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Autore: tersicore150187    08/07/2011    8 recensioni
Una situazione molto molto particolare. In tutti i sensi. SCRITTA PER LO SPECIAL TURN DEI CSA DI LUGLIO - CALDO.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cap 6. Una mamma è sempre una mamma.
 
Kate si sentiva come un’atleta alle olimpiadi. Tutti la incitavano, la incoraggiaviano, la lodavano, ma la sua mente era offuscata dallo sforzo. Riusciva a concentrarsi solo sulla voce di Rick che non smetteva di sostenerla. Poteva sentire le sue mani strette sulle gambe e questo la rassicurava. Ma ormai sentiva dei picchi di dolore così alti che in alcuni momenti crollava in un buio dal quale non riusciva a tirarsi fuori. Sentiva una voce dentro di sé che la chiamava, la risvegliava, la riportava alla realtà, ma non riusciva a prestarle ascolto.
Tuttavia lei sapeva bene a chi appartenesse quella voce. Aveva imparato a riconoscerla, così come aveva imparato a domare le sue paure, con il suo uomo accanto. Non piangeva più ormai. Quando si sentiva triste si limitava ad appoggiarsi alla sua spalla che la sosteneva. Sempre. Era normale d’altro canto sentire il bisogno di avere la propria madre accanto quando lei stava per diventare madre a sua volta, e, forse, proprio quel suo bisogno le faceva sentire la voce di sua madre dentro al suo cuore. L’ostetrica la guardò con dolcezza, ma anche con una grande determinazione e le disse in modo un po’ giocoso “Forza Kate, sta per arrivare il momento di iniziare a dare delle belle spinte”. Rick sorrise come un bambino, emozionato. Non la teneva più tra le braccia, era sceso dal letto, per poterla guardare negli occhi e le aveva sistemato dei cuscini a sostegno della schiena. Era meglio che lui fosse in piedi per qualsiasi evenienza e inoltre così avrebbe potuto vedere il piccolo meglio che dal letto, alle spalle di Kate. Lei si accorse di quel suo sorriso e gli strinse la mano. Lui le si avvicinò sostenendola con il suo braccio e la guardò felice accarezzandole i capelli. In quel momento un’altra contrazione arrivò e il volto di Kate fu sconvolto dal dolore. “Forza cara adesso punta il mento contro il petto e stringi i denti…così brava uno, due, tre, quattro…”. Il bambino si era posizionato nel canale del parto. L’ostetrica attirò Rick con una mano e lui, senza lasciare la mano di Kate si avvicinò al lenzuolo sterile per guardarvi sotto. Non era esattamente una visione idilliaca. Rick sapeva che si sarebbe potuto impressionare, non era certo famoso per la sua maturità e il suo coraggio. Kate lo vide impallidire un po’ e guardò l’ostetrica preoccupata chiamandola per nome. Sandra diede uno schiaffetto a Rick sulla guancia e lo apostrofò “Hey papà, non mi vorrai svenire sul più bello, vero?”. Lui non le rispose neanche, si avvicinò alla sua donna, con il viso carico di emozione e le labbra arricciate come se stesse per piangere e le disse “Kate…” prese un bel respiro sforzandosi di ricacciare dentro le lacrime “…Kate, si vede la testa del nostro bambino fra le tue gambe…sta…sta arrivando…” e le diede una carezza con la mano che gli tremava per l’emozione. Kate non voleva piangere ancora, aveva pianto tanto per il dolore e si sentiva stanca in un modo quasi inimmaginabile. Si voltò verso l’ostetrica cercando un po’ di conforto e si abbandonò alla voce dentro di lei.
I venti minuti successivi non presentarono novità. Intanto Lanie era rientrata, ma in qualità amichevole, non voleva toccare con i guanti sterili la sua migliore amica in quel momento, sarebbe stato come violare la sua intimità. Ci teneva molto al rispetto per i suoi pazienti, anche perché raramente le capitava di visitare un corpo vivo e Kate, beh certamente lei era piena di vita, in quel momento più che mai. Rick la vide parlare a bassa voce con l’ostetrica e poi uscire di corsa dalla sala. Con uno sforzo si separò da Kate e corse dietro a Lanie. L’ostetrica non gli aveva più fatto vedere i progressi del bambino e lui trovava lo scorrere del tempo insopportabile.
Non vide Kate rivolgergli uno sguardo implorante mentre usciva dalla stanza. Anzi, Kate era tutta concetrata nella respirazione e sembrava non sentire più quello che le dicevano. Questo lo fece preoccupare e stringere con forza il braccio di Lanie che camminava a passo svelto per il corridoio, in direzione opposta alla sala d’aspetto. “Lanie, che succede?” “Rick ma che fai? Torna dentro, Kate ha bisogno di te!” gli disse lei con stupore. “Lanie dimmi che sta succedendo, ti prego sono preoccupato. Che cos’è questa segretezza?” “Rick…va tutto bene non preoccuparti” Lanie era titubante nel parlare non voleva preoccuparlo, ma al contempo lui era il padre del bambino. Lo guardò risoluta, ricordandosi della proverbiale testardaggine di Kate e di quanto lui fosse stato salvifico in varie occasioni. Gli disse sincera “Rick non è niente di preoccupante, è solo che le spinte di Kate non sono abbastanza forti e il bambino non sta scendendo più. Potrebbe essere necessario un pilotato”. Lui la guardò allibito. “Cosa? No! Lanie, Kate sta soffrendo tantissimo, tutto deve accadere nel modo più naturale possibile, non voglio che le attacchiate stupidi aggeggi addosso e lei assolutamente non vuole andare in sala operatoria!” Lanie lo guardò accigliata ma dolce “E se il bambino rischiasse?” Rick impallidi e gli mancò il fiato. Lanie lo sorresse per un braccio “dai, calmati, vado a chiamare la dottoressa e vediamo che…” ma Lanie stava parlando da sola, Rick si era voltato e correva verso la sala parto.
 
Si affacciò alla porta impaurito, avrebbe voluto sfondarla con tutte le sue forze ma, dopo ciò che aveva appena sentito aveva paura che, una volta entrato, lei gli avrebbe letto scritto in faccia quello che aveva nel cuore e nella mente, come sempre. Dalla finestrella poteva vedere Kate con la testa rivolta all’indietro che con la mano si aggrappava al lenzuolo. No, non si stava aggrappando. Muoveva la mano sul letto…stava cercando a tentoni qualcosa…salì lievemente e Sandra, con il suo camicione rosa e azzurro pieno di disegnini allungò la mano grassoccia senza guanto e la avvicinò a quella di Kate. A quel punto lei la afferrò con forza mentre la donna la incoraggiava. A Rick si gelò il sangue. Come aveva fatto a non capire? Come non ci aveva pensato prima? Fece per voltarsi, quando vide una giovane infermiera che portava un carrello “Scusi?” le disse agitato. “Sì?” fece lei con un sorriso. “Senta sta per nascere mio figlio e io avrei bisogno di una persona qui in sala parto con me e mia moglie, non è che potrebbe farmi la gentilezza di andare lei in sala d’aspetto e cercarla per me?” “Certo, non si preoccupi, non c’è problema”. “La ringrazio…” “Nicole” “Nicole, molto piacere sono Rick Castle”. A sentire quel nome la ragazza rimase di sasso e arrossì moltissimo. “Oh mio Dio Signor Ca..” “Nicole, cara, non c’è tempo ora. Le farò un bel regalo e un autografo, è una promessa…ora per favore, mi vada a cercare Martha Rodgers”.
Per madre e figlio non ci fu bisogno di parole o spiegazioni. Loro sue erano una specie di coppia magica, un duo collaudato, l’attore e la sua spalla, il ladro e il palo, soci, partner, complici. Richard non aveva mai potuto essere un figlio, un figlio come tutti gli altri e Martha, beh lei non aveva mai voluto essere una madre, anche se del suo bambino non avrebbe mai e poi mai fatto a meno, sin dal giorno in cui aveva capito di averlo in grembo, prima ancora del test di gravidanza. Era l’unica cosa veramente sua e per di più tutta sua. Ma ora non era più così, oltre ad Alexis c’erano altre persone che si erano fatte strada nel cuore di mezza età della donna, e una di quelle non era neanche ancora nata. L’infermiera aveva rotto l’imbarazzo della spiegazione inutile, della richiesta di aiuto di un figlio che chiede a sua madre di fare da madre, forse davvero per la prima volta, a sua “moglie”. Sdrammatizzando come al suo solito entrò nella sala parto apostrofando un portantino che ingombrava il corridoio con una barella “Si sposti lei, c’è mia figlia che sta partorendo lì dentro!”. Quando udì quella voce Rick capì che la madre avrebbe nascosto dietro il suo modo di fare istrionico l’apprensione che provava e seppe che avrebbe fatto un buon lavoro con Kate. Fu felice di averla chiamata.
 
Nella stanza le grida si facevano più concitate. Martha si avvicinò titubante e poggiando una mano sulla spalla del figlio, lo invitò silenziosamente a farle spazio. Rick si sedette lì a fianco strofinandosi il viso con le mani. Martha prese la mano della donna e le disse con calma “Kate, tesoro, so che sei molto stanca e che pensi di non farcela. Quando io ho avuto Rick sono stata in travaglio per ventidue ore in una sala di ospedale con altre quattro donne ed ero sola. Non c’era nessuno a fianco a me, né il mio compagno, né un’amica, né…né mia madre.” La commozione le incrinò la voce al ricordo della sua sofferenza ma un sorriso si dipinse subito sul suo volto. “Ma quando ho stretto Richard fra le braccia…oh Kate, come posso spiegartelo? Devi solo dare due spinte forti forti forti e lo saprai da sola. Lo saprà il tuo cuore. E io resterò sempre vicino a te. Forza…” Kate la guardò riconoscente ed esausta e le strinse la mano. Si voltò verso Rick e annuì muta. Lui le asciugò ancora la fronte, madida di sudore, mise un’asciugamano umida sul suo petto libero dai bottoni della camicia e prese di nuovo posizione sul letto accogliendo la schiena di Kate su di sé. Iniziò a baciarle leggermente il collo e i capelli sudati, rassicurandola. Mise le sue mani di nuovo sotto le ginocchia della ragazza e le tirò a sé con dolcezza. Lei prese la mano di Martha e la strinse e sussurrò “ci siamo” quando sentì la contrazione arrivare potente.




Angolo dell'autrice:
Carissimi!

Il prossimo sarà l'ultimo capitolo,
grazie ancora a tutti coloro che mi seguono e scusate per le risposte che non vi ho dato alle vostre recensioni, rimedierò presto.

Un forte abbraccio :*

Tersicore150187

  
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