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Autore: Dragana    24/06/2011    13 recensioni
Presente Leah?
Sì, quella che, una volta chiuso Breaking Dawn, tutti si sono chiesti "Ma... e Leah?".
Ecco, poniamo che dopo quattro libri di sfighe ininterrotte finalmente cominci ad andarle tutto bene. Regaliamole un lieto fine. Se solo smettesse di polemizzare su ogni cosa...
Storia in cui non succede nulla, a parte un lungo lieto fine.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Quileute, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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CAPITOLO 3
Il viso pallido, l’indiano bello col chiodo nel cervello e l’ex fidanzato. Tutti in una volta.

Il primo giorno di sole arrivò dopo quelli che mi sembrarono secoli ed in realtà non erano che cinque stupidi giorni, passati mio malgrado a pensare, immaginare, sognare Lui; una roba da romanzo Harmony, davvero, e anche di quelli scritti male. Almeno avevo scoperto che era single, e che non aveva qualche strano difetto o compulsione: usciva da una storia seria, che però era già finita da un periodo di tempo ragionevole a farmi supporre che non aveva mentito, facendomi intendere che non ne soffriva più. Magari ho delle possibilità, pensai guardando il sole; il sole rende vagamente ottimiste perfino le persone come me. Vagamente, ho detto.
Essendo ovviamente un lavorativo attesi l’ora convenuta come un’anima in pena per poi recami mollemente alla spiaggia, arrivando con un lieve e studiato ritardo. O almeno queste erano le mie intenzioni, poi non so se in verità “trenta secondi circa” rientri nella definizione di “lieve ritardo”. Non farti illusioni, mi dicevo, tanto non viene. Figurati se si ricorda di questa cazzata. Magari a Port Angeles è nuvoloso. Magari non è riuscito a venir via prima dal lavoro. Magari pensa a tutta questa situazione come ad una sciocchezza.
E invece era già lì, col viso rivolto verso il sole e le maniche della camicia tirate su. Quando mi fece un cenno con la mano il mio cuore perse un battito, quando la brezza mi portò il suo odore mi stordì come se fossi ubriaca, e quando mi fissò con gli occhi che al sole erano davvero troppo azzurri pensai che la vita è una cosa meravigliosa.
Ebbene sì, dicesi imprinting una strategia della natura atta ad arricchire i dentisti ed eliminare i diabetici dalla faccia della Terra.
-Ma dai, sei venuto davvero?- fu il mio splendido incipit.
Lui, miracolosamente, non si scoraggiò. Mi sorrise.
-Una bella ragazza mi propone la sua compagnia in una giornata di sole. Non basta?-
Incrociai le braccia, per nascondere l’evidente compiacimento che mi avevano provocato quelle parole.
-E chi sarebbe la bella ragazza? Dici che si arrabbia se ti trova in compagnia della Pocahontas Dei Poveri?-
Mi fissò, apparentemente pensieroso. –Potrebbe. La conosco poco, ma direi che è un tipo piuttosto forte. Anche fisicamente. Potrebbe incastrarmi tra la sua auto e la portiera e sbattermela addosso più e più volte, frantumandomi due o tre costole.-
Un deficiente. Altro che due o tre costole, tra l’altro. Dovetti fare un’espressione buffa, perché scoppiò a ridere, ed io non potei fare a meno di unirmi alla sua risata.
-Allora, eccoti la nostra First Beach, Viso Pallido! Non sarà la California, ma quando c’è il sole non è poi malissimo!-
Abbracciai con un gesto la battigia, la scogliera battuta dal vento, le figurine lontane che sembravano completare un dipinto: una coppia che si teneva per mano, un uomo che giocava con un bimbo, gruppi di ragazzi che approfittavano della bella giornata.
-Quando c’è il sole è particolarmente bella, Pocahontas. Allora, che mi dici?-
Cominciammo a passeggiare, chiacchierando. La cosa che mi colpì fu la facilità con cui scoppiavamo a ridere, entrambi, alle battute reciproche. Aveva un senso dell’umorismo molto simile al mio; faceva battute ironiche con tono calmo, e ogni volta che qualcosa lo divertiva i suoi occhi chiari scintillavano come se qualcuno vi accendesse un fuoco dietro. Mi resi conto per la prima volta, stupita&inorridita, che questa caratteristica a Sam mancava completamente (l’ironia, non gli occhi azzurri): ricordai tutte quelle volte in cui facevo una battuta, lui rimaneva perplesso e a me toccava spiegargliela, e di quanto m’innervosivo a frasi tipo “non capisco cosa c’è che ti fa tanto ridere in Frankenstein Junior”. Per mera curiosità testai perfino il soggetto e sì, ad Abraham Frankenstein Junior era piaciuto, e ci lanciammo in un proficuo scambio di battute. Ritenni opportuno informarlo che “Potrebbe andare peggio. Potrebbe piovere” era la mia preferita, tanto da averla adottata come motto, anche perché la vita non aveva fatto che confermarmi la veridicità di tale asserzione. Dimostrando una certa lungimiranza, la sua era “Werewolf?”“There wolf. There castle”, e qui rischiai per ovvie ragioni di morire dalle risate.
-Bologna-, stavo dicendo, forte delle informazioni acquisite su Google, -è piena di portici, tra cui il più lungo d’Europa, ed ha un sacco di torri, tra le quali una che pende…-, quando una specie di treno merci mi si scaricò sulla spalla sotto forma di pacca amichevole.
-Leah, ma ciao, anche tu qui? Che bello! Allora, non ci presenti il tuo amico?-
Bene, pensai. Io qui, ora, ammazzerò in modo ignorante e cruento Jacob Black.

Il mio sguardo di fuoco si schiantò contro il sorriso a quarantadue denti del maledetto Jacob, che se ne stava gonfio e tronfio a fissarmi circondato dal suo, anzi, dal nostro branco di merda. Più, proprio per la serie “non facciamoci mancare niente”, i vecchi compagni che erano rimasti con Sam, perché poverini, volevamo davvero escluderli dal giochino?
Non ne mancava uno: Paul, come al solito curioso come una scimmia, Embry con l’aria d’aspettativa di uno che va al cinema a vedere il film dell’anno, Quil che con la scusa di portare Claire a giocare al mare mi guardava con la faccia innocente, Jared con la faccia di bronzo dell’ambasciator che non porta pena e Seth con l’espressione Io Non Volevo Mi Hanno Costretto che non ingannava più neanche Madre, figuriamoci me.
-Che combinazione, ragazzi, tutti in spiaggia oggi?-
Alzai gli angoli della bocca. Tanto. In quello che, da un punto di vista canino e ancestrale, doveva essere un ghigno minaccioso.
-Eh, sai, con una giornata così… Quil portava Claire a giocare in spiaggia, e abbiamo pensato di accompagnarlo!
Quil prese in braccio una ridente Claire, come a volerla mettere tra me e lui, e mi guardò con l’espressione Non È Stata Un’Idea Mia.
Maschio Alfa non cedette di un millimetro. Rivolse il suo sorriso di plastica ad Abraham e continuò imperterrito.
-Leah, sei proprio maleducata però! Vorrà dire che mi presenterò da solo. Noi siamo gli amici di Leah: lui è suo fratello Seth, quello con Claire è Quil Aetara, loro sono Embry Call, Jared Cameron e Paul Lahote ed io sono Jacob Black, molto piacere!-
Abraham aveva guardato questo teatrino tra il perplesso e il divertito; strinse la mano al Grandissimo Figlio Di Puttana senza scomporsi, presentandosi. Figuriamoci se Jacob Black si lasciò sfuggire l’occasione.
-Custer? Ma proprio come il generale?-
Con l’aplomb di un santo e l’espressione di uno che si è sentito fare la stessa battuta fin dai tempi delle elementari, Lui sorrise.
-Esattamente. Ma dato che nessuno di voi amici di Leah si chiama Cavallo Pazzo o Toro Seduto non dovrebbero esserci grossi problemi, no?-
-No no, figuriamoci! Gli amici di Leah sono nostri amici! Abraham… posso darti del tu, vero? Sai, noi siamo davvero amicissimi, con Leah. Lei sa tutto di noi e noi sappiamo tutto di lei! Ogni volta che ha un problema ce ne mette a parte, e noi la stiamo ad ascoltare lamentarsi anche per mesi, se necessario! Ci racconta ogni cosa, ed anche quando non lo fa, ecco, siamo talmente amici che è proprio come se le leggessimo nella mente!-
Cristo, quanto si stavano divertendo. Seth fingeva di essere serio ma aveva i goccioloni. Jared faceva da contraltare a Jake, annuendo con espressione compìta. Quil era terrorizzato da una mia possibile reazione. Embry pareva aver scoperto che nel film dell’anno c’erano ancora più esplosioni di quante se ne aspettasse. Paul ogni tanto scoppiava a ridere fingendo accessi di tosse.
In compenso io stavo seriamente per assassinare il mio capobranco e trascinarmi all’inferno mio fratello con tutti quei fottuti, stupidi, idioti ragazzetti di cui si circondava. Sarebbe anche stata una situazione comica, se non mi stessero rovinando un Momento Mio Privato E Felice Come Non Ne Avevo Da Secoli. Maledetti pulciosi bastardi. Mi stavo per far chiudere la vena per davvero, trasformarmi e farla finita Qui Ed Ora, quando qualcuno parlò dietro di me.
-Cosa state facendo?-
Quella.
Voce.
L’avrei riconosciuta tra mille, anche in mezzo ad una folla urlante. Mi aveva fatto battere il cuore, me lo aveva frantumato in pezzi piccolissimi, mi aveva fatta dannare.
Seguii inorridita lo sguardo educatamente incuriosito di Abraham: Sam era alle mie spalle con la faccia severa ed Emily tre passi dietro di lui. In un angolino della mia mente mi resi conto che erano loro la coppia felice che passeggiava sulla spiaggia, e che io non avevo avuto nemmeno il tempo di accorgermene: Abraham era venuto davvero, mica potevo badare a tutte le stupide ed inutili quisquiglie che fino a pochi giorni prima mi avrebbero distrutto il fegato, eccheccazzo!
-Niente Sam, non facciamo niente, perché, cosa ti fa pensare che stessimo facendo qualcosa?-
Ahi, gara di testosterone in atto. Territorio Mio, mi sembrava di vedere scritto negli occhi di Jake, condito da un qualcosa che potevo leggere come un “Leah adesso è molto più mia che tua, le voglio molto più bene io di te, quindi se ci voglio giocare al gatto col topo sono affari miei e tu non intrometterti”. Mi sarebbe risultato quasi commovente, se non ci fosse stato quell’istinto omicida così preponderante sul resto.
Sam s’ingrugnì, guardò me come per esortarmi a dire la mia e sbugiardare Alfa Bis, poi il suo sguardo rimbalzò su Abraham che sembrava sempre più divertito, infine si riposò su di me e mi guardò bene in faccia.
Poi realizzò.
Spalancò gli occhi nella sua tipica espressione di Sorpresa Maxima e indicò col dito Abraham continuando a fissarmi. Ottimo. Mancava giusto questo per completare definitivamente l’impressione di trovarsi in mezzo ad un gruppo di evasi dal più vicino manicomio.
-Leah, ma tu…-
-Sam.-
Grande Emily. Grande sorella. Anni e anni a confidarci i nostri segreti segretissimi allora non ti sono serviti solo a fregarmi il moroso, alla fin fine!
Lei sorrise a tutti col suo volto che riesce a rimanere bello qualunque cosa accada, prese Claire dalle braccia di Quil e menò il Colpo Basso:
-Allora, cuccioletta, ti va di venire a casa della zia? Ho fatto una torta proprio come piace a te, sai?-
Lei si mise un ditino in bocca valutando attentamente l’offerta, perché era evidente che anche la situazione in corso in qualche strana maniera la divertiva. –Con la cioccolata?- chiese, per essere ben certa di fare la scelta più saggia.
-Ah, come hai fatto a indovinare? Proprio con la cioccolata! Che ne dici, ci portiamo dietro Quil e tutti gli altri dadi?-
-Sì!- decretò insindacabilmente la piccola.
A quel punto fu come aver fatto cadere la prima tessera del domino. Quil non si sarebbe staccato da Claire, Jake non poteva mettersi a fare a chi ce l’ha più lungo con Emily, Embry e Seth di conseguenza e nel caso in cui a Jared e Paul balenassero nella mente strane idee ci pensò il ringhioso –Andiamo- di Sam a fargliele scomparire del tutto.
Emily, sei un angelo. Sei una Santa. Sei una benedizione del cielo. Sei Madre Teresa. Sei Elvis. Sei Dio (sì, Sin City mi è piaciuto moltissimo, grazie), pensavo guardandola come non la guardavo da un sacco di tempo. Lei mi sorrise come non mi sorrideva da un sacco di tempo.
-Ci vediamo presto, Leah!- disse, guidando tutti i suoi cagnolini in direzione di casa.

-Simpatici, i tuoi amici!- mi disse Abraham appena gli Stronzi Patentati si allontanarono abbastanza, con gli angoli della bocca pericolosamente increspati. Siccome gli unici commenti che mi sentivo di fare avrebbero fatto vergognare uno scaricatore di porto, decisi di soprassedere e di passare oltre dicendo la prima cosa che mi veniva in mente, perché sicuramente non poteva essere nulla di peggio.
Sbagliai.
La prima cosa che mi venne in mente fu: -Quello era il mio ex.-
“Mai parlare di un ex quando stai uscendo con un altro” è una regola importante, basilare, primaria e fondamentale nella costruzione di un sereno e duraturo rapporto d’amore, lo sanno anche i sassi, e lo so pure io. Allora, Grande Spirito E Tutti I miei Antenati, perché?
Abraham come al solito rimase calmo, ma si rabbuiò. Forse un osservatore meno attento, meno ossessionato da ogni suo minimo cambiamento nel volto non se ne sarebbe accorto, ma io sì. Fu come se una nuvola avesse coperto il sole. Andai in panico.
-Si vede che ti è ancora molto affezionato-, commentò semplicemente.
A me si bloccò il respiro. Stai a vedere che quel dannato Sam non ha ancora finito di farmi soffrire. Stai a vedere che riesce a mettermi i bastoni tra le ruote proprio adesso. Maledizione, ma proprio oggi doveva venire in spiaggia? Proprio con me doveva fare il fenomeno? Non gli era chiaro che stavo cercando di evitarlo da mesi, quale parte di “viviti la tua vita perfetta e non cercarmi, non guardarmi, non pensarmi neppure” gli era sfuggita?
-Beh, mi sarà affezionato senz’altro. Non che questo conti molto, però-, balbettai. Sentivo il viso caldissimo, dovevo essere arrossita di rabbia. Pure.
-Non avevo capito che foste rimasti amici-.
Merda. L’aveva detto col tono più neutro che avesse, ma la nota discordante che le mie orecchie innamorate colsero stridette come il gesso sulla lavagna. Rimasti amici. Io e Sam. Feci una breve risata, che in verità uscì molto più simile ad un ringhio.
-Non siamo rimasti amici. Non ci tiriamo i coltelli, ma non ci frequentiamo più-.
Dal suo sguardo colsi un orrido messaggio: non ci aveva creduto manco per un istante. Pensai di andare a prendere Sam, legarlo, ucciderlo e mandarlo in busta chiusa a quel vampiro italiano, quello che odiava i lupi mannari, allegato ad un mazzo di fiori.
-Ah, capisco. Ma non ti aveva lasciata per un'altra? O la loro relazione è già finita?-
-Beh, no… l’altra è la ragazza che era con lui, Emily…- ribattei perplessa. C’era qualcosa che non andava: in genere tutti si accorgevano del fatto che Sam ed Emily fossero una coppia. Persino i muri. Lui mi lanciò uno sguardo strano, perplesso a sua volta.
-Ma… il tuo ex non è quel Jacob Black?-
Oh. Mio. Dio. Certo non fui molto carina, ma gli scoppiai a ridere in faccia, biascicando –Jacob Black!- tra un respiro e l’altro.
-No, eh?- mi disse sorridendo quando ebbi finito di ridere, una mano dietro la nuca in quel gesto universale maschile d’imbarazzo.
-Ma no! Jake è esattamente quello che ha detto di essere: uno dei miei più cari amici che voleva vedere cosa facevo oggi perché si sente molto Maschio Alfa e deve avere tutto sotto controllo… il mio ex è Sam, e tra me e lui non c’è più assolutamente niente!-
Era vero: cioè, era vero da circa una settimana a questa parte. Ma perché perdersi in inutili e puntigliosi dettagli? Mi stavo appena rendendo conto che mi ero giustificata con Abraham di qualcosa che non aveva ragione di essere giustificato con uno che conoscevo da una settimana, e che comunque era sembrato infastidirlo. Stavo per chiedergliene la ragione, quando lui mi precedette. Bastardo lui e i suoi quasi vent’anni di esperienza in più.
-Scusa, cos’è esattamente che il tuo amico Maschio Alfa doveva avere sotto controllo, oggi?-
Lì mi sentii come i tizi dei cartoni animati giapponesi, quando venivano colpiti da un gigantesco masso caduto dal cielo che gli si frantumava in testa. I neuroni gripparono e le corde vocali mi si annodarono tra loro.
-Ma no… niente di particolare… così, è un modo di dire…- balbettai pietosamente.
-Senti, ho una proposta-, proruppe Abraham. Lieta del cambio di argomento, mi apprestai fiduciosa al vaglio di essa. Lui fissò il sole che stava rosseggiando sull’acqua e guardò l’orologio.
-Si sta facendo tardi, e certamente tra poco dovrai andare a cena. Io ho guardato le previsioni del tempo su tre siti diversi e incredibilmente sono tutti concordi sul fatto che sabato ci sarà il sole. Posso proporti una giornata di trekking con pranzo al sacco, o devo prima passare da Jacob Black e tutti gli altri tuoi amici?-
M’illuminai d’immenso. Non era scappato a gambe levate dopo tutto ciò, incredibile. Cosa significava? Potevo illudermi che almeno questa volta andasse a finire bene?
Accettai con entusiasmo, assicurandogli che a Jake ci avrei pensato io. Cosa che peraltro feci il giorno dopo, radunando tutti quelli del branco e trasmettendogli in diretta una sfuriata di quelle che non avrebbero dimenticato mai più, comprensiva di promessa di fargliela pagare settanta volte sette. Per farsi perdonare mi offrirono da bere per una settimana intera.







NOTE:Note: gentaglia, ma a voi piace "Frankestein Junior"? Perchè ho notato che, a differenza di "Robin Hood un uomo in calzamaglia" o "Balle spaziali", che a chi più e a chi meno piacciono a tutti, quello c'è chi lo adora e chi non ride per niente. Io sono una di quelli che ridono (tranne nella scena del vecchio cieco, lì riesco a commuovermi XDD)! Non so perchè immagino Sam totalmente privo di senso dell'umorismo. L'ho sempre immaginato così, però. Ho lasciato in originale la battuta sui lupi mannari perchè nella traduzione italiana ("Lupi ululì, castello ululà") il dettaglio del mannaro si perde, ed era quello che invece volevo conservare.
E sempre parlando di film, anche la frase che pensa Leah rivolgendosi ad Emily è presa da un film, che è anche un fumetto, ossia "Sin City": la dice Dwight a Miho nell'episodio "Un'abbuffata di morte".
Infine, la stupidaggine: ma voi da piccoli la cantavate la filastrocca in cui ad un certo punto compariva "l'indiano bello col chiodo nel cervello"? A me faceva morire dal ridere, assieme a quella del "fantasma della zia Gioconda che ripuliva la sua tomba nera e fonda"! Ero una bambina adorabile!

Bene, che dirvi se non GRAZIE?
A tutti, dal primo all'ultimo. Per ogni vostra risata, per ogni vostra lettura, per ogni vostra parola, GRAZIE.
   
 
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