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Autore: LivingTheDream    04/07/2011    8 recensioni
"«Ehi, Shinobu, che c'è per cen-» mi interrompo bruscamente, scorgendo con la coda dell'occhio il pavimento del bagno allagato.
Che avrà combinato quel moccioso?
«Shinobu! Shinobu, vieni subito qui! Spiegami questo, ragazzo, voglio proprio sentire che-» il suono imperioso – forse troppo – della mia voce viene sovrastato da Shinobu che scoppia in un pianto disperato.
Che diavolo...?"
Dedicata alla dolcissima Delaila Scissorhands, finalmente libera.
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Shinobu Takatsuki , Yō Miyagi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Dove saranno finit-» scavo alla ricerca delle chiavi, inutilmente.
«Le avrò lasciate in ufficio.» sbuffo. «Vabbè, almeno dopo avrò un buon motivo per infastidire Kamijou!» ridacchio, pregustando le sue urla.

Ad un tratto sento un rumore sommesso, forse la televisione, provenire dall'appartamento.
«Ah, già. Shinobu! Shinobu, aprimi, sono Miyagi!» busso al campanello, picchiando contro la porta, che si apre pochi secondi dopo, rivelando un giovane dai capelli chiari avvolto in un pesante maglione verde. Rimaniamo in silenzio per qualche secondo.

Quant' è bello, anche oggi.

«Buonasera anche a te! Non hai caldo?» domando, oltrepassando l'uscio, ma la mia domanda cade nel vuoto.
Getto la giacca sull'attaccapanni, scoprendo una delle mie magliette preferite, nera e morbida.
Faccio per andare in camera da letto, e noto che lui è ancora in piedi, davanti alla cucina.

Lo osservo, non visto, per qualche minuto. Ormai vive con me da poche settimane, ma è come se ci fosse sempre stato.
Non riesco nemmeno ad immaginare la vita prima di lui, e, anche se non lo dimostro spesso – lo ammetto – , in cuor mio sento di amarlo ogni giorno di più.

«Ehi, Shinobu, che c'è per cen-» mi interrompo bruscamente, scorgendo con la coda dell'occhio il pavimento del bagno allagato.
Che avrà combinato quel moccioso?
«Shinobu! Shinobu, vieni subito qui! Spiegami questo, ragazzo, voglio proprio sentire che-» il suono imperioso – forse troppo – della mia voce viene sovrastato da Shinobu che scoppia in un pianto disperato.

Che diavolo...?

Mi precipito verso di lui, inginocchiandomi per terra e tirandolo su.
«Che cosa è successo? Parla, dimmi, cos'è successo?» lo scuoto per le spalle, ma senza successo. Lo faccio appoggiare al tavolo, dolcemente, ed abbandono il mio solito tono duro ed autoritario.
Non riesce nemmeno a guardarmi in faccia, quindi gli prendo il mento fra le dita un paio di volte, cercando di scorgere quegli occhi azzurri che magari mi dicono “era uno scherzo”. Ed invece no.
«Ehi, se non parli io come faccio a capire che hai combinato? Se è stata solo una svista non c'è bisogno di piangere, scusa se ti ho sgridato.» mi sento il padre di un bambino indifeso, in questi momenti, ma non sopporto di vederlo stare così male.
Cerco il contatto con la sua pelle, infilando due dita sotto il pesante maglione.

«Su, dimmi che cosa-» non faccio in tempo a finire la frase che sento al tatto qualcosa che non mi piace. Velocemente lo volto, e mi blocco inorridito alla vista di una ferita da arma da taglio lunga più di cinque centimetri.

La candida schiena del mio ragazzo, quella pelle che tanto amo accarezzare, deturpata. Chi è stato a compiere una crudeltà del genere?

«I-io mi dispiace Miyagi – è che n-non volevo mi-mi vedessi così e quindi volevo l-lavarmi, m-ma ero debole e cre-credo di essere svenuto, n-non lo so, mi fa male tutto.»
Come sospettavo, ha altri segni, e più li scopro più li sento miei, come se degli spari lacerassero il cuore e mi conficcassero dei pugnali nello stomaco.
«S-stavo tornando da sc-scuola e s-si è avvicinato un gruppo di studenti, mo-molto più grandi ch-che se la sono pre-presi con me, ma io non gli ho fatto niente, niente – ti giuro, niente!» ormai la voce gli si è ridotta ad un sibilo a causa delle lacrime, ma finalmente riesco a farmi guardare negli occhi. I suoi, invece, è come se stessero annegando.
«Perché non mi hai chiamato? Perché non me lo hai detto subito?»
«I-io non volevo che tu t-ti preoccupassi, e-e soprattutto non volevo esserti d'impiccio. M-mi davano del gay, ma no-non so perché se la p-prendessero tanto, che ho fatto di male? N-non sono nemmeno b-buono a difendermi, m-mi dispiace.» ma scherza? La colpa è mia, non sono potuto andarlo a prendere, ed ecco il risultato.

Dio, mi prenderei a pugni se solo fosse utile, vorrei provare lo stesso dolore che ha provato lui, per punizione.

Senza esitare lo stingo forte contro il mio petto. «Shh, Shinobu – Shinobu ascolta! Fino a quando io starò con te tu non dovrai temere nulla, ok? Ti insegnerò io tutto, come difenderti, come rispondere, ma ora dobbiamo andare subito da un medico, e poi alla polizia! Non lascerò in giro i bastardi che ti hanno fatto del male! Li sapresti riconoscere?» annuisce, forse lievemente più tranquillo.
«Shinobu, io ti amo! Non fare più queste cazzate da moccioso!» annuisce di nuovo, trattenendo le lacrime. Almeno ha smesso di piangere.
Rimaniamo per qualche secondo immobili, lui è appoggiato al piano del tavolo, mentre io sono davanti a lui, perso nei suoi occhi.
Odio queste frasi di circostanza, ma davvero penso di poter rimanere così per sempre.

Ha le labbra secche, e, ora che guardo bene, anche un piccolo taglio, dato forse dal freddo. O almeno spero sia stata colpa di quello.
Lentamente, riduco gli occhi a due fessure e socchiudo le labbra, sporgendomi in avanti. Ho bisogno di sentirlo smettere di tremare, forse così ci riuscirò.
Attendo qualche secondo, normalmente si sarebbe già buttato tra le mie braccia ed invece, quando riapro gli occhi, lo colgo a fissarmi, sconvolto e con gli occhi sbarrati. Stringe la presa sulle mie spalle, con entrambe le mani, ma mantiene quello sguardo sorpreso.
Effettivamente, durante tutti questi giorni non sono mai stato così dolce. L'unico momento in cui lo bacio di mia iniziativa è in camera da letto – o in cucina, o in bagno, o sul divano o sul pavimento, ma comunque per dare il via ad una notte insonne, mai semplicemente per il gusto di farlo. Quello dolce è lui.
Ma ora non mi interessa quello che pensa, serro le palpebre e mi sporgo, catturando le sue labbra tra le mie, rassicurandolo e facendogli capire che lo amo. Ricambia subito il bacio, ma, da moccioso qual'è, oltre a sorridere scoppia anche a piangere.

«Di nuovo, Shinobu?»
«Che c'è?» tira su col naso. «Mi hai commosso.»

Gli dono uno dei miei rari sorrisi, uno di quelli dolci, e lo tengo ancora un po' stretto a me. Ancora rabbrividisco al pensiero che qualcuno abbia fatto del male al mio Shinobu.

«Domani andiamo da un amico, Nowaki, il ragazzo del professor Kamijou. È un bravo pediatra, e andrà benissimo per un moccioso come te.»

Mi fulmina, contrariato, ma poi si arrende alla sfumatura dolce delle mie parole.
Lo sollevo facilmente, prendendolo in braccio.
«Dove mi porti?»
«A fare un bagno, poi ti medicherò decentemente.»
Lo vedo avvampare.
«Eeeeh? Un ba-ba-bagno... insieme?»
«Ovvio, da solo non sei in grado di sistemarti.» Fortunatamente rimane in silenzio, anche mentre lo spoglio, per la prima volta senza nessun secondo fine.
Mentre è nell'acqua, con le ginocchia sotto il mento ed i capelli sulla fronte, lo osservo, cercando di rimediare alle orribili ferite che deturpano il suo corpo perfetto.

Sento la rabbia e l'amore crescermi dentro, contemporaneamente. Vendicherò il mio Shinobu.
Perché se c'è una sola persona autorizzata a lasciare il benché minimo segno su quel piccolo corpo, beh, quella sono io.

E il resto del mondo può andare a farsi fottere.

 

Nda: questa piccola storia è dedicata alla carissima Delaila Scissorhands, che finalmente può godere di un po' di tranquillità post-liceale! Grazie ancora per avermi fatto conoscere questo stupendo anime!

Grazie per essere passati!
A presto, Dream.



«Shinobu, io ti amo! Non fare più queste cazzate da moccioso!»

   
 
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