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Autore: evilangel    18/06/2011    0 recensioni
Una ragazza appare in un mondo di cui non conosce assolutamente nulla: il mondo degli elfi, elfi guerrieri. Rubi non appartiene a questo mondo ma sarà lei, un'umana, a salvarlo dall'attacco degli orchi.
P.s. Ho finalmente trovato il nome per questa storia
Genere: Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chiedo immensamente perdono per il ritardo madornale, abominevole, mostruoso
Non riuscivo a finire di scrivere questo capitolo u.u
Ma, ora che è pronto, spero vi piaccia ^^
 

Capitolo 3: Predoni, anime dannate... 

 
Rubi aprì lentamente gli occhi, quando un raggio dorato andò a posarsi sul suo viso.
L’intera comitiva si stava svegliando assieme a lei, o meglio, tutti all’infuori di Josh.
Lui era già sveglio da circa un’ora e stava finendo di mettere in acqua l’ultima zattera, che, con un allegro tonfo, finì quasi allagata.
Dopo circa quindici minuti, successivamente ad innumerevoli stiracchi e sbadigli, tutti furono pronti ad avviarsi, ognuno su una zattera ben stabilita.
Un soffio del vento e le zattere partirono, mentre i bambini, non resistendo alla tentazione, sfioravano l’acqua con le candide manine.
Le loro risa sembravano far dimenticare tutti i pericoli che si stavano lasciando alle spalle, anche se quasi tutti sapevano che non sarebbero riusciti a lasciarseli dietro per sempre. 
Tutto sommato, però, era una bella giornata. Il sole splendeva anche più del giorno precedente e il vento spirava vivace tra i capelli di Rubi, che era come se accompagnassero il moto delle vele.
La superficie del lago risplendeva tanto da far capire solo ora il motivo del suo nome…
Le zattere solcavano la superficie dell’acqua come sospinte da una strana magia. Tutt’intorno, infatti, il vento si era placato, ma le vele delle zattere erano ancora gonfie e le continuavano a spingere verso l’altra sponda del lago.
Anche Josh lo notò e, dopo aver dato un veloce sguardo in giro, fece un gesto di ringraziamento a un’elfa (?) che, con strani gesti concentrici, faceva sì che il vento gonfiasse quelle vele improvvisate. La ragazza rispose al gesto con un sorriso, continuando a muovere le mani, come avvolte in un’aurea argentea.
 
<< Josh, chi è quella? >> gli chiese Rubi, incuriosita da quella strana magia.
<< Lei? E’ Cloe, la maga più abile tra le nostre cadette >>
<< Maga? >> chiese Rubi un poco disorientata.
Già era difficile accettare o solo credere al fatto che quel mondo esistesse, figuriamoci al fatto che la magia esistesse.
<< Si, maga >> ripetè Josh, poi tornò a manovrare la vela.
Forse si era scordato che…
<< Oh… eh già. Scusa, mi ero dimenticato di spiegarti >> ammise, << Allora, esistono tre tipi di elfi principalmente: i guerrieri, i maghi e… bhe, quelli che sono un po’ tutti e due >>
<< E tu cosa sei? >>
<< Un guerriero, no? >>. La guardò in modo strano. Non lo aveva capito?
<< Oh, è vero >> rispose imbarazzata, mentre le si tingevano le gote di rosso.
La trovava estremamente carina quando era imbarazzata.
<< E come si fa a diventare maghi? >> chiese Rubi, come se nulla fosse.
<< In realtà non si può diventare maghi. E’ una cosa che hai dentro. O nasci con i poteri o diventi un guerriero >>
<< Ma allora perché ci sono dei guerrieri con i poteri? >>
Josh sospirò. Quante domande. Ma, d'altronde, era suo dovere spiegare alla nuova arrivata tutti i segreti degli elfi.
<< Perché >> iniziò a spiegare, << Ci possono essere elfi che scoprono dopo di possedere i poteri, ma ormai hanno intrapreso degli studi da guerriero. Così, frequentando successivamente anche una scuola per maghi, uniscono le due professionalità, così da diventare gli elfi più potenti tra i tre tipi >>.
A Rubi sembrava tutto così strano. Magia, guerrieri, scuole, tipi…
<< Esistono scuole del genere? >> chiese ancora più spaesata, << Cioè, nel mio mondo nelle scuole s’impara a leggere e a scrivere e altre robe varie, non a combattere >>
<< Bhe… noi elfi sappiamo già leggere e scrivere dalla nascita >> rispose, sorridendo allo sguardo perplesso di Rubi.
<< Che fortuna… >> sussurrò tra sé e sé quest’ultima.
<< Detto qualcosa? >>
<< No… niente >> rispose mentre approdavano sulla sponda opposta del lago.
Voleva avere anche lei certe fortune…
 
Quando tutte le zattere furono approdate e tutti gli elfi e non elfi scesi, Josh indicò la via che avrebbero dovuto prendere. Divise la comitiva in cinque gruppi, ognuno con almeno un mago e un guerriero. Non vi erano Master (com’erano chiamati quelli che possedevano entrambe le qualità) e quindi servivano entrambi i tipi per un’adeguata protezione dai…
 
<< Predoni >> annunciò Josh, subito dopo aver diviso i gruppi, << State attenti ai predoni. Il Bosco di Yanish n’è pieno >>.
 
Rubi era nello stesso gruppo di Josh, con Taylor, Cloe e un altro ragazzo dai capelli biondi legati in una coda. Portava appresso un arco e delle frecce. Era molto tenace…
Diede uno sguardo al bosco. Un brivido le percorse la schiena. Quella dovrebbe essere la loro salvezza?
Era più una foresta che un bosco, una foresta fittissima e inquietante in cui non sarebbe mai voluta entrare, ma era sempre meglio che essere attaccata da una folla inferocita di orchi.
 
Assicurarono le zattere a quella sponda del lago, poi si avviarono verso la foresta.
Ogni gruppo avrebbe seguito strade diverse, ma avrebbero comunque raggiunto Yanish nello stesso tempo… almeno questo era quello che aveva assicurato Josh prima di partire. 
 
La foresta era come se sussultasse il suo disappunto ad ogni loro passo.
Ogni volta che si guardava attorno, a Rubi sembrava di scorgere qualcosa tra i cespugli, o i rovi, o sopra agli alberi. Poi si voltava nuovamente in avanti quando si rendeva conto che non erano altro che piccoli animali superstiti alla brutalità della foresta, oltre che a quella dei predoni, che, a sentir parlare Josh mentre camminavano, erano persone spregevoli e morte di fame che avrebbero venduto anche la loro anima pur di ottenere un solo pezzo di pane.
Rubi provava quasi pietà per quelle persone, esiliate in quella foresta solo per il fatto di non avere un posto dove stare o accusate di essere possedute dal diavolo o da spiriti demoniaci.
Proseguiva con passi incerti per quella selva che conosceva così poco.
Guardò un po’ più avanti. Josh continuava a parlare come se nulla fosse. Forse quella sua calma avrebbe dovuto tranquillizzarla, ma non era così. Sentiva addosso lo sguardo di qualcuno, ma si disse che non era niente. Sospirò, ma in quell’istante una freccia le passo accanto, tanto vicina da scostarle i capelli. Doveva ricredersi…
In poco tempo furono circondati da strani individui. Sembravano elfi, ma erano molto più magri e pallidi, dalla pelle quasi grigia, dovuta sia dallo sporco sia alla carenza di…sangue.
Quelli dovevano essere i predoni. La pelle era tirata sulle ossa sporgenti e i capelli sporchi incorniciavano loro il viso sgraziato. Le unghie lunghe, sporche e poco curate, come le sottili dita affusolate, avvolgevano armi semplici ed essenziali, rudimentali e di scarso valore. I loro respiri rauchi caricavano l’aria di una tensione innaturale. Le loro labbra, deformate in ghigni disumani. Li avevano accerchiati. Unica soluzione…
Un freccia partì ed andò a colpire uno dei predoni, che con un gemito roco si accasciò sul terreno. I suoi simili, non se ne curarono, come se non vedessero altro che i cinque individui che avrebbero costituito la loro colazione e, molto probabilmente, anche il loro pranzo.
Si stavano avvicinando. I corpi esili e sproporzionati avanzavano verso di loro, mentre Josh tentava di colpirli con le frecce che si portava appresso. Ben presto anche l’altro ragazzo, dal nome ignoto, cominciò a tentare di proteggere loro la vita. Le frecce partivano, ma, per quanto esili, i corpi dei loro aggressori resistevano ai colpi. La pelle dura li proteggeva e solo poche frecce riuscivano a squarciare loro la carne. Alcuni cadevano quando la freccia riusciva a conficcarsi nel loro cuore, più felici che tristi. Stavano solo attendendo di morire, di essere strappati da quella vita che tanto detestavano. Si erano ritrovati ad essere dei cannibali, a mangiare le carni dei loro simili, costretti dalla natura che con loro non aveva avuto un briciolo di pietà. Forse il motivo del loro odio verso tutti quegli elfi così fortunati era dovuto alla loro povertà, alla loro gelosia nei confronti di chi aveva avuto risparmiata la vita. Perché loro, in fondo, erano già morti. Erano come demoni che vagavano senza una meta nel loro inferno, con l’unico scopo di sopravvivere. E questo loro sopravvivere significava strappare la vita ad altre persone, a quanto pareva. Ma questi erano solo i pensieri che vagavano nella mente di Rubi, troppo buona per comprendere che in quel momento si stesse decidendo la sorte della sua vita.
 
<< Josh! >> urlò in preda al panico quando una freccia le passò accanto. Era stata scoccata dall’arco di un predone.
<< Stai tranquilla! >> le urlò di rimando, <>.
Non era una cosa incoraggiante da dire quando una freccia ti passava così vicina da sentirne il fischio.
Anche Cloe, per quanto poteva, cercava di proteggere sé stessa e i suoi compagni. Le sue mani emanavano un bagliore assurdamente accecante e caldo, come se fosse un lontano ricordo ma familiare. Era come se quella luce argentea, così pura, le riscaldasse il cuore.
Il suo sguardo si perse in quella luce e per un attimo si sentì in pace. Solo quando un'altra freccia le passò accanto e i suoni della battaglia giunsero nuovamente  alle sue orecchie, si rese conto del fatto che quella non era pace, no…
Era il più crudele degli inferni. Certo, non aveva mai visto l’inferno, ma doveva assomigliare molto a quello. Un luogo popolato da individui squarciati e invasi dal male, e dall’oscurità, sempre nella vana ricerca di anime vive che non li avrebbero mai riportati alla vita vera. Volevano sentire solo il sangue sotto i denti, le urla disperate delle loro vittime rimbombare nelle loro orecchie…
Ma questo non sarebbe mai capitato. I loro animi erano forti e sicuri di non perdere quella battaglia, una delle tante in quella guerra di cui non si erano accorti pienamente di far parte.
 
Un urlo squarciò il cielo. Era l’urlo di una donna disperata. Imprecava il cielo di restituirgli suo figlio…
 
<< Anche gli altri gruppi sono stati attaccati >>. Ma l’affermazione di Josh era più che ovvia. Erano più numerosi di quanto si aspettassero.
Un’altra freccia la sfiorò e la paura raggiunse livelli a cui non aveva mai pensato di arrivare. Un brivido le percorse la schiena, e non era solo per il vento gelido che avvolgeva l’intera foresta.
Era più che paura. Era terrore, il terrore di morire lì e in quel momento. Fino ad allora non aveva pensato alla morte come quello che era in sé. Era sempre stata un prospettiva lontana, intoccabile e irreale. Non aveva mai avuto una forma definita. Era sempre stata solo una parola, che ora, però, acquistava peso e significato. Significava perdere tutto, anche se non si possedeva niente. Perdere il respiro, ogni battito del cuore, ogni sorriso, ogni giornata, bella o brutta che sia.
E ora una freccia si era presa il compito di toglierle quella vita a cui non aveva dato tutto il valore che meritava. Era una freccia anche bella, ornata da una piuma d’airone e dalla punta così splendente da sembrare d’argento. Non sembrava la freccia di un predone, ma era così. Era la freccia di un essere che in fondo era ancora un elfo come un altro, malgrado le apparenze.
Ma non c’era tempo per pensare. Quella freccia stava per conficcarsi nel suo cuore, che scandiva il tempo…
Battito dopo battito, in uno strano conto alla rovescia in cui, però, non vi erano numeri. Solo battiti che le rimbombavano nella testa, inarrestabili, ma ancora per poco.
La freccia si stava avvicinando, e il rumore dello scocco dell’arco rimbombava ancora nell’aria. Era giunto il momento, e lei non poteva proteggersi. La freccia era sempre più vicina, sempre più vicina…
Strinse gli occhi. Era pronta, ma niente si conficcò nel suo cuore.
Riaprì gli occhi, ma quello che vide non era quello che si aspettava.
S’inginocchiò a terra, accanto a quel ragazzo che le aveva salvato la vita. La freccia si era conficcata nel suo cuore…
Sul volto del predone che aveva fatto partire la freccia ora insanguinata apparve un ghigno sghembo, pauroso. Ce l’aveva fatta, e questo l’avrebbe reso grande, almeno per quel giorno, non che l’importanza nella sua comunità gli importasse. Voleva solo cibo. Aveva solo fame.
Il ghigno sul suo volto, come quelli apparsi sulle labbra degli altri predoni, si trasformò presto in un grido muto di dolore, mischiato ad una vaga sorpresa.
I corpi dannati si accasciarono a terra, ad unirsi a quello che poco prima era caduto e se ne stava lì, senza vita. Ben presto anche gli altri predoni che li circondavano la persero.
I corpi, morti e privi di vita.
Qualcun altro ben presto si affiancò a lei, a piangere quel ragazzo dal nome ignoto.
Cloe piangeva e le lacrime andavano a bagnare il viso di quel ragazzo che ormai non poteva più vedere la luce del sole. La sua rabbia e il suo dolore si erano tramutati in magia e avevano fatto spegnere tutte quelle anime, cui cuore ora non batteva più, sempre che ce lo abbiano avuto un cuore…
 
<< Mason >> sussurrava, << Mason… svegliati… >> ma le sue preghiere si smarrivano nel silenzio.
 
I suoi occhi vuoti si perdevano in un cielo che non avrebbe più potuto vedere…
   
 
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