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Autore: Reghina    07/07/2011    7 recensioni
“Io sono Marco. Un amico di Ace”.
“Che vuoi da me?”.
“Solo una chiacchierata. Niente di più”.

Dopo la Guerra, i funerali, i pianti, le urla disperate, Marco aveva dovuto riorganizzare la ciurma. Ace si era sacrificato per fare in modo che Rufy potesse continuare il suo viaggio e raggiungere il suo sogno, quel sogno che il giovane non aveva avuto scrupoli a gridare davanti tutta la Marina, la Flotta dei Sette e a decine di ciurme rivali. Il ragazzino che Marco voleva conoscere.
MarcoxRufy.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Marco, Monkey D. Rufy
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
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Atterrò poggiando con cura la zampa arcuata da fenice a terra, prima di riprendere forma umana.
Dopo la Guerra, i funerali, i pianti, le urla disperate, Marco aveva dovuto riorganizzare la ciurma.
Il Rosso si era offerto di aiutarlo, ma il giovane Comandante aveva preferito occuparsi lui stesso di tutto, insieme agli altri sopravvissuti.
Nessuno di loro era uscito integro da Marineford, sia fisicamente che soprattutto mentalmente.
Avevano miseramente fallito.
Non solo non avevano salvato Ace – un loro compagno, loro fratello – ma il loro Capitano, loro 'Padre' era morto.
Probabilmente mille anni di lutto non sarebbero bastati ad esprimere il dolore che provavano, come infinite lacrime e grida non erano sufficienti.
Così si erano rialzati, avevano curato le ferite e si erano messi al lavoro.
Non avevano più una nave maestra e le altre più piccole erano ridotte in condizioni pessime.
La bandiera di loro padre era andata bruciata.
Più si contavano i danni, più era difficile pensare di andare avanti.
Così semplicemente non li avevano contati, fingendo d'ignorare quanti fratelli avevano perso.
Erano una ciurma senza Capitano, ma fosse stato solo quello i loro problemi sarebbero stati neanche la metà di quelli che in realtà erano.
In verità erano bambini a cui hanno strappato con violenza il padre prima del tempo, il loro adorato 'Babbo' che li aveva accolti ed in un certo senso cresciuti, difendendoli da tutto e da tutti a qualsiasi costo, pronto a dare la vita per ognuno di loro indistintamente.
E l'aveva fatto davvero.
Come Ace era stato pronto a gettarsi senza scrupoli ben sapendo di andare in contro alla morte solo per difendere il fratello.
Marco non poteva dire con precisione quanti miliardi di volte il Comandante della seconda divisione gli avesse parlato del giovane dal cappello di paglia.
Monkey D Rufy.
Il ragazzino che si era precipitato ad Impel Down, fregandosene che nessuno ne fosse mai uscito.
Quello che, da lì, era corso a Marineford come non fosse un pirata con una taglia anche lui.
Lo stesso che aveva combattuto e sputato sangue quanto e più di molti di loro, affrontando chiunque gli si parasse davanti, fino ai tre Ammiragli, senza alcun tipo di timore.
Il ragazzino che per un secondo li aveva fatti sperare tutti perché, dannazione, ce l'aveva fatta a liberarlo.
Quello da si era visto morire il fratello tra le braccia dopo tante lotte, dopo mille e più peripezie, senza poter fare null'altro.
Lo stesso che era scappato chissà dove grazie ad un sottomarino, aiutato dall'intervento di Shanks.
Il ragazzino che Marco voleva conoscere.
Barbabianca stesso aveva riposto la sua fiducia in quel giovane dal cappello di paglia che pareva non sapere chi si trovasse davanti o cosa stesse andando ad affrontare, interessato solo all'obbiettivo che doveva raggiungere.
Ace si era sacrificato per fare in modo che Rufy potesse continuare il suo viaggio e raggiungere il suo sogno, quel sogno che il giovane non aveva avuto scrupoli a gridare davanti tutta la Marina, la Flotta dei Sette e a decine di ciurme rivali.
E Marco non credeva per nulla al caso, quindi gli sembrava davvero improbabile che Shanks fosse giunto lì proprio quando stavano per uccidere il ragazzino per divina provvidenza.
Voleva vedere di persona, il Comandante della prima divisione, se davvero il figlio di Dragon valeva tutta l'importanza che gli avevano dato o se tutti avevano compiuto un'enorme sbaglio.
Ci era voluto poco a rintracciarlo, volando.
Infondo aveva notato benissimo come l'Imperatrice delle Amazzoni fosse interessata al giovane, era ovvio si sarebbe rifugiato lì.
Poi, mentre si trovava sulla zona e stava per atterrare, aveva visto un'isola poco lontana ed avvicinandosi poté notare Rayleigh.
Atterrare lì fu una conseguenza logica.
Perfino il Vice del Re dei Pirati credeva in quel giovane ragazzino tanto determinato quanto sciocco.
Solo un idiota, infondo, avrebbe fatto ciò che Rufy aveva compiuto senza esitare un attimo.
Marco ghignò, infilando le mani in tasca, pensando che infondo loro non avevano fatto troppo meglio, visto che si erano precipitati a Marineford senza troppi complimenti.
Iniziò a girovagare per l'isola, alla ricerca di quel moccioso tanto famoso che l'intero universo pareva ben deciso ad aiutare.
Ed era suo pieno diritto capire se il mondo fosse diventato completamente pazzo, oppure se ne valeva davvero la pena.
Giusto per sapere se avrebbe dovuto prendere a pugni Ace, una volta arrivato all'altro mondo, perché come al solito era stato un incosciente.
Perso nei suoi pensieri, e nella malinconia agrodolce del pensare al giovane figlio di Roger, neanche notò che la persona che stava cercando era a pochi passi da lui.
“Largoooooooooooo!!!” il giovane Rufy stava inseguendo a tutta velocità alcuni degli strani animali che abitavano il luogo.
Molti erano più forti di lui, ma il nipote di Garp era affamato, ed era meglio non sfidarlo in quei momenti.
“Ohi, capelli ad ananas! Spostati!” ordinò, notando Marco, immobile nella via.
Il maggiore spalancò gli occhi, nel vedere un essere non meglio definito arrivargli addosso.
Pareva un incrocio tra un coccodrillo, un leopardo ed un cane con le zanne da lupo mannaro.
Non si finisce mai di vedere cose assurde, nella Grand Line.
Spiccò il volo di scatto, trasformando solo le braccia in ali di fuoco azzurro, osservando stranito quel ragazzetto completamente fasciato dalla testa ai piedi, con un cappello di paglia e l'aria decisa che pareva intenso a mangiare crudo e soprattutto vivo lo strano essere.
Decisamente era fratello di Ace, quel bambinetto.
Solo loro potevano considerare qualsiasi cosa respirasse commestibile a prescindere da che razza di creatura fosse.
Il bello era che, tra pugni e morsi, il giovane moro davvero stava riuscendo a mangiare quell'essere non meglio definito.
“Ohi” chiamò, scendendo nuovamente a terra “Sei tu Rufy?”.
L'interpellato lo guardò battendo gli occhi neri, con in bocca un pezzo della carne che stava mangiando, anche se a Marco non era ben chiaro quando il più piccolo avesse acceso il fuoco che scoppiettava lì vicino, facendo espandere un delizioso odore di bistecca alla brace.
“Mh” annuì “E tu saresti?” chiese a sua volta, curioso.
“Io sono Marco. Un amico di Ace”.
Ben più di un amico, a dire la verità, ma già solo nominare il figlio di Roger era abbastanza senza specificare quanto il Comandante della Prima Divisione ci tenesse.
“Oh” Rufy aveva improvvisamente deciso che, forse, tutto sommato, non aveva fame.
Ricordava vagamente il biondo, ma durante quella corsa frenetica al patibolo non aveva prestato attenzione a molte cose.
A niente che non fosse Ace, per dirla tutta.
“Che vuoi da me?” domandò, facendosi serio e, in un certo qual modo, pericoloso.
Marco piegò una gamba all'indietro, tenendola sul terreno solo di punta, mettendo le mani in tasca, ghignando.
Quel giovane emanava lo stesso pericoloso potere di Ace, come un fiume in piena che è pronto, straripando, a distruggere tutto ciò che incontrerà sul suo cammino.
“Solo una chiacchierata. Niente di più”.
   
 
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