Anime & Manga > Captain Tsubasa
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Autore: eldarion    08/07/2011    7 recensioni
Tsubasa e Sanae stanno per sposarsi. Sono felici. Tuttavia, la felicità a lungo sognata viene bruscamente spazzata via da una tragica fatalità.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I personaggi non sono miei, appartengono a Yoichi Takahashi.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.
Note personali: non amo scrivere storie con più di un capitolo, perchè ho poca pazienza, ma ho voluto tentare. E’ una specie di sfida e spero di fare un buon lavoro!
Ringrazio coloro che dedicheranno del tempo alla lettura della mia storia e coloro che avranno la pazienza di recensirla.
Buona lettura!
 
 
A piedi nudi sulla sabbia
 
 
...Tsubasa camminava tranquillamente nel prato. Era rilassante ascoltare il fruscio del vento nell'erba. Il sole era tiepido sulla pelle e l'aria profumava di primavera.
Si guardava intorno, era solo. Si fermò e fece un giro su se stesso scrutando l'orizzonte azzurro. Cercava qualcuno. Nulla. Non c'era un'anima. Riprese a camminare un po' inquieto, cupo. L'atmosfera era strana, non era serena come al solito. Poi si riscosse ed esclamò sollevato "Eccoli! Eccoli!"
Sanae e il bambino giocavano in lontananza, vicino al ruscello.
Li chiamò entusiasta e, con un guizzo di gioia, corse verso di loro senza perdere tempo.
I due lo videro. Il bambino però non si mosse: continuò a giocare incurante della voce di Tsubasa. Sanae invece rispose, un po' distaccata, con un cenno della mano.
Lui era felice..."Ciao!...Mi siete mancati!" li salutò sorridente.
Non risposero, non un passo verso di lui. Sembravano lontani.
Abbracció Sanae: non una mossa, lei era immobile, come fosse scolpita nella pietra. Era difficile da spiegare ma il piccolo e Sanae stavano proprio lì accanto a lui ma al contempo erano lontani, come parte di un altro mondo. C'era una specie di barriera che li separava. Non aveva mai avvertito questa sgradevole impressione in loro compagnia.
Ignorò il comportamento inconsueto dei due e la spiacevole idea che ne derivava. Si chinó, come nulla fosse, verso il bimbo con la chiara intenzione di stringerlo a sè.
Tsubasa aprí le braccia e le tese verso  il piccolo. Ma quest'ultimo rimase fermo, non mostrava di essere lieto di vedere il capitano, contrariamente al solito. I suoi occhi neri e profondi non erano gioiosi. Tradivano invece una specie di delusione, o forse era rimprovero...Probabilmente tutte due le cose.
Tsubasa sentì una fitta al cuore.
Deglutì. Non si scoraggió.
Lo abbracció dolcemente. Il bimbo si lasciò abbracciare ma non rispose al gesto affettuoso del capitano. Tsubasa cominció ad angustiarsi: cosa stava succedendo? L'aria tersa era come permeata da un presentimento negativo, una sensazione di perdita, come prima di un addio...Un addio per sempre. Quel bambino, fin dall'inizio, gli aveva ispirato serenità mentre ora trasmetteva angoscia e solitudine.
Guardó Sanae.
Lei sorrideva, dolce, dolcissima come sempre ma severa, il suo volto statuario non lasciava trasparire null'altro. 
Tsubasa sentì freddo. Un gelo inaspettato gli stava penetrando nelle ossa e nel cuore. Si sentiva come quando le improvvise gelate invernali sorprendono gli alberi costringendoli ad avvizzire preda del freddo. Tremó: aveva sempre afferrato le emozioni di Sanae, lei non si tratteneva. Osservó meglio quegli occhi, quegli occhi tanto profondi, carichi d'amore e ricchi di promesse... Tsubasa non trovò nè amore nè promesse: vi lesse rassegnazione. Non era un atteggiamento tipico della sua Anego: lei era combattiva, non si arrendeva mai...Eppure...cosa stava accadendo? Prese il bimbo tra le braccia e...si accorse che non gli aveva mai chiesto il nome...Era tutto così strano.
Fece appello alla sua forza d'animo e cercó di mantenere la calma.
Sorridendo Tsubasa accarezzó il volto del bambino e gli domandò con tutta la dolcezza della quale era capace "Mi dici qual è il tuo nome? Perchè sei triste? Sei sempre felice quando giochiamo tutti e tre insieme..."
Si interruppe.
Aveva detto qualcosa di sbagliato: il piccolo cominciò a singhiozzare. Ai singulti seguì un fiume di lacrime incontenibile.
Tsubasa, confuso, si volse verso Sanae in cerca di risposte ma la ragazza parve non far caso allo stato d'animo del capitano. Lei continuava a sorridere, alzó le spalle come se volesse dirgli "Che vuoi farci, abbi pazienza" e abbassó lo sguardo...Rassegnata...Non aveva preso un abbaglio...C'era proprio rassegnazione nell'espressione di Sanae.
Il bambino si scostò da lui, bruscamente. Picchió i suoi piccoli pugni sul petto del calciatore.
Poi lo guardò serio e si spiegó, finalmente "Io mi chiamo come vuoi tu!...Ma non capisci?!...Perchè...Perchè non scegli me?!" 
A Tsubasa si spezzó il cuore. Non riuscì a trattenersi: cominció a piangere anche lui.
Voleva dire loro tante cose.
Voleva dire che li amava, che non voleva lasciarli, ma le parole che uscivano dalla sua bocca erano prive di suono. Muoveva le labbra affannato ma, nulla: era completamente afono. Il panico lo colse. Impietosamente veniva risucchiato da una forza che lo spingeva lontano da Sanae e dal bambino! Quella forza lo riportava sempre a casa, a Barcellona, dove si svegliava tranquillo nel suo letto. Ma questa volta voleva restare lì. Voleva sapere, capire cosa stava succedendo. Non voleva perderli, non voleva abbandonarli.
Tendeva le braccia verso Sanae e il piccolo e loro verso di lui ma nemmeno riuscivano a sfiorarsi!...Venne risucchiato, spinto via con violenza da quel luogo sconosciuto. Fu come scaraventato nel suo letto. Si sveglió gridando "No! Voglio restare!...voglio restare con voi!...Il bambino! Il mio bambino! ...Sanae!"...
 
Si svegliò di soprassalto.
Dalle persiane filtrava la luce dell'alba e le ombre della notte scivolavano fuori dagli angoli...
Tsubasa era tornato nel suo corpo, come sempre, ma questa volta era differente dalle altre. Si sentiva spossato. Era sudatissimo e spaventato. Respirava affannosamente. Si prese la testa tra le mani. Si alzó in preda al tormento.
Kumico, che era rimasta abbracciata al capitano dalla notte prima, fu svegliata dalle parole agitate e dai movimenti concitati del ragazzo. Non era certa di aver capito bene ció che lui aveva gridato nel sonno.
Non era più accanto a lei. Lo vide in piedi di fianco al letto, smarrito, viaggiava con la mente chissà dove.
Si alzò anche lei. Si avvicinó al calciatore e lo circondó con le braccia. Voleva tranquillizzarlo. Era bello abbracciarlo. Desiderava sinceramente rasserenarlo. Strofinó la testa contro la sua schiena. Si spostó poi davanti a lui, per poterlo guardare in viso. Cercó di indagare e con calma chiese "Il tuo bambino Tsubasa?" Lo osservò divertita e aggiunse "Che dici?! Sei matto?!...O c'é qualcosa che non so..." insinuó maliziosamente. Non era sua intenzione ma la stava buttando sul ridere. Pensò fosse meglio, per non dare troppa importanza all'episodio. Era necessario allentare la tensione.
Tsubasa si sentì un po' irritato dal tono canzonatorio della domanda ma non rimproveró a Kumiko la sua leggerezza. Si trattenne.
Quei suoi sogni erano troppo intimi, troppo personali. Inoltre era eccessivamente sconvolto per raccontare. E Kumiko, visto come l'aveva presa, non avrebbe capito il suo turbamento. Per lei era un gioco, almeno così sembrava. Non era per cattiveria da parte sua. Forse prendeva la situazione con leggerezza perchè, in fondo, lei non si era ancora mai veramente innamorata di qualcuno; di un amore profondo come era capitato a lui con Sanae. Eppure, questo gli era ormai chiaro e lampante, voleva lui...Non potè fare a meno di chiedersi che genere di amore nutriva Kumiko nei suoi confronti. E, qualora lo avesse accettato, dove lo avrebbe condotto?
Il fragile equilibrio che aveva faticosamente raggiunto era stato spezzato: la ragazza si era insinuata nella sua vita, lenta e inesorabile, intrappolandolo in una fitta rete.
All'inizio fu solo per gentilezza e per carpire notizie su Sanae ma poi, non avrebbe saputo dire quando e in che modo, fu preso dalla novità di averla con sè. Già...Lei era stata una ventata di novità e lui era così entusiasta di mostrarle la città, i suoi piccoli amici, la sua vita che, tanto valeva ammetterlo, la speranza di rivedere Sanae, era passata in secondo piano; inconsapevolmente stava cascando nelle braccia di Kumiko.
Affetto? Solitudine? Stanchezza? ...Non era più sicuro di nulla.
Mentre era in preda a questi pensieri kumiko gli si avvicinó di più e si strinse al suo petto.
Lo guardó.
Ritenne fosse il momento: si alzó sulle punte dei piedi. Lo bació sulla bocca. Non un bacio a fior di labbra. Un bacio profondo. Voleva sentire e far suo il sapore di Tsubasa...Finalmente, finalmente poteva toccarlo. Finalmente poteva baciarlo. Stava baciando il ragazzo che aveva sempre amato, fin dai tempi della scuola. Era emozionante, una sensazione indescrivibile. Quel bacio tanto desiderato la stava travolgendo. Aveva il cuore in gola e lo stomaco sottosopra. Tsubasa poteva essere suo, doveva farlo capitolare: ci mise tutta la passione e la tenerezza che possedeva. 
Prese ad accarezzarlo dappertutto. Tsubasa non opponeva resistenza ma lei intuiva che non era coinvolto. Lui era lì, inerte, la lasciava fare. Chissà dove stava con la testa: molti altri avrebbero dato qualsiasi cosa per averla, ma lui era lì, impalato. Pensó che fosse solo l'indecisione a paralizzarlo. Continuò con più passione, le mani scivolavano lungo il corpo del ragazzo con insistenza, esercitando pressione, pareva che Kumiko volesse imprimervi un'impronta. Era quello che voleva fare: cancellare col le sue mani le impronte di Sanae, doveva essere suo. Kumiko non si arrestava: non gli bastava più il sapore della bocca: voleva sapere com'era la sua pelle...
Tsubasa trasalì, quasi che il tocco della ragazza sulla pelle bruciasse.
Sentì un dolore sordo, profondo come se gli stessero strappando il cuore e con gesto deciso si staccó dal bacio e si divincoló dall'abbraccio. Due lacrime uscirono dai suoi occhi, non se ne accorse.
Gli tornó alla mente ancora quel detto..."Perchè desiderare la Luna se posso avere tutte le stelle"...
Kumiko gli offriva le stelle, erano lì a portata di mano ed erano molto allettanti. Bastava cedere, era sufficiemte che si lasciasse andare.
Tuttavia lui desiderava la luna...
Ma la realtà era che possedeva la notte, senza luna e senza stelle: poteva accontentarsi?
Mosse le labbra come per dire qualcosa ma non riuscì. Lei non avrebbe capito, avrebbe pensato a una sua farneticazione, e forse lo era. Si allontanó dall'attraente modella per appoggiassi alla finestra, guardó fuori il cielo plumbeo. Era inusuale per Barcellona. Infine, disse perentorio "Usciamo".
Senza aspettare risposte da parte della ragazza raccolse lo zaino e le chiavi della macchina.
Si avviò verso la porta, come un automa. Era certo che lei lo evrebbe seguito.
Kumiko era incredula: poteva averla, gli si era praticamente offerta e lui l'aveva allontanata. Voleva uscire. Potevano fare l'amore, ma lui voleva uscire...Cosa significava? Lei aveva notato quelle due lacrime. In cuor suo la ragazza sperò che il capitano volesse solo mettere ordine tra i suoi pensieri: forse lei stava andando troppo veloce e lo aveva spaventato...Oppure...Lui stava per prendere la sua decisione. Lo seguì fino alla porta e lo fermò dicendo "Usciamo?!...Vuoi che venga?..."
Lui la guardó e rispose senza esitare "Sì! Ho bisogno di camminare...A piedi nudi... Sulla sabbia!"...Finalmente, finalmente, tutto era chiaro nella sua mente...
  
Continua...
( Per 2/3 settimane sarò in vacanza e non so se avrò la possibilità di aggiornare la mia storia...Non vorrei pensaste che abbandono Tsubasa e Sanae lasciandoli così...in sospeso!...Mai...
Buone vacanze a tutti! Spero che al mio ritorno continuerete a leggermi!)
 
N.B.
Lo spunto per questa storia mi è stato offerto da una novella tedesca “Germelshausen” scritta da Friedrich Gerstacker. Questa storia, nel 1954, ispirò un musical della MGM “Brigadoon”. Dal musical, Vincent Minnelli, trasse l’omonimo film. Fu il suo primo film girato in Cinemascope.

 
  
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