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Autore: Dragana    30/06/2011    13 recensioni
Presente Leah?
Sì, quella che, una volta chiuso Breaking Dawn, tutti si sono chiesti "Ma... e Leah?".
Ecco, poniamo che dopo quattro libri di sfighe ininterrotte finalmente cominci ad andarle tutto bene. Regaliamole un lieto fine. Se solo smettesse di polemizzare su ogni cosa...
Storia in cui non succede nulla, a parte un lungo lieto fine.
Genere: Comico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leah Clearweater, Nuovo personaggio, Quileute, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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CAPITOLO 4
Un capitolo davvero bellissimo

Avendo trascorso tutta la giornata di venerdì a cazziare i miei compagni di branco il sabato arrivò velocemente e senza troppe ansie da parte mia (sfogarsi sugli amici aiuta parecchio in casi di questo genere). Come avevano promesso i tre diversi siti il tempo era splendido, e come avevano solennemente promesso i quattro Lupi In Fabula non ci sarebbe stata ombra di creature sovrannaturali intorno a noi, quel giorno.
La mattina trascorse meravigliosa senza niente da segnalare, se si eccettua l’euforia che provavo di fianco ad Abraham; la cosa strana dell’amore è che l’hanno provato praticamente tutti, ma ognuno crede di essere L’Unico E Solo A Vivere Sentimenti Così Forti. E ricordiamo inoltre che in realtà Pedro non è tuo padre, è tuo figlio, e Brooke ancora una volta si è scoperta innamorata di Ridge. Incredibile quanto facciano ridere i sentimenti, se li si osserva da vicino.
Chiacchierammo e ridemmo tanto e chiacchierammo ancora, poi quando il sole fu a picco ci trovammo una radura comoda e ci sedemmo sul grande telo che avevo portato a mangiare i nostri panini. Era una cosa così normale stare serenamente al sole con una persona accanto, scalza a mangiare un hamburger gigante, senza lupi, vampiri o Sam in mezzo ai miei pensieri, che mi veniva quasi da piangere. Decisi di vivere questa situazione con calma, senza essere sopraffatta dall’imprinting, di godermi i singoli istanti e frenare gli istinti animali.
Come ogni volta, se prendo una decisione del genere è matematico che capita qualcosa che poi me la fa crollare miseramente, e di solito questo qualcosa accade per colpa mia.
Chiedere a bruciapelo –Ma l’altro giorno l’atteggiamento di Jake ti ha dato fastidio?-, per esempio.
Perché Lui ci pensò su un momento, corrugò le sopracciglia e intrecciò le mani, tutti segnali che avrebbero dovuto suggerirmi che mi stava per dire Qualcosa Di Serio. Ma allora non lo conoscevo abbastanza per saperlo.
-No, all’inizio no. Anzi, mi divertiva.-
-E quand’è che ti ha dato fastidio, che gliela faccio passare io la voglia di fare lo scemo?-
Lui ridacchiò. –No, no, lascialo stare, non ha fatto niente di male! Ero io che…- s’interruppe. Poi fece un’espressione risoluta, quella del giocatore che decide di giocarsi tutto in una sola mano, vada come vada. –Quando ho frainteso, pensando che fosse il tuo ex. E che voi aveste un legame affettivo così evidente. È stato lì. Ma come vedi non è colpa sua.-
-Ah-, boccheggiai, cercando di calmarmi onde impedire al cuore di sfondarmi la cassa toracica e fare un giro nel bosco per i fatti suoi, -ti ha davvero dato fastidio questo?-
-Sì-. Rispose. E basta. Secco e risolutivo, guardandomi negli occhi, fulminandomi d’azzurro.
Fulminandomi troppo. Bruciandomi i neuroni. Sopprimendomi i buoni propositi. Facendomi il funerale alla razionalità.
Taglio corto.
L’ho baciato.
È stato un bacio lento e lungo, e all’inizio un po’impacciato. Non ero più abituata. Quando sei talmente assuefatta al fiele che ormai neanche ti accorgi più che è amaro, riempirti la bocca di miele può essere parecchio destabilizzante, all’inizio. Mi staccai senza fiato, mi sentivo le labbra bollenti, il viso rosso, le mani sudate.
Lui sembrava pensieroso, ma gli occhi scintillavano. Mantenne un tono di voce calmissimo, quando dopo qualche interminabile secondo mi rivolse la parola.
-Mi hai appena fatto infrangere la mia ultima regola, Leah. Ti sembra una cosa carina?-
-Quali regole, scusa?-
Lui le elencò con innaturale lentezza, alzando le dita una dopo l’altra.
-Uno: la pausa caffè è sacra e intoccabile e non si condivide con nessuno, foss’anche il Presidente in persona. Due: i clienti sono solo clienti, anche se te li raccomanda Charlie. Tre: non ci si fa invitare da una donna, non è galante. Quattro: non si esce con una ragazza giovane e bella, neanche nel bosco, anzi, soprattutto nel bosco. Cinque: non ci si fa sedurre dalla suddetta.-
-Finite?- chiesi, alzando le sopracciglia.
-Finite. Almeno, però, non ho infranto la regola numero zero!-
Il luccichio di divertimento nei suoi occhi fu immediatamente seguito dall’onnipresente ghigno beffardo. Io ovviamente feci la domanda che si aspettava.
-E qual è la regola numero zero? Una cosa tipo “non ci sono regole”?-
-Ma no! Sarebbe: mai evitare di godersi le giornate di sole!-
Adesso il ghigno era diventato un sorriso trionfante, e i suoi occhi erano troppo azzurri. Ed io non sono mica di pietra. Lo baciai di nuovo, con impeto.
Ero rapidamente giunta alla conclusione che non si può fermare il fiume con le mani, quindi tanto valeva farsi trascinare dalla corrente. Tale conclusione veniva sottolineata dal fatto che Abraham con le mani non stava cercando di fermare proprio nessun fiume; diciamo che ci avevo visto giusto, la prima volta che me l’ero trovato di fronte: mani lunghe, abili ad accarezzare. Impiegai davvero poco a stare al passo: l’avevo studiato talmente tanto che ero letteralmente bramosa di sapere se tutto quello che mi ero figurata, sognata e immaginata corrispondesse al vero.
E naturalmente non gli corrispondeva.
Perché Lui era mille volte meglio.
Perché Lui, signori, sembrava avere la mappa del mio corpo stampata nei geni, e pareva non avere intenzione di lasciare nulla di intentato; non avevo mai provato qualcosa di così completo, di altrettanto travolgente. No, neppure con Sam. A proposito: ma chi cazzo è ‘sto Sam?

-Leah, a costo di sembrare scemo, vorrei dirti che questa è la prima volta che mi succede.-
-Ah sì? Strano, sembravi parecchio scafato!-
Era steso sulla tovaglia da pic-nic, un braccio attorno a me e l’altro alzato a schermarsi gli occhi dalla luce del sole. Si era rimesso quegli inutili pantaloni, purtroppo, ma almeno era rimasto a torso nudo. No, il suo torace non era marmoreo e scolpito, dai tartarugati addominali guizzanti ed i pettorali prorompenti; direi che era un torace piuttosto normale, fatto per la funzione che dovrebbero assolvere i toraci, in questo preciso caso farmici appoggiare sopra la testa nel punto in cui si sente il cuore.
Mi guardò perplesso, poi si mise a ridere.
-Ma dai, cretina! Intendevo: non credere che sia uno abituato ad avere intrallazzi di vario tipo con le figlie dei miei clienti o con le ragazze più giovani di me. Di solito sono una brava persona. Una gran brava persona.-
Meno male, pensai, che con me sei stato cattivo. Ci mancava il puritano del Solo Con L’Anello Al Dito, mi sarei direttamente sparata con una pallottola d’argento. Ovviamente non glielo dissi.
-E che cos’è che ti ha fatto cambiare idea?- gli chiesi invece. Ero curiosa. E sulle spine. Lui attese un momento, corrugò le sopracciglia e poi rispose, calmo.
-È stata colpa tua, naturalmente. La prima volta che ti ho vista eri la ragazza più buffa del mondo, ma allo stesso tempo eri così sensuale, praticamente nuda con quegli stracci addosso, che mi sei rimasta in testa per delle ore.-
-Buffa…- ringhiai.
-E sensuale. Che fai, Giglio Tigrato, perdi i pezzi?-
Giglio Tigrato. No, rendetevi conto. L’avevo rimossa, questa tizia. Lui aspettò che finissi di ridere, poi proseguì. Evidentemente mi doveva dire qualcosa di Fondamentale, pensai.
-Poi, il giorno dopo, io sono lì che butto l’occhio fuori dalla finestra dello studio e tu arrivi precisa. Buffa, di nuovo. Aspetto che tu salga, ti sento che arrivi, apro la porta, e sei di nuovo sensuale. Mi hai incuriosito talmente tanto che mi sono azzardato ad offrirti il caffè, e guarda che prima non scherzavo: ho sconvolto la mia segretaria, e da quel giorno mi chiede sempre “novità, avvocato?” con in faccia quell’odiosa espressione saputa di chi ha già capito tutto, e neanche ho la soddisfazione di poterle dare torto!-
Risi, affondando la faccia nella sua clavicola. Alzai lo sguardo e i suoi occhi azzurrissimi di sole brillavano.
-Sono lì che mi chiedo come fare a rivederti, pensavo già di dover inventare cose inutili da portare a tua madre, e invece tu mi batti ancora. Da lì, mia cara, è stata una specie di slavina. Sei un capolavoro, Leah. E oggi... non c’è mai il sole, a Forks. Quando c’è, tutte le altre cose si mettono da parte. L’unica cosa giusta da fare è godersi la giornata.-
-Te l’ho detto che adoro questa tua filosofia?- chiesi io, che vedo la pioggia anche quando non c’è, e la Natura lo sa che l’uomo perfetto per me è quello che invece disperde le nuvole.
-Me l’hai detto adesso!- Rise Lui. Poi si girò su un fianco, allungandomi la maglietta.
-Rivestiti, dai, che prendi freddo e poi voglio vedere cosa racconti a tua madre!-
Prendo freddo. Io. Gli presi la mano e la portai sul mio viso, sul collo, sul seno. Sperando ardentemente che non ci fossero foglie secche in prossimità di me, anche se a Forks lo vedo improbabile.
-Ti sembro una che sta prendendo freddo?- La mia voce si era arrochita. Tanto. Controllati, accidenti, dissi al mio corpo che andava per conto suo, devi proprio fare la figura della cagna in calore?
Ad Abraham quella figura lì parve comunque non dispiacere particolarmente.
-No, in effetti no-, rispose, incurvando le labbra in quel suo sorrisetto ironico e beffardo e proseguendo la mia carezza sul corpo, scendendo lungo il ventre.
Ci mise poco a togliersi di nuovo i pantaloni. L’avevo detto, io, che erano inutili.

Non vi dico i compagni di branco. No, perché non ci si crede.
Appena tornata a casa Seth mi requisì per portarmi giù a First Beach, dove avevano passato il pomeriggio ad allestire un falò, riempirsi di schifezze e procurarsi birra con la scusa che tanto per riuscire ad ubriacare uno di noi bisognerebbe prosciugare la Germania. A quel punto hanno voluto sapere com’era andata; io, che ancora mi aggrappo tenacemente alla convinzione di far parte della razza umana, avrei voluto raccontare a voce la mia giornata, ma loro? Figuriamoci: avrei potuto mentire od omettere pezzi importanti (che in verità era proprio quello che avevo intenzione di fare, mica per cattiveria, ma insomma, trovo che un brandello di pudore ogni tanto sarebbe carino conservarlo), ed avrebbero dovuto stare in silenzio ad ascoltarmi, e perché farlo quando, parole testuali di Jacob, “basta che ci trasformiamo giusto quei cinque minuti e poi mettiamo su le salsicce”?
E io contro gli ordini di Maschio Alfa perdo. Ed anche contro le salsicce.
Dopo quei famigerati cinque minuti partirono gli incitamenti, le urla e i cori da stadio, corredati da biechi commenti sulla sessualità di Abraham degni dei Peggiori Bar Di Caracas che misi a tacere aiutata da Seth. Per nessuna ragione apparente infatti quest’ultimo aveva deciso di mettersi a fare la parte del fratello oltraggiato, e beveva cupo del rhum spuntato fuori da chissà dove minacciando di tanto in tanto di prendere il fucile ed andare ad aspettare sotto casa quel bastardo bianco che aveva sedotto sua sorella. Embry obiettò che lui il fucile non lo sapeva usare e comunque avrebbe provocato molto più danno con un semplice rullo di botte, Seth sputò per terra e ribattè che le tradizioni vanno rispettate. Quando Quil gli fece presente che non c’è nessuna tradizione dei Quileute che preveda di sparare col fucile agli amanti delle proprie sorelle, Seth rispose che adesso c’era. Jacob ci pensò su e disse che in effetti vista così la cosa non gli dispiaceva per niente, e che siccome lui era capobranco dichiarava millenaria questa nuova usanza e annunciava la prossima morte di Paul. Io mi chiedevo a chi era venuta in mente la teoria per cui i licantropi non si ubriacano, perché questi mi sembravano tutti un pezzo in là; ma dal momento che anch’io ci stavo andando giù pesante e non sentivo che un lievissimo giramento di testa conclusi che erano semplicemente un gruppo di scemi.
Attualmente lo spettacolo migliore lo stava dando Jacob, che in piedi su un ceppo di legno come su un pulpito stava per motivi ignoti anche a lui battagliando al telefono con tutta la famiglia Cullen.
-No, Bella, non sono ubriaco, passami Carlisle, te lo dice lui che i licantropi non possono ubriacarsi! Nessie è lì? Ma come sarebbe è con Rosalie? Perché sta con Barbie Girl in a Barbie World? Cosa ride Alice? Diglielo, che la sento! Lo so che mi senti anche tu, ciao nana, cosa ridi? No, no, Bella, non ti stiamo facendo reggere il telefono mentre facciamo conversazione tra noi, dai, strappa tua figlia dalle grinfie di Narcissa Malfoy e passamela! Ecco, mentre l’andate a chiamare passami mio suocero, che Seth gli deve parlare! Ma Edward, no? E chi, scusa? Deve chiedergli di prestargli la Ferrari, perché da ormai diecimila anni i Quileute ammazzano i propri nemici andando a casa loro in Ferrari per poi fucilarli! Ma non siamo ubriachi, ti dico! No, dì a Emmett che la sua Hammer non la vogliamo, perché non è rossa come il sangue! Sì, poi se Psycho ci monta il NOS Dominick Toretto ci fa una sega! Oh, sento Nessie! Passamela! Ciao mostro, ti volevo dare la buonanotte… Ragazzi, dite tutti “buonanotte” a Nessie! Sì che vengo domani mattina, tu quando ti alzi mi telefoni ed io vengo. Dì a tuo papà che lo sento! Sì, anche se ti alzi alle cinque, ma perché poi ti dovresti alzare alle cinque? Ma scusa, mostro, allora guarda le corse col papà e le zie, e poi io vengo e mi dici chi ha vinto…ok, no. Agli ordini. Ci vediamo domani, allora. Fai dei bei sogni. Per esempio potresti sognare me! Edward, ti sento! Va bene, Nessie, buonanotte! Certo che ti voglio bene, te ne voglio più di tutti! Ciao, mostro! Ragazzi, Nessie vi saluta. Cazzo avete da guardare?-
Ridemmo fino alle lacrime. Io ero stesa nella sabbia con i crampi alla mascella ed i lacrimoni, rendendomi conto che stavo passando La Più Perfetta Giornata Della Mia Vita. All’improvviso Seth si riebbe e mi si avvicinò con un ghigno sinistro, le fiamme verdastre che gli creavano strane ombre sul viso, la bottiglia del rhum semivuota.
-E così ti ha invitata fuori a cena, eh? “Cena italiana a Port Angeles”, eh?-
Abraham mi aveva invitata fuori mentre tornavamo a casa, dicendo che un conto è invertire l’ordine di due o tre tappe dell’inizio di una relazione, un conto è saltarne qualcuna di fondamentale tipo uscire a cena (pregasi notare la parte importante: aveva proprio detto “relazione”).
-Sì Seth. Sì. Che diamine c’è, adesso?-
Lui rise, una risata isterica, da pazzo. Noi lo guardavamo perplessi ed anche un po’ preoccupati.
-E adesso voglio vedere come lo racconti alla mamma!-
Jacob, Quil ed Embry ricominciarono a ridere come scemi, mentre io cercavo di farmi passare il brivido freddo che mi era corso lungo la schiena. Per fortuna a quel punto mio fratello lanciò a Quil la bottiglia e mi stritolò in un abbraccio spaccaossa come non me ne dava più da quando alle elementari gli avevano detto che le femmine fanno schifo e non si toccano, dicendo che mi voleva bene ed era felice per me e aveva dovuto farsi fuori una bottiglia quasi intera per riuscire a dirmelo. È ufficiale: sono imparentata con un cretino.
Molte ore, salsicce, birre e cazzate dopo mi trovai seduta a fianco di Jake, osservando mio fratello dormire ed Embry e Quil tirare sassi nell’acqua.
-Siete stati davvero carini, Jake. Grazie. Che poi se la giornata fosse andata male avreste dovuto saltare la festa, e considerando la mia Sfiga Brevettata avete corso un bel rischio!-
Lui mi passò la birra che aveva in mano, sorridendo.
-Ma figurati Leah, era ovvio che sarebbe andata bene: gli imprinting vanno bene per forza, almeno mi auguro…-
Nella bottiglia c’erano non più di due sorsi contati di birra, quindi appena lo vidi incupirsi la finii per poi picchiarlo sulla testa con la suddetta.
-Se ti pesco ancora a pensare che quella sottospecie di aborto amazzonico travestito da Quetzalcóatl possa portarti via il mostro di Loch Ness ti eviro con un cavatappi, Jacob Black, sono stata chiara?-
-Ahia, idiota, mi hai fatto male! E comunque, figurati: già mi sono fatto scappare Bella, ci manca solo questo qui. Se si avvicina a Nessie gli do fuoco con l’accendigas. Un ultimo appunto, Leah. La festa si faceva comunque.-
-In che senso, scusa?-
Lui assunse un’espressione trionfante.
-Se ti fosse andata bene, avremmo fatto la festa per festeggiare. In caso contrario, sarebbe stata una festa di consolazione!-
Ci provò a fuggire di scatto. Ma sono la Più Veloce, e lo picchiai comunque.







NOTE:Che dire? Si tromba. Non succede niente, a parte una trombata. Almeno quella.
Custer ci tiene a far sapere che ha anche un'altra regola, che è "Non parlare mai del Fight Club", ma non era il caso di inserirla nel contesto...
Ogni riferimento a toraci marmorei e puritani del Solo Con L'Anello Al Dito è puramente voluto.
Gente, non so come ringraziarvi. Siete... siete... non so, mi dite cose che... aiuto. Mi lasciate senza parole.
Grazie mille, davvero. Grazie.
   
 
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