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Autore: _BlueLady_    12/07/2011    4 recensioni
Raccolta di one-shot inerenti a Twin Princess.
Personaggi: dei più disparati (prevalentemente Blue Moon)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rein, Shade
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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...Buh!
Lo so, lo so, ultimamente sforno aggiornamenti su aggiornamenti e non ne potrete più ma sono un pozzo di idee, e di alcune devo proprio liberarmene altrimenti il mio cervello assai piccolo rischia di esplodere.
Questa one-shot ha come protagonista Fine, la gemella dai capelli rossi.
L'ispirazione mi è venuta d'improvviso, un vero e proprio lampo di genio, e a mio parere Fine era perfetta per questa parte.
Beh, auguro a tutti una buona lettura, sperando che lo sia ^___^
Come al solito ringrazio tutti coloro che leggono e/o recensiscono =)

 

Ritrovare sé stessi
 

Fine sospirò affacciata alla finestra della sua camera.
Osservava il giardino di fuori, dal quale provenivano allegri schiamazzi e sonore risate.
La sorella giocava a rincorrersi allegramente con Shade.
Già, Shade… il suo Shade…
Fin dalla prima volta che lo aveva visto, sapeva che sarebbe sempre stato il suo unico, vero amore.
Peccato, però, che per lui non fosse mai stato lo stesso…
Lo vedeva con che indifferenza la trattava, a differenza della sorella alla quale rivolgeva tutta la premura possibile.
Lo capiva quando si animava di gelosia, udendo Rein lodare ripetutamente Bright.
Lo notava quando rivolgeva occhiate nascoste alla gemella, e un lieve sorriso gli illuminava il viso nel costatare la vivacità e l’allegria di quest’ultima.
Quegli occhi cobalto che l’avevano trafitta fin dalla prima volta in cui ci si era persa dentro non erano mai stati riservati per lei.
Sospirò di nuovo sconsolata, appoggiando nostalgicamente il volto sul palmo della mano.
Cos’aveva Rein in più di lei?
Erano gemelle, dopotutto, no? Erano praticamente identiche.
E allora perché Shade riservava attenzioni solo per Rein?
Come aveva fatto la turchina a far breccia nel suo cuore senza neanche volerlo?
Gli schiamazzi dal giardino si fecero più acuti, le risate più frequenti e vivaci.
Fine notò con un velo di gelosia Shade che afferrava la sorella per la vita, facendola volteggiare in aria.
Nel notare il sorriso sincero e spontaneo che il ragazzo aveva dipinto in volto, si sentì male.
Una fitta lacerante al cuore la trafisse, la gelosia si impadronì di lei.
 
 

Invisibile…
 
 

Era completamente invisibile ai suoi occhi.
Si allontanò dalla finestra con il cuore ancora gonfio di amarezza.
Notò la specchiera di fronte a sé, e il suo volto riflesso all’interno.
Si avvicinò piano, sfiorandosi delicatamente il volto con la punta delle dita.
Accanto allo specchio, una foto della gemella le sorrideva allegramente.
Fine la sfiorò, facendo scivolare lentamente la mano verso il basso.
 
 

Identiche…
 
 

Erano due gocce d’acqua.
Gli stessi occhi, lo stesso naso, lo stesso sorriso…
Eppure Rein aveva quel tocco in più che la rendeva affascinante agli occhi del principe della Luna… tremendamente affascinante…
Qual’era quel tocco in più?
Qual’era quel particolare che rendeva la sorella così capace di piacergli?
Perché quella marcia in più non era stata riservata a lei, invece?
Stanca della sua stessa immagine, voltò le spalle allo specchio, adirata con sé stessa.
Lei non era niente
Lei non era niente mentre invece Rein era tutto.
Non riusciva a capacitarsene.
Forse, se fosse assomigliata ancora di più a lei, magari Shade l’avrebbe finalmente notata, avrebbe rivisto in lei il riflesso della gemella e se ne sarebbe finalmente innamorato.
In questo modo, entrambi avrebbero ottenuto ciò che volevano: l’uno la sua principessa, l’altra il suo principe, e senza scomodare più di tanto Rein.
Scosse la testa, amareggiata, tentando di scacciare via da sé quel pensiero insensato.
Essere amata come un semplice riflesso di una persona che in realtà non si è non era soddisfacente, anzi, non lo era per niente.
Perché questo sarebbe stata: un semplice riflesso della sorella.
Un riflesso che ne avrebbe conservato tutte le fattezze fisionomiche, ma nulla di più.
Perché osservare la sorella era come guardarsi allo specchio: ne percepiva la somiglianza, ma riconosceva che quella che stava osservando non era realmente lei.
Rein era vivace, affascinante, imprevedibile, scontrosa, irascibile, esuberante…
Rein era bella, elegante, aggraziata, spontanea…
Rein aveva dei meravigliosi capelli lunghi e lisci che ne evidenziavano ancora di più la  femminilità.
Acconciandoli ogni volta come pareva a lei, riusciva sempre a conservare quel lato affascinante di sé che piaceva tanto ai ragazzi, a Shade in particolare.
Lei cos’era, invece?
Lei era golosa, infantile, scoordinata, sportiva…
Lei era goffa e impacciata…
Lei aveva dei banalissimi capelli corti e crespi, che legava per comodità in due buffi codini che certo non la aiutavano a mostrare il lato più femminile di sé, anzi, tutt’altro…
Lei era considerata da tutti un maschiaccio… e che effetto poteva avere un maschiaccio sui ragazzi, se non quello di avvicinarli a sé solamente per amicizia?
Sospirò di nuovo, osservando nuovamente la sua immagine allo specchio.
Forse, se avesse acconciato i capelli in una maniera diversa, magari sarebbe piaciuta di più a Shade…
Cambiare sé stessi per piacere di più: poteva anche funzionare, dopotutto.
Afferrò con decisione i due elastici che le raccoglievano i capelli.
Chiuse gli occhi, e tirò con tutte le sue forze per scioglierli dai nodi che li trattenevano.
Una cascata di capelli folti e crespi le ricadde sulle spalle, ribelli, vivaci come lei.
Prese una spazzola, e cominciò a pettinarseli con quanta più energia avesse in corpo, tentando inutilmente di renderli lisci e setosi come quelli della sorella.
Il tentativo fu vano e inutile.
I capelli continuavano ad arricciarsi, puntando in centinaia di direzioni diverse.
Osservò con invidia la fotografia della sorella.
Non sarebbe mai stata bella quanto lei.
Animata da una nuova determinazione, afferrò la sua massa di capelli rossi, stringendoli nel pugno della mano e pettinandoli con foga all’indietro.
Afferrando uno dei due elastici che aveva poggiato sul mobile a fianco, poi, li legò saldamente in una coda alta, elegante e fluente.
Pareva proprio la fotocopia di Rein, conciata in quel modo.
Senza proferire parola, si diresse fuori dalla camera, camminando per i lunghi corridoi del palazzo, diretta in giardino.
 
Nella troppa fretta di giungere a destinazione, non si accorse di starsi dirigendo completamente addosso a un’altra persona che le era comparsa davanti, e ci andò a sbattere contro.
Come alzò gli occhi, massaggiandosi delicatamente la testa, riconobbe nell’ostacolo che le si era parato davanti il volto di sua madre.
- Santo cielo, Fine, guarda sempre davanti a te quando cammini!- esclamò quella, rivolgendole uno sguardo preoccupato – Ti sei fatta male, tesoro?- domandò poi, porgendole una mano per aiutarla ad alzarsi.
Fine la afferrò con decisione, piegandosi sulle ginocchia per darsi una spinta a risalire.
- Scusami, mamma, ero sovrappensiero - si giustificò, rigirandosi i pollici.
La madre le rivolse uno sguardo tenero e comprensivo – Lascia stare, l’importante è che tu non ti sia fatta nulla, ma…- si bloccò a un tratto a metà frase, osservandola con fare perplesso e incuriosito - Fine, come ti sei conciata i capelli?- domandò poi, carezzandole teneramente la nuca – Sei del tutto simile a Rein pettinata così, stento quasi a riconoscerti!-
Fine abbassò lo sguardo imbarazzata, le gote le si imporporarono un poco.
- Per quale motivo hai deciso di pettinarti così, tesoro?- le domandò ancora la madre, alzandole il volto per guardarla negli occhi.
- Ecco, avevo voglia di cambiare aspetto. Avevo voglia di ritrovare me stessa- mormorò quella volgendo nuovamente lo sguardo in basso.
- Ritrovare te stessa?- ripeté Elsa alquanto perplessa.
Fine annuì piano con la testa.
- E come pensi di ritrovare te stessa somigliando in tutto e per tutto a tua sorella?- le domandò la madre, passandole affettuosamente le dita nei capelli.
Fine non rispose, lasciando che fossero le sue gote rosse a parlare per lei.
La madre le sorrise teneramente.
- Vieni con me – le disse, prendendola per mano.
 
 

¤¤¤¤¤¤
 
 

- Mamma, che fai?!- esclamò Fine non appena sentì la madre scioglierle i capelli e scuoterglieli leggermente al vento.
- Sshh…- sussurrò quella, afferrando una spazzola e posandogliela delicatamente sulla nuca.
Elsa prese a pettinarle dolcemente i capelli, socchiudendo leggermente gli occhi mentre canticchiava sottovoce.
- Vedi, Fine - Le disse a un tratto in un sussurro -ognuno ha qualcosa di bello da mostrare agli altri, e deve saperlo valorizzare -
La rossa la ascoltava senza pronunciare una parola.
Si limitava ad avvertire sulla nuca il tocco delicato della madre che continuava a pettinarla.
Elsa continuava imperterrita nella sua operazione - Noi siamo un po’ come dei quadri - diceva - Ognuno ha qualcosa di speciale che lo differenzia da un altro…-
Sorrisero entrambe, mentre le gote di Fine si imporporavano un poco.
Poi Elsa continuò - E i capelli sono come una sorta di cornice: devi mantenerli sempre curati, perché - le fece l’occhiolino - più la cornice è bella, più il quadro, che è già bello in sé, diventa meraviglioso -
Dopo averle finito di acconciare i capelli, le mise una piccola spilla rossa a reggere il ciuffo che le copriva la fronte, mentre le accarezzava dolcemente il viso roseo e paffuto.
Poi prese uno specchio dal cassettone di fronte al letto, e glielo pose davanti agli occhi sorridendole.
- Eccoti, Fine - disse in tono soave - questa sei tu -
Non appena Fine si ritrovò ad osservarsi allo specchio, allibì piuttosto sconcertata.
La ragazza che aveva di fronte era bellissima, i capelli mossi e rossi che le ricadevano sulle spalle in una cascata di boccoli mossi e sinuosi, una spilla a reggerle la frangia che prima celava sotto di sé un viso bello e luminoso.
Fine si portò scioccata le mani al viso, toccandoselo incredula.
Sussultò quando vide che la ragazza allo specchio faceva lo stesso.
- Questa… questa sono io?- domandò poi, volgendo uno sguardo scioccato alla madre che le sorrise fiduciosa.
- Non riconosci i tuoi meravigliosi occhi cremisi riflessi nello specchio?- le domandò in tono pacato.
Fine si voltò di nuovo a guardare la ragazza allo specchio.
L’ombra di un sorriso le velò le labbra.
- Ti piaci?-
Si voltò verso la madre, colma di gratitudine.
Il sorriso che le rivolse fu il più bello che avesse mai illuminato il suo viso.
- Grazie…- le sussurrò commossa, mentre la abbracciava.
- Di nulla, tesoro mio - mormorò quella in risposta - Ora vai a mostrare la nuova Fine ai tuoi amici - le disse, poi, facendole l’occhiolino.
Fine si precipitò verso la porta della stanza, ansiosa di correre in giardino a mostrarsi alla sorella e a Shade.
Prima di uscire dalla stanza, però, volse un ultimo sguardo imbarazzato alla madre.
- …Mamma?- mormorò timidamente, volgendole uno sguardo imbarazzato.
- Si?-
- … Sono bella?- le chiese, arrossendo un poco.
Le madre le sorrise.
- Oh, molto di più - le rispose, avvicinandosi e prendendole un boccolo tra le dita delle mani. Fine sgranò gli occhi senza capire.
- Sei tu! E non c’è nessuno come te, al mondo!- esclamò la madre, dandole un tenero bacio sulla fronte.
Lo sguardo della rossa si illuminò di gioia, mentre arrossiva nuovamente di contentezza.

 
¤¤¤¤¤¤
 
 

Quando fu fuori in giardino, non trovò più Rein e Shade dove li aveva lasciati.
Al posto delle loro risate e dei loro schiamazzi c’era solo l’allegro canticchiare degli uccellini accompagnati dal frastuono delle cicale.
Fine si osservò intorno, domandandosi dove fossero.
Si inoltrò nel giardino, assaporando il dolce profumo dei fiori che ancora non si erano lasciati abbattere dalla calura estiva.
Procedette avanti, finché non si ritrovò una figura di fronte che oscurava la vista del sole.
Dovette mettersi una mano di fronte agli occhi per riconoscerlo: capelli biondi e ribelli, portamento fiero ed elegante, sorriso smagliante da classico principe azzurro…
- Bright!- esclamò, attirando improvvisamente la sua attenzione.
- Oh, ciao principessa Fine!- la salutò lui con un sorriso affettuoso.
- Cosa ci fa tu qui?- gli domandò, avvicinandosi.
I suoi occhi ambrati si scontrarono con quelli cremisi di lei.
- Ero venuto per consegnare di persona una cosa a Shade…- le rispose lui con pacatezza.
- Capisco - mormorò lei, osservandosi intorno - A proposito di Shade, sai dov’è?-
Il biondo alzò le spalle con disinvoltura – Dovrebbe essere qui in giro assieme a Rein. Sai, credo che si sia finalmente deciso a confessarle i propri sentimenti per lei, me lo aveva accennato qualche giorno fa -
- Ah…-
Fu come ricevere una pugnalata al cuore.
Avvertì una fitta lancinante a livello del petto, la delusione le si dipinse in volto.
Era arrivata troppo tardi, ormai…
Le lacrime cominciarono a pungerle fastidiosamente gli occhi.
A che serviva cambiare per il ragazzo che amava, se poi per lui nemmeno esisteva?
- Cosa volevi dirgli di tanto importante? Se lo incontro magari glielo riferisco -
Alzò il volto verso Bright, ricacciando a forza le lacrime negli occhi.
- N-Niente- balbettò, abbozzando un sorriso impacciato - N-non era nulla di importante, figurati -
- Sicura che sia tutto a posto?- le domandò invece lui, notando il suo improvviso cambiamento di umore.
All’udire quella domanda, Fine trasalì improvvisamente.
Possibile che dovesse sempre essere un libro aperto per tutti?
Si voltò verso Bright, sorridendogli il più spontaneamente possibile – Si, si, tranquillo - gli rispose, agitando le mani di fronte a sé - sono solamente un po’ accaldata, c’è un sole oggi! - tentò di giustificarsi, cominciando a voltarsi per poi ritornarsene dentro al palazzo.
Nemmeno Bright si era accorto del suo cambiamento, figuriamoci se avrebbe potuto notarlo Shade.
Era proprio vero, dunque: lei non contava niente per nessuno…
Il biondo la osservò andarsene via perplesso.
- …Fine?- la chiamò, costringendola a voltarsi di nuovo.
Lei si bloccò a metà strada, irrigidendosi un poco mentre tornava a fissarlo.
- S-si?-
- Lo sai che stai davvero bene con i capelli acconciati in quel modo?- esclamò lui rivolgendole un sorriso radioso.
Lei avvampò di punto in bianco.
- Te… te ne sei accorto?- domandò, rigirandosi una ciocca tra le dita, rossa in viso.
Lui ridacchiò divertito.
- Ovvio, che me ne sono accorto!- le rispose con estrema naturalezza – E’ impossibile non notarti, Fine, e mi piaci sempre e comunque!- concluse, sorridendole di nuovo fiduciosamente.
Fine lo ascoltò incredula, incapace di pronunciare una parola.
Quando riuscì a trovare il coraggio di rispondergli, fu troppo tardi.
Il principe dovette lasciarla sotto le pressioni di Altezza, giunta lì proprio in quel momento, che gli implicava di fare subito ritorno a casa.
- Ora devo andare, ma spero di ricontrarti presto. Mi piace stare in tua compagnia!- la salutò, agitando piano la mano in segno di saluto.
La lasciò lì all’entrata del palazzo, lo sguardo perso nel vuoto a rimuginare su ciò che le aveva appena detto.

 
 

Mi piace stare in tua compagnia!”
 

 
 

Improvvisamente, senza neanche volerlo, avvampò.
Solo dopo qualche minuto realizzò che Bright si era accorto di lei già da molto tempo, mentre era stata lei quella così tanto cieca da non notarlo prima.

 
 

Mi piaci, Fine, è impossibile non notarti!”
 
 

Il cuore prese a trepidarle in petto, mentre sentiva pervadersi da una nuova e piacevole sensazione di calore.
Osservò la mongolfiera del Regno dei Gioielli librarsi in alto nel cielo.
Il viso le si illuminò, la bocca si dischiuse un poco.
Sorrise.  

  
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