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Autore: ChiaraLuna21    18/06/2011    1 recensioni
Fu inondato da pensieri forti che gli fecero venire il mal di testa.
… tra quei pensieri riconobbe anche quello di Oz, più forte di tutti gli altri …

La storia è ambientata in un punto qualsiasi della seconda stagione dopo la terza puntata.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La verità
 

« È stato grandioso: dovevate vederlo. Ci ha salvati tutti!»
Il ragazzo era poggiato al cruscotto della vettura della polizia e parlava del paramedico che lo aveva appena salvato come un bambino parla del suo supereroe preferito.
«Ha iniziato a confonderlo mettendogli i testa idee assurde, come l’ipotesi che noi potessimo rivoltarci contro, e quello c’è cascato!»
Toby, ma che combini? E se quello fosse impazzito?
Oz era realmente preoccupato, ora quasi più di prima. Perché il suo amico aveva dovuto fare l’eroe? E se quel tipo avesse scoperto il gioco a cui stava giocando? Non voleva pensarci. Non poteva.
«Okay, Scott. Va bene. Ora dicci perché ha deciso di tenere Toby.» disse l’agente McCluskey.
Scott scosse la testa. «Non ha deciso lui di tenerlo. Quel tipo … Matt! Ecco come ha detto di chiamarsi: Matt! Lui non era del tutto stupido e ha capito che non poteva lasciarci andare tutti, altrimenti voi sareste entrati. Così Toby si è offerto di restare.»
Fece un sospiro. «Ha detto … ha detto di dirvi che sta bene e mi ha chiesto … mi ha chiesto di aiutarvi.»
Michelle annuì. «Bene. Scott, ti ricordi se ha detto il motivo per cui era lì?»
Il ragazzo fece un cenno con la testa. «Sì, ha detto che era lì per vendicarsi di un certo professor John … John Thomas, ecco! Ma non so perché era entrato a scuola nostra.»
«Bene, Scott, puoi andare. Grazie del tuo aiuto. »
Il ragazzo sorrise e tornò dai genitori.
«Oz, smetti di fare quella faccia truce: se Toby è riuscito a liberarli avrà la situazione in pugno.»
«Già … speriamo solo non in quello destro …»
 
Erano soli. Finalmente erano soli. Doveva riuscire a fallo confessare, a farlo parlare.
«Perché proprio questa scuola? Non me l’hai ancora detto.»
«Lui … lui lavora qui …» disse guardando a terra.
«Che le ha fatto?»
«Ho già detto che non posso dirlo.»
«Non vuole, perché altrimenti potrebbe.»
«Anche volendo dirtelo non mi crederesti.»
«Scommettiamo?!»
Non sapeva le condizioni della ferita, ma gli faceva sempre più male.
«Okay, lo vuoi sapere davvero? Allora te lo dirò: io viaggio nel tempo e nello spazio alla velocità della luce.»
 
«L’abbiamo trovato!»
Oz si fece subito attento, anche non sapendo bene a chi si riferisse Michelle.
«Abbiamo trovato quel John Thomas. Lavora in questa scuola, ma non come professore …»
«In che senso?»
«Nel senso che fa il bidello!»
«Che cosa?! Allora perché lo chiama “professore”?»
«In effetti lui è un professore: ha una laurea in medicina, e ha presentato una tesi sulla trasformazione e il potenziamento del gene umano.»
«Che?!»
«Vuol dire che ha studiato i vari modi per potenziare il corpo dell’uomo, ovviamente solo in via teorica.»
Oz  annuì. Poi pensò un attimo a quelle parole. «Siamo sicuri solo in via teorica?»
 
Toby rimase interdetto: quella era l’unica risposta che non aveva considerato.
Matt non sopportava lo sguardo del paramedico.
«Tu non mi credi …» e detto questo gli puntò l’arma contro e tolse la sicura.
«Ehi … ehi, non … non ho mai detto questo …»
Pronunciando queste parole mise le mani avanti come per proteggersi, lasciando scoperta le ferita e permettendo al sangue di fluire fuori dal taglio.
Ebbe un calo di pressione: iniziò a vedere doppio, ma poi si riprese.
«Restiamo … restiamo calmi, okay? Se là fuori sentono … sentono uno sparo, quanto crede ci metteranno ad entrare?!»
La risposta era sottintesa: meno di un secondo.
«Io le credo, ma voglio sapere cosa centra il professor Thomas.»
Matt si poggiò alla colonna e scivolò fino a terra. Era avvilito, arrabbiato, solo …
Toby sapeva come ci si sentiva …
«Sono nato con questo potere. All’inizio mi restava solo un senso di déjà vu … come un sogno … » Fece un profondo sospiro. «Poi … poi peggiorò, per così dire: iniziai a vedere scene del passato, a risvegliarmi nella casa settecentesca del re di Francia, o durante la caccia alle streghe in Italia …
«Gli spostamenti nello spazio e nel tempo erano collegati e involontari … non riuscivo a controllarli … rischiavo di impazzire …
«Solo successivamente capii come fermarmi, e iniziai a utilizzare questo … questo potere solo in caso di emergenza. Mi sposai e iniziai una vita felice.
«Poi, circa un anno fa, incontrai lui, io professor John Thomas. Disse che sapevo cosa ero e che poteva aiutarmi a … “potenziare” le mie abilità.»
Toby rivide tutta la vita di quell’uomo nei suoi pensieri.
«Fece una serie di esperimenti, e infine un’operazione. Quando finii potevo spostarmi solo nello spazio o solo nel tempo,… o potevo utilizzare i miei poteri contemporaneamente.»
Ora il paramedico capiva cosa erano quelle scene confuse nei suoi pensieri: erano viaggi!
«Cosa cambiò dopo l’intervento, a parte questo?»
«Iniziò a controllare i miei poteri lui, grazie a un cip che aveva inserito nel mio collo, così che io scomparissi davanti agli occhi di mia moglie o agli incontri scuola-famiglia di mio figlio. Dopo poco dovetti dire tutto alla mia consorte, che era rimasta all’oscuro dei miei poteri passati e presenti: mi diede del mostro e del bugiardo, e quella stessa sera se ne andò con nostro figlio. Gli disse che io ero il mostro che tormentava tutte le sere i suoi sogni …»
«Io … mi dispiace …»
«Fu allora che decisi che doveva pagare per quello che aveva fatto: individuai il cip e lo tolsi, disattivandolo. Poi lo cercai e mi dissi che gli avrei puntato contro lo stesso coltello che mi aveva infilato nel petto: sa perché non mi ha visto nessuno? Perché mi sono trasportato in questa scuola. Il fatto e che il trasporto nei palazzi non è preciso, e ho sbagliato piano …»
Ci fu un attimo di profondo silenzio.
Fu Toby a romperlo: «Perché … perché non si è teletrasportato fuori da qui?»
«Ci ho provato, ma quello non deve essere l’unico cip che mi ha infilato nel corpo durante l’operazione: forse ce ne è un altro che disattiva o neutralizza i miei poteri in caso lui si senta in pericolo. Deve averlo attivato durante l’evacuazione.»
Ancora silenzio.
Perché alla fine niente è come sembra all’inizio?
Perché i carnefici sono sempre prima vittime?
Perché Toby non aveva la più pallida idea di che fare?
 
«Salve, mi ha mandato a chiamare un certo agente McCluskey.» chiese l’uomo all’agente.
«Sono io!» disse Michelle avvicinandosi, avendo sentito il proprio nome.
Oz la seguiva come un ombra.
«Piacere!» disse l’uomo barbuto tendendole la mano. «Sono John Thomas. So che mi cercavate.»
«Sì, in effetti la cercavamo.» disse Michelle cordialmente sorridendo e stringendogli la mano. «Volevamo sapere perché, dopo l’evacuazione, è stato l’unico a tornare tranquillamente a casa.»
John fece una faccia indifferente e mostrò il suo sorriso più tranquillo. «Non ne vedevo il motivo. Infondo … non è questa la mia attività, bensì un altro, e non c’era motivo di intralciare il lavoro di agenti tanto esperti, come lei.»
«Le lusinghe con me non funzionano: cosa ha pensato quando se ne è andato?» Michelle era diventata improvvisamente seria e aggressiva, segno che sapeva che quel tipo stava nascondendo qualcosa.
«Ho pensato che non era affar mio!» Il sorriso gli era improvvisamente sparito dal volto.
«Oh, non era affar suo? Non era affar suo che quasi sessanta studenti nella scuola dove lavora siano stati presi in ostaggio da un pazzo che, tra l’altro, sembra sia qui per lei? Già, ha capito, per lei. Ma questo, ovviamente, già lo sapeva, altrimenti non se ne sarebbe andato; altrimenti non sarebbe così tranquillo.»
«Queste sono solo insinuazioni: non ha prove!» anche il professor Thomas si era fatto serio, segno che aveva capito che Michelle era un osso duro, e non un bocconcino da mangiare a colazione.
«Non della seconda parte, ma della prima ho un testimone: uno dei ragazzi ostaggi.»
«Testimonianza credibile, non è vero? Ma per favore! Quel ragazzino era spaventato a morte, e sicuramente non sapeva neanche cosa diceva. Come ho già detto: non ha prove!»
«Già, già … ha ragione … finga che non le abbia detto niente. Ma mi tolga una curiosità: era l’affare di chi? Del paramedico Toby Logan? Perché, sa, lui si è offerto di parlare con quel … Matt … anche se non aveva mai visto né lui né questa scuola. E sa che fina ha fatto? Gli hanno sparato. E, invece di cercare di uscire vivo da questa storia, ha cercato di salvare i ragazzi. Quei ragazzi che lei ha abbandonato. E ora è lì dentro, da solo, e non sappiamo nemmeno se è vivo!» Oz impallidì di colpo a quelle parole. «Toby è una mia responsabilità. Ma soprattutto, è un mio amico.»
 La risposta che John diede fu fredda e cruda, firmata da un sorriso spavaldo e malvagio: «Agente McCluskey, credo lei sia troppo immersa in questo caso: non la prenda sul personale!» poi si girò, con quel sorriso ancora sul volto, e se ne andò, così come era venuto.
 
 

 
Ammetto che la storia sta prendendo una piega un po’ … dispersiva.
Spero solo che apprezziate lo sforzo.
Grazie a tutti. 

 

   
 
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