Bianca
era confusa.
Molto
confusa.
Stefan
era un ragazzo così dolce che, nonostante tutto, si era
preoccupato per lei
così tanto da starla a sentire silenziosamente per tutta la
notte, commentando
ogni tanto e dandole qualche consiglio, raccontando aneddoti di epoche
diverse
da quella.
Comunque,
lei continuava a non capire.
Pensava
che Stefan Salvatore fosse l’ultima persona cui sarebbe
interessato il suo
stato d’animo, considerando che lei era la figlia di colui
che aveva distrutto
il suo unico grande amore.
La
figlia di Klaus, l’ibrido metà vampiro e
metà licantropo.
Aveva
supposto che il ragazzo, dopo la notte del sacrificio, fosse andato a
parlare
con Damon e avesse capito che lei era la figlia di Klaus.
Così, vederlo seduto
sulla cima del pino di casa sua quella notte, l’aveva
sconvolta e costretta a
rivalutare la bontà d’animo di quel ragazzo. Quale
cuore poteva perdonare un
gesto del genere? Certo, non era stata Bianca ad aver ucciso Elena, ma
se lei
fosse stata Stefan, non avrebbe avuto pietà per la figlia di
un mostro del
genere.
Ogni
tanto, si constringeva a rileggere la lettera di suo padre. Sembrava
così
sincero, che lei si dimenticava sempre che quell’uomo aveva
rovinato tante
vite, compresa quella di sua madre.
Immersa
nei suoi pensieri, guardava il soffitto della sua camera, in attesa che
Damon
tornasse. Doveva essere lì a momenti, dopo tre giorni interi
che non lo vedeva.
Riusciva a sentire la sua presenza, la sua essenza che si avvicinava
lentamente
ma che comunque era sempre un passo più vicina a dove si
trovava lei.
Fremeva
d’emozione, sperava che il tempo passasse in fretta, ma ogni
minuto sembrava un’eternità.
E non stava più nella pelle.
In
quei tre giorni di noia, era andata a fare shopping con Stella - o
forse adesso
la doveva chiamare Bonnie?- dato che nessuno dei suoi vestiti le stava
più bene
dopo il piccolo… cambiamento. In quel momento stava
indossando una camicia a
quadri di Abercrombie & Fitch e dei jeans, mentre faceva
rimbalzare una
pallina di gomma sul soffitto.
Toc,
toc!
Qualcuno
aveva bussato alla porta, ma non era Damon. Ormai lo conosceva: sarebbe
passato
direttamente dalla finestra, senza preavviso e soprattutto sotto forma
di corvo
e non di garbato umano che bussa.
“Avanti”
disse Bianca. Era sua madre. “Tesoro,
c’è qualcuno al piano di sotto per te”
la
ragazza sembrò sbalordita, ma poi si alzò e
andò verso le scale.
Ad
aspettarla c’era… sì.
Era
Damon.
Vestito
di tutto punto, ancora con lo smoking. Questo le faceva pensare che lui
non
fosse tornato a casa, ma che fosse venuto direttamente da lei subito
dopo aver
finito la cena il giorno prima.
Gli
occhi di Bianca si fecero grandi per lo stupore e poi gli
saltò addossò. Lui,
senza sforzo, la prese in braccio. In quel momento a nessuno dei due
importava
che la madre di Bianca li stesse osservando da sopra le scale.
“Mi
sei mancata” le sussurrò posandole un dolce bacio
sul collo e appoggiando la
testa alla sua. Era un gesto senza alcuna malizia, ma così
pieno di passione
che fece rabbrividire Bianca.
“Anche
tu” rispose lei.
“Ho
una sorpresa per te… ma dobbiamo andare a casa
mia” disse lui posandola con i
piedi per terra. “Ci sto. Mamma, noi usciamo!”
urlò, sicura che sua madre fosse
ancora nei paraggi. “Okay, fate attenzione!” e
così Bianca corse verso l’uscita,
prendendo Damon per mano.
Felice.
Stavolta felice davvero.
Sentiva
di appartenere a qualcuno. No, non a qualcuno.
A
lui. E lui apparteneva a lei.
Uscendo
di casa però, Bianca urtò qualcosa e
inciampò. Damon fu svelto a prenderla
prima che finisse con la faccia a terra.
Era
un pacco, e al pacco era attaccata una lettera.
C’era
scritto per Bianca, così
lei la aprì.
Bianca,
il
papà
sta per venire a farti visita per vedere quanto sei cresciuta. Intanto,
stai
attenta a quel che fai e considera questo come un regalo per liberarti
dei
malintenzionati.
-K
Bianca rimase
immobile.
Fu Damon ad
aprire il pacco.
Dentro c’era un
paletto appuntito e ben levigato che giaceva in bella mostra sul
cartone appena
aperto.
“Klaus”
sussultò
la ragazza.