5, Un nome.
“L’ho
sentito…”
“L’ho
visto…”
“Sono
uscita con lui ieri sera…”
“Mi ha
scritto…”
“Ci siamo
sentiti…”
Perché le
persone vogliono ricordarmelo, quasi rinfacciarmelo?
Tienitelo
per te, no?
Ti pare
che io stia poco male?
E poi,
per favore, non pronunciate il suo nome.
È come se
mi pugnalaste di spalle.
Non ha
più un nome. È semplicemente lui.
Potrei
chiamarlo “l’assassino”, ma sarebbe
ingiusto; dopotutto io esisto ancora, sebbene a volte solo come fantasma.
Potrei
chiamarlo “il ladro”, ma alla fine il
mio cuore lui non l’ha rubato; non l’ha nemmeno voluto guardare.
Potrei
chiamarlo “il giocatore”, ma la colpa
è solo mia che ho accettato di giocare.
Potrei
chiamarlo “l’illusionista”, ma sono
io che ho creduto al sogno.
Preferisco
non chiamarlo.
Preferisco
che non abbia un nome; un nome dà
troppa importanza.