4. Rumore
Le parole di
quella puttana, gridate al vento
della piazza,
erano entrate nei muri delle case della gente e si erano fermate sulle
loro
bocche, ormai dimentiche di lei. Fede, stronza, continuava a ripetere a
chiunque fosse tanto coraggioso da prestarle attenzione che Davide
amava lei e
che, soprattutto, era morto per lei. “Stronzate”,
avrebbe voluto gridare lei,
che aveva imparato a convivere con il dolore, chiudendolo in uno dei
compartimenti stagni di quel cuore spavaldo che aveva. Stronzate,
sì, perché
Davide era sempre stato- e nessuno aveva mai osato affermare il
contrario- suo.
Fede strillava
il suo
dolore in maniera teatrale, cercando attenzione e fama tra le poche
anime
caritatevoli della città. Fede ripeteva un mucchio di bugie,
inventava aneddoti
mai vissuti e gettava fango su di lei, sulla migliore amica. E la gente
parlava, ancora, cercando spiegazioni e trovando la stronza ad
inventare
castelli esili ma alti di menzogne ben ricamate. Fili neri continuavano
ad
essere ammassati insieme e raccontavano storie di qualcuno che non
c’era più.
La tomba di
Davide-
così bianca nel rossore del tramonto di maggio- veniva
sporcata e ripulita con
valanghe di parole e le rose su di essa erano ormai appassite da tempo.
E lei,
tra test di ammissione per l’università e notti
folli in strade desolate, appassiva
con loro. Lalla non era stata capace di fermare la distruzione
che la ragazza si stava auto-imponendo. Sarebbe finita
anche lei a piangere su una tomba bianca ogni notte così
come faceva la sua migliore
amica- o quel che restava di lei?
E Mads-
perché
“Maddalena” le era sembrato sempre un nome troppo
antiquato- continuava a
vivere a spezzoni, mordendo qua e là un pizzico di
felicità. E nessuno più
sapeva perché ogni mattina si rifugiasse a vedere il treno
delle 7 e 32 che
partiva senza di loro. E nemmeno Mads lo spiegava più a se
stessa. Le carrozze
sfilavano come un corteo funebre, sporche
di scritte e di vita, così come piacevano a lei. E
le vedeva sfilare, i
volti dei pendolari carichi ciascuno del proprio dolore. Nessuno
sembrava più
poter sorridere nel mondo di Mads. Nessuno sembrava più
poter dimenticare.
E
l’autunno arrivò,
quando il volume della sua vita sembrava al massimo. Urlava la voce
della
musica diabolica delle discoteche, urlava sua madre stanca di vedere in
giro
per casa quelle maledette pasticche, urlava Lalla che la vedeva
consumarsi tra
alcool e quelle 20 sigarette che mandava giù ogni giorno,
urlava la gente per
strada accusando lei di essere la puttana e non Fede. Urlavano tutti,
cercando
di sovrastare il canto del dolore. Urlavano tutti, senza sapere cosa
Davide
avrebbe davvero voluto.
E mentre la sua
vita
andava a rotoli così come non aveva mai fatto, nel centro
del baratro, trovò
nel suo vecchio diario quello che Davide le aveva scritto tanto tempo
prima.
“Ci
incontreremo dove il mondo è silenzioso”.