Anime & Manga > BeyBlade
Segui la storia  |       
Autore: Akiko chan    25/06/2011    1 recensioni
Indugiò ancora un attimo, perso in quel mare glauco, assaporando quell’emozione sconosciuta che lei sola sapeva trasmettergli… Un attimo ancora prima di entrare in lei. E fu in quell’attimo che lo percepì per la prima volta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO VIII. TRADIMENTO
 
A discapito dell’atmosfera rilassata e protettiva che aveva trovato in casa Delaney, Kei passò una notte agitata, tormentato da incubi dal vago sapore premonitore, di cui però non fu in grado di coglierne il messaggio funesto. Eppure nonostante il suo girarsi e rigirarsi nel letto, quella persistente sensazione che qualcosa di terribile incombesse su di lui non se ne andava e gli impediva di abbandonarsi al sonno ristoratore.
 
-Sciocco!- si disse balzando a sedere sul letto ed asciugandosi col dorso della mano la fronte imperlata di sudore freddo. Non aveva proprio nulla da temere: il padre di Pat era una persona eccezionale ed avrebbe sistemato tutto nel migliore dei modi. Inoltre non aveva avuto niente da ridere sulla sua relazione con la figlia, certo non aveva neanche manifestato particolare entusiasmo alla notizia, ma questo era normale, un padre faticava sempre ad accettare che la figlia adorata amasse un altro uomo.
 
Si risdraiò imponendosi di respirare a fondo sistemando alla bell’e meglio le coperte di un letto ormai disfatto, ma non vie era proprio nulla da fare. Rassegnato gettò le coperte di lato e si affacciò sbuffando alla finestra. Osservò pensieroso il sole che sorgeva nel cielo, rimase a lungo immobile in quella posizione a guardare il nuovo giorno che pigramente nasceva tingendo il cielo scuro di quei colori indefiniti che gli ricordavano lo sguardo senza confini di Pat.
 
Dopo poco decise di vestirsi. Uscì dalla stanza non appena udì i primi rumori provenire dal pianterreno della grande villa. Scese le scale cercando di ritrovare il salone principale dove avevano cenato la sera precedente. Non appena mise piede nell’ampia stanza dalle pareti decorate di antichi arazzi, una voce alle sue spalle lo fece sobbalzare per la sorpresa.
 
-Ciao Kei…vedo che sei molto mattiniero- lo salutò il signor Delaney con tono affabile avvicinandosi a lui.
 
-Signor Delaney…- Kei ebbe la vaga impressione che il padrone di casa non fosse lì per caso ma che lo attendesse già da tempo, ma era solo una vaga sensazione che sparì in un lampo.
 
-Facciamo colazione nel mio studio? Così chiacchieriamo un po’….ti va?-
 
-Va bene- accondiscese il ragazzo seguendo l’uomo lungo un corridoio sul quale si affacciavano molte stanze.
 
Il senso di disagio che quella mattina proprio non lo voleva abbandonare, continuò a crescere, rendendolo inquieto e nervoso. Il suo infallibile istinto di combattente stava urlando a squarciagola per farsi udire, ma il ragazzo era deciso ad ignorarlo, per la prima volta un sentimento sconosciuto stava prendendo piede nel suo animo: paura, Kei era sconvolto dalla paura e non era neppure in grado di rendersene conto.
 
-Allora mi racconti la tua versione dei fatti?- esordì William Delaney non appena la cameriera appoggiò un vassoio con delle tazze fumanti su un basso tavolino dello studio.
 
-Che vuole sapere?-
 
-Per esempio da quanto tempo frequenti mia figlia-
 
-Quattro mesi- rispose laconicamente Kei sorseggiando il caffé nella speranza di allentare il nodo in gola che non gli dava tregua.
 
-E che progetti avete?-
 
-In che senso?- chiese cautamente.
 
-Sì insomma, hai intenzione di stare qui in America? Non hai amici o parenti che ti aspettano in Giappone?-
 
-Veramente sì…-
 
-E Pat? La lascerai alla fine dell’anno scolastico?-
-Non ci ho ancora pensato ma non ho intenzione di lasciarla, magari Pat potrebbe frequentare l’Università nel mio paese…-
 
-Ma mia figlia vuole studiare legge a New York e laurearsi nella mia stessa Università… Perché quella faccia, non lo sapevi? Pat vuole seguire le mie orme in politica… e come ben capirai io sono molto fiero della sua scelta…-
 
-No non lo sapevo…- balbettò il ragazzo spiazzato dalla notizia.
 
Quattro mesi! Quattro mesi di amore totale, infinito, completo. Ore intere passate a parlare di niente, a fare l’amore sino allo sfinimento, a lanciare i bey…Giorni trascorsi insieme uno dentro l’altro…e lui non sapeva niente di quello che Pat pensava, voleva, desiderava, sognava…No maledizione, non lo sapeva che lei volesse studiare legge, non lo aveva neppure mai immaginato, non lo aveva neanche mai chiesto…E lei? Che ne sapeva lei di lui? Molto a dire il vero…sapeva di Takao, di Rei e di Max… sapeva della Russia, conosceva Dranzen e la sua mossa segreta…un blaider non doveva per nessun motivo al mondo svelare il segreto del suo bey…lo sapeva eccome, era la regola numero uno di un campione, regola che lui aveva violato…nessun principio, nessun buonsenso di fronte a lei! E solo ora si rendeva conto che lei aveva preso senza dare…neppure una volta le aveva detto che cosa sognava per il suo futuro…un futuro di cui lui probabilmente non faceva parte…
 
-Ma comunque il problema non si pone…Pat non finirà il college…e la sua ammissione all’università è compromessa…-
 
Kei alzò di scatto la testa e fissò con occhi sbarrati il signor Delaney -Cosa vuole dire?!- chiese interrompendo i suoi dolorosi pensieri.
 
Ma cosa diavolo stava succedendo? Cos’era quel malessere strisciante che gli stava confondendo le idee? Perché quel senso di vuoto alla testa? Chi era la donna che amava? Quale era il segreto dello sconfinato potere che percepiva avere su di lui?
 
-Il preside é disposto a dimenticare l’increscioso accaduto a patto che tu venga espulso. Capirai bene che io mi sono strenuamente opposto a questo ricatto, ho perorato la tua causa, ma non c’è stato niente da fare, è stato irremovibile. O tu te ne vai o espellerà sia te che Pat. Non so cosa fare figliolo…mi sono reso conto del forte legame che vi unisce e non me la sento di decidere per voi…-
 
-Ma lei non può intervenire…insomma far ragionare il preside…-
 
-Non sono onnipotente, purtroppo ho anche io i miei limiti ed il preside Fitzer non ha voluto sentire ragioni, credimi ho fatto e detto tutto ciò che era in mio potere-
 
-Ma io credevo….-
 
-Parlatene tra di voi…anche se conosco mia figlia…Pat è una ragazza così sentimentale…manderà a monte tutto pur di non farti un torto a costo di pentirsene per il resto della vita- concluse sospirando William Delaney lanciando un’occhiata desolata a Kei. In realtà il cuore dell’uomo schiumava di gioia, il suo sesto senso aveva già percepito il cedimento nella volontà del ragazzo.
 
-Che vuole dire?- chiese infatti Kei con un tono spaventato.
 
-Che sceglierà te, ma poi quando si renderà conto a che cosa ha rinunciato comincerà a portare del rancore e forse ad odiarti…-
 
-Odiarmi?- Kei sbiancò alla sola idea e William Delaney sorrise tra sé e sé sapendo di avere la vittoria in tasca.
-Sì magari non volontariamente ma sarebbe così…dimmi Kei tu non te la senti di fare un sacrificio per lei?-
 
-Io…che dovrei fare, tornare in Giappone?- chiese ed immediatamente un sentimento contrastante esplose dentro di lui. Il panico che gli attanagliava lo stomaco lo stordiva, non era abituato a combattere con l’ignoto… soprattutto se non riusciva a dare una ragione a quello che gli stava accadendo. Non era solo la paura di perderla, non era neppure la paura di farle del male, era….era la consapevolezza del potere immane che Pat aveva su di lui, un potere ancestrale che andava al di là del sentimento che lo legava indissolubilmente a lei.E poi, inutile negarlo, era terrorizzato da quell’amore sconfinato che lo dominava facendolo sentire un molle burattino mosso da fili invisibili…non era pronto per amare così, non era ancora preparato a dare tutto se stesso ad un altro essere umano.Una via di fuga gli veniva offerta eppure non aveva neanche il fegato di imboccarla. Lasciarla? Abbandonare quell’oasi di felicità? Quella serena pace di sconfinata gioia? A volte anche ad essere vigliacchi ci vuole coraggio.
 
-Sì ed in fretta perché lì ci sono delle persone che hanno bisogno urgente di te…- il senatore Delaney giocò con maestria l’asso nella manica che aveva riservato per il gran finale. La mossa fu ovviamente pianificata nei minimi dettagli, non c’era nulla da dire, era veramente un abile politico.
 
-Che vuole dire?- chiese frastornato Kei, ormai la testa gli pulsava sino afargli male e i pensieri non si legavano più l’un l’altro.
 
-Tieni figliolo- disse porgendogli con studiata solennità un foglio di carta -Scusa se non te l’ho dato prima ma ieri sera mi sembravate già abbastanza provati e non volevo aggiungere altra tensione. Spero di non aver sbagliato-
 
Kei afferrò il telegramma con mano ferma nonostante l’agitazione che lo attraversava ad ondate irregolari.
Kei abbiamo bisogno di te.
Dei blaider incappucciati vogliono rubarci i bit power.
Stai in guardia amico. Raggiungici quanto prima.
Siamo una squadra, ricordalo.
Takao
 
-Se ho sbagliato a dartelo solo ora, ti chiedo scusa figliolo-
 
-No ma…-
 
-So di chiederti molto ma convieni con me che è la soluzione più giusta da prendere. Vedrai che Pat capirà che lo hai fatto per lei e magari sarà lei a cercarti. A mente fredda ragionerete con calma e vedrai che se veramente sei tu ciò che vuole, ti cercherà… ti chiedo figliolo di lasciare che sia lei a decidere, io ho fiducia in mia figlia e sono certo che saprà prendere la decisione giusta…sei d’accordo con me vero?- disse suadente poggiando entrambe le mani sulle spalle rigide del ragazzo.
 
-Sì-  borbottò Kei a capo chino e con un fil di voce aggiunse -Prendo le mie cose e vado all’aeroporto-
 
-Avverto l’autista- concluse William Delaney con calma mentre un lampo di esultante trionfo gli attraversava veloce gli occhi. Se solo Kei avesse avuto la forza ed il coraggio di guardarlo negli occhi avrebbe capito molte cose…ma quegli occhi, così simili a quelli di Pat, erano molto più di quello che lui poteva sopportare in quel momento e il capo del ragazzo rimase rigido e chino a fissare il pavimento.
 
Neache un quarto d’ora dopo i due uomini erano ai piedi della scalinata esterna -Ecco questo è il mio indirizzo, un numero di telefono dove rintracciarmi e due righe per Pat, gliele farà avere?- chiese Kei consegnando al signor Delaney una busta bianca sigillata.
-Certo figliolo hai la mia parola d’onore. Stai facendo la cosa giusta e io ti ammiro molto-
 
Kei guardò l’uomo in faccia e pensò che avrebbe fatto qualsiasi cosa per non deludere lui e la magnifica figlia che aveva. Pat avrebbe deciso autonomamente della sua vita e se lo amava lo avrebbe chiamato e lui sarebbe corso, in qualsiasi momento …
 
Salì in fretta nella vettura che attendeva già in moto e in un istante l’auto sparì oltre la curva.
 
-Ciao papà…mamma…. Kei sta ancora dormendo?- chiese Pat allegramente entrando in soggiorno dove i genitori stavano terminando silenziosamente  la colazione. Lo sguardo sfuggente della madre e quello addolorato del padre, spensero il sorriso dal volto della ragazza -Papà? Cosa sono quelle facce? Dov’è Kei?-
 
-Se ne andato cara…mi dispiace-
 
-Che vuol dire “se n’è andato”? Dove?-
 
-Ha deciso di tornare in Giappone… è stato terribilmente imbarazzante. Mi ha svegliato stamattina all’alba… era fuori di sé, imprecava inferocito dicendo che odiava questo paese, che voleva tornarsene a casa sua, che potevamo andare tutti al diav…-
 
-No- urlò Pat fuori di sé cercando di dominare il senso di vertigine che la colse.
 
-Cara non prenderla così…- intervenne la madre tentando di abbracciarla ma la ragazza la respinse facendo un balzo indietro –No, non è vero! A che ora è partito?-
-Circa due ore fa… Patience ferma! Dove vai?!!? Non farai mai in tempo a raggiungerlo- le urlò il padre mentre la ragazza correva lungo il corridoio che portava all’uscita senza che lui avesse il tempo di bloccarla.
 
Attraversò in un lampo il viale di accesso della villa. In strada fermò al volo un taxi e gli ordinò di correre all’aeroporto.
 
L’hostess addetta alla biglietteria guardò perplessa la ragazza dai lunghi capelli scarmigliati che ansante e sconvolta le chiedeva con l’ultimo fiato rimastole a  che ora partiva l’aereo per Tokyo.
 
-È partito mezz’ora fa…- replicò la donna cercando di tranquillizzare la giovane fanciulla.
 
-A che ora è il prossimo?-
 
-Tra tre ore signorina…ma è sicura di star bene? Le chiamo un dottore?-
 
-Un biglietto per favore-
 
-Mi ascolti è meglio se si siede un attimo…-
 
-Un biglietto…si sbrighi!- urlò furiosa Pat.
 
-So…sola andata?- chiese l’hostess scuotendo la testa rassegnata.
 
-Sì-
 
-Pat fermati cosa vuoi fare?- una voce calda e profonda scosse la ragazza che come trapassata da una scossa elettrica tremò convulsamente dalla testa ai piedi.
 
-Papà ….papà….io lo devo raggiungere…io non posso perderlo…lui…-
 
-Bambina mia no…. ti ha lasciato…devi accettare la realtà… non puoi umiliarti così-
-Ma che ti ha detto?-
 
-Patience…sapessi quanto mi costa dirtelo…ma lo farò per il tuo bene amore mio… mi ha detto che non ti voleva veramente bene e che desiderava solo tornare in Giappone, che tu e questo Paese non gli appartenete…-
 
-Oh papà- furono le ultime parole della ragazza prima di crollare in disperati singhiozzi tra le braccia del padre. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: Akiko chan