Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold
Segui la storia  |       
Autore: __Aivlis    06/07/2011    2 recensioni
Odio il freddo e costante mutare delle cose; e anche ciò che muta diventa parte integrante del lento scorrere dei giorni, e tutto sa di niente. Non c'è vetta che non valga la pena del viaggio, e l'unica cosa che sento di auspicarmi è che questa non sia l'eccezione che tutti colgono. Non un'altra monotona scia di invisibili emozioni, voglio che tu sia per me il tocco di rosso sulla mia tela immacolata; ciò che è immobile ma tutto muove. E non dirmi che sarai l'unico, dimmi che sarai il solo. Dimmi che questa sarà l'unica volta in cui "finalmente" sarà la parole d'ordine. E una nuova vita mi accoglie tra il verde dei suoi rami, e nuovi colori tempestano l'immacolato, e lo fanno vivo. Spero solo che ne sarà valso il viaggio.
Eloyn.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
© Amor Vincit Omnia

Avvertimenti. Il pezzo di brano all'inizio è parte della canzone Almost Easy degli Avenged Sevenfold, anche se so che tutti voi l'avevano già riconosciuta, spero. XD
 Il tempo in questa storia è diventato del tutto relativo, lol. Dimenticate le date che ci sono state fino a qualche capitolo fa, adesso è tutto diverso. Mi serviva tempo e ho dovuto aumentare i giorni che avevo a disposizione. Chi non ha ancora capito, capirà in seguito. Buona lettura e ci vediamo a fondo pagina. ^^


***
Now that I've lost you it kills me to say,
I tried to hold on as you've slowly slipped away,
I'm losing the fight, I've treated you so wrong now let me make it right.

« Sta male, Chelsea. E' distrutta. Fai qualcosa per lei.. » 
La voce robotica di Zacky al telefono la stava implorando di recuperare un'amicizia che rischiava di scomparire nel nulla. Lui, proprio lui che adesso faceva parte di quel noi che prima rappresentava solo lei ed Eloyn, lui che era nella loro vita da così poco la stava pregando di fare qualcosa per salvarsi da quell'inferno senza Eloyn, da quella prospettiva di vita senza la sua metà. 
Era tutto irreale ormai da qualche mese. Era stata dura imparare a vivere tra le nuvole, in una realtà che sembrava ad entrambe fin troppo irreale, ma c'erano riuscite. Avevano dovuto farlo, pena le conseguenze che poi si erano verificate lo stesso, ma alle quali c'era rimedio nonostante Chelsea volesse ignorarlo con tutta se stessa pur di non ammettere il proprio errore.
« Senti, Zacky. Farò qualcosa, solo non ora. Non è il momento adatto »
« Fai come ti pare, ricordati solo che la cazzata l'hai fatta tu e che a te spetta di rimediare » 
Aveva maledettamente ragione. 
Quella crescita che avevano subito comportava anche questo, prendersi le proprie responsabilità e risolvere i problemi nel migliore dei modi. 
Essere la causa di quei problemi le avrebbe dovuto dare una spinta in più, invece Chelsea si sentiva inesorabilmente spinta al suolo dai sensi di colpa. Doveva smetterla di fare la vittima e concentrarsi sul da farsi. 

« Sì, hai ragione »
« Fra un'ora siamo tutti alla spiaggia. Tutti... diciamo tutti quelli che sono rimasti da ieri sera » 
« Che intendi dire? »
« Brian e Michelle si sono lasciati quindi adesso lui è distrutto - sembra che gli sia passato sopra un trattore, per intenderci - e si è chiuso in casa, stessa cosa vale anche per lei » 
Aveva combinato una catastrofe. 
« Sono una stupida » 
« No, Chelsea. Siete degli stupidi; tu e Brian. Il danno lo avete fatto in due »
« Ma le conseguenze adesso le paga solo lui »
« Tu hai litigto con Eloyn. Hai sicuramente più possibilità per rimediare, ma diciamo che lui aveva più responsabilità.. Dalla tua parte hai la fortuna di essere fidanzata con uno come Jimmy; lui capirà, mentre Michelle no » 
I tentativi di far sembrare la cosa un po' più leggera della realtà erano del tutto vani. 
I sensi di colpa rimanevano, con o senza le parole di Zacky. E ora c'era il passo più importante da fare. 
« Devi dirlo a Jimmy » le disse lui in tono di velato rimprovero. 
La sera prima Jimmy non si era accorto di niente. Per sua fortuna non si era neanche vagamente avvicinato alla pista da ballo - la scena del delitto - e quindi ne era uscito illeso, e ignaro. Avrebbe cominciato a farsi delle domande quando le sarebbe arrivata voce dello scioglimento di Brian e Michelle e del litigio tra Chelsea ed Eloyn. Avrebbe chiesto il perché, e a quel punto non ci sarebbe stato nient'altro da fare. Le possibilità erano due: o i ragazzi erano così diligenti da non dire niente e aspettare che fosse Chelsea a farlo, o qualcuno di loro glie lo avrebbe detto e quel punto il trucco sarebbe stato batterli sul tempo e agire d'astuzia. 
« A che ora oggi pomeriggio? » 
« Alle quattro su al molo, se vuoi ti passo a prendere. Tanto Eloyn non credo verrà. » 
« La lasci sola? » 
« No, torno a casa presto, sto un'oretta e scappo. »
« Ok, accetto il passaggio se per te non è un problema. Ma non dire niente a Eloyn, non vorrei peggiorare la situazione. »
« Ma le parlerai? » 
« Sì, promesso. Dammi tempo fino a stasera o domattina »  
« Ok, ci vediamo dopo. »
« A dopo Vee »
Lui riattaccò lasciandola da sola con il fastidioso “beep” del telefono nell'orecchio. 
Aveva combinato un vero e proprio casino e doveva rimediare. 

« Arrivo! Arrivo! » 
Chelsea stava sbracciando dalla finestra aperta per far zittire il clacson della macchina di Zacky che la stava assordando da circa due minuti. 
Prese la borsa e scese le scale ad un velocità lampo per far cessare quel rumore orribile e fastidioso. Si stupì del caldo che, nonostante fosse Dicembre inoltrato, continuava a farsi sentire. Gli inverni in California non erano mai stati particolarmente freddi, ma non era mai successo, a detta degli altri, che le temperature si mantenessero alte anche durante quel mese. 
Chelsea, salita in macchina, salutò Zacky con uno sguardo del tutto eloquente. 
« Ehi, ci stavi mettendo tanto! », rispose lui per scusarsi del baccano che stava facendo con il clacson. « Stamattina mi sono visto una maratona di quella serie televisiva che adoro.. » aveva poi cominciato a blaterare. 
Le frivole parole da checca di Zacky arrivavano alle orecchie di Chelsea come ovatta e non raggiungevano il suo cervello. Intanto la rossa faceva il resoconto mentale di cosa aveva preso e cose le sarebbe servito. Costume, crema solare, bibite, cibo.. c'era tutto, tranne..
« Gli occhiali da sole, cazzo! » esclamò improvvisamente interrompendo il flusso di parole di Zacky. 
« No, veramente Gary in quella puntata voleva comprarsi un paio di scarpe, non un paio di occhiali! » 
« Eh? Ah, no, ma che dici! Mi sono dimenticata gli occhiali.. » 
E osservò il volto semi-deluso e ingenuo dell'altro con uno sguardo assai eloquente. 
« Cos..? Ah, no.. No, Chelsea, non fare quella faccia, non ti presterò i miei occhiali, neanche per sogno! »
Cinque minuti dopo Chelsea aveva addosso i suoi occhiali, fiera di se stessa e del suo sguardo convincente. 
« Me la pagherai, prima o poi.. » si lamentava lui socchiudendo gli occhi per il fastidio provocato dal sole in viso. « Sai quanto odio il sole.. »
Chelsea rise a quella scena esilarante. 
« E andiamo, fai il maschio per una volta, so che ti viene male ma almeno sforzati.. » 
« Stronza.. »
« Infante! » 
Già venti metri prima della spiaggia si sentivano gli schiamazzi dei loro amici che erano intenti in un'improbabile partita di beach volley.
Parcheggiarono di fianco al marciapiede e si avvicinarono ai compagni. Le squadre erano formate da: Jimmy, Val, Silvie e Matt Barry in una e nell'altra Jason, Matt e Johnny. Decisamente poco bilanciate e per di più mancava anche un giocatore.
« Ti piace vincere facile, eh Jimmy? » disse Zacky all'amico che si divertiva a sfottere Johnny per le sue inesistenti doti da pallavolista; una tra le tante, l'altezza. 
« Dici a me? Non mi sembra che siano state fatte male, le squadre! » finse l'altro battendo il primo colpo. 
« No, infatti! » lo assecondò ironica Chelsea. 
« Sì, ti amo anche io amore mio! » rispose Jimmy alla sua fidanzata. 
A Chelsea le si strinse lo stomaco. Doveva dirglielo, doveva proprio, ma se lui faceva così come poteva? Stava rendendo tutto maledettamente difficile. 
Fece un respiro profondo per controllare i crampi che le avevano attanagliato lo stomaco, poi stese il suo telo e si mise seduta. 
« Zacky, invece di guardare, perché non ci vieni a dare una mano? » lo rimproverò Johnny. 
« Johnny! Ma Zacky è fottutamente grasso, sarebbe una lotta ancora più impari » rise Matt.
« Matt, non è che perché sei un fottuto palestrato allora devi offendere noi diversamente magri! » gli rispose Zacky sicuro di sé. Si tolse la maglietta e li raggiunse sul campo. Jason lo guardò un attimo e ci pensò su, preoccupato. 
« Andrà a finire che tu rotolerai al suolo e noi dovremo aiutarti a rialzarti.. ne sono sicuro! » disse poi, acido, autocompiacendosi per la bella battuta. 
Zacky semplicemente lo fulminò con lo sguardo e si posizioni al posto di battuta con il pallone in mano. 
Durante la partita Zacky ebbe modo di far pentire gli altri per quei commenti poco gradevoli sfoggiando le sue ben nascoste doti di pallavolista facendo terminare la partita con un dignitoso quando altrimenti impossibile pareggio. 
Chelsea decise di arbitrare la partita verso il secondo tempo, quando vide Jimmy e Johnny litigare per un punto a bordocampo e, a partita finita,  poteva dire di essersi stancata almeno quanto loro che giocavano. 
« Sono sfinita, vado a farmi una doccia.. » disse stremata mentre tornavano verso i loro asciugamani. 
« Ma non hai fatto niente! Di che ti lamenti? » sentì dirsi da uno dei gemelli. Non ci fece caso e deviò verso l'entrata della spiaggia non appena furono usciti dal campo e sentì qualcuno che la strattonava per un braccio. 
« Chelsea, vengo con te! » 
Jimmy la raggiunse allungando il passo e Chelsea desiderò di non essere mai nata, o perlomeno di non essere mai arrivata ad Huntington Beach. Adesso non aveva scampo, doveva dirglielo per forza. Per se stessa, per Eloyn, per Brian e Michelle e per lui, che la stava guardando con quegli occhi di ghiaccio che potevano pietrificarla o scioglierla a seconda delle occasioni. 
« Ehi.. » lo salutò, e quasi tentennò quando lui cercò di baciarla. 
« Che c'è? » 
Ma perché doveva essere così chiaroveggente ogni volta? Perché non si faceva mai sfuggire nessun particolare?
Perché era Jimmy, ovviamente. 
« N-Niente.. » mentì. 
Si diressero verso le docce a gettone ed entrarono insieme in una cabina. Jimmy cercò nella tasca ed estrasse una moneta che inserì nella fessura accanto a Chelsea sfiorandole il braccio. 
Non sapeva davvero il perché, ma in momenti come quello ogni azione ed ogni avvenimento le venivano amplificati in maniera assordante. E quello che in un altro contesto poteva sembrare un semplice contatto, una banalità, qualcosa che avveniva quotidianamente, invece ora le era sembrato l'inferno e il paradiso contemporaneamente. Sentì che le gambe le stavano per cedere. 
Il getto d'acqua calda partì all'improvviso spaventandola mentre era impegnata in tutt'altri pensieri facendola sussultare. 
« Sicura di stare bene? » le chiese Jimmy, con aria preoccupata. 
L'altra inizialmente annuì per poi contraddirsi subito dopo.
« In realtà no, non proprio.. devo dirti una cosa » 
Frasi di convenzione come “dobbiamo parlare”, “c'è qualcosa che non sai” o, come in quel caso “devo dirti una cosa”, sono tutte frasi che si dicono per gettare l'esca e vedere come va. E così non puoi più tirarti indietro, sei incastrata e hai fatto tutto da sola, non hai possibilità di tornare indietro. 
« Mh, ok. » disse lui calmo avvicinandosi pericolosamente alla sua bocca. La baciò con trasporto e la trovò rigida, ma non ci fece troppo caso. 
Gli avevano accennato della lite con Eloyn ma per qualche strano motivo nessuno era mai entrato nei dettagli. 
Chelsea aveva anche solo pensato di poter opporre resistenza ma ci ripenso quando le labbra di Jimmy cominciarono a scendere sulle sue guance e lungo il collo; sentì la sua stretta sui fianchi attirarla a sé. 
« Si tratta di Eloyn, giusto? » 
« Sì. » rispose in fretta lei. 
Si disse che certe frasi di circostanza sono infallibile finché non si incontrano persone come Jimmy, che in un certo senso ci azzeccano sempre. E anche in quel momento ci aveva azzeccato, perché anche Eloyn era un problema in quei giorni. Ma quello che in realtà gli avrebbe voluto dire era tutt'altra cosa. Voleva parlare di loro e di quanto stessero bene insieme, di cosa aveva sbagliato e di quanto si era pentita. Voleva pregarlo di non lasciarla sola perché non lo avrebbe tollerato. E invece ciò che uscì dalla sua bocca fu solo e soltanto un breve, netto e deciso “Sì” per riprendersi al volo da quelle famose frasi di circostanza. 
« Ne vuoi parlare? » 
Forse il vero problema era che lui non aveva smesso di baciarla e Chelsea aveva avuto paura. Paura che se avesse interrotto quei baci gli avrebbe dovuto dire addio per sempre, a quei baci e quindi a lui. E non ne aveva avuto il coraggio. 
Sapeva benissimo che arrivata a quel punto non sarebbe potuta tornare indietro.
« Abbiamo litigato. Vivere insieme ci ha allontanato, bella contraddizione, eh? » 
C'era da ringraziare Dio, o forse solo il fato, che non tutte le voci riguardo alla loro litigata della sera prima erano arrivate alle orecchie di Jimmy, altrimenti il lavoro duro non sarebbe spettato a lei. E la responsabilità di quella confessione era l'unica che desiderava avere. 

Dopo mezzora Zacky tornò a casa per controllare Eloyn. Era andato alla spiaggia solo perché lei lo aveva praticamente sbattuto fuori da casa sua dicendogli che stava bene, ma era una menzogna a cui non credeva nemmeno lei.
Aprì la porta di casa e si diresse in salotto, sicuro di trovarla poltrire sul divano; e così fu.
La vide rannicchiata in un angolo con addosso la felpa grigia che le stava immensa, quella che gli aveva sapientemente sottratto dall'armadio ormai da qualche settimana, e i leggins. I capelli raccolti in una coda di cavallo scompigliata che le faceva spuntare ciuffi ovunque. Dormiva a braccia conserte e Zacky capì che doveva essersi addormentata mentre guardava la televisione. 
Si guardò intorno e vide sul tavolino una vaschetta di gelato alla vaniglia di cui erano rimasti solo degli scarti in fondo, e un cucchiaio grande gettato dentro alla meglio. Vicino ad essa un barattolo di Nutella aperto che fortunatamente riportava i segni di poche cucchiaiate.
I rimedi delle donne sono micidiali, pensò. 
Tornò a guardarla e vide i suoi occhi cerchiati da delle profonde occhiaie nere, un po' per lo stress e un po' per il mascara nero che doveva esserle scivolato via con il pianto. Forse aveva sbagliato a lasciarla sola. 
Prese una coperta e glie la mise addosso; nonostante fuori fosse un caldo tropicale, dentro a quella casa il condizionatore funzionava anche troppo bene: in effetti si ibernava.
Le diede un bacio in fronte e si allontanò solo per abbassare un po' l'aria fredda. 
Tornò da lei e spense la televisione allungandosi sull'altra ala del divano. Un divano ad angolo, comodo per due. 
Capì di averla svegliata quando la sentì mugugnare qualcosa di molto simile a: « Zacky, sei tu? » 
« El, sei sveglia? » 
« Più o meno.. »
« Ti porto di sopra? » 
La osservò annuire a chiudersi di più in se stessa e si alzò per portarla nel letto al piano di sopra, quello che ormai era il loro letto.
La prese in bracciò con facilità e noto che ultimamente aveva perso peso, come biasimarla. Certamente con tutte le schifezze che aveva ingurgitato quel giorno sarebbe tornata a pesare come sempre senza difficoltà.
Salì le scale e arrivato in cima fece qualche passo per arrivare alla porta. Cercò di aprirla e ci riuscì solo dopo vari tentativi. La fece sdraiare e le si mise accanto rigirandosela tra le braccia con una facilità che gli faceva capire quanto fosse stanca per non ribellarsi. La strinse a sé come fosse il suo piccolo gioiello da proteggere, e in un certo senso era davvero così. 
La vide aprire gli occhi. 
« Che ore sono? » gli chiese prima di dargli un leggero bacio a fior di labbra. 
« Le cinque, da quanto è che dormi? » 
« Stavo guardando Beautiful quindi dalle due più o meno.. »
« Stavi guardando Beautiful?!? ». Lei odiava quella serie televisiva, Zacky non poteva credere alle sue orecchie. 
« Sono messa male, eh? » sorrise amaramente.
A Zacky si strinse il cuore a vederla in quel modo. 
« Piccola la mia Eloyn.. » disse con una vocina alquanto strana portandola sopra di lui. 
« Quando fai questi versi ho quasi paura di te, ma ti amo per questo » rispose baciandolo con poca forza, era ancora molto assonnata. 
« Anche io ti amo, Eloyn. Ti amo tanto! » 
Lei non capiva perché lui fosse così felice. Certo non poteva immaginare che tutta quella gioia potesse essere scaturita solo da dei pensieri a caso, come avere la certezza che sarebbero potuti stare insieme per tutta la vita. 
Infatti, la sola cosa che Zacky aspettava per chiederle di sposarlo era il tempo. Che passasse ancora un po', per vedere se uno dei due si sarebbe stancato. Anche se dei suoi sentimenti era ancora completamente sicuro. 
Nessuno sapeva che l'anello di fidanzamento era già pronto nel cassetto più nascosto della camera e accuratamente chiuso a chiave. Però c'era ed era già qualcosa. 
Si riaddormentarono abbracciati l'uno all'altra e vennero svegliati dal campanello che suonava. 
Zacky si alzò improvvisamente e diede un'occhiata fugace alla radiosveglia vicino al letto: erano le sette di sera, probabilmente era Chelsea alla porta che voleva parlare con Eloyn. 
« El, dobbiamo alzarci. Hanno bussato » 
« Ma vacci tu ad aprire, è casa tua.. » 
« Certo, è casa mia solo quando ti fa comodo è? No, troppo facile. Stavolta vai tu. » 
« Zacky James Baker, ti odio. Sappilo. » disse lei strisciando fuori dal letto con una lentezza impressionante. 
Ovviamente, solo Zacky sapeva chi ci fosse dietro alla porta ad aspettarla, ed era per quello che sarebbe dovuta andare Eloyn ad aprire. 
Chelsea aspettava impaziente che qualcuno si degnasse ad aprire la porta e quasi sperò con tutta se stessa che fosse Eloyn a farlo, tanto per evitarle ulteriori complessi pre-discorso.
Non sapeva bene cose le avrebbe detto. Forse solo “scusa”  o forse le sarebbe uscito un fiume di parole inarrestabile. Sotto questo punto di vista, Chelsea era sempre stata imprevedibile.
La porta si aprì e le si presentò davanti lo stato più trasandato e trascurato della sua Eloyn. Stava davvero così male? Si maledì mentalmente. 
La osservò guardarla stupefatta dalla testa ai piedi. Era arrabbiata. 
« Cosa diav-.. » iniziò Eloyn, ma fu interrotta da Chelsea.
« Scusa! » esclamò sopra le parole dell'altra facendola rimanere di sasso. « Io.. non dovevo mentirti. Ho fatto una cazzata. Tu ci sei sempre stata per me e mi hai sempre detto tutto. Scusa.. » 
Eloyn non sapeva davvero cosa dire. Era felice che fosse stata lei a farsi avanti, altrimenti lei stessa non ne avrebbe avuto le forze. 
Aprì la bocca per dire qualcosa ma si accorse che non c'era più niente da dire. Allora la richiuse e semplicemente le si avvicinò abbracciandola con tutte le forze che le erano rimaste. 
Chelsea accolse quell'abbracciò con sincera felicità e si sentì sollevata da una peso più grande di lei. 
« Vuoi.. vuoi entrare? » 
« Ma c'è Zacky.. » 
« La casa è abbastanza grande per tutti.. alla più brutta lo chiudiamo in bagno » rise Eloyn, illuminata di una nuova luce. 
Mentre Chelsea si faceva spazio in casa di Zacky, il diretto interessato scendeva le scale con i vestiti sgualciti e lo sguardo spento dal sonno. 
« Ti ho svegliato, Zacky? » chiese Chelsea come se la risposta fosse ovvia. 
« Veramente ci hai svegliato » 
« Sì ma io sono felice di essere stata svegliata » rispose Eloyn guardando l'amica. 
C'erano momenti in cui si soffermava sui suoi particolari e capiva di non poterne fare a meno. 
Erano ormai passati i tempi in cui giocavano con le bambole, quando definirsi “migliori amiche” aveva ancora un significato speciale, andato poi sbiadendo col tempo. 
Però sapeva che infondo c'era qualcosa che le legava inesorabilmente. Come quando da piccole Chelsea partiva e stava via ogni santa estate lasciando Eloyn da sola ad aspettarla. E quando poi tornava si soffermava sempre su quei capelli rossi e sui suoi occhi azzurri e si sentiva stupida considerandoli dettagli fondamentali nella sua vita. 
Quel giorno le stava succedendo la stessa cosa di quando erano piccole, e si stupì di come il colore dei suoi occhi non fosse cambiato di una virgola. 
« Zacky, mi hai convinto tu a venire, non ricordi? Adesso non ti lamentare » lo rimproverò Chelsea. 
« Tu hai fatto cosa? » chiese Eloyn perplessa.
« Perché credi che sia venuta lei a parlarti, scusa? Sai meglio di me quanto sia testarda e orgogliosa » 
Eloyn sentì il cuore riempirsi di felicità. Poteva desiderare di più? No, affatto. 
Si avvicinò a Zacky e lo abbracciò con forza sui fianchi –  cosa che le veniva bene data la sua statura – facendolo quasi morire soffocato.
« Ok, ok. Ti amo anche io ma così mi uccidi! »  rise lui abbracciandola di riflesso. 
Chelsea ed Eloyn passarono il resto della serata a parlare di tutto ciò che non si erano dette e di tutto ciò a cui non avevano fatto caso l'una dell'altra. Riscoprirono quell'amicizia andata trascurando e capirono che niente le avrebbe mai divise. 

***

Brian stava arpeggiando i nuovi accordi che aveva pensato per la canzone  “God Hates Us” aspettando che gli altri arrivassero. 
Doveva davvero farglieli sentire, sarebbero stato un intro perfetto – pensava.
Era a casa di Matt e lui non c'era; gli aveva aperto la porta Val, che per lui era come una seconda mamma, ormai. Era un po' la madre di tutto il gruppo. E quella casa, in quei giorni, era diventata anche un po' la sua. 
« Vuoi qualcosa da bere? », aveva fatto irruzione lei, nella sala incisioni. 
« Una birra, volentieri » 
« Ma sono le dieci di mattina! » 
Lo sguardo eloquente che Brian le aveva lanciato le aveva fatto intuire subito quale sarebbe stata la sua risposta. 
« Ok, te la porto. » 
« Grazie Val, sei un angelo », le aveva urlato dietro mentre Val si allontanava dal corridoio. 
Dopo cinque minuti Matt si presentò con due birre in mano. 
« Una a te » e gli porse una bottiglia « e una a me, anche se Val ha minacciato di lasciarmi » ridacchiò.
« Allora Haner, cos'hai per me? » 
Brian appoggiò la birra sul tavolo e ricominciò a prestare attenzione alla sua chitarra.
« Ho pensato ad un arpeggio per God Hates Us, lo potremmo mettere all'inizio.. » disse mentre iniziava a suonare. 
« Sì, mi piace! Magari lo mettiamo anche alla fine a sfumare » 
« Si potrebbe fare » 
Nel frattempo li avevano raggiunti anche Jimmy e Johnny.
« E Zacky? » 
« Con Eloyn, ci raggiunge più tardi » rispose Jimmy. 
« Dobbiamo finire la base dell'ultima canzone, altrimenti Larry ci uccide, o peggio.. » sentenziò Johnny. 
« Quando abbiamo l'ultimo incontro? » chiese Matt con in mano la sua chitarra. 
« Fra tre giorni » 
« Quel che è certo è che non gli porteremo anche il testo, non ci riuscirei neanche volendo » disse Matt.
« Non credo che farà storie per il testo, le sue parole sono state “voglio la musica finita!” » lo imitò Jimmy « non ha parlato di testi » 
« Comunque mi ci impegnerò nei prossimi giorni » concluse Matt.
Per tutta la mattina Jimmy fu velato da una patina di tristezza, cosa che era trasparita anche in ciò che aveva scritto; aveva deciso che la nuova canzone si sarebbe chiamata “Tonight The World Dies” e ne erano rimasti tutti un po' sorpresi. 
Zacky no, aveva osservato quella scena con estremo silenzio ed era rimasto sorpreso da come tutti facessero finta di non vedere. Come era sempre stato, d'altronde.
Jimmy era entrato nel tunnel della depressione qualche anno prima, per problemi che probabilmente conosceva solo il suo analista. Qualcosa che aveva a che fare con la sua esistenza, avevano supposto gli altri. Per questo non era la prima volta che entrava in studio con una faccia simile a quella. Ma atterra come quel giorno Zacky non ce lo aveva davvero mai visto. 

Certo era che dover lavorare anche il giorno di natale era una cosa un po' fastidiosa. Fortunatamente si trattava solo di due orette al pomeriggio e niente più.
Jimmy aveva avuto la classica “illuminazione” pre-CD. 
Tutte le volte, infatti, aveva una di quelle idee-lampo assolutamente geniali. 
« L'ho finita » aveva dichiarato quel pomeriggio. Era da qualche tempo che si vociferava di questa presunta canzone, ma Jimmy non aveva voluto svelare niente a nessuno. 
« In quanto tempo? »
« Una notte insonne, e ci sono poche e semplici parti di batteria così non mi dovrò affaticare ancora » aveva ridacchiato amaramente. Anche lui sapeva che non c'era niente di felice in quella dichiarazione. 
Iniziò a suonare e, dopo i primi accordi, Matt lo fermò dicendogli che andava bene e che l'avrebbero registrata subito per guadagnare tempo; avrebbero passato un natale alternativo. 
La sala di registrazione a casa di Matt era stata tempestata di decorazioni natalizie ed era pronta per essere usata. Probabilmente c'era lo zampino delle gemelle DiBenedetto in tutto quello sfarzo, e il solo pensiero faceva chiudere lo stomaco a Brian. 
Le mancava Michelle come l'aria che aveva sempre respirato, in tutto quel tempo. Ancora non si rivolgevano la parola e Brian non sapeva davvero più dove sbattere la testa. Infatti c'era amore nell'aria, fatta eccezione per loro due, Michelle e Brian, ognuno ad un capo opposto della stanza che si parlavano solo per chiedersi l'ora. Stavano male entrambi, era evidente. 
La canzone di Jimmy era malinconica e triste e la registrarono subito dopo aver preparato i demo delle parti di batteria, tanto per svalicare quello che era diventato un ostacolo insormontabile per Jimmy.  
Ora Jimmy era pronto al pianoforte per iniziare a suonare e accanto a lui c'era Matt seduto su uno sgabello che lo guardava sorridendo. Davanti a loro degli spartiti e un microfono. A dividerli dagli altri il solito vetro freddo. 
Iniziò a suonare al pianoforte i primi accordi gioendo quando la batteria che aveva registrato gli inondò le orecchie, scaturita dalle cuffie che aveva in testa.
« Now I think I understand, 
how this world can overcome a man » iniziò Jimmy accompagnandosi con il pianoforte. 
Era quell'amaro in fondo che faceva pensare a Jimmy, Chelsea l'aveva capito, e forse era per quello che gli voleva così bene. Era una sua caratteristica.
« Like a friend we saw it through,
in the end I gave my life for you. » 
E ancora quel pianoforte che lacerava i cuori di chi lo ascoltava.
« Gave you all I had to give,
found a place for me to rest my head.
While I may be hard to find,
heard there's peace just on the other side. » 
Valary guardò suo marito e anche lei capì perché lo amava. Quando si dice “il potere della musica”. 
Aveva una felpa nera con il cappuccio che faceva venire voglia di abbracciarlo e in testa il cappellino nero di Brian, quello con i teschi. Era così tenero e poco consono alle parole di quella canzone, eppure così affascinante, come se quelle stesse parole fossero state scritte apposta per lui. 
Matt e Jimmy avevano una sintonia magica che li legava. Si volevano bene, come agli inizi, erano cresciuti insieme. E questa cosa degli Avenged Sevenfold era solo un dettaglio nella loro vita insieme. Perché loro erano ugualmente, nonostante tutto quello.
« I hope it's worth it, here on the higway, yeah.
I know you'll find your own way when I'm not with you... » cantò Jimmy guardando Matt negli occhi, come se volesse dirgli che quelle parole erano per lui, in onore di quello che erano stati fino a quel momento, in onore di quell'amicizia che li aveva tenuti uniti nonostante il successo, nonostante i soldi o qualsiasi altro ostacolo.
« So tell everybody, the ones who walked beside me, yeah.
I hope you'll find your own way when I'm not with you, tonight. » 
« I hope it's worth it, what's left behind me, yeah. 
I know you'll find you own way when I'm not with you.
So tell everybody, the ones who walked beside me, yeah.
I know you'll find your own way when I'm not with you, tonight.. » 
Tutti li guardavano esterrefatti, come se quella canzone li avesse messi a nudo davanti al mondo. Carne viva sul fuoco ed emozioni senza veli. C'era dell'essenziale in tutto quello, che poteva essere colto al meglio solo da chi l'aveva vissuto da vicino. 
Ma era triste, in una maniera che poteva essere capita solo da un occhio attento come quello di Zacky, che si era accorto di tutto da un po' di tempo, ormai. 
Quella canzone era triste nel modo che solo Jimmy era stato capace di concepire, in tutti quegli anni che facevano canzone deprimenti. 
Qualcosa era cambiato in quei giorni, Zacky ne era certo, ma decise di vedere se le cose sarebbero cambiate prima di agire. Sarebbe stato meglio per tutti.

Note. And soooo, stiamo arrivando agli sgoccioli... o quasi. Mancano all'incirca sei capitoli a meno che io non decida di perdermi in quell'atmosfera tanto carina che si crea alla fine di una storia e decida di dilungarmi nell'epilogo con qualche Slice of Life (Cosa che accadrà, molto probabilmente). 
Aggiornamenti recenti:
- Ho scoperto di amare alla follia il CD Waking The Fallen. Non che prima non mi piacesse ma adesso è proprio uno dei miei preferiti.
- Mi sono innamorata di Brompton Cocktail. Strano, eh? Fatto sta che è la mia fissa, attualmente.
Ora i ringraziamenti:
Grazie a Buried e KikiSuicide che non so con qualche forza di spirito hanno deciso di seguirmi. Grazie davvero per i consigli, e i complimenti. <3 
Un grazie va anche a BBBlondie semplicemente perché mi sopporta. Anche se non recensisci, ti capisco.. sei un ghiro. XD
Grazie anche e soprattutto a chi deciderà di recensire e far felice questa povera donna in crisi. No, seriamente, ve lo dico sempre, anche se mi insultaste sarei felice lo stesso. *^*
Baci, Silvia. :*

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Avenged Sevenfold / Vai alla pagina dell'autore: __Aivlis