperare, piangere, gridare.

Poteva urlare al mondo che era un suo diritto riaverla indietro.

Ma lei era andata avanti.

Lui, invece, fino a quel momento si era solo guardato indietro.

Nessuno era riuscito a capacitarsi della sua morte.

Le persone accanto a lui soffrivano, ma reagivano.

Lui, invece, soffriva solo.

Chi era stato ad averlo arruolato nell’esercito dei vivi?

Ma soprattutto, chi era stato ad averla portata via da lui?

Tutti quei giorni a sognarla, a combattere per lei, a vivere per lei.

Aveva persino imparato a memoria ogni capitolo ed ogni frase del libro “Dieci infallibili passi per sedurre una strega”, per lei.

Tutto quel tempo, tutte quelle sue incertezze finite in un unico lampo verde, che adesso lo perseguitava.

Che cos’era l’amore, paragonato al dolore?

La Morte era stata più forte, ancora una volta.

Oltre ad aversi preso Fred, si era portata via anche lei.

Aveva strappato la vita al suo corpo, si era portata via la sua anima, lasciandola inerme, come un pupazzo, nella Sala Grande dove una volta passavano i loro giorni, insieme.

Aveva svuotato lei, e così facendo, aveva svuotato anche lui.

Non era mai stato un ragazzo brillante, e più volte questo gli faceva male. Si vedeva sorpassato dagli altri, inutile, di seconda scelta.

Ma scoprire il suo amore l’aveva fatto sentire bene, importante, per una volta.

Ricordava le sue labbra, le risentiva, le rivoleva.

Non riusciva a capacitarsi di aver perso lei. Si sentiva un egoista: non era dispiaciuto per lei, non pensava alla sua vita, che le era stata strappata via così giovane.

No, tutto ciò che gli faceva male era non poterla più avere con lui.

Ridere con lei, scherzare con lei, anche litigare con lei gli sarebbe mancato.

Tutto, di lei.

La porta si aprì d’un tratto, ed uno sprazzo di luce lo accolse in pieno volto.

« Sono stanco, voglio dormire » disse, convinto che alla porta ci fosse sua madre.

« Ciao, Ron » gli rispose invece una voce che non avrebbe mai pensato di udire in quel momento.

Alzò il volto e piantò gli occhi nella sua esile figura.

Luna Lovegood.

« Che cosa vuoi? » le chiese con voce brusca.

« Salutarti. Parto » gli rispose semplicemente, senza essere minimamente turbata.

Ron si sentì subito in colpa. All’improvviso cambiò espressione; da dura e arrabbiata il suo volto divenne semplicemente triste.

« Capisco. Vuoi sederti? » le chiese, mostrandole una porzione di letto.

Luna saltellò fino a lui e gli si sedette vicino.

Prima che lui potesse rifletterci o solo capirlo, lei gli prese una mano e la strinse a sé.

« Non ti ha lasciato veramente, non lo farà mai » disse trasognata.

« Sì invece, smettila con le tue stupide affermazioni » sbottò di risposta Ron, ma senza togliere la mano dalla sua.

La ragazza trasse un respiro e strinse di più la mano.

« Lo so che mi ritieni stupida e bizzarra come la maggior parte delle persone, ma so quel che dico. Smettila di essere arrabbiato con te stesso » disse con tranquillità.

« Io non sono arrab… » cominciò a scaldarsi, ma lei lo interruppe.

« Sì invece, lo sei, Ronald. Prova a reagire. Lei ti amava, lei non avrebbe voluto vederti stare così ».

La verità scomoda di Luna centrò nel segno.

Lei non avrebbe voluto vederti stare così.

Ron non si trattenne più. Tutta quell’acqua che aveva represso venne fuori, prima lentamente, poi con più sicurezza, senza lasciare spazio per i singhiozzi.

Un pianto silenzioso, un pianto liberatorio.

Un pianto che sapeva di lei.

Quel momento sembrò durare per parecchi giorni consecutivi, ma in realtà furono pochi minuti. Poi Ron si asciugò il volto con un lembo delle lenzuola.

« Stai meglio? » gli chiese lei, sorridendogli e tirandogli via una lacrima che ancora gli era rimasta in volto.

« Un po’… » biascicò lui. « Non riesco a reagire » confessò arrossendo.

Il nodo alla gola si fece più pesante, in qualche modo ammetterlo ad alta voce rendeva ancora più reale la sua presenza.

« Ci hai provato? » gli chiese lei.

Non le rispose. Sapeva già dove voleva andare a parare. E aveva anche ragione.

Quanto era difficile anche solo l’idea di provare a reagire?

Aveva scelto una vita legata al suo ricordo, alla sua ombra, ad un vivere costantemente senza lei.

« Mi sento a pezzi » disse rauco.

« Come una casa da riparare, vero? » chiese lei, perforandolo con gli occhi.

Ron annuì piano e distolse lo sguardo, che lo stava letteralmente uccidendo.

« Un giorno i lavori finiranno » gli fece notare con un sorriso, e, prima di poter anche solo meditare il gesto, lo abbracciò per qualche secondo.

Ron, impacciato, si tolse quasi subito dalle sue braccia, leggermente imbarazzato, ma estremamente grato alla ragazza.

Luna con un gesto fluido si alzò dal letto e si diresse verso la porta.

« Stammi bene, Ronald » disse sorridendo ed uscì, facendolo ritornare al buio, alla solitudine.

Quello sprazzo di luce se n’era andato con lei.
Il tunnel sembrava di nuovo infinito e tetro, e lui cominciava ad aver paura.

 

 

« Sei riuscita a parlarci? » chiese Molly a Luna vedendola comparire nella cucina.

Tutti si voltarono a guardarla, le espressioni in un misto tra il preoccupato e l’impaurito.

« Si sente come un leopardo senza macchie » rispose semplicemente. « Ma gli ho fatto capire che dipende da lui, e che se vuole almeno i pois può averli ».

Detto questo, si diresse verso l’uscita, ma si fermò e scoppiò a ridere quando vide la faccia stranita di tutti i Weasley.

« A volte siete proprio buffi, sapete? » e, continuando a ridere, aprì la porta.

Stava per andarsene, quando si sentì un rumore di passi affrettati che giungevano le scale.

Molly strinse un braccio ad Arthur, spaventata, mentre Ginny fece per uscire e dirigersi verso le scale.

Ma prima che potesse raggiungerle, la figura di Ron comparve in cucina, stravolto.

Il pigiama che indossava era di qualche centimetro più piccolo di lui, e la visione faceva sorridere Luna, a dispetto della faccia apprensiva di tutti gli altri.

« Non andartene » la implorò.

Tutti si voltarono a guardare la ragazza dai capelli sporchi che sorrideva, come se non fosse affatto sorpresa.

« Non andartene, sul serio » ripeté. Nessuno in quella stanza riusciva a muovere un muscolo o a dire qualcosa. Erano a dir poco esterrefatti.

Luna sorrise e disse: « È come se fossi mio amico. Grazie ».

« Ma io sono tuo amico! E se anche tu sei mia amica, rimani » la pregò.

George era seriamente preoccupato per la salute mentale del fratello, ma non fece a tempo a dire ai suoi che era meglio portarlo al San Mungo perché la risposta di Luna lo anticipò.

« E poi dovrei essere io quella strana. Ci vediamo » disse, richiudendosi la porta alle spalle.

« Ehi, leopardo a pois, sei impazzito? » gli domandò George, senza il benché minimo tatto.

« Come mi hai chiamato? » gli chiese lui, confuso.

« Come ti ha chiamato lei. Ti ha definito un leopardo a pois » gli rispose guardandolo come se fosse un essere proveniente da un altro pianeta e con una malattia contagiosa non ancora riconosciuta.

Ma Ron, per la prima volta dopo giorni, sorrise.

Come un leopardo a pois.

Luna sarebbe tornata.

Di questo poteva esserne certo.

 

 

 

 

{ Spazio HarryJo

Ta-dam!
Che ne dite? Tanto brutta?

Spero di no, adoro Ron/Luna *-*

Volevo anche scriverci una long, ma… Boh, si vedrà!

Fatemi sapere che ne pensate, per favoooore!

Alla prossima,
Erica (che è stata promossa senza debiti e per questo è enormemente felice)

   
 
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