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Autore: Ixia    22/06/2011    7 recensioni
Qualsiasi giorno puo’ essere IL giorno. Quello in cui cambia tutto, quello in cui la vita prende e non torna mai piu’ la stessa. Il giorno in cui tocca partire, per conquistarsi il futuro.
Qui si parla di quel giorno, e di una ragazza; di un genio pigro dal cuore ormai arido; di un nemico assetato di vendetta e chissa’, forse di tanto altro. Di una Konhoa che firma lo sfondo come la discesa di una stella cadente che, chissa’ perche’, sale verso il cielo.
Questa e’ la nostra storia.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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-Per attivare il sigillo, dovrete raggiungere cinque postazioni diverse. Dovrete formare questo disegno, vedete? Proprio come un pentagono.-
 


La battaglia continuava ad imperversare.
Il cielo di Konhoa si faceva sempre piu’ nero, mentre sotto di esso un piccolo gruppo di ninja lottava per la propria sopravvivenza. Erano divisi, raccolti in piccoli gruppetti, troppo presi dalla foga della battaglia per rendersi conto del rapido scorrere del tempo.
Improvvisamente da un punto imprecisato ad ovest della foresta, si alzo’ un gigantesco fragore. Un albero secolare si abbatte’ al suolo con uno schianto, trascinando nella sua caduta alcuni alberi piu’ giovani.
Dal caos di rami, foglie e pietre si rialzo’ gemendo un orrendo mostro. Il suo corpo, tozzo e incredibilmente massiccio, era composto solamente da terra, mentre un paio di occhi sanguigni scintillavano verso una sagoma nera.
Sasuke Uchiha si ergeva fiero come un principe davanti al suo nemico. Le braccia abbandonate lungo i fianchi, i lievemente capelli scarmigliati.
Non sembrava proprio che avesse preso a mazzate un golem di roccia per le ultime due ore, anzi, dava l’idea di uno pronto per prendere il te’ delle cinque, possibilmente accompagnato da un paio di dolcetti.
Solo il kimono, un po’ sgualcito e sporco di terra, tradiva la sua immagine impeccabile. Era il ritratto della tranquillita’… Almeno per quel momento.
Il gigantesco mostro si trasse in piedi, ruggendo minaccioso nella sua direzione. Lui non mosse un muscolo, continuando a fissarlo con i suoi occhi di pece.
Basta, si era stancato. Era ora di finirla.
Gli basto’ una frazione di secondo, un battito di ciglia.
Un attimo prima era immobile ad osservare il nemico, quello dopo il chidori crepitava nel suo palmo, pronto ad abbattersi in quell’ammasso di terra e sassi.
Il golem non fece nemmeno in tempo a captare il pericolo. Si ritrovo’ solamente quella lama di fulmine in mezzo agli occhi, decretando la sua fine.
Il mostro crollo’ a terra, sbriciolandosi come un castello di sabbia ormai asciutto.
Sasuke atterro’ elegante, posando i piedi in mezzo a tutta quella terra.
Fuori uno.
 
 

-…vi saranno consegnati cinque cristalli. Serviranno a catalizzare il vostro chakra. Non perdeteli, altrimenti vi sarà impossibile attivare il sigillo.-
 
 
 
-NOBURO! ATTACCALO DA SINISTRA!- grido’ la bionda ninja di Taki, mentre intorno a lei la battaglia contro il golem non sembrava avere fine. -DA SINISTRA! NO! SINISTRA!-
L’ANBU del fuoco rotolo’ a terra, mentre la biondina, per evitare che fosse spiaccicato da un pugno gigantesco, si lanciò contro il loro avversario. Doveva distrarlo, altrimenti quell’idiota avrebbe fatto una brutta fine.
La battaglia si stava facendo estenuante.
Erano ormai diverse ore che combattevano con tutte le loro forze contro quel gigante, avevano provato qualsiasi tipo di attacco, combinato o singolo, ma avevano ottenuto come unico risultato quello di sfinirsi e consumare chakra.
Niente sembrava scalfire quel gigantesco fantoccio, e arrivare nel suo punto debole si stava facendo sempre piu’ complicato.
Ise riatterro’ con una capriola a terra, sentendo per un istante il proprio corpo cedere sotto il suo peso. I muscoli le dolevano da impazzire, lanciando continuamente fitte dolorose, ma fortunatamente l’adrenalina in circolo le impediva di svenire per la stanchezza.
Continuava a gridare ordini e consigli ai suoi due compagni, cominciando, attacco dopo attacco, a perdere la speranza.
Erano stanchi, feriti e senza chakra. Avevano il morale a pezzi, ed in piu’ non possedevano le abilita’ adatte per fermare quel mostro.
Solo Sasuke, con il suo chakra del fulmine, avrebbe potuto avere la meglio su un avversario simile. Il lampo era piu’ forte della terra, mentre la sua acqua era debole e inutile.
In piu’, come se non bastasse, Noburo, l’ANBU che Sasuke aveva scelto per la missione, sembrava non voler collaborare. Non ascoltava i consigli della bionda e piu’ di una volta aveva palesemente ignorato le loro strategie. Non aveva detto una sola parola dall’inizio del combattimento, ritrovandosi ad essere un peso piu’ che un aiuto. Una squadra avversaria contro cui combattere.
-NOBURO!- grido’ Tora, vedendolo rotolare lontano dal mostro. Aveva assistito a tutta la scena, ed aveva una gran voglia di accanirsi contro quell’arrogante –Cosa cazzo stai facendo?! Ise ti aveva detto di attaccare da sinistra!-
L’ANBU si rialzo’ in silenzio, celando la sua espressione dietro la maschera da gatto. Poi si rivolse verso il mostro, ricominciando a correre verso di lui. Tora lo intercettò e lo afferro’ per la spalla, sbattendolo di nuovo a terra.
Ansimava. –Smettila di fare l’idiota! Altrimenti ci farai ammazzare tutti!-
L’ANBU si rialzo’, fermandosi per una frazione di secondo davanti al viso del giovane Sarutobi. Tora non riusciva a capire quali folli pensieri gli passassero nella mente. Poi l’ANBU gli poso’ una mano sullo sterno, e con un violento spintone lo fece cadere a terra fra la polvere.
-Cos..- biascico’ il ragazzo, ancora intontito.
Ebbe solo il tempo di vederlo correre verso l’avversario, per poi saltare dritto verso il suo viso con la katana fra le mani.
Per un istante il giovane Sarutobi non volle credere ai suoi occhi. Noburo stava ripetendo esattamente i gesti del suo clone… Aveva per caso deciso di uccidersi?
No, non poteva essere. Non poteva essere così stupido.
Ma si dovette ricredere quando vide Noburo schiantarsi contro un albero dai rami scheggiati. Il mostro l’aveva colpito esattamente come aveva fatto con il suo bushin. Imparare dagli errori altrui non sembrava essere la virtù caratteristica degli ANBU.
Ise e Tora rimasero gelati, osservando il loro compagno vomitare un copioso fiotto di sangue mentre dietro di lui un grosso ramo spaccato si tinse di rosso.
-NOBURO!- grido’ Ise, vedendo il ninja scivolare a terra. Il golem sembrò capire, e a lunghi passi cadenzati si diresse verso di lui, pronto a finirlo.
-NO!- urlarono i due ragazzi all’unisono, scattando in direzione del nemico. Due kunai-bomba si conficcarono davanti ai piedi del gigante, tagliandogli la strada.
Ise raggiunse il ninja agonizzante. Il suo viso era deciso. –Ehi Noburo, vattene di qui. Non puoi combattere in questo stato, ed abbiamo ancora bisogno di te per il sigillo. Scappa, raggiungi la postazione…-
L’ANBU scosse la testa, tentando di rialzarsi. Lei si avvicino’, con l’intento di arginare l’emorragia della profonda ferita sulla schiena. Lui ringhiò e la respinse con un gesto ostile.
-Vattene.-
-Smettila di essere cosi’ arrogante. Sei tu che ti devi allontanare. Ci saresti solo d’impaccio in questa situazione.-
Il golem emise un lungo ruggito, e lo sguardo di Ise corse alla figura di Tora, solo contro il gigante. Provo’ una dolorosa stretta all’altezza del petto, e con un nuovo sguardo torno’ a rivolgersi al compagno.
–Non posso permettermi di giocare qui con te. Vattene,  altrimenti saro’ costretta ad ucciderti.-
Il suo occhi azzurri ardevano di rabbia, mentre intanto i rumori della battaglia le ferivano i timpani. La parole le uscirono fuori come una sorta di righio sordo che sembro’ convincere l’ANBU a tal punto da farlo annuire.
-Bene. Ora raggiungi la tua postazione. E mi raccomando, non morire.-
Il ninja assenti’ con un cenno del capo, scomparendo fra le fronde del bosco.
Una sottile linea di sangue si disegno’ sulle foglie a terra al suo passaggio, segno che Ise interpreto’ con un’ombra scura sul volto. Non avrebbe resistito a lungo.
Improvvisamente nella sua mente riaffiorarono le parole di suo padre. Scosse il capo, sentendo la speranza dentro il suo cuore affievolirsi.
Rimase per un attimo seduta a terra, con le braccia abbandonate lungo il corpo. Da fuori sembrava una buffa bambolina, mentre il taglio che si era fatta sulla guancia sinistra continuava a sanguinare, colorandole il volto.
Proprio una buffa bambolina… Con lo sguardo perso nel vuoto.
Respiro’ a fondo, sentendo per un attimo il mondo intorno a lei scomparire.
Si sentiva cosi’ stanca…
D’improvviso un grido atterrito feri’ le sue orecchie, strappandola dal mondo opaco e attutito in cui era sprofondata.
Trasalì, riconoscendo la voce di Tora in quel richiamo disperato. Alzo’ rapida lo sguardo, proprio in tempo per vedere un colpo nemico dirigersi verso di lei, cosi’ rapido da sembrare inarrestabile.
In quel momento nella sua mente lampeggiò un’unica frase. Troppo tardi.
Aveva ormai accettato l’inevitabile quando nel suo campo visivo entro’ un altro elemento. Il corpo di Tora si frappose fra lei ed il nemico, innalzando un’impercettibile barriera di chakra.
La potenza del colpo lo investi’ in pieno, come la forza di onda su una scogliera. Si abbatte’ sulla sua pallida barriera che, miracolosamente, resse.
Ne’ Tora ne’ Ise vennero colpiti, ma il ragazzo venne sbalzato contro il tronco di un gigantesco faggio li’ vicino per il potente contraccolpo. Sbatte’ la schiena e il capo contro il legno, scivolando a terra come un pezzo di stoffa bagnata.
Ise sgrano’ gli occhi.
Tora.
Dentro di lei cominciarono a vorticare sentimenti contrastanti.
Rabbia, odio, paura, adrenalina, frustrazione.
Il corpo del ragazzo giaceva scomposto per terra, immobile.
Ise volse il capo verso il nemico, con negli occhi un’incontrollabile follia omicida. Raccolse tutto il suo chakra, e lo rigettò all’esterno senza nemmeno preoccuparsi di trasformarlo in acqua. Una gigantesca onda d’urto esplose dal suo corpo e il golem ne fu investito.
Volò dall’altra parte della radura, temporanemanete indifeso. Quello sarebbe stato il momento perfetto per finire la partita.
Un colpo secco ed avrebbero vinto. Ma nella mente di Ise non si presento’ nemmeno l’idea di una simile azione.
Corse solamente verso il corpo dell’amico, pregando per un minimo respiro.
Percorse barcollando quei pochi metri che li separavano, per poi rovinare in preda a violenti tremiti al fianco del ragazzo.
Gli occhi azzurri si velarono, mentre dalla sua bocca continuavano ad uscire balbettii inconsulti.
-T-tora..- mormoro’. Alzo’ la mano tremante, e con un gesto delicato gliela porto’ al viso, scostando i capelli che gli erano ricaduti sugli occhi. –T-tora.. T-ti prego.-
Il ragazzo rimase immobile.
La ragazza chiuse le palpebre, serrò la bocca. Aveva una tremenda voglia di mettersi ad urlare.
Non un’altra volta, non lui.
Le lacrime cominciarono a scendere da sole, andando a segnare le loro piccole scie sul viso sporco del giovane ragazzo.
Lo scrollò violentemente, rivedendo nel viso abbronzato del ragazzo il viso cereo di sua madre.
Non ce la faceva più a stringere morti fra le braccia.
-Tora… ti prego. Rimani qui.- sussurro’.
In quell’istante, il ragazzo apri’ gli occhi. Tossi’ violentemente un paio di volte, riprendendo a respirare in maniera irregolare.
Ise lo distese dolcemente a terra, senza riuscire a smettere di piangere. Il respiro del ragazzo si faceva sempre piu’ fievole, e faticava a tenere aperti gli occhi.
-Ehi T-tora… Riesci a sentirmi?- mormoro’ la ragazza, prendendogli la mano.
Il ragazzo tossi’, rispondendo alla sua stretta.
-C-certo.-
-M-mi dispiace. Non dovevi f-farlo.-
-Zitta.- tento’ di rialzarsi, tossendo di nuovo. Lei lo spinse a terra, sentendo pero’ la stretta del ragazzo farsi piu’ salda intorno alla sua mano.
-No! No!- comincio’ lei, mentre il panico l’afferrava per la gola. –Guarda in che stato ti sei ridotto! E tutto per colpa mia! Se non fossi andata a parlare con Noburo non sarebbe successo! Ed ora come faremo a battere quel mostro, tu sei ferito, io sono sola, non posso farcela contro di lui! E’ troppo forte, mi uccidera’, uccidera’ anche te, io non posso vincerlo! Non ce la faccio! Non ce la faccio!-
Scuoteva la testa con foga, mentre le lacrime copiose continuavano a scendere. Era proprio come le crisi di panico che aveva avuto dopo la morte di sua madre. Sentiva tutto il corpo contrarsi nei singhiozzi, mentre la voce le si strozzava, diventando un grido stridulo.
Non riusciva a fermarsi, sentendo il proprio cuore battere all’impazzata. Non poteva farcela, Hidan avrebbe vinto…
Era tutto inutile.
Improvvisamente si senti’ tirare, perdendo l’equilibrio.
Interruppe il suo delirio, sentendo due braccia calde avvolgerla. Si senti’ stringere dolcemente, mentre qualcosa di ruvido si appoggiava alla sua fronte.
Era un abbraccio.
Le braccia si modellarono intorno al suo corpo, ancora rigido come una scopa.
-Shhhh… Stai zitta.- mormoro’ Tora, spiazzandola.
Lei si abbandono’ al contatto, riprendendo a respirare normalmente. Rilasso’ i muscoli, mentre il suo cervello, a poco a poco, riacquistava lucidita’.
-Ce la possiamo fare Ise, te lo prometto. Qui ci sono io… Non sei sola. Ce la possiamo fare.-
Il ragazzo le accarezzo’ i capelli, continuando a rassicurarla. –Va tutto bene.-
Tora la strinse forte, come se fosse la cosa piu’ cara al mondo.
Ise rispose alla stretta, sentendosi per una volta veramente al sicuro.
Si sciolsero dall’abbraccio, tutti e due con il viso arrossato e gli occhi lucidi. Rimasero per un istante a guardarsi, poi il giovane Sarutobi porto una piccola ciocca di capelli dietro l’orecchio della ragazza.
-Non ti preoccupare.-
Lei sorrise lievemente, annuendo.
C’era qualcosa dentro quelle due pietre azzure che brillava di nuovo. Era forse speranza?
Forse si. O magari era qualcos’altro.
Qualsiasi cosa fosse, la riempiva completamente, dilagando dal centro del suo cuore fino a tutto il suo corpo. Era fresco, proprio come un balsamo, ma nello stesso tempo la riscaldava con lo stesso tepore di quell’abbraccio.
Fatto fra morte e sangue, fra panico e lacrime; ma nonostante quello indistruttibile, e forte come quello strano sentimento.
-Allora,- chiese il Sarutobi, senza riuscire a staccare gli occhi dal suo volto –Qual e’ il piano?-
Lei sorrise lievemente, mentre il viso stanco si illuminava di quella nuova speranza. Lancio’ poi uno sguardo al mostro dietro di loro, che cominciava a riprendere vita.
Prese un lunghissimo respiro.
-Sara’ difficile. Ed avro’ bisogno di te. Ce la fai ad alzarti?-
Lui annui’, stringendole la mano.
-Bene. Stammi vicino.-
Sempre Ise… sempre.
 


-…E ricordatevi ragazzi. Se solo uno di voi morisse, il sigillo non si formerebbe. E noi saremmo tutti perduti...-
 

Itachi e Kushina correvano nella foresta.
Avevano visto Ise cacciare quel ninja lontano dal campo di battaglia, e chissa’ perche’ avevano deciso di seguirlo.
Certo, erano dei bambini incoscienti, ma sapevano riconoscere che contro quel gigantesco mostro non sarebbero durati nemmeno il tempo di uno scontro.
Quindi, visto che non potevano rendersi utile combattendo, avevano deciso di aiutare quell’ANBU sconosciuto e piuttosto malridotto.
Lo stavano inseguendo da circa dieci minuti, seguendo con facilita’ la sottile striscia rossa lasciata sul fogliame del sottobosco. Man mano che avanzavano diventava piu’ spessa, segno che il ninja stava rapidamente perdendo le forze.
-Uchi, guarda!- gli sussurro’ ad un certo punto Kushina, tirandolo per la manica della maglia. –E’ laggiu’!-
I due bambini scorsero una figura scura in mezzo al fogliame, che si riposava in silenzio con la schiena appoggiata ad un albero secolare. In mano stringeva qualcosa, mentre il suo petto si alzava e si abbassava a ritmo serrato.
-Non sembra messo molto bene…- mormoro’ il giovane Uchiha. –Andiamo ad aiutarlo!-
I due ragazzini si avvicinarono, tentando di fare il minimo rumore possibile.
L’ANBU rizzo’ il capo di scatto, voltandosi nella loro direzione.
-Chi sei?- grido’, ansimando.
-Sono Itachi Uchiha.- rispose il bambino, rivelandosi. Kushina gemette, temendo per l’incolumita’ dell’amico. –Sono qui per aiutarti.-
-Un ragazzino?- mormoro’ il ninja morente. Poi la sua voce esplose in un violento attacco di tosse, che gli macchio’ tutti i vestiti di piccole gocce rosse. –Cosa puoi fare tu per aiutarmi? Sto morendo.-
L’Uchiha si morse un labbro’ riconoscendo la gravita’ della situazione. Fra i due cadde un lungo silenzio, scandito solamente dai rumorosi respiri del ninja.
Ad un tratto Noburo alzo’ il capo, rivolgendo un’occhiata opaca verso Itachi.
Non sarebbe sopravvissuto, ma forse quel bambino… Beh, bisognava tentare.
Prese un lungo respiro, digrignando i denti per il dolore.
-Forse c’e’ qualcosa che puoi fare, ragazzino.-
Itachi si fece serio, rivolgendo al ninja uno sguardo pieno di attenzione.
-Si, vieni qui. Abbiamo poco tempo.-
 


-…Tutto questo vi servira’ per attivare una potente energia, che dividera’ il corpo dall’anima di Hidan. Dovrete continuare a tenere il sigillo stabile per alcuni minuti, mentre io tentero’ di ucciderlo.-
 


-Capito Tora? Dovrai tenerlo fermo.-
-Va bene. Ma tu cosa farai?-
-Non ti preoccupare. Fidati di me.-
Il ragazzo si alzo’ barcollante, sorretto dalle braccia salde della biondina. Le loro mani si sfiorarono ancora una volta, poi finalmente si lasciarono andare, pronti alla battaglia.
Tora prese un lungo respiro, sentendo il terreno sotto i suoi piedi farsi infermo. Per una frazione di secondo tutto divenne nero, mentre il bosco intorno fece un giro completo.
-Dannazione…- mugugno’. Respiro’ a fondo ancora una volta, stringendo i pugni. Doveva resistere… Ise aveva bisogno di lui.
-Pronto?- chiese la ragazza, rivolgendogli uno sguardo un po’ preoccupato. Lui rispose con un sorriso sicuro, tentando di coprire al meglio l’affanno del suo respiro.
Uscirono allo scoperto, uno a fianco all’altro. Davanti a loro, il golem si stava rialzando a fatica. Ricomponeva lentamente le parti che erano state distrutte dall’onda d’urto, risucchiando dal terreno ai suoi piedi grosse quantita’ di terra. Stava diventando sempre piu’ grosso, mentre i suoi occhi sanguigni reclamavano vendetta.
A quella visione, a Tora vennero i brividi. Perfetto, erano nella situazione ideale per vincere.
Volse lo sguardo verso la compagna, sentendo una leggera stretta al cuore. Non era piu’ tanto sicuro di poter mantenere la sua promessa.
Stava quasi per intimarle di scappare, quando i suoi occhi si posarono sull’espressione della giovane ragazza.
Era seria, sicura, ma dalla lieve inclinazione della curva delle sue labbra il ragazzo capi’ che stava sorridendo.
Sì, proprio sorridendo. Con la tipica espressione di chi sa gia’ di aver vinto.
Una misto di stupore e confusione lo avvolse, lasciandolo incredulo.
Quella era la tipica espressione di Shikamaru-sensei quando trovava un buco nelle difese del nemico.
Poteva essere vero?, si chiese. Ise aveva davvero una strategia per vincere?
Riporto’ lo sguardo sul viso della biondina, cercando la risposta alla sua domanda nei suoi occhi.
Lei si volto’, sentendosi osservata, e gli rivolse il migliore dei suoi sorrisi.
Sì, eccola la conferma., penso’, mentre un’ondata di calore gli scaldava il petto.
Respiro’ a fondo, ritrovando cosi’ l’equilibrio e la fiducia.
-Pronto Tora?- domando’ lei, portandosi un passo avanti a lui. Nel suo tono c’era trepidazione, forza, ma soprattutto sicurezza.
-Finiremo presto, te lo prometto.- lo rassicuro’, estraendo un paio di kunai dalla sua borsa. –Ti devo chiedere una cosa sola.-
-Qualsiasi cosa.-
Lei si volto’, si avvicino’ a lui e gli cinse il petto con le braccia. Lo strinse per pochi attimi, appoggiando il capo sul suo sterno, mentre il ragazzo ancora confuso non sapeva come rispondere a quel gesto.
Prima che i suoi neuroni capissero cosa fare, la ragazza si era staccata, sfilando dalla borsa ninja del ragazzo uno dei suoi kunai.
Tora sgrano’ gli occhi, riconoscendo l’oggetto che la kunoichi gli stava porgendo.
Quello era il kunai di Ise. La ragazza glielo aveva regalato un mese prima davanti al palazzo dell’Hokage, sotto la magnolia, ma il ragazzo si era quasi dimenticato di averlo.
-Non esitare.  Ti chiedo solo questo.- mormoro’ lei, fissando i suoi occhi in quelli bordeaux di Tora.
La potenza di quell’azzuro lo travolse, mandandogli il cervello in fumo.
Senti’ come una forza nascosta spingerlo verso la ragazza, intimandogli di scendere su quelle labbra soffici e farle sue.
Per un momento immagino’ quanto potesse essere fantastico sfiorarle, e un istante dopo giunse alla conclusione che si, sarebbe anche morto pur di poterlo fare.
Si stava gia abbassando, quando un gigantesco ruggito ruppe l’illusione.
Il golem era pronto per attaccare.
La ragazza gli sorrise scivolando via veloce come l’acqua, lasciando pero’ una scia del suo passaggio.
Un piccolo segno umido sulla guancia destra del ragazzo, e tre parole, sussurrate nell’orecchio in una frazione di secondo.
Fidati di me.
Alzo’ lo sguardo senza nemmeno avere il tempo di vederla correre lontano, quasi invisibile ai suoi occhi stanchi.
In mano reggeva ancora il suo kunai, sperando dentro di se’ che lei avesse un piano.
Che quello non fosse solo un insensato attacco suicida, in cui sarebbero morti da eroi e tutte quelle cazzate.
No, lui non voleva morire.
Non prima di averla stretta ancora una volta.
E poi, le aveva fatto una promessa. Le aveva detto che sarebbe andato tutto bene, che avrebbero vinto.
E se non l’avesse rispettata, che ninja sarebbe stato?
Chiamo’ a raccolta le sue ultime forze, sentendo l’adrenalina riprendere a correre nelle sue vene. Si getto’ alle spalle tutti i dubbi, le paure, le incertezze.
Lascio’ che il viso sicuro della ragazza facesse spazio nella sua mente, dandogli la fiducia per continuare.
Fece un lungo respiro, pianto’ bene i piedi e poi, finalmente, compose il sigillo.
Tutti i suoi muscoli si irrigidirono, mentre il golem davanti a lui cominciava a muoversi, piu’ grosso e aggressivo di prima.
Il chakra dentro di lui riprese a vivere. Fiori’, riaccendendo il suo vigore.
Il ragazzo chiuse gli occhi, concentrando tutte le sue energie in quell’ultimo attacco.
Un piccolo istante e poi… apri’ gli occhi.
Il chakra esplose, la tecnica prese possesso di lui e del suo avversario.
Al golem basto’ rivolgere lo sguardo negli occhi del ninja, per cedere totalemente.
Una tremenda oscurita’ avvolse i due combattenti, ritrovandosi improvvisamente in un mondo alternativo.
Eh sì, genjutsu.
Un’eredita’ di sua madre, una fra le sue piu’ grandi abilita’. Tora era quasi un erede dello sharingan.
Il golem si mosse spaesato, trovandosi all’improvviso dentro una coltre fitta ed impenetrabile. Comincio’ a menare colpi a caso, mentre intanto il ragazzo rimaneva in silenzio nascosto dalle tenebre.
Il mostro era cieco. Ora toccava a lui il compito di immobilizzarlo.
Si concentro’ maggiormente, sentendo i suoi muscoli urlare per lo sforzo. Un forte capigiro rischio’ di fargli perdere il contatto, ma il ragazzo strinse i denti.
Le tenebre si mossero, e si strinsero contro il mostro. Gli allacciarono gambe e braccia, immobilizzandole al suolo. Il golem si oppose, ma senza successo.
Ce l’aveva fatta.
Vai Ise… Tocca a te.,penso’, mentre sentiva il chakra defluire sempre piu’ velocemente. Aveva a malapena la forza di tenersi in piedi.
Ad un tratto, quando stava gia’ per scivolare dentro quell’abisso nero perdendo il controllo del suo stesso mondo immaginario, una voce lo riscosse.
-Tora, basta.-
Il ragazzo alzo’ il capo, non sapendo da che parte guardare.
-Tora, sono qui. Ti prego, sciogli la tecnica.-
Compose un altro sigillo e, d’improvviso come era venuta, la tenebra si dissolse.
-Ise?- la chiamo’, faticando persino a prendere aria. Ce l’aveva fatta.
-Tora, sono qui. Alza lo sguardo.-
Lui lo fece, trovandosi davanti uno spettacolo paradossale.
Gli immensi occhi di Ise nel viso di quello spaventoso mostro.
Quasi cadde a terra per lo spavento. Non le aveva mai visto fare quella tecnica.
-Ise? Sei davvero la’ dentro?-
Il mostro annui’. Poi parlo’, utilizzando il tono dolce e armonioso della giovane Yamanaka.
-Dobbiamo fare in fretta Tora. Non riesco a trattenerlo.-
Lui annui’, avvicinandosi a quel mostro gigantesco.
-Cosa devo fare?-
-Colpiscilo.-
Lui sbianco’, esterrefatto.
-No.-
Non avrebbe mai colpito quel mostro con Ise all’interno.
-Tora, ti prego, colpiscilo!- incalzo’ lei, supplicandolo.
-Sei diventata matta? Non lo faro’ mai.-
Il mostro sbuffo’, scuotendo il capo. Tora intravide nei suoi occhi un guizzo rosso, segno che la ragazza era ormai esausta.
Ma non gli importava nulla. Lui non l’avrebbe mai colpita.
-Tora ti prego, ascoltami. Ti devi fidare di me: colpiscilo.-
Lui tentenno’, ancora con il suo kunai fra le mani. Non poteva farlo.
-Ti prego, so quello che faccio. Fidati! Io sciogliero’ la tecnica prima che tu possa mettere a segno il colpo.-
Il ragazzo sospiro’, stringendo la presa sull’arma. –E se sbagliassi il tempo?-
Dentro i pozzi azzurri della ragazza passo’ una nuvola, che venne nascosta velocemente.
-Non lo faro’. Ti prego, fallo e basta.-
Tora non l’avrebbe mai fatto. Lei gli stava chiedendo di colpire un compagno, di andare alla cieca, di affidarsi ad una stupida supposizione che avrebbe potuto ucciderla.
Normalmente non l’avrebbe mai fatto. Ma quella volta, furono i suoi occhi a stregarlo. Ad implorarlo con lo sguardo, a convincerlo che quella fosse l’unica cosa da fare.
Per quella volta impedì che fosse la ragione a dominare sui suoi sentimenti. Lasciò che la fiducia in Ise lo guidasse contro quel mostro sempre piu’ grosso, sempre piu’ forte. Ma con quegli inconfondibili occhi di cielo.
Tora corse, e spicco’ un balzo. Il kunai di Ise nella mano destra, gli occhi incatenati a quello sguardo ceruleo, che tremava di paura.
Era ormai a pochi centimetri dal bersaglio, ormai inarrestabile. Se la ragazza avesse voluto, non sarebbe riuscita a fermarlo. Era troppo vicino.
La mano sul kunai divenne una morsa, mentre il ragazzo si preparava ad affondare il metallo nel mezzo di quegli occhi cosi’ luminosi.
Perche’ diavolo Ise non aveva ancora sciolto la tecnica?
Si preparo’ all’impatto, maledicendosi per quello che stava per fare.
Scusami Ise…
La lama penetro’ nel corpo del nemico con una violenza inaudita.
Il golem crollo’ a terra come un fantoccio, mentre Tora ricadeva all’indietro, attratto verso il suolo.
Nelle caduta il ragazzo volse lo sguardo al mostro, cercando i suoi occhi.
Una gioia incredibile lo percorse quando noto’ che si, erano rossi.
Sorrise, lasciando che il suo corpo cadesse a peso morto per terra, nella polvere.
Aveva fatto bene a fidarsi. Ise era salva.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ixia’s________________________
Saaaalve a tutti. Oggi aggiorno un pochettino prima, visto che cause di forza maggiore mi impediranno di avere un computer stasera.
Allora, che dire? Questo capitolo non è dei migliori. Lo so, vi chiedo scusa, ma sono stata occupata con il contest “In memoriam” quindi il mio cervello oggi è troppo fuso per dare una riguardata come si deve.
Quindi vabbè, ve lo dovrete sciroppare così.
C’è un’unica imprecisione di cui mi devo scusare. Ovviamente tutti sapranno che il capovolgimento spirituale mantiene esattamente il corpo dell’avversario così com’è, (voce/occhi compresi), ma essendo il golem una creatura senza facoltà di parola ho per forza dovuto utilizzare questo piccolo stratagemma.
Me lo passate?  *Ixia si posiziona con la faccia al muro e si prepara a ricevere la lapidazione pubblica*
Beh, ormai siamo alla fine. Il prossimo capitolo, che sarà pubblicato Lunedì, la battaglia arriverà al suo termine. It all ends.
Ci sarà poi un capitolo di epilogo, in cui saluteremo i nostri bei personaggi. (E anche la loro autrice.)
Beh, spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Ringrazio Hikari93, kyda94, IamCrazy, liu_Qgirl, Red Hornet e la mia amatissima klio per le loro recensioni. Su gente, siamo alla fine… Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. :D
 
Un saluto, ed un abbraccio a tutti voi.
A lunedì, per la resa dei conti.
 
Avec amour,
Ixia

   
 
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