Capitolo
2. Vecchie
conoscenze, il ritorno
Oggi
era il suo compleanno.
Doveva
proprio capitare quel giorno? Raffaele sarebbe stato a lavoro per tutto
il
giorno, Emma era arrabbiata con lei da buona adolescente, Sophie faceva
i
capricci per un giocattolo che aveva visto in televisione… E
in più non aveva
un’amica con cui sfogarsi. Beh, ce ne aveva di amiche ma non
se la sentiva di
parlare con nessuna di loro.
L’unica
con cui voleva parlare l’aveva persa vent’anni fa.
Si
guardò allo specchio mentre si vestiva: quei trentotto anni
iniziavano a farsi
sentire con le rughette vicino agli occhi e il fisico da ragazzina che
l’aveva
abbandonata tempo prima, dopo le due gravidanze.
Din
don! Un
solo squillo. Nessuno di quelli che conosceva squillavano
una sola volta. Lei però doveva finire di vestirsi.
“Emma! Vai ad aprire”
“Eccheppalle mamma!” però
sentì i passi di sua figlia che si dirigeva verso la
porta.
La
palazzina non era delle migliori, un po’ decadente come tutto
in quel
quartiere. Bianca entrò e suonò delicatamente con
le sue dita laccate di nero.
“Sì?”
era incredibile. Forse si era sbagliata? Forse Ambra aveva deciso di
diventare
anche lei una vampira? Sembrava che non fosse passato un giorno da
quando la
aveva lasciata. “Ambra…”
sussultò. La ragazza parve perplessa. Bianca la
abbracciò, felice. “Ehm…
c’è stato un errore” disse la ragazza
rimanendo
immobile. “Io sono Emma, Ambra è mia
madre!” la vampira si staccò in un secondo
da Emma.
Sogno
finito.
“Oh,
scusa. E’ che vi assomigliate davvero tanto”
“Tsh… lascia perdere” detto
ciò se
ne andò lasciando la porta aperta. “Mia madre
è dentro” poteva essere un invito
a entrare? Provò a varcare la soglia ma niente.
Evidentemente non era un invito
ad entrare. Forse quella era la cosa più irritante di tutte
da quando era
diventata una vampira. A parte il sole, ovvio. Peccato che non ci fosse
un
anello anche per quello…
Dei
passi, finalmente qualcuno stava venendo verso la porta. “Chi
è?” una voce che
Bianca non riusciva ad identificare, forse per il fatto che era
cambiata nel
corso degli anni, forse perché era da tantissimo tempo che
non la sentiva.
“Ambra?” domandò incerta tenendo le mani
strette al muro nel tentativo di
sorpassare quell’invisibile barriera.
I
passi si facevano sempre più vicini, ma erano più
frettolosi ed ecco che dal
corridoio sbuca una donna a cui Bianca avrebbe dato tranquillamente una
quarantina d’anni. Forse era la balia delle sue bambine. No,
in cuor suo la
vampira sapeva già la verità. Appena la vide fece
di nuovo scendere la maschera sul
suo viso e si appoggiò al
muro, tra la barriera e lo stipite della porta. Sulla sua faccia,
dipinto un
sorriso leggermente strafottente.
La
donna rimase impassibile lì dov’era, incapace di
far altro. “Ehi Ambra! Non si
saluta una vecchia amica?” inizialmente non rispose, la
scrutò solo da capo a
piedi. Mentre a Bianca c’era voluto solo un secondo per
inquadrare l’immagine
della sua amica, e a carpirne ogni singolo particolare, Ambra stava
ancora
osservando la vampira. Certo, gli umani avevano una mente meno
spaziosa, era
ovvio che il ragionamento era rallentato. “Cosa ci fai
qui?” “Beh, sai… Volevo
passare a farti una visita, certo pensavo che tua figlia fossi tu
ma… Questi
sono dettagli. Ti potrei spiegare meglio davanti ad una tazza di
caffè fumante”
“Certo, vado subito a prepararlo…” stava
per andarsene ma Bianca disse: “Che
c’è, non mi inviti ad entrare?”
“No preferisco dartelo sulla porta”.
Detto
ciò, andò verso la cucina. Poi si aprì
una porta e ne uscì una bambina con un
orsacchiotto sotto braccio e gli occhi arrossati. “Ehi
piccola!” lei si girò
verso la porta. “Ciao tesoro, sono una cuginetta di tua
madre. Tu sei sua
figlia?” la bambina annuì senza avvicinarsi.
“E come ti chiami?” “Sophie”
sussurrò lei. “Okay Sophie, ma non avere paura di
me, vieni qua vicino e dimmi
perché piangi. Lei la guardò con
un’occhiata interrogativa che solo i bambini
riuscivano a fare, ma poi si avvicinò.
“Allora?” “Mamma non mi vuole comprare
Era
dentro.
“Ora
vado un attimo dalla tua mamma… Dov’è
la cucina?” la bambina indicò un
corridoio. Bianca lo percorse e poi vide una porta aperta. Ambra
canticchiava
la sua canzone preferita, How To Save A
Life, mentre si dava da fare ai fornelli. Non stava
preparando il caffè.
Evidentemente pensava che Bianca se ne fosse andata, ma lei non si
sarebbe
arresa facilmente. “Non è così che si
trattano gli ospiti” la donna sobbalzò e
si girò. “C-chi t-ti ha i-invitato?”
“Tua figlia, le è piaciuto molto il regalo
che le ho portato. Sai… mi sembrava brutto venire qui a mani
vuote perciò,
nell’eventualità che tu avessi dei figli o delle
figlie, ho portato qualcosa”
si sedette su una sedia e sorrise. “Ti dispiace presentarmi
la tua famiglia? Ho già
conosciuto Sophie, ma
devo ancora dare il regalo a Emma…” “Vai
via” “Che ostilità, volevo solo
passare un po’ di tempo con te!” “Senti
non sono venuta qui per litigare di
nuovo… Voglio chiarire, e…”
“E?” “Dirti che tra un mese mi
sposo” Ambra sbarrò
gli occhi. “Davvero?”
“Già… E ti volevo chiedere se volevi
farmi da testimone
ma ora tolgo il disturbo” posò due pacchetti sul
tavolo della cucina e se ne
andò. “Ah a proposito… Buon compleanno,
gemella.
Spero che il regalo ti piaccia” lo disse senza neanche
voltarsi.
Ambra
si sentì malissimo.
A
quanti eventi della vita della sua amica era mancata? Gemella…
la aveva chiamata con quel soprannome che adoravano darsi
quando avevano sedici anni. E lei l’aveva cacciata come una
stupida dopo tanti
anni che aveva desiderato più di tutto il resto quel
momento.
Rimase
seduta al tavolo della cucina, a contemplare il pacchetto a forma di
parallelepipedo che Bianca aveva lasciato lì.
C’era scritto a caratteri
cubitali, con una grafia impeccabile Per
“Mamma
con chi parlavi? Con quella tua amica?” era Emma, incuriosita
dal trambusto di
poco prima. “Non è una sua amica, è un
angelo custode cugina… Vero mamma?”
domandò la piccola Sophie. “Ti ha lasciato un
regalo?” “Sì quello piccolo è
per
te, Emma. E comunque lei è una mia… amica del
liceo” Emma strabuzzò gli occhi.
“Cosa?” “Sì, è
così” “Ma si è fatta qualche
plastica facciale, qualche
iniezione di botulino?” “Non ne ho la
più pallida idea…” Emma si
avvicinò al
piccolo pacchetto e lo scartò.
Erano
delle grandi cuffie per l’iPod, con dei disegni gialli,
turchesi e fuxia sopra.
Dentro al pacchetto c’era scritto: Ho
pensato che se hai gli stessi gusti di tua madre alla tua
età, queste ti
piaceranno di certo! B.
“Sono
bellissime! E’ il nuovo modello 3000. Vado subito a
provarle!” detto ciò
scomparve nel corridoio.
“Mamma
tu non apri il tuo regalo? Oggi è il tuo
compleanno!” la donna prese incerta il
pacco e lo scartò. Era una scatola di legno turchese, con
dei fregi viola. “Ma
è bellissima!” esclamò Sophie. Ambra
però, sapeva che il regalo non era solo
quello perché non era da Bianca, perciò
aprì la scatola e strabuzzò gli occhi
meravigliata. Una morbidissima sciarpa di cachemire turchese e fuxia,
degli
orecchini a cerchio gialli e una scatolina davvero piccola con sopra
inciso Tiffany. Bianca non poteva
aver speso
tutti quei soldi per una persona che non vedeva da una ventina
d’anni. Ma lo
aveva fatto. Perché lei era sempre stata imprevedibile.
Aprì la scatolina di
Tiffany e c’era un ciondolo a forma di cuore con scritto
“Forever Friends”. Sul
fondo della scatola, c’era una busta. Aprì anche
quella e la prima cosa che vi
vide fu il nuovo e introvabile cd dei The
Fray in versione limitata. Però c’era
anche una lettera. La prese
delicatamente e la lesse.
Sai,
non inizierei mai una lettera con
qualcosa del tipo “Cara Ambra”, mi fa troppo
“Dear John”… Comunque ti ho fatto
questo regalo per dirti che mi dispiace di tutti i compleanni a cui
sono
mancata, nei quali tu hai spento le candeline e io non c’ero.
Prima di tutto
c’è la scatola. L’ho presa in un viaggio
in Cina. Il commesso mi ha detto che è
della dinastia Ming, o almeno così ho capito
perché aveva un accento
incomprensibile! Però l’importante è
che sia turchese. La sciarpa invece è un
pezzo unico di Chloé
ed è anche quella dei tuoi colori
preferiti.
Gli orecchini sono dei cerchi gialli perché mi sono
ricordata che li stavi
cercando disperatamente e spero che tu non li abbia già
trovati. Ti ricordi
quando volevamo condividere un mezzo cuore? Beh, io però
voglio il meglio,
quindi ho fatto un salto da Tiffany. Infine il nuovo cd dei The
Fray. E’ stata un’impresa
trovarlo ma alla fine
ci sono riuscita. Sapevo che ci tenevi tanto. Spero che quando leggerai
questa
lettera saremo di nuovo amiche, che io me ne sarò andata con
la consapevolezza
di non averti persa per l’eternità.
Bianca.
P.S:
Questa la potremmo chiamare “Vecchie conoscenze: il
ritorno” mi fa molto film horror ma
del resto quelli come me a quale altro film
possono appartenere?
Due
lacrime scesero lievi sul volto di Ambra. Già: Vecchie Conoscenze il Ritorno. Peccato
che era stato un ritorno
davvero fulmineo…