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Autore: Ixia    27/06/2011    6 recensioni
Qualsiasi giorno puo’ essere IL giorno. Quello in cui cambia tutto, quello in cui la vita prende e non torna mai piu’ la stessa. Il giorno in cui tocca partire, per conquistarsi il futuro.
Qui si parla di quel giorno, e di una ragazza; di un genio pigro dal cuore ormai arido; di un nemico assetato di vendetta e chissa’, forse di tanto altro. Di una Konhoa che firma lo sfondo come la discesa di una stella cadente che, chissa’ perche’, sale verso il cielo.
Questa e’ la nostra storia.
Genere: Avventura, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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Dai Shikamaru, ammettilo… Lo sai come finira’.
Le farai del male, la lascerai sola.
Si stufera’ del tuo perpetuo egoismo, della tua continua inerzia…
E scappera’.
Proprio come ha fatto sua madre.
Sei un’idiota Shikamaru… Non sei mai riuscito a proteggere niente.
Sei un fallito, e lascerai anche questa volta che tua figlia muoia.
A causa tua.
 
 
Il Nara lancio’ un ringhio feroce, correndo alla massima velocita’ verso la figura ghignante davanti a lui.
Il kunai ben stretto fra le mani, l’espressione furente di chi ormai è accecato dai propri sentimenti.
Shikamaru Nara era ufficialmente caduto nella trappola del nemico. Aveva lasciato che i suoi pensieri venissero affogati dall’odio, regalando al suo avversario la piu’ grande delle occasioni.
Ma cosa avrebbe potuto fare? C’erano troppi ricordi rinchiusi dentro di lui.
Troppi rimpianti, troppe amarezze, che gli avevano corroso il fondo del cuore come acido.
Aveva sempre tenuto tutto racchiuso dentro di sé. Non era mai stato un problema, aveva sempre retto benissimo quel peso.
Asuma, Ino, Sasuke, la guerra…
Li aveva sempre gelosamente custoditi dentro il suo cuore, per salvarsi dall’imbarazzo delle parole.
Lui era un Nara. Non avrebbe mai potuto confidarsi con nessuno dei suoi problemi.
In fondo aveva un cervello superiore. In tutto quel caos di neuroni e dentriti, ci sarebbe sicuramente stato un cantuccio dove nascondere i brutti pensieri.
Bastava riporli là in fondo, non pensarci e sperare che non si facessero piu’ sentire… Che piano piano evaporassero.
Stupido, stupido Shikamaru, pensavi davvero fosse cosi’ facile?
I rimpianti sono come la ruggine. Se non la togli al piu’ presto, ti mangerà vivo.
E mentre il suo meraviglioso cervello era rimasto inattaccato, inviolabile, il suo cuore pezzo per pezzo era stato corroso.
C’era troppo da nascondere in quel cassetto chiuso. La serratura era malmessa, lui lo sapeva, ma aveva continuato a nascondervi le cose, senza redersi conto che prima o poi avrebbe ceduto. Non se ne era mai curato…
In fondo, aveva sempre retto. Almeno fino a quel momento.
Hidan era stato bravo. Maledettamente bravo.
Lo aveva costretto a condurlo davanti al suo cassetto segreto, a mostrargli la parte piu’ delicata e fragile di se’.
Lo aveva ingannato, lasciandogli la sicurezza di essere al sicuro, mentre in realta’ continuava a colpirlo con le sue parole.
Aveva fatto di tutto per risvegliare i rimpianti dormienti…
Che alla fine erano esplosi.
Niente da fare, la serratura era troppo vecchia e il suo cuore troppo stanco.
L’odio di una vita gli si era riversato addosso, correndo nelle sue vene come acido.
Non era valso a nulla il temibile cervello, l’intelletto straordinario, la mente da genio.
Shikamaru era diventato un pupazzo d’odio mosso dai ricordi.
Troppo, troppo facile.,penso’ Hidan vedendo il ninja di Konhoa corrergli addosso con gli occhi in fiamme.
Un uomo razionale non è capace di controllare un così vasto mondo di rimpianti.
E lui, ormai lo aveva in pugno.
 

-Tora! Tora! Stai bene?-
Nessuna risposta.
-Tora ti prego rispondimi!-
Un mugugno soffocato provenì dal corpo del ragazzo sdraiato a terra fra la polvere.
Rotolo’ lentamente su un fianco, con il corpo ancora dolorante per la botta, sentendo il cervello esplodere.
Socchiuse gli occhi, avvertendo in bocca il gusto ferroso del sangue.
Davanti a lui il riflesso luminoso del capelli di Ise lo acceco’ per alcuni secondi.
-Ise?- chiamo’, senza riuscire a mettere bene a fuoco.
Il cristallino si contrasse, permettendogli di acquistare maggiore nitidezza all’immagine.
Si, era proprio lei.
Sporca, ferita, esausta… Ma era lei.
Un’improvvisa ondata di sollievo lo avvolse, accompagnata da un sorriso tirato. Molto piu’ smorfia che sorriso.
-Si Tora, sono io. Dimmi, stai bene?- nella sua voce si leggeva un velo di angoscia, ed il ragazzo avverti’ le dita affusolate della piccola Yamanaka sfiorargli lo zigomo contuso. Sorrise.
-Tutto ok. Il mostro?- mormoro’, venendo investito da un torrente di immagini che lo ritraevano a trafiggere un mostro dagli occhi cerulei.
La ragazza fece un lieve cenno di assenso con il capo, socchiudendo gli occhi per un secondo.
Sospiro’, anche lei al limite.
-E’ andato. Ce l’abbiamo fatta.-
Ci fu un lungo attimo di silenzio, poi Tora si trasse a sedere.
Sul suo viso spiccava un sorriso luminoso.
-Vedi, te l’avevo detto che ce l’avremmo fatta.-
Lei gli restituì il sorriso, con un’espressione grata. Si stupì di quanta gioia in quel momento potesse dargli l’espressione sicura e strafottente del suo amico.
Era come avere un vulcano dentro... Una fiammella sempre accesa a riscaldarla.
Ise annuì, ancora immersa in quel tepore.
-Si, ce l’abbiamo fatta.-
Si alzò lentamente, scrollandosi la terra dai pantaloni blu mare. I suoi muscoli urlarono per il dolore, mentre le articolazioni scricchiolarono con un che di sinistro.
Hmmm… No, quello non era un buon segno.
Porse la mano a Tora, che nel mentre stava tentando di alzarsi.
Un dolore lancinante lo colpi’ quando, mettendosi in piedi, poggio’ la gamba sinistra al suolo.
Oh cavolo. Sembrava rotta.
-Dannazione, la gamba…- biascico’, stringendo i denti.
Ise si accovaccio’, tastando con dita quasi impercettibili la tibia del compagno.
Quando sfioro’ un punto preciso, il ragazzo gemette.
-Questo non ci voleva…- mormoro’ la ragazza, alzando lo sguardo verso il compagno. –Hai una frattura.-
Tora spalanco’ gli occhi, bestemmiando contro il cielo.
Chiunque li stesse guardando in quel momento doveva avere proprio un pessimo senso dell’umorismo.
-Rimani qui, non ti muovere.- gli intimo’ la giovane Jounin, con la faccia improvvisamente seria.
-Assolutamente no! Tu dove vai?- gli chiese l’altro, afferrandola per un braccio.
Lei gli rivolse uno sguardo cupo. –Ad aiutare mio padre.-
Tora strinse di più la presa, ancora più allarmato. –Dove vorresti andare?! Non ti ricordi il piano? Dobbiamo creare il sigillo!-
Lei scosse il capo, tentando di liberarsi dalla presa ferrea del ragazzo. –Il piano e’ fallito. Tu non hai piu’ chakra, Noburo sta morendo. Non so nemmeno se Sakura e Sasuke stanno ancora combattendo contro quel mostro. Shika potrebbe essere morto… ed io ho un terribile presentimento. Devo andare.-
Il suo tono era stato freddo, quasi perentorio. Dentro la ragazza si agitavano sentimenti contrastanti, mentre l’angoscia per il padre la stava soffocando.
Tora lo capi’, e goffamente mosse alcuni passi verso la ragazza.
Avvicinò il viso al suo, incatenando gli occhi celesti della biondina.
-Ise, ti prego, non fare sciocchezze. Ragiona.- mormorò, quasi supplicandola.
Gli occhi di Ise tremarono, mentre l’ombra scura che gravava al loro interno piano si incrinò.
-Non puoi farcela da sola: Hidan e’ immortale. Noi abbiamo bisogno di quel sigillo, tuo padre ne ha bisogno. Io posso farcela, ed anche Noburo. Ti prego Ise, ascoltami. Se ora andrai da tuo padre morirai sicuramente.-
Le strinse forte il braccio, pronunciando il suo nome con disperazione.
Non poteva lasciarla andare.
La ragazza chino’ il capo, lasciando che i crini biondi le nascondessero il volto.
Espiro’ lentamente, tentando di non far tremare il respiro.
Lei doveva salvare suo padre. Anche a costo della vita.
-Lui è in pericolo… Me lo sento.-
-E allora lo aiuteremo. Ma lo faremo concretamente, come abbiamo deciso.- la sua voce era un misto di dolcezza e di preoccupazione, che sgretolo’ tutti i suoi propositi –Attiveremo il sigillo… E salveremo Shikamaru-sensei.-
Ise alzò lo sguardo, in cerca di conferme. Lui sorrise.
-È una promessa.-
 
 
 
Poco distante da li’, nel bel mezzo della vegetazione, Itachi Uchiha raccoglieva gli ultimi insegnamenti di un Noburo morente.
-Allora, capito ragazzino? Il chakra del fuoco. Sei un Uchiha, dovresti saperlo usare.-
Il bambino annui’ vigoroso, senza pero’ perdere il suo cipiglio vigile. –Si, so usare il katon.-
L’ANBU fece una smorfia, stringendo con la mano la stoffa scura dei pantaloni. Gemette ancora, respirando affannosamente.
Itachi, invece, non riusci’ a non voltare il capo da un’altra parte. Deglutì a forza, preso improvvisamente da una tremenda voglia di piangere.
Quella era la prima persona nella sua vita che vedeva morire.
-Ok ragazzino, un’ultima cosa..- aggiunse affannosamente l’uomo mascherato, frugando con le forze rimanenti dentro una piccola borsa che teneva attaccata al fianco. Ne estrasse qualcosa, e lo porse al piccolo Uchiha.
Il bamino lo prese, osservandolo senza scomporsi.
Che strano… Era un cristallo.
-E’ un prisma di “ambra cangiante”. È una resina trasparente che si solidifica in cristalli di quel tipo. Viene dal paese delle nebbie… Serve per concentrare ed amplificare il chakra. Quando dovrai attivare il sigillo…- l’ANBU fece una pausa, prendendo fiato. –Stringilo forte e cerca di incanalare il tuo chakra là dentro.-
Il bambino annuì, serrando forte le dita intorno al cristallo trasparente.
L’ANBU gettò la testa all’indietro, colpendo il tronco alle sue spalle con un tonfo leggero.
-Bene, io qui ho finito. Ehi, moccioso, dì alla tua amichetta nascosta di attivare il suo Byakugan… Vi servirà.-
Itachi sgrano’ gli occhi, Noburo ridacchiò.
-Sei un ragazzino simpatico… Penso mi saresti piaciuto.- il suo respiro si fece sempre piu’ debole, il suo corpo sempre piu’ abbandonato.
-S-senti…- mormorò, indirizzandosi al bambino. –Non e’ che mi potresti togliere questa maschera? F-fa così caldo qua dentro…-
Un'altra risatina, sempre piu’ spenta.
Itachi si avvicinò, ed in silenzio gli sfilò la maschera da gatto via dal viso, lasciandolo libero.
L’uomo alzò gli occhi stanchi, e li rivolse verso il manto di foglie verdi che gli impediva l’accesso al cielo.
-Grazie…- sussurrò, socchiudendo le palpebre. Alzò la mano, portandosela dietro alla schiena. Le dita si strinsero attorno al metallo freddo, per poi muoversi in quel gesto abituale che aveva ripetuto infinite volte.
Prese la spada, la strinse ancora una volta in mano. Poi la allungo’ verso Itachi, che lo osservava con gli occhi lucidi.
-P-prendi ragazzino. Stai attento.-
Il bambino prese la katana, l’uomo sorrise strafottente per l’ultima volta.
Poi i suoi occhi divennero vitrei, il suo braccio cadde senza vita sull’erba macchiata.
Itachi rimase immobile, in ginocchio, in una pozza di sangue. Stringendo quella katana come se fosse stata il centro del mondo.
Abbasso’ il capo, mordendosi il labbro.
Singhiozzò. Si, poteva farlo.
In fondo era ancora un bambino.
 
 
-Maledetto!- grido’ il Nara riversando una scarica di colpi verso il nemico senza riuscire a sfiorarlo.
Ormai Shikamaru non faceva nemmeno più attenzione a non essere ferito.
Non gli importava nulla.
Voleva solo vendetta.
-Bravo Nara, continua! Sfoga la tua rabbia contro di me!- gridò Hidan, al culmine dell’eccitazione. –Fai vedere a Jashin di cosa sei capace!-
Il nukenin dai capelli bianchi si mosse leggermente, schivando con movimenti impercettibili i colpi del jounin.
Quella situazione per lui era meglio di un gioco. Lasciava che il ninja avversario sfogasse tutta la sua rabbia su di lui, che perdesse totalmente il senno.
Era sublime vedere come un così potente avversario potesse perdersi a causa delle sue emozioni.
Lo vedeva ardere di rabbia, consumarsi con una violenza tale da sembrare un fiammifero.
Che meravigliosa sensazione la vendetta…
Spinse indietro il jounin di Konhoa, facendolo crollare a terra in mezzo alla polvere.
Sul suo viso si dipinse un’espressione estatica.
Jashin-sama non si sarebbe arrabbiato se avesse giocato un po’ con la sua vittima prima di sacrificarla. In fondo, erano ventidue anni che sognava di farlo.
-Ehi fallito!- lo chiamò, mentre quello si rialzava da terra sanguinando copioso dal sopracciglio -Cosa direbbe il tuo caro maestro se gli raccontassimo che uomo sei diventato?-
Il Nara si bloccò, atterrito. Barcollò un po’, digrignado i denti.
Non rispose, scagliandosi nuovamente verso di lui.
Hidan parò il suo fendente senza problemi, allontanandolo con un calcio sullo sterno.
-Oh dai, parliamo un po’! Dimmi, Asuma sarebbe fiero di te?-
Un ringhio esplose dal petto del Nara.
Hidan sorrise.
Ah, che dolce vendetta.
 


-Tora, sei sicuro di farcela?- disse la bionda, adagiando il corpo del ragazzo al suolo.
Erano arrivati alla postazione del ninja del vento, ma Ise non era ancora totalmente convinta che quello fosse il piano migliore.
Il ragazzo però annuì risoluto, lanciandole uno sguardo di monito.
-Ise vai. Ma mi raccomando, segui il piano.-
Lei si morse il labbro, combattuta.
Avrebbe di gran lunga preferito raggiungere suo padre e aiutarlo a combattere contro quel mostro, ma Tora in realtà non aveva tutti i torti. Hidan era immortale, e loro erano esausti. Nemmeno se lo avessero attaccato tutti insieme sarebbero riusciti ad avere la meglio su di lui.
L’unica possibilità era quella di attivare il sigillo… Sperando che Noburo e suo padre fossero ancora vivi.
Guardò il ragazzo seduto a terra estrarre il cristallo dalla borsa. Era ridotto uno schifo, graffiato ovunque e con la gamba rotta, ma non aveva ancora perso la sua incredibile forza di volontà.
La ragazza sospirò, passandosi una mano sul viso stanco.
Ritrasse le dita macchiate di sangue rappreso, mentre sentiva calare sul suo corpo una stanchezza millenaria.
Ma non avevano ancora finito.
La ragazza mosse un passo, avvicinandosi all’amico seduto a terra.
Si chinò su di lui, gli depose un rapido bacio sui capelli, e poi si allontanò, correndo a perdifiato.
Tora strinse forte il cristallo fra le mani, guardando lo scintillio dorato disperdersi fra le fronde degli alberi.
L’ultimo atto stava per cominciare…
Che quel qualcuno là sopra gliela mandasse buona.
 

Papà, sto arrivando. Ti prego, resisti.
 

La battaglia fra Hidan e Shikamaru continuava, e il Nara stava incassando colpi su colpi.
L’immortale continuava a ferirlo, sia a pugni che a parole, godendo dell’odio e del dolore del suo avversario.
Sapeva di avercelo in pugno. Ne era sicuro.
Attendeva solamente il momento giusto per finirlo.
 

Ise arrivò trafelata alla sua postazione.
Dentro di lei le parole di suo padre continuavano a risuonare come un mantra, mentre i suoi gesti via via diventavano più frenetici.
Sapeva di non avere molto tempo.
Salì sulla grossa roccia che le stava di fronte, richiamando tutto il suo ultimo chakra a raccolta.
Lo focalizzò dentro il cristallo, rovesciandolo al suo interno con la potenza di una cascata.
Una colonna di luce blu si innalzò verso il cielo.
Il rituale aveva inizio.
 

-Dai Shikamaru, lo sai come finirà.Le farai del male, la lascerai sola. Si stufera’ del tuo perpetuo egoismo, della tua continua inerzia…
E scappera’. Proprio come ha fatto sua madre. Sei un’idiota Shikamaru… Non sei mai riuscito a proteggere niente. Sei un fallito, e lascerai anche questa volta che tua figlia muoia. A causa tua.-
Gli occhi di Shikamaru si erano allargati, il suo respiro spezzato.
Il suo corpo aveva deciso di arrestarsi, mentre una familiare ondata di disgusto prendeva possesso dei suoi pensieri.
Hidan davanti a lui sorrideva compiaciuto, con l’espressione del vincitore.
-Lo so che lo pensi anche tu… Non fare il finto tonto. Tu lo sai che ti abbandonerà… Anzi, forse l’ha già fatto.-
Tutto quello che seguì fu pura rabbia, odio incontrastabile.
Shikamaru non era mai stato un uomo avventato.
Mai.
Nemmeno quando il suo maestro era stato trucidato davanti ai suoi occhi.
Nemmeno quando il suo villaggio era stato spazzato via in un battito di ciglia.
Si era sempre tenuto tutto dentro.
Ma quel giorno, esplose.
Prese la rincorsa, con il kunai in mano, senza più speranze.
Senza nessun interesse di vivere o morire, con il solo desiderio di uccidere.
Si scagliò contro il nemico con foga, urlando come una bestia ferita.
Ma la fortuna non è la virtù dei folli.
Il corpo di Shikamaru venne trafitto da parte a parte dall’arma del nemico.
Il Nara vide il suo sangue gocciolare per terra, poi un’immensa luce blu rischiarò il cielo.
Il sorriso di Hidan divenne una risata sguaiata, mentre i due avversari rimanevano avvolti in quell’abbraccio mortale.
Il Nara portò gli occhi su quella colonna di luce... e poi, stranamente, sorrise.
Ise-chan... Grazie.
 

Si dice che ci sia un vecchio detto che tramanda:
Nulla meglio di un figlio può sanare la pazzia dei genitori.
Beh, non si sa chi l’abbia scritto o da dove provenisse, ma sicuramente deve essere stato un grande saggio.
Perché quel giorno, quando Shikamaru vide innalzarsi nel cielo quell’immenso raggio di luce, qualcosa dentro di lui cambiò.
Il suo occhi persero il fuoco dell’odio, la rabbia scemò,  la nebbia nella sua mente si dissolse.
Tornò ad essere Shikamaru Nara grazie a sua figlia.
E fu per questo che si allontanò di scatto dal nemico, sfilandosi l’arma dalla spalla con veemenza.
E Hidan spalancò gli occhi esterrefatto quando si accorse, di nuovo, di non essere più il padrone del proprio corpo.
-Ehi fallito, cosa pensi di fare? Non hai capito che ho già vinto?-
Il Nara non rispose.
Si limitò ad osservare altre due colonne di luce accendersi alle sue spalle, una verde ed una bianca. E a sorridere.
Gettò l’arma di Hidan a terra, mentre nei suoi occhi ritornava la fiducia.
-No Hidan, sei tu che non hai capito… La battaglia è appena cominciata.-
 
 
A quattro chilometri di distanza, accanto ad un gigantesco albero secolare due bambini combattevano la loro battaglia.
Il piccolo Itachi osservava la colonna di luce azzurra ergersi nel cielo, mentre la paura cominciava a farsi spazio nel suo cuore.
-Uzu…- sussurrò il bambino. La sua amica si voltò, preoccupata da quel tono.
-Si Uchi?-
-Accendi il Byakugan. E mi raccomando, stai attenta.-
La bambina non ebbe tempo di rispondere che il ragazzino chiuse gli occhi.
Concentrò ogni fibra del suo corpo alla ricerca di chakra e poi, quando lo ebbe trovato, lo trasformò in fiamme.
Cercò la rabbia dentro di sé, per alimentare quel fuoco che gli bruciava dentro.
Pensò al viso stanco di Noburo, alla katana che ora era fissata sulle sue spalle.
Pensò alla sua mamma e al suo papà che combattevano contro mostri di sabbia, al viso di Ise segnato dai graffi.
Pensò a Kushina, che nascondeva le lacrime per fargli forza.
E la sentì, quella fiamma, ardergli dentro.
La alimentò con tutte le sue forze, la tenne per un attimo ancora nel petto fino a quando non fu più in grado di controllarla.
Poi la scagliò contro il cristallo con la potenza di un’eruzione vulcanica.
Attorno a lui una colonna di luce rossa si innalzò su verso il cielo con una potenza devastante.
Il bambino si spaventò di quella reazione fulminea, e per un attimo perse il contatto.
La luce sembrò affievolirsi, tremò come la fiamma di una candela.
Il bambino strinse i denti, concentrando ogni sua minima scintilla dentro quell’oggettino che teneva in mano.
La luce si riaccese, Itachi aprì gli occhi.
Le sue iridi erano rosse come il fuoco, e ardevano di fiamma.
Kushina spalancò la bocca, sbalordita.
Itachi aveva finalmente acceso la luce dello sharingan.
 

Una luce azzurra, poi bianca, poi verde, poi grigia ed infine rossa.
Acqua, fulmine, terra, vento e fuoco.
Le cinque colonne si unirono nel cielo, andando a creare una cupola proprio sopra la testa dei due ultimi avversari.
Il viso di Hidan perse colore, mentre quello di Shikamaru mantenne la sua espressione impassibile.
Nonostante la chiazza di sangue ai suoi piedi si stesse allargando a vista d’occhio, il suo viso rimaneva calmo.
Pieno di sicurezza.
-Ma questo… questo…- mormorò Hidan, con gli occhi rivolti verso il cielo.
-Si, è esattamente quello che pensi.- mormorò il Nara, muovendo qualche passo verso il suo avversario. –È la tua fine.-
La cupola di luce si strinse sempre di più, fino a formare un unico fascio di luce bianca.
I due avversari si osservarono, agli opposti.
Orrore contro calma.
Disperazione contro fiducia.
-No, non puoi! Jashin ti punirà! Il mio Dio ti distruggerà, non potrai nulla contro di lui!-
Shikamaru sciolse il controllo dell’ombra, mentre l’immenso fascio bianco investiva il corpo del suo nemico.
Un’immagine lattiginosa venne brutalmente strappata fuori dal suo involucro, e lo spirito di Hidan apparve davanti ai suoi occhi.
-Tu, lurido bastardo!- gli gridò contro quell’immagine, ancora intrappolata nella morsa del sigillo. –Io ti ucciderò. Puoi strapparmi dal mio corpo, puoi sotterrarmi, sigillarmi ma io te la farò pagare. Ucciderò tua figlia in nome del Dio Jashin in un modo così atroce che mi supplicherà di morire!-
Shikamaru si avvicinò a Hidan con espressione imperturbabile. Nella sua mano brillava una spada incorporea.
-Cosa vuoi fare? Non mi puoi uccidere! Jashin è con me! Il mio Dio ti punirà!-
Il Nara si portò ad un centrimetro dal viso di Hidan. I suoi occhi erano freddi come l’inverno.
-Anni fa ti dissi che non mi importava nulla del tuo Dio. E sai, non è cambiato nulla.- il Nara alzò il braccio con la spada, pronto sferrare il colpo.
-Io sono il tuo Dio. E non ti lascerò mai toccare mia figlia.-
E lo trafisse.
Senza foga, senza rabbia.
Ma con quella precisione calcolatrice che anni fa gli aveva illuminato gli occhi guardandolo affondare nella terra.
Hidan spalancò la bocca in un muto grido, l’ultimo della sua vita.
Se fosse stato una bestemmia o una preghiera, nessuno lo seppe mai.
Perché in quell’istante una colossale onda d’urto esplose del suo corpo, suggellando la fine dell’immortale.
Shikamaru crollò a terra, in una pozza di sangue.
Le cinque luci si spensero, e Konhoa venne spazzata da un’esplosione colossale.
Ma fu solo un istante, un battito d’ali.
Poi, fu solo pace.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ixia’s_______________
Ehm, non so proprio che dire.
Un po’ mi dispiace, visto che la mia storia finisce qui.
Spero di non aver deluso nessuno, di aver dato a questa avventura una fine soddisfacente. Ma per questo mi servirete voi… E le vostre recensioni.
Non temete, ancora non vi siete liberati di me. La battaglia è finita, ma ci sono ancora un paio di dettagli che voglio sottolineare. Quindi ci vediamo giovedì sera con l’ultimo capitolo, l’epilogo. (Che non ho ancora finito, ma provvederò.)
Vi faccio un piccolo spoiler, dicendovi che nel prossimo capitolo sarà presente un “ospite speciale”! Beh.. A voi le ipotesi! :D
Lascerò lo spazio dei ringraziamenti per il prossimo capitolo, quindi per ora vi abbraccio e basta…
A giovedì
 
Ixia
   
 
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