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Autore: Kumiko_Walker    20/06/2011    2 recensioni
Era una giornata come tante: il sole splendeva, gli alberi venivano mossi leggermente dal vento, gli uccellini cinguettavano sui rami. Tutto perfetto, tranne per una persona.
Una ragazza che sfrecciava tra la gente alla velocità della luce: Yume Shiro. Una persona strana: lunghi capelli rossi scuro ed occhi verdi chiaro, con un fisico snello ed alto, con grandi forme. Doveva assolutamente andare vedere se era ammessa alla Ojo Hight School.
[ShinxOC]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Seijuro Shin
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Yume Shiro
Capitolo 4: Risveglio e Bacio

Yume si sentì la testa girare, sentiva il sole sulla sua faccia, e, sinceramente, le dava un gran fastidio.
Aprì gli occhi, per poi stupirsi.
Si trovava in un letto di ospedale, le lenzuola erano candide, e odoravano di pulito. Le finestre, bianche, erano chiuse, con le tende ferme di colore azzurro mare.
Mosse la mano, senza guardare dove si posava.
Toccò dei capelli, e un brivido le percosse tutto il corpo.
Si girò piano, ed osservò la persona che si era addormentata al fianco del letto.
Spalancò gli occhi verdi chiaro, era Shin!
Era stato lì tutto il tempo?
Il tempo…
Già, da quanto era lì? Quanto aveva dormito? E soprattutto, da quanto tempo c’era Shin lì?
Istintivamente gli accarezzò i capelli blu, con estrema dolcezza e tenerezza, con un sorriso stampato sulle labbra.
Era bello quel ragazzo, non era solo bravo a correre, ma era anche fantastico esteriormente.
Shin aprì gli occhi, sentiva qualcuno che gli accarezzava la testa, alzò gli occhi e spalancò gli occhi. Yume lo stava accarezzando!
Con la mano sinistra, fermò quella della ragazza.
Lei arrossì, cercando di ritirare la mano, e maledendosi per lo stupido gesto.
Ma il ragazzo aveva una presa potente, e non la lasciava andare, mentre continuava a guardarla negli occhi.
Yume sentì un male nello stomaco - Shin-san… lasciami… per favore… - chiese, quasi supplicando, con la testa china, mentre cercava di nascondere il rossore che aveva sul viso.
Il ragazzo si accorse di quella situazione piuttosto equivoca e lasciò la mano dell’amica.
- Stai bene? - chiese, come per scusarsi.
- Sì, grazie - Yume sorrise - da quanto sono qui? E cosa è successo dopo che sono svenuta? -
Shin, come per formulare la frase, aspettò qualche secondo prima di rispondere alla domanda della ragazza, che era seduta sopra a quel letto di ospedale.
- Quando sei svenuta, io ti ho portato di peso all’ospedale, hai avuto una mancanza di energie e aggiunto allo stress, per questo hai avuto una ricaduta, ma nulla di grave, sei qui dalla notte scorsa, io ti sono rimasto accanto per tutto il tempo - non ne sapeva il motivo, ma Shin si sentì in imbarazzo a dire l’ultima frase.
Yume lo guardò a bocca aperta, davvero lui aveva fatto questo per lei?
- Grazie - le parole le uscirono in automatico, senza che la sua mente avesse formulato un risposta.
Alzò la testa, con le guance arrossate, Shin fece lo stesso, i due si guardarono negli occhi, e gli sembrò che il tempo si fosse fermato.
Sarebbero stati lì a fissarsi volentieri per tutta la vita, ma a rompere quel momento fu la porta, che battè contro il muro della stanza, facendo sussultare i due.
Era entrato nella stanza il quarteback demoniaco che Yume, per sua sfortuna, aveva incontrato la sera prima.
- Bene, vedo che ti sei svegliata - che tipo losco, pensò in quel momento la ragazza, con un’espressione indecifrabile in volto.
Hiruma non disse più nulla e uscì, con la delicatezza di prima, dalla porta, che quasi non ruppe.
- Che voleva? - chiese la Shiro, mentre guardava ancora la porta mezza-rotta, rivolgendosi a Shin.
- Non saprei - ecco, ora era tornato lo stesso Shin di sempre, calmo e tranquillo.
- Sentiamo se sarò dimessa? - chiese lei, per rompere il silenzio che si era creato, quasi imbarazzante a detta della ragazza.
Il linebacker annuì, aiutandola ad alzarsi.
Prima Yume non lo aveva notato, ma indossava solo un vestito bianco candido che le arrivava fino alle caviglie, con un fiocco, piccolissimo, al petto.
Incontrarono una infermiera proprio fuori dalla porta.
Aveva i capelli color ebano, gli occhi blu, le labbra rosse (con un quintale di rossetto), la carnagione pallida. Era alta e molto magra.
- Posso aiutarvi? - si voltò verso i due, la sua voce sembrava quella di uno spirito, la Shiro sussultò.
- Mi scusi, sa dirmi quando sarò dimessa? - chiese la ragazza, facendosi avanti.
- Tu sei…? -.
- Yume Shiro -.
L’infermiera sfogliò velocemente la cartella che aveva in mano, con fare serio e ordinato.
Spalancò gli occhi, fermando il dito, laccato di nero, sopra al nome della ragazza.
- Puoi essere dimessa anche subito - la donna chiuse gli, e se ne andò.
La Shiro, stranamente, si sentì felice di quello che aveva detto quel infermiera.
Fece un sorriso, che catturò l’attenzione di Shin. Non sapeva perché, ma provava tenerezza per quella ragazza dai capelli rossi.
- Aspetta un attimo che mi cambio…! - disse al linebacker, mentre corse nella sua camera.
Trovò una tuta bianca e la divisa della scuola, entrambe pulite e stirate.
- Shin-san, mi metto la divisa o la tuta? - chiese all’amico, che era rimasto fuori dalla porta.
- La tuta, così ci possiamo allenarsi - rispose lui, tirandosi il guanto sinistro, con fare minaccioso.
- Solito - a Yume le scappò una risata. Quel commento non raggiunse mai nessuno, sparì nell’aria pesante dell’ospedale.
In circa dieci minuti era pronta.
Aveva legato i capelli ad un fiocco nero, creando una coda di cavallo alta, poi aveva notato che quella tuta le stava proprio bene.
- Shin-san, allora, muoviamoci! - trascinò fuori dall’ospedale l’amico, prendendolo per una manica, con un sorriso in viso.
I due cominciarono a correre, non si seppe per quanto. Si ritrovarono davanti alla scuola tutti sudati e con il fiatone, l’orologio puntava alle 13 e 30.
- Siamo un po’ in ritardo… - commentò Yume, si girò verso Shin, sorridendogli.
Lui annuì, abbozzando anche lui un sorriso.
- Domani non c’è mica la partita contro i Poseidon? - chiese la Shiro, intenta a cambiarsi di abito, con il ragazzo al fianco che si era girato, per non vedere nulla.
- Sì - era una risposta imbarazzata, che catturò l’attenzione della ragazza, che sorrise malignamente.
- Non è che ti vergogni? - chiese lei.
Il ragazzo diventò di colorito scarlatto, ma scosse la testa.
Yume gli fece una linguaccia e sorrise.
- Fatto - disse lei. Lui si girò, cercando di nascondere il rossore, e se la ritrovò davanti con la divisa. Fece un piccolo sospiro di sollievo.
- Cosa era quel sospiro? - chiese la Shiro, indaffarata a sistemarsi il fiocco blu.
- Nulla - Shin si cambiò velocemente e si mise la divisa degli Ojo.
Entrarono nel campo, e si ritrovarono addosso un allenatore piuttosto infuriato.
- DOVE DIAVOLO SIETE FINITI?! NON SIETE NEMMENO VENUTI A SCUOLA! - urlò lui, in preda alla collera.
- Ecco… - Yume spiegò all’allenatore i fatti accaduti, tralasciando gli imbarazzi e i rossori che entrambi avevano avuto nel corso della giornata.
Una vena sulla testa di Gunpei - 100 GIRI DI CAMPO! E GUAI SE VI FERMATE! - urlò.
I due ragazzi, che si erano presi la ramanzina, cominciarono a correre intorno a quel immenso campo di football americano.
Dopo quei 100 giri di corsa, Yume si era seduta sulla panchina, ansimante, bevendo dalla cannuccia dell’acqua.
Shin, invece, era in piedi, con le mani sopra alle ginocchia, che prendeva grandi respiri.
- Sono straordinari, quei due… - ammise Sakuraba, mentre gli aveva osservati correre.
Takami annuì, sistemandosi gli occhiali quadrati.
- Meglio andare a casa - Yume era stanca, non vedeva l’ora di farsi una doccia ed andare a dormire.
Shin annuì.
La Shiro si alzò dalla panchina.
Ma il ragazzo era talmente stanco che inciampò in una radice.
Cadde addosso alla ragazza, che neanche si era accorta di quello stava accadendo.
Era inevitabile che Shin le sarebbe caduto addosso.
Per sfortuna o fortuna, i due ragazzi erano della stessa altezza, e, siccome il linebacker non aveva il casco in testa, si diedero un bacio.
Sakuraba e Takami erano pietrificati, l’allenatore stava per avere un collasso, tutta la squadra si era fermata, la manager, Wakana, era arrossita e aveva aperto la bocca.
Shin si alzò prontamente e aiutò la ragazza.
Sussurrò un “scusa” e poi corse via, imbarazzato.
Yume si portò le mani alla bocca, toccandosi le labbra umide, sentiva ancora sopra ad esse un buon sapore di menta, si sentiva, anche, il profumo del ragazzo addosso, anche se era sudato, odorava di menta fredda. Poi si massaggiò le guance, arrossate.
Si girò verso la squadra, ancora pietrificata.
La manager degli Ojo, abbracciò Yume. Ma la ragazza non sapeva il perché del gesto dell’amica.
Si staccò da lei, facendo un mezzo inchino come saluto, e andò nella stessa direzione di Shin, doveva parlare al ragazzo, assolutamente.
Lo trovò in tuta, seduto sopra ad una panchina, con la testa china.
- Shin-san - chiamò Yume, lui sobbalzò e si girò dalla sua parte.
- Scusa - era imbarazzato per quello che era successo.
- Non devi scusarti, quel bacio… non significa niente, per me… - le parole dell’amica lo sollevarono un po’.
- Neanche per me - la Shiro sorrise e si sedette di fianco a lui.
Cominciò a piovere.
- Accidenti, io abito dall’altra parte della città e non ho neanche l’ombrello… - sbuffò la ragazza, coprendosi con la cartella la testa.
- Puoi venire a casa mia se vuoi, abito a pochi isolati da qui - Shin si accorse di quello che aveva detto, questo era troppo - se vuoi, ovviamente… - si corresse subito.
Yume restò un po’ imbambolata per la proposta, ma poi sorrise - Accetto volentieri -.
Shin la prese per il polso e la portò davanti casa sua.
Era una casa normale: due piani, bianca, nulla di speciale. Meglio così, pensò la Shiro.
Entrarono in casa: era arredata in maniera moderna, con mobili in legno o in plastica e sopra ad essi delle fotografie.
Shin la portò in camera sua, era normale: un letto, un comodino, un armadio, dei pesi, tutto nella norma, per Shin. Prese un materasso che aveva trovato da qualche parte e lo sistemò al fianco del suo.
- Spero ti vada bene - era tranquillo, non imbarazzato come prima.
Yume annuì.
La ragazza si fece una doccia calda, chiamò i suoi fratelli mentendo, disse che era andata a dormire da una sua amica, mangiò qualcosa con il “padrone di casa” e i due andarono a dormire.
- Shin… - la Shiro chiamò il ragazzo dal buio.
- Mh? - lui era mezzo-addormentato, ma gli rispose con un mugolio.
- Grazie… - Yume sorrise, prima di addormentarsi.
- Di niente… - rispose lui, si tirò sopra le coperte, e si girò per vedere la ragazza in viso. Sembrava un gattino.
Sorrise, ma puoi il sonno catturò anche il linebacker…


Note dell'autrice: ok, si, lo ammetto, mi piace mettere in imbarazzo Shin! (Muaaaaa)
Ringrazio ILike per aver messo la mia Fic nelle Seguite
   
 
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