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Autore: claws    19/06/2011    2 recensioni
Storia di un gatto e di come una malattia possa colpire lui, il suo umano, e la loro casa.
I:Heracles non si sentiva spesso così irrequieto.
II:I rivali di sempre tentavano di proteggerlo, in un moto istintivo e antico quanto la specie felina.
III:Il telefono di casa Karpusi aveva squillato nel cuore della notte - le quattro, cinque del mattino.

[Heracles e i suoi amati mici]
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Grecia/Heracles Karpusi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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II: Caravanserai


Quando era ritornato, alla sera, nello studio del veterinario, Tanas sembrava aver recuperato un briciolo di energia. Se non altro, era più vispo. Ma perfino un bambino avrebbe notato i movimenti della cassa toracica, rapidi e irregolari, come se qualcuno gli stesse stringendo la pancia color crema, che in alcuni punti era stata rasata per poter procedere col drenaggio del liquido.
Il medico prese una provetta e la mostrò a Heracles. Sul fondo di essa era depositata la parte densa del liquido che era stato drenato - poi il dottore aveva aggiunto, per spiegarsi meglio, che si trattava di pus -, di un giallo paglierino, mentre la parte rossa della sostanza galleggiava.
«Centrifugandolo, il pus si è diviso.» Grecia osservava quella provetta con estrema attenzione. Per quanto si sentisse più tranquillo, sapeva che quella malattia era tutt'altro che finita.
Rimessa a posto la fiala, il medico prese posto alla sua scrivania. Staccò un foglio dal blocco che riposava sulla superficie lignea e impugnò la stilografica. «Dovrà prendere un antibiotico per dieci giorni. Lo terrò comunque sotto controllo, e soprattutto dovrà rimanere in casa.»
Heracles annuì - lo avrebbe tenuto tranquillo, in casa, anche se non glielo avesse raccomandato.
Figuriamoci se lo lasciava uscire!
Tanas lo guardava, mogio e spaventato. Gli occhi verdi erano chiarissimi, e le pupille strette. La terza palpebra, nonostante la febbre, non era comparsa.
«La maggior parte del pus è stato drenato. Tuttavia i polmoni sono rimasti compromessi e parte della pleura è rimasta attaccata alla gabbia toracica: non tornerà a respirare come prima.»
Una zampetta del micio grattò le sbarre della gabbietta.
«Tranquillo, Tanas.» Heracles, parlando più per calmare se stesso, sfiorò il musetto preoccupato del gatto - la distanza tra le sbarre gli impediva di accarezzarlo davvero -, ma quello non faceva fusa.
Il micio si acquietò, chiudendo gli occhi. Udì Heracles e il dottore discutere per qualche altro minuto, poi avvertì le mani del greco sulla gabbietta e si sentì dondolare, lentamente, a destra e sinistra.
Torno a casa, pensò il micio, con una sensazione piacevole che tranquillizzò per qualche minuto il respiro affannato.

Tutto era in disordine come se non se ne fosse mai andato. I libri di mitologia sparsi sul pavimento accanto al divano, altri volumi di storia antica incolonnati come luogo di riposo per i mici più piccoli, vari plaid sulle poltrone e sui tappeti per i gatti bisognosi di spazio, e una bottiglia di liquore ouzo che troneggiava sul tavolino del soggiorno.
Insomma, tutto come prima, disse tra sè Tanas.
Heracles appoggiò la gabbietta per terra con estrema delicatezza, aprendo lo sportellino. Tanas, dopo un primo momento di titubanza, mosse qualche passo fuori da quella che era stata la sua scomoda e misera carrozza.
Solo allora si accorse dei micetti che gli stavano correndo incontro, per vedere come stava, per chiedergli perchè era stato portato via, per farsi raccontare cos'era successo nelle ore precedenti.
«Mentre voi discutete» sussurrò Heracles, raccogliendo da terra un fazzoletto «vi preparerò la cena.»
Si sentiva ancora parecchio scombussolato, come se avesse corso attorno a una fontana circolare per ore e ore, sempre nella stessa direzione. Era sudato, affaticato, e soprattutto la testa vorticava all'impazzata.
Appena si sedette, respirò profondamente, chiudendo gli occhi.
Potrebbe deperire nel corso della cura, questo aveva aggiunto il veterinario. É un'infezione probabilmente batterica, ma glielo saprò dire giovedí, quando avranno finito le analisi del liquido in laboratorio.
La paura e la preoccupazione per Tanas si aggiungevano a tutti i problemi del suo Paese, in una miscela che gli avrebbe assorbito tutte le energie in poco tempo.
Ma, guardando la compagnia felina del soggiorno, sicuramente un gran lavoro sarebbe toccato a tutti i mici che condividevano con lui quella casa, attenti com'erano all'infermo e alle sue necessità.
Proprio in quel momento Tanas si era sdraiato sul pavimento dietro lo schienale obliquo del divano; accanto a lui riposavano Dario, il gatto dalla pelliccia nera, e Milziade, dal pelo ambrato, i due rivali di sempre. Eppure, uniti dall'inquietudine per Tanas, tentavano di proteggerlo da qualsiasi predatore esterno, in un moto istintivo e antico quanto la specie felina.
L'ammalato respirava con più facilità, ora.
Ad Heracles quei tre sembravano stanchi mercanti del deserto che, alla notte, si addormentano attorno a un fuoco, la carovana ormai già assopita - infatti gli altri gatti, chi vicino al capezzale, chi meno, avevano chiuso gli occhietti verdi, azzurri e viola, simili a pietre dure, quelle stesse pietre dei carovanieri della notte deserta.



Note Autrice:
Oggi va meglio. Sid - questo il nome del nostro coinquilino - respira un po' meno affannosamente. Di certo, questo mio sollievo si nota dalla scrittura, un po' più poetica rispetto al precedente capitolo. Cavoli, tra tutti e due in casa si sta davvero meglio. Per quanto gli antibiotici e la cura ci farà penare, voglio cominciare a credere che tutto finirà bene.
E poi voglio ringraziare voi, che avete letto e recensito, perchè avete avuto il coraggio di leggere un mio sfogo che, rispetto a tante altre storie, è confuso e mescolato. Voglio dire, è stata una follia pubblicare questa storia. Non avrei mai dovuto farvela leggere e rovinare un attimo della vostra giornata - o il resto del giorno, ecco. Ma la frittata è fatta, e quindi eccomi qua un'altra volta.
Ora spazio alle varie note - anche del precedente capitolo:
«Eleftherìa» significa «Libertà» in greco, così come «Klouvì» vuol dire «Gabbia».
«Caravanserai» è una parola persiana che significa luogo dove riposare, per le carovane che attraversavano terre e deserti in tempi antichi.
«Den ksero» sarebbe «Non so», sempre in greco. «Kýrio» è il vocativo di kýrios, «signore».
Tanas fu il fondatore mitologico della colonia greca di Taranto, che portò con le navi i gatti nella penisola italiana.
Dario fu il comandante persiano della prima guerra persiana. Milziade fu invece il generale greco della stessa guerra.
Grazie per aver ascoltato e letto questo sfogo. Lo dedico a tutte le persone che, al contrario di me, hanno sofferto per la morte di un loro amico animale, in particolare a Lyn91, vorrei che questa storia e sfogo ti facesse sorridere anche solo per un attimo, che ti alleviasse, anche per poco, il dolore.
Ringrazio con un abbraccio virtuale ma forte _Ayame_ e tappanasina michaelis per il loro supporto, efcharistò polý.
Grazie a tutti. :)
claws_Jo
  
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