Serie TV > Flor - speciale come te
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Autore: Danicienta    24/06/2011    3 recensioni
Non sono mai stata soddisfatta dal finale della serie, per questo motivo ho deciso di inventarmi una storia tutta mia, dove a narrare i fatti sarà la nostra protagonista Flor. Buona Lettura!
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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         ___Vorrei solo attraversare i confini della realtà___

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Il palazzo si innalzava sfavillante davanti ai miei occhi. La luce della luna, donava a quell’immagine una timida somiglianza ai castelli incantati delle fiabe, quelle fiabe che spesso e volentieri amavo sognare e portare dentro al cuore con un dolce sorriso. Incuriosita dalla magia che circondava quell’affascinante luogo, salii lo scalone e, varcando la soglia, mi trovai in una luminosa sala da ballo, addobbata minuziosamente a festa: luci soffuse illuminavano le migliaia di “non ti scordar di me” che facevano da cornice al luogo; tra questi, mille puntini colorati: piccoli grappoli di biancospini, che con la loro grazia donavano all’ambiente quel pizzico di fantasia in più, sbocciando tra ammalianti fiordaliso.
Percepii nell’aria il leggero profumo di cannella, lasciandomi trasportare da lievi ricordi e profonde emozioni. Il pavimento, brillante, rispecchiava temerario la mia immagine: sembravo essere appena uscita da una delle mie fiabe preferite, sembravo una vera e propria principessa!
 Indossavo un elegantissimo vestito color fiamma arricchito dallo sfavillante tulle amaranto sul fondo. Con un dito mi sfiorai il capo: un diadema mi luccicava tra i capelli ricci, che dolcemente mi scendevano lungo la schiena. Abbassai lo sguardo e vidi che ai piedi portavo le mie comodissime snakers multicolore e un sorriso mi riempii il viso di gioia: non ero per nulla al mondo la tipica ragazza diciottenne che amava andarsene in giro, agitando rumorosamente le proprie natiche, con l’atroce obbiettivo di mettere in mostra il nuovo acquisto del giorno fatto di un “comodissimo” tacco a spillo!
 Diciamo che ero più una ragazza che amava sentirsi a proprio agio, indossando abiti convenienti e scarpe utili: le mie snakers!                        
Accompagnata da quella strana magia soprannaturale, alzai eccitata lo sguardo verso il soffitto, rimanendone completamente incantata: piccole costellazioni tempestavano l’intenso cielo blu notte, riflettendo alcune margherite che sembravano formare una lucente Via Lattea; solo in quell’istante mi accorsi che i scintillanti fiori aveva formato una strada che portava allo scalone principale, ricoprendolo interamente. La curiosità riempiva i battiti del mio cuore, mentre avanzavo agitata per quell’immensa gradinata dai mille profumi e colori. Non sapevo cosa mi avrebbe aspettata lassù, ne come e quando sarei arrivata! Non sembrava, ma quelle scalinate, per quanto belle e fragranti fossero, non erano per nulla semplici da percorre!
E per quanto amassi in quel momento sentirmi una vera principessa, la brillante gonna arancione sembrava darmi un po’ di fastidio; ma, come diceva la mamma “Vorrei solo attraversare i confini della realtà e soltanto vedere cosa potrebbe succedere: solo curiosità!
In quel momento sembrava che ogni gradino nascondesse in se piccoli aneddoti della mia infanzia: man mano salivo, più immagini quotidiane della mia vita passata si coloravano dentro di me; sembrava che la mia mamma mi stesse guidando verso un non so che di importante, un qualcosa di misterioso, ma portatore di gioia ed io ero il burattino nelle sue mani: incantata, seguivo gli ordini e procedevo con un timido sorriso, per l’interminabile scalone, lasciando il via libera ad ogni emozione passata.                                         
Con ancora il viso illuminato di ricordi, raggiunsi, finalmente, la fine della gradinata: il cuore mi batteva forte nel petto e quell’improvviso desiderio di sapere, conoscere il mistero che credevo mi nascondesse mia madre, mi stava lacerando l’anima. Avevo fretta, voglia di correre e raggiungere quel sogno curioso, di afferrarlo e stringerlo forte tra le mani, solo per sussurrare “Sei mio” e conoscere così la verità di tutto quel mistero; ma purtroppo, qualcuno voleva che facessi le cose con calma, che prendessi il mio tempo, e più sprecavo energie per avanzare velocemente, più le mie forze diminuivano, facendomi camminare sempre più a rallentatore.                                 
Due profondi corridoi si aprivano davanti a me: il primo a destra era costituito di un tappeto di incredibili e brillanti fiori gialli, mentre il secondo, sul lato opposto, formato da tantissimi boccioli bianchi.
Conoscevo bene il significato dei fiori: mia madre spesso mi aveva insegnato i segreti che quei piccoli esseri “magici” volevano trasmettere a noi uomini, educandomi principalmente ai sentimenti affettivi della natura. Sapevo che mi trovavo per l’ennesima volta davanti ad un bivio, davanti ad una scelta, che dovevo portare avanti nuovamente da sola!
L’indecisione avanzava per la mia povera testolina, con estrema facilità: cosa scegliere tra speranza e verità? Tra fiducia e lealtà? Tra illusione e realtà? Tra ciò che era giallo e ciò che era bianco?   
Mi giravo e rigiravo cercando di intuire in quei fiocchi colorati la soluzione, fino a quando i miei pensieri furono distratti dalla comparsa di un giovane nel corridoio destro, come un segnale di mia madre, un simbolo, una risposta alle mie domande «Ehi! Fermati!» gli gridai, cercando di attirare la sua attenzione verso di me, invano. L’eccitazione mi era salita alle stelle, finalmente avevo scoperto uno dei mille enigmi di mia madre: la strada gialla!
Senza pensarci su due volte, corsi nella direzione dell’uomo, questa volta, nemmeno le forze a rallentatore potevano fermarmi, anzi ero io a fermare loro, con il mio bel sorriso sul viso, che si accendeva sempre di più, ogni volta che un gruppo di fiori, al mio passo, si illuminava, come per confermarmi la scelta: previdenza, fortuna, determinazione e amore materno, ecco cosa volevano comunicarmi quei bellissimi boccioli dorati!
Improvvisamente l’uomo svanì nel nulla, come risucchiato da una di quelle forze fliquitate dal rallenting, ed io mi ritrovai nuovamente sola, in un corridoio buio, dalle alti pareti bordeaux e, illuminato a mala pena da piccole stelle luccicanti «Dove sei?» chiesi spaventata dall’eco, che riproduceva la mia voce, ma l’unica risposta che ottenni, fu un terribile silenzio devastante.
D’un tratto, le pareti, che fino a quel momento mi avevano dato, anche se piccolo, un senso di protezione, svanirono nel nulla, lasciando spazio ad una porta enorme, che timidamente aprii senza esitare «C’è qualcuno?» chiesi insospettita dall’atroce oscurità che mi ricopriva da cima a fondo. Sembrava un banalissimo scherzo del destino: prima la mamma che mi faceva trovare in un castello incantato, costringendomi a ricordare i momenti più belli della mia infanzia; poi i fiori, portatori di significati illogici, ma naturali ed infine l’uomo misterioso, preso da una voglia matta di correre e vincere una maratona! In quel momento maledii tutti i fliquity esistenti al mondo, non era possibile che solo a me potevano succedere certe cose, così PARANORMALI!
«Pronto? C’è qualcuno?» riprovai, riguardando quelle mie tremanti parole, quasi sospirate e ricche di tensione: se per un istante, quel momento era sembrato magico come in una fiaba, ora si stava trasformando in un incubo atroce e questa cosa mi faceva letteralmente paura. Un pallino verde, dalla luce intensa e brillante, comparì improvvisamente in quell’enorme e devastante oscurità «Chi sei? -  chiesi, esitando un poco prima di riprendere - Sei un fantasma? Ho sentito parlare di voi palle magiche, che vagate nell’oscurità, facendo morire di terrore chi vi vede! Sappiate che siete proprio delle burlone insopportabili! Come potete prendervi gioco delle altre persone, per di più vive! Rispondimi! Forza, vediamo cosa dirai in tua colpa, piccola Palla Fantasma? - in risposta quella lucina luminosa iniziò a girare vorticosamente su se stessa, provocando un bagliore immenso che mi obbligò a coprire gli occhi - Ma che razza di fliquity …»  
Quando riaprii gli occhi, fui inebriata dal profumo immenso di tutti quei piccoli fiorellini, che decoravano animatamente il labirinto che si era creato davanti a me. Probabilmente quella che avevo incontrato prima, non era una Palla Fantasma cattiva, ma era semplicemente una lucina buona, che mi aveva portata nel suo mondo! «Incredibile!» sussurrai guardando lo splendido paesaggio che mi circondava: d’un tratto quella terribile atmosfera che mi aveva torturato il cuore, pochi attimi prima, si era trasformata, in un’emozione di pace e quiete. Era vera l’affermazione “I fiori danno pace e speranza”, proprio come il piccolo bocciolo che, dolcemente colsi e legai ai capelli.
Piccole rondini, canterine e festanti, danzavano attorno a me, riempiendo di felicità il mio cuore, ma c’era un non so che di strano in uno di quegli uccellini primaverili, strabuzzai gli occhi, cancellando quello strano pensiero. Gli esserini, volarono all’interno del labirinto e, guidata dal loro dolce canto, mi inoltrai al loro inseguimento. Mi sembrava di essere una di quelle principesse che tanto avevo ammirato nelle bellissime storie che, da piccola, mia madre mi raccontava; quelle principesse, tal volta, coraggiose, che affrontavano  il proprio cammino con serenità, per raggiungere il proprio principe azzurro … eh già, perché sempre in una fiaba c’era un principe azzurro, ma non nella mia …
Il canto delle rondini si interruppe solo nel momento in cui raggiunsi il centro del labirinto con una piccola fontana in marmo bianco, in cui l’acqua cristallina scorreva, dando all’ambiente quel pizzico in più di naturalezza, che già si respirava nell’aria. Riconobbi quell’imponente oggetto: era la stessa fontana del Passaggio dei Baci, solo che più bella e più grande, ma non riuscivo proprio a capirne il motivo. Un dubbio mi afferrò la mente: di nuovo quella rondine, di nuovo quel suo sguardo intrigante, di nuovo quel suo musetto tanto diverso dalle altre, che mi fissava, mi interrogava e mi faceva sentire strana. Quando anche gli altri uccelli si unirono in un vortice attorno a quell’esserino, rimasi di pietra davanti allo spettacolo che stavo vedendo: un uomo, un uomo che si nascondeva dietro un gigantesco mazzo di calle e garofani. Imbarazzata dall’immagine divina, indietreggia: non riuscivo a percepire nulla di quel ragazzo, se non lo smoking  nero e raffinato, i capelli biondi, leggermente brillanti nati e lo sguardo … quel suo sguardo misterioso e allo stesso momento dolce, profondo e superficiale contemporaneamente, in cui solo vedevo me stessa, il mio semplice riflesso, devastato dall’imbarazzo e da una sensazione strana che mi stringeva il cuore, ma della quale ancora non conoscevo il nome «Quei fiori sono … - mi indicai ancora più impacciata, mentre quell’uomo in nero, annuiva, coperto interamente da quell’enorme bouquet e avanzava lentamente verso di me - Un momento … ci conosciamo? Non è per cattiveria, ma non so se posso accettare regali da uno sconosciuto, capito? Non è per te, cerca di capirmi, magari se potessi vedere quel tuo faccino, potrei conoscerti un po’ di più, sapere se sei bello o brutto … Fliquity! Adesso penserai che sono una ragazza superficiale, che ama solo l’apparenza, ma non è così, credimi! Ecco, io, non volevo criticarti, anche perché se tu non fossi stato poi tanto bello, io ti avrei … non importa, tanto lo sai meglio tu di me che l’amore è cieco, giusto?» lo avevo fatto di nuovo, parlare senza freno e arrampicarmi sugli specchi per nascondere il fattaccio. Ero un caso perso, soprattutto, lo sconosciuto era un caso perso: mi guardava freddo, distaccato, come se non gli importasse nulla ne di me ne delle parole sparate al vento che mi stavano perseguitando. Velocemente mi portai una mano alla bocca per bloccare quell’insignificante fiume di parole, mentre quell’uomo tanto misterioso proseguiva nel silenzio più assoluto. Che avesse fatto voto di silenzio? Lo vidi avanzare verso di me, con cautela, lentamente, senza timore, ne rancore, senza preoccupazione, e distrazione, ma soltanto con indifferenza. Non riuscivo a muovermi, quei suoi occhi freddi, ma dolci di calore, non permettevano al mio corpo di muovere un solo arto: ero bloccata, completamente bloccata da uno sconosciuto!
Sentii un qualcosa di caldo stringermi la mano pietrificata, un tocco, un semplice tocco che mi fece nuovamente perdere dentro i suoi occhi color miele: non mi ero mai accorta di quanto il miele fosse profondo e dolce fino  a quel momento, ero sicura che da quel giorno sarei diventa ghiotta di miele, quella era una certezza. Mi rispecchiavo, vedevo ogni mio movimento, ogni mio pensiero, come se quell’uomo sconosciuto fosse in grado di leggermi il pensiero. Spaventata da quello strano aggrovigliarsi di emozioni, indietreggiai, perdendo, non so come, l’equilibrio: non mi ero accorta che tutto intorno a noi aveva cambiato luce e colore, l’oscurità si era divorata il labirinto con la sua incantata realtà, ed ora si stava prendendo anche me. Un passo, solo un passo ed un’improvvisa confusione accompagnarono quella piccola perdita di equilibrio e in un istante mi ritrovai a cadere nel vuoto, in cui tutto era distante, io ero distante dal labirinto, lontana da quello sconosciuto e dal suo magico profumo di colonia che mi aveva invaso l’anima … lui era distante, lontano da me, una “principessa” un poco distratta … Una scena rimase nella mia mente, una sola, quell’uomo dagli occhi color miele, intento a recuperarmi da quella strana situazione con quel suo bellissimo mazzo di fiori, che ancora gli copriva il viso e la sua mano, quella mano che poco prima mi aveva sfiorata … quella mano che ora scompariva nel buio, portandosi con sé lo sconosciuto e quel magico sogno … perché era stato un solo e semplice sogno ...

«Flor - una voce famigliare risuonò nella mia testa confusa. Avevo solo bisogno di ancora un attimino per riprendere coscienza di quell’uomo, un attimino per ritornarlo a sognare, anche se solo per un poco - Flor … Florencia » le parole si fecero sempre più decise e rumorose, fui così costretta a prendere uno dei miei cuscini a forma di cuore e nascondere il mio visetto addormentato - Flor, è mattina!» rassegnata al fatto di non poter ritornare tra le braccia di quel Principe, aprii gli occhi: Titina, la mia salvatrice, che mi aveva accolta con amore nella sua pensione, nonostante il mio passato ed i miei problemi economici, mi accarezzava dolcemente la frangetta, un po’ scompigliata «Buongiorno, dormigliona! Il Signor Molina ti aspetta!» quel nome mi fece letteralmente raddrizzare anche gli ultimi fliquity addormentati, e con un balzo mi alzai velocemente dal letto .

Quel giorno compievo un anno dal mio arrivo al Passaggio de Baci, era stato un anno fantastico, ricco di imprevisti e di e sogni realizzati … un anno di eventi che avevano costruito le fondamenta del mio castello, il mio futuro …


ANGOLO AUTRICE: Prima di tutto voglio ringraziare personalmente flori186 e piccolavenere96 per aver sempre commentato e poi volevo informarvi che ho "tentato" di migliorare un po' la grafica, mettendo un po' in evidenza i dialoghi. In questo capitolo ho dato un po' più di importanza alle descrizioni, se sono sembrata noiosa, vi prego di scusarmi! Nel frattempo vi auguro una Buona Lettura
  
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