CAPITOLO 5. IL KARATE
Reika si chiuse la porta del ripostiglio alle spalle. Aveva da poco terminato
di stendere i panni lavati quella mattina.
Già quella mattina…
L’occhio le cadde sulla porta degli spogliatoi. La aprì ed
entrò, non senza un attimo di esitazione e di paura. Il cuore
cominciò a batterle forte. Era ancora profondamente scossa, non tanto
per quello che era successo, ma per come lei aveva reagito. Lo avrebbe potuto
evitare senza troppe difficoltà, eppure non lo aveva fatto. Era rimasta
inerme e scioccata. E non le era mai successo.
Estremamente sicura di sé, Reika aveva una totale fiducia nelle
sue capacità e nella sua forza, non avrebbe mai creduto che esistessero
situazioni in cui il suo sangue freddo e la sua abilità, potessero
essere annientati con tanta disarmante facilità.
Eppure era avvenuto proprio questo, la sua ferrea volontà, la
sua encomiabile lucidità, l’avevano abbandonata evaporando come neve
al sole, rendendola tale e quale a tante donnette che non sapevano far altro
che piangere e svenire, incapaci di difendersi dagli attacchi della vita.
Come si odiava…
E se non bastava questo a farla sentire debole e frustrata, c’era
quella martellante domanda senza senso apparente. Era tutto il giorno che
tentava di evitarla. La risposta aleggiava fumosa nella sua mente e le dava
fastidio…
Le era piaciuto?
Un bacio così violento non era proprio il suo genere…o
almeno così aveva sempre ritenuto le poche volte che le si era
affacciata la possibilità e la curiosità di baciare un
ragazzo…ma allora perché ogni volta che ci ripensava sentiva un
vuoto allo stomaco?
“Mi ha fatto schifo, schifo e schifo!” disse ad alta voce
dandosi un pugnetto in testa. Si affacciò alla finestra. I ragazzi si
stavano allenando, come sempre. E Mark era più indiavolato del solito.
Per forza, con quello che aveva combinato…
Lo studiò attentamente nel tentativo di inquadrarlo.
Benji e gli altri le avevano illustrato con dovizia di particolari, il
caratteraccio del pericoloso attaccante, e quindi non si sarebbe dovuta
aspettare niente di meglio. Ma il primo giorno, quando per non colpirla, quasi
si era spaccato una mano, l’aveva indotta a credere che lui non fosse
così come voleva apparire. Che, in fondo, il suo non fosse altro che un
atteggiamento per proteggersi dal mondo, come faceva Benji. Ma ora…
“Ma dai Reika non trarre
conclusioni errate. In fondo tu lo hai provocato. Vabbé! lasciamo
perdere il fatto che gli sei apparsa davanti praticamente nuda, quello di certo
non lo hai fatto apposta. Ma sono due giorni che gli rendi la vita impossibile.
Ti sei introdotta nella sua tranquilla esistenza, perseguitandolo dappertutto.
Sei riuscita ad avere l’appoggio dei suoi due amici. E questo a lui non
va giù. Hai sempre l’ultima parola e ieri gli hai anche fatto fare
la figura dell’imbecille con la storia della pioggia. Insomma hai
esagerato, te ne eri già resa conto no? é ovvio che lui ha
reagito. Che ti aspettavi di stuzzicare la Tigre senza avere conseguenze?
Stupida!”
Sì ,era stata proprio un’ingenua.
Però quel bacio…
Si portò due dita tremanti alla bocca e ripensò al sapore
della bocca di lui. Forte, virile, sensuale…. Un’emozione
indescrivibile…
“Noooooo!Bastaaaa! A me non é piaciuto proprio per
niente!” urlò esasperata con se stessa e la sua stupida
irrazionalità, sbattendo la porta con inaudita violenza.
Gli allenamenti terminarono anche quel giorno, per due persone in
particolare, estremamente difficile.
I ragazzi la ringraziavano man mano che lei porgeva loro la salvietta e
l’acqua. Arrivò a Mark. Gli porse l’asciugamano senza dire
una parola. Lui lo prese e senza guardarla negli occhi mormorò un
impercettibile “Grazie”
Per Reika quel gesto gentile valse più di mille inutili parole,
una fiocca speranza si riaccese nel suo cuore confuso… forse…
“Mark…la tua fasciatura é completamente allentata.
Ieri mi sono dimenticata di rifartela. Ma credo non sia più necessaria.
La puoi togliere se vuoi” disse con voce vagamente titubante
“Sì me la tolgo subito” convenne il capitano
remissivo, avviandosi negli spogliatoi, evitando accuratamente di incrociare lo
sguardo di lei. Ma perché si preoccupava per lui dopo quello che le
aveva fatto? Decisamente era la persona più incomprensibile che gli
fosse mai capitato di incontrare. Avrebbe dovuto rinunciare a capirla,
altrimenti sarebbe impazzito prima di riuscire a comprendere, anche solo la
metà dei pensieri, che si agitavano in quella testolina bionda…
Anche quella sera, come al solito, Mark, Danny ed Ed si attardarono
negli spogliatoi. Ma questa volta, Reika, non aveva alcuna voglia di aspettare.
O meglio… di aspettare Mark.
Non aveva ancora deciso come affrontarlo.
Si avviò lentamente verso casa, sola, a testa bassa, triste e abbattuta.
“Ehi Danny! Com’é che Reika stasera non é
ancora venuta a buttar giù la porta?” chiese Ed negli spogliatoi
terminando di chiudere la cerniera del suo borsone.
“Non lo so. Comunque muoviamoci. Quella poveretta deve sempre
aspettare i nostri comodi. E poi oggi l’ho vista proprio strana. Forse
non sta molto bene” rispose Danny
“Già é parsa strana anche a me! Non ha neanche
litigato con Mark!”
Il portiere fissò il capitano, attendendo una sua reazione.
Mark si buttò il borsone in spalla, lasciando cadere nel vuoto
la provocazione dell’amico, limitandosi a dire “ Andiamo?” .
I tre ragazzi uscirono ma non videro Reika. La chiamarono e la
cercarono nei pressi del campo, in cucina e nel ripostiglio.
“Non c’è… é andata a casa da sola. Si
sarà stufata di aspettare” disse Ed. “Sono un po’ preoccupato.
Non è prudente per una ragazza girare da sola di sera. E poi non una
ragazza così.”
“Così come?” chiese Mark ad Ed guardandolo storto e
provando una strana inquietudine.
“E dai Mark!” disse Ed “Abbiamo capito che non la
sopporti, ma non sei cieco. Hai visto che corpo? Che volto? Che occhi?
Che…”
“Basta Ed! Ho capito” disse il capitano sentendosi
più che mai infastidito dagli apprezzamenti dell’amico
“Aumentiamo il passo. Magari la raggiungiamo” aggiunse secco
troncando il discorso ed evitando così che i suoi amici intuissero la
sua assurda reazione. Che diritto aveva di essere geloso? Reika non era sua,
per fortuna, chi la voleva una così? In ogni caso Ed, per la sua stessa
incolumità, avrebbe fatto bene a concentrare altrove le sue libidinose
idee….
Reika procedette spedita lungo il viale che costeggiava il fiume,
immersa nei suoi pensieri. Con la coda dell’occhio vide, seminascosti nell’oscurità,
tre uomini appoggiati alla loro auto in sosta in una piazzola, intenti a
fumare. Non vi prestò particolare attenzione e proseguì
pensierosa per la sua strada.
“Ehi bellezza! Non si saluta?” l’apostrofò una
voce fastidiosamente impastata dall’alcol.
La ragazza li ignorò, irritata dall’inopportuna
confidenza.
“Ehi bocconcino non fare la maleducata! Dove te ne vai tutta
sola?”
Era evidente che non avevano alcuna intenzione di lasciarla in pace.
Uno dei tre, il più alto e muscoloso, le si affiancò e
afferrandola per un braccio, la fermò.
“Vieni un po’ in compagnia. Dai non fare la timida. Ma lo
sai che sei proprio bella?” Le disse il tipaccio avvicinandosi sempre
più.
Reika sentì l’alito puzzolente di fumo e vino
dell’uomo, sfiorarle la guancia. La cosa le diede il voltastomaco. Nessuno
poteva osare avvicinarsi così tanto senza il suo permesso. In
realtà una persona c’era, ma non era quello il momento di pensare
a Mark…
“Lasciami” disse calma, senza neanche degnarsi di alzare lo
sguardo.
“Dai pupa facci divertire un po’” disse un altro, avvicinandosi.
Questo le si pose davanti e mettendole due dita sudice sotto il mento, le fece
alzare la testa.
“Sei proprio bellissima. Vedrai che spasso”
“Si, il problema é che tu sei orribile, puzzi come un
caprone e non sei per niente bello” disse glaciale.
“Cosa hai detto bambolina? Ripeti” si scaldò quello
animando leggermente i suoi occhi resi vacui ed insulsi dall’alcol.
“Idiota sei anche sordo? Ve l’ho detto con le buone di
lasciarmi, ora vi arrangiate” e così dicendo sferrò un calcio
potentissimo nei genitali dell’uomo che si trovava di fronte a lei e
colpì, con una pericolosa mossa di karate, quello che la teneva per il
braccio. Il delinquente vacillò, colpito in pieno volto.
“Ehi ora te la vedrai con me stronza” disse il terzo
avvicinandosi minaccioso.
“Non vedevo l’ora” sibilò tra i enti Reika,
mollando a terra lo zaino ed assumendo la posizione di attacco della sua arte.
Ma non poteva rischiare che gli altri due si riprendessero. Quello
colpito ai genitali, probabilmente, non si sarebbe ripreso tanto facilmente, ma
l’altro… Reika, con incredibile sangue freddo, lo colpì una
seconda volta con un calcio alla nuca. E quello cadde nuovamente a terra,
definitivamente privo di sensi.
“E ora a noi due, bello”
Il tizio le si avventò contro con i pugni alzati e lei lo evitò
senza problemi.
“Siamo lentini vedo”
“Troia”
“Ulala… che paroloni scurrili. Mi potrei
impressionare…coglione”
“Io ti ammazzo lurida puttana” urlò l’uomo
scaraventandosi ancora una volta contro la ragazza, dimostrando un’insospettabile
agilità e padronanza di movimento, nonostante la pesante sbornia.
Evidentemente la reazione inaspettata della ragazza era stata una sgradevole
doccia gelida per il malcapitato, convinto, come era stato sino a qualche
minuto prima, di aver trovato un facile giocattolo per rallegrare la serata.
L’urlo minaccioso del teppista giunse anche alle orecchie dei tre
ragazzi che si stavano avvicinando velocemente
“Porca miseria! Reika…”un’opprimente senso di
angoscia si impadronì di Mark, ghiacciandogli il sangue nelle vene. Il
ragazzo si lanciò una corsa forsennata, seguito a ruota dai due amici,
altrettanto scossi e preoccupati.
“Ehi guarda che io sono qui! Hai sbagliato direzione..”
Reika si stava divertendo. Beh…non era proprio il tipo di karate
che desiderava fare, ma era pur sempre meglio di niente.
L’uomo ritentò per l’ennesima volta di afferrare
quella dannata ragazza che si muoveva più veloce del vento, beffandolo
con un sorrisetto ironico stampato in volto. Ma da dove era uscita? Una volta
violentare una donna non era tanto difficile…
Ben presto, la ragazza di stancò di quell’inutile
pagliacciata, decisamente non avrebbe tratto alcun sollazzo da un karate fatto
in quel modo, la sua smania di combattere aveva bisogno di ben altri avversari.
Con mossa fulminea, si piegò leggermente sulle ginocchia,
spiccò un balzo e assestò una ginocchiata in pieno stomaco al
teppista ponendo fine a quei goffi ed inutili tentativi di aggressione. L’uomo
sbiancò all’istante e crollò a terra, contorcendosi ed
ansimando per il dolore lancinante che gli impediva quasi di respirare.
Reika aveva appena appoggiato i piedi a terra, quando percepì
una presenza dietro di lei.
“Strano” pensò “Credevo fossero tre non quattro. Ma
poco male”
Si piegò nuovamente sulle ginocchia, e girando su se stessa,
colpì l’individuo alle sue spalle con una gomitata dal basso verso
alto. Questo, colpito al mento, venne sbalzato all’indietro, e la sua
caduta sarebbe stata molto dolorosa se i due amici accanto a lui, non lo
avessero preso al volo.
“O mio Dio!……MARK!” esclamò la ragazza
accorgendosi di aver colpito il capitano ella Toho.
“Andiamo via” bofonchiò ansante uno dei tre tizi,
spaventato dall’arrivo dei tre ragazzi, e soprattutto, appurato sulla
propria pelle, che nulla avrebbero potuto, contro la furia della ragazza. Gli
altri due, come meglio poterono, arrancarono sino alla macchina e, una volta saliti,
si dileguarono nel buio della notte, sgommando rumorosamente.
“Dai su, non ho colpito molto forte…” disse la
ragazza inginocchiata accanto al capitano, immobile e bianco come un lenzuolo.
“Ragazzi credete sia il caso di portarlo al pronto soccorso?
Scusa non mi ero accorta che eri tu” protestò lei mortificata,
scostando delicatamente una ciocca di capelli umidi dalla fronte imperlata di
sudore ghiacciato del ragazzo.
“Reika si sta riprendendo…” disse Danny tirando un
sospiro di sollievo “Ma dove hai imparato a menare così?”
chiese guardandola con manifesta ammirazione.
“Poi te lo dico Danny! Mark? Mi senti? Come stai?”
Il ragazzo aprì gli occhi.
“Si ti sento non ho perso conoscenza. Anche se ci e mancato
poco…” disse a fatica, con il viso livido, ancora contorto in una
smorfia di dolore. “Reika non ti avvicinerò mai più alle
spalle…sei pericolosa” disse rialzandosi con cautela, massaggiandosi
energicamente la mascella dolorante.
“Ma anche tu! Che idea balzana è avvicinarti alle mie spalle,
mentre mi sto difendendo da dei teppisti di strada?”
Mark la scrutò con un’espressione indecifrabile in volto.
“Sei una karateca”disse Ed rompendo il silenzio carico di curiosità
e sorpresa, che si era creato.
“Sì” fu la semplice risposta di lei.
“E anche molto brava. Che cintura sei?”
“Nera” rispose lei con orgoglio malcelato.
“E noi che ti credevamo una dolce donzella indifesa. Ma
l’avevo già intuito sai?” rise il portiere
“Sì da cosa?” gli chiese Reika sorpresa
“Ho notato i tuoi riflessi scattanti in più di
un’occasione. Impossibili per uno qualunque. E poi il tiro che hai fatto
il primo giorno….di una potenza inaudita. Sei molto forte nonostante
l’apparenza…”
“ Io…credo di sì”
Quello era il momento giusto per chiedergli di metterla alla prova, di
combattere. Gli avrebbe mostrato di che pasta era fatta, che la sua tecnica
andava ben oltre ad una scazzottata con tre ubriachi, incapaci di reggersi
sulle loro stesse gambe…
Ma Mark la interruppe con una domanda quanto mai imbarazzante: “E
perché stamattina non ti sei difesa?”
“DIFESA??!!” esclamarono all’unisono Ed e Danny
spostando lo sguardo allibito da Reika a Mark.
“Perché? è tutto
il giorno che mi pongo la stessa domanda!” pensò rabbiosamente lei, mentre con
voce atona rispondeva “Perché mi hai presa alla sprovvista. Ma ora
mi sono vendicata. E con ciò…” ed ergendosi in tutta la sua
statura si pose minacciosamente di fronte a Mark, puntandogli un dito al petto
“…mio caro Lenders….NON OSARE PIU METTERMI LE MANI
ADDOSSOOOOOOOOOOO! O IO TI DISTRUGGOOO!” urlò con tutto il fiato
che aveva in gola, dando finalmente sfogo al malessere che da quel mattino si
portava dentro.
La cosa funzionò perché, improvvisamente, si sentì
leggera e di nuovo piena di fiducia ed ottimismo per il futuro.
“Sì va bene, ma non urlare così” replicò
lui sventolando le mani in avanti in un comico gesto di resa “Ora
comunque siamo pari, ok?”
“Ok…tigrotto dei miei stivali”
“Reika non abusare oltre della mia pazienza, o hai ben chiaro
cosa ti può succedere” la minacciò cupo lui, sovrastandola
con la sua imponente mole.
“E tu hai ben chiaro cosa ti può succedere?” lo
apostrofò piccata, per nulla intimorita dall’arroganza del
ragazzo, e assumendo, istintivamente, la posizione di attacco del karate.
Non c’era nulla da fare, con lei non l’avrebbe mai avuta
vinta…non poteva far altro che arrendersi…e la Tigre gettò
la spugna.
Almeno momentaneamente…
Mark scoppiò a ridere. Una risata spontanea e rumorosa che gli
illuminò il volto rendendolo bellissimo.
La risata contagiò ben presto tutto il gruppo, dissolvendo
nell’aria la nuvola di tensione e malintesi che si era creata tra Reika e
l’irascibile capitano della Toho.
CAPITOLO 6. UNA PARATA SPETTACOLARE
Reika aveva sperato che, dopo quella sera, le cose si sarebbero
finalmente sistemate e che Mark avrebbe sotterrato, per sempre, l’ascia
di guerra. Ma dovette ammettere di aver clamorosamente sbagliato
previsione…
Erano passati dieci giorni senza che nulla di nuovo accadesse.
Per la squadra era diventata oramai indispensabile, tutti, capitano
compresero, avevano accettato di buon grado la sua presenza in squadra.
“Per forza, sgobbo come una schiava per lavare e stirare divise e
asciugamani, ricevendo in cambio solamente dei miseri sorrisi di
ringraziamento!” sbuffò nervosamente litigando con la zip dello
zainetto.
Era scrupolosa e impeccabile nel suo lavoro di manager. Questo
l’aveva imparato da Patty, che da una vita si occupava di Holly e gli
altri.
“Chissà come fa Patty a sopportare tutto ciò! Vabbè
che è innamorata pazza del capitano, e questo non è un segreto
per nessuno, ma fare per anni questa vita non è per nulla
edificante!” brontolò la ragazza di umore decisamente nero.
Era a terra. Non sapeva che fare…
Mark aveva definitivamente accettato la sua presenza agli allenamenti,
ma si comportava come se lei non esistesse, la ignorava e non rispondeva
neanche più alle sue provocazioni.
Peggio di così…
Non era neppure riuscita a trovare il momento adatto per chiedere ad Ed
di allenarla.
Aveva paura di un’ennesima delusione. E se anche lui le avesse
detto “Lascia perdere io non alleno
ragazze?”
No, non poteva rischiare. Doveva fare in modo che lui capisse il suo
valore e la trattasse da pari. Ma come poteva fare?
Il tempo trascorreva impietoso…doveva escogitare qualcosa, subito…
“Ma sì certo, ecco il modo!” esclamò facendo
un balzo improvviso.
Si avviò verso la cassettiera accanto al letto e cominciò
a rovistare freneticamente nel secondo cassetto.
“Eppure sono sicura che sono qui….Eccoli!” cinguettò
sollevando in aria un paio di guanti neri da portiere “Questi sono i
guanti che Benji usava da ragazzino. Sono un regalo prezioso e …oggi
farò onore al mio fratellone” disse trionfante, infilando i guanti
nello zaino e uscendo di casa fischiettando allegramente.
Giunsero le sei del pomeriggio e mancava solo un’ora alla fine
degli allenamenti. Mark aveva appena segnato l’ennesimo goal, ed Ed
imprecava disteso a terra mollando rabbiosamente poderosi pugni al terreno
inerme.
Reika scosse il capo scettica “Ma possibile che non abbia ancora
capito niente? Ok ora darò loro un’interessante lezione”
disse aprendo lo zaino. Si infilò i guanti del fratello e si
calcò in testa un cappellino nero provando una strana e conosciuta
eccitazione.
Forse era una questione di sangue, ma entrare in un campo da calcio,
sentire sotto i piedi la delicata levigatezza dell’erba sapientemente
tagliata, posizionarsi tra i pali, seguire la sfera che veloce si avvicinava
decisa ad insinuarsi tra le maglie della sua rete, incollata ai piedi di un
impietoso attaccante, le provocava sempre un piacevolissimo senso di euforia.
Percepì compiaciuta, l’inebriante fuoco della sfida divamparle
nell’anima.
“E ora facciamo vedere a tutti che buon sangue non mente”
mormorò eccitata
Con passo deciso entrò in campo.
Stava oltrepassando la linea dell’area di rigore, quando il gioco
si interruppe.
“Ehi Reika ma che fai? Vai fuori dal campo” urlò
Mark cercando di mantenersi calmo.
Quella ragazza lo avrebbe fatto impazzire, ormai ne era certo. Gli
faceva perdere il controllo e nonostante tutti i suoi sforzi per ignorarla, non
vi era nulla da fare. Lei non aveva alcuna intenzione di starsene fuori dalla sua
vita. Accidenti! Ma che aveva fatto di male per meritarsi una così? E a
peggiorare le cose vi era quella stupida attrazione! Aveva faticato molto ad
ammetterlo, ma alla fine aveva ceduto. L’importante era che nessuno lo
sapesse. E men che meno lei. Non la poteva nemmeno guardare. Ma possibile, che con
tutte le belle ragazze che gli ronzavano intorno, lui dovesse sentirsi
ribollire il sangue alla sola vista di quella pazza scatenata? E quel bacio
rubato poi…si sentiva sprofondare di vergogna e di piacere ogni volta che
vi ripensava, e ciò capitava sempre più spesso. Doveva fare un
enorme sforzo ogni volta che se la trovava davanti, per non prenderla tra le
braccia e baciarla ancora e ancora…
Ma ora che altro aveva in mente di fare?
“Ed” iniziò Reika rivolta al portiere, ma a voce
abbastanza alta, in modo che anche Mark la potesse sentire“Facciamo un
patto. Io ti insegno come parare i tiri di Mark e tu in cambio mi allenerai a
karate. Mi allenerai SERIAMENTE. Capisci cosa intendo dire?”
Ed sostenne lo sguardo battagliero e fiero di lei. La determinazione,
la forza, l’imprevedibilità, la sfacciataggine, la
caparbietà, tutto in lei era esasperato all’ennesima potenza.
Ammirazione e rispetto brillarono negli occhi scuri del bel portiere. Non
c’era nulla da dire, decisamente una ragazza fuori dal comune….
La conosceva abbastanza per capire che non stava scherzando e quindi si
fece da parte
“Prego Reika la porta è tutta tua” disse Ed
“Ma Ed che cazzo fai?” sbraitò Mark incredulo “Non
vorrai mica mettere lei in porta? Dai Reika togliti dai piedi. Ma che hai
oggi!”
“Ed” disse Reika posizionandosi tra i pali con i piedi ben
piantati a terra, le gambe leggermente divaricate e il busto flesso in avanti “Prima
di iniziare, per favore, spiega a Mark che deve tirare come se ci fossi tu in
porta. Chiaro?”
“Ma i tiri di Mark sono pericolosi…” cercò di
protestare il portiere poco convinto pur avendo notato immediatamente che la
ragazza doveva avere una discreta conoscenza di quello sport, in quanto la
posizione da lei assunta era impeccabile.
“Non ti preoccupare se proprio vedo che non ce la faccio a
parare, schiverò la palla. Ne sono in grado e lo sai…”
“Sei sicura di quello che fai?”
“Sì”
“E va bene” si arrese infine conscio che nulla avrebbe
potuto dire o fare per dissuaderla da suo intento, quindi si rivolto a Mark aggiunse“Capitano
tira con tutta la forza che hai in corpo”
“Ma Ed sei impazzito? Che volete fare voi due…”
“Dai Mark” lo provocò Reika “Ora
insegnerò al tuo portiere come neutralizzare i tiri della Tigre una
volta per tutte”.
Mark non ci capiva niente, ma era esasperato da tutta quella messa in
scena e in fondo l’avevano voluto loro, lui non si sarebbe ritenuto
responsabile di nessuna conseguenza....
“Preparati Reika. Ma poi non dire che non ti avevo
avvertita” urlò avanzando veloce e furioso verso la porta con la
palla saldamente attaccata al piede.
Reika seguì ogni suo movimento con estrema calma e attenzione.
Il tiro partì implacabile, fortissimo e centrale. Non aveva
avuto dubbi in proposito, il gioco di Mark era estremamente prevedibile, non
avrebbe mai segnato a portieri del calibro di Dario Belli o Benjiamin Price se
non si decideva a cambiare tecnica, ma questo non lo voleva capire....quel
testardo senza speranza…peggio per lui.
“Sto per assestare un duro
colpo all’orgoglio smisurato della possente Tigre…”
pensò sadicamente mentre la palla viaggiava come una saetta verso di
lei.
Lasciò che la sfera le arrivasse a portata di braccio, quindi la
colpì di taglio con la mano destra.
La palla, per il colpo, deviò a terra, per poi schizzare verso
l’alto, trovando, però, sulla sua traiettoria il corpo della ragazza
piantato ben saldamente a terra, pronto a fermare il tiro contrapponendovi
tutto il suo peso.
Gran parte della potenza del calcio si era scaricata a terra e, quindi,
fu in grado di trattenere la sfera tra le mani arrestandone la folle corsa, senza
sforzo apparente.
Rimasero tutti sbalorditi incapaci di credere ai propri occhi. Reika si
voltò raggiante verso Ed. “È chiaro ora? I tiri di Mark
sono potenti ma non hanno effetto. Se tu ne elimini la potenza sono facili da
parare. Io la mia parte l’ho fatta, ora tocca a te” disse lanciando
il pallone tra le braccia dell’allibito portiere.
Mark si avvicinò furente.
No, non poteva sopportare anche questa umiliazione, stava per
investirla con un fiume di insulti, ma lei lo prevenne con voce ferma e sguardo
gelido“Invece di fare l’offeso per il tuo orgoglio ferito, impara
la lezione. L’hai capito, sì o no, che la forza non e tutto? Se ai
tuoi tiri unissi un po’ di tecnica sarebbero imprendibili! Hai un mese di
tempo per pensarci su!” disse calandosi il cappellino sugli occhi, per
nascondere lo scintillio trionfante che le brillava nello sguardo, che avrebbe
indispettito ed umiliato Mark più di quanto fosse necessario.
Ed si fece segnare solo altre due volte dal capitano ma poi la sua
porta restò miracolosamente inviolata nonostante la violenza e
l’accanimento con cui Mark ripetutamente la assaliva.
Tanto Ed era euforico, quanto Mark era furioso e frustrato. Ma aveva
ragione lei. Gli aveva dato proprio una bella lezione. E questo lo faceva
esplodere di rabbia…
CAPITOLO 7. MARIE
Sabato pomeriggio arrivò lento e silenzioso. Il sole splendeva
alto e caldo nel cielo, regalando a tutti gli abitanti della metropoli un primo
assaggio d’estate.
Quel giorno non c’erano gli allenamenti e così Reika stava
sfruttando quelle ore di libertà, per un bel giro di shopping in centro.
Il giorno prima, Ed le si era avvicinato e le aveva chiesto se sabato
sera le andava di passare da lui per un primo allenamento. Se le andava? La
ragazza stava letteralmente scoppiando di felicità!
Ricontò per la millesima volta, da quando si era svegliata, le
ore che mancavano a sera, costatando delusa che erano ancora troppe.
“Oh Dio come sono impaziente!” esclamò ad alta voce
facendo girare qualche passante incuriosito.
Trasportata dai suoi piacevoli pensieri, svoltò in un vicolo
laterale, attratta da una vetrina di abbigliamento.
Era indecisa se entrare a provare la camicetta di finissima seta azzurra
esposta in vetrina, quando udì un urlo soffocato provenire da un punto
imprecisato in fondo alla via. “Lasciam…” sentì distintamente.
Era indubbiamente la voce di una ragazza.
Reika corse velocemente nella direzione del flebile lamento. Svoltò
l’angolo e si ritrovò in un vicolo cieco, invisibile dalla strada
principale. Nascoste nell’ombra vi erano due persone, una ragazza, di
circa 14 anni, esile e molto carina, era tenuta a forza da un bel ragazzo
apparentemente poco più grande di lei. Nessuno dei due notò il
suo arrivo.
“Dai Marie” disse lui “Solo un bacino...su non fare
la cattiva…” e premette con forza una mano sulla bocca di lei, impedendole
di urlare ancora.
Reika, col suo proverbiale sangue freddo, afferrò il ragazzo per
una spalla, e con una mossa decisa, colpì le gambe di lui con un calcio,
mandandolo disteso a terra.
“Ma lei non ha nessuna voglia di baciarti. Mi sembra chiaro
no?” disse minacciosa, ponendosi davanti all’uomo e facendo scudo
con il suo corpo alla ragazza.
“Ehi e tu di che t’impicci? Lei è la mia
ragazza” disse lui tentando di rialzarsi.
“No non é vero non credergli” disse la ragazzina
scoppiando a piangere “Io non voglio saperne di te, devi fartene una
ragione Richard!”
“Zitta tu!” disse lui
“Oh no, l’unico che deve tacere qui sei tu” Reika,
gli assestò un altro calcio in pieno stomaco e il ragazzo ricadde a
terra tramortito.
“Andiamo via” ordinò afferrando la mano fredda e
tremante della ragazza.
“Grazie se non fosse stato per te non so cosa mi avrebbe
fatto” disse poco tempo dopo la giovane mentre sorseggiava un the freddo
al limone, seduta al tavolino di un bar in pieno centro.
“Oh figurati! Ti sei un po’ calmata ora?”
Marie, questo era il nome della ragazza che Reika aveva salvato, era
ancora visibilmente scossa. Ora non tremava più, ma era molto pallida e le
pupille erano ancora dilatate per lo spavento.
“Si grazie ora va meglio. Sai io non voglio che tu ti faccia
un’opinione sbagliata di me. Quello è un mio compagno di classe.
Io ho cercato in tutti i modi, di fargli capire che non mi interessa, ma lui
non si rassegna. Oggi mi ha chiesto di uscire e io ho accettato sperando di
convincerlo una volta per tutte. E invece mi sono fatta trascinare in quel
vicolo appartato. Oh! Non avrei mai immaginato che potesse mettermi le mani
addosso….” Marie si coprì il volto con le mani e ricominciò
a singhiozzare convulsamente.
Reika le si accostò e abbracciandola le sussurrò dolcemente
“Su ora non fare così; è tutto finito. Non ci pensare
più”
“Ma lui….ha detto … sig … che è tutta
colpa mia … sig … che l’ho illuso…che…”
“Basta Marie! Non è assolutamente colpa tua. So come ti
senti, è successo anche a me una cosa del genere…è
frustrante…e umiliante ma non devi assolutamente dire che è colpa
tua!”
“Davvero Reika è successo anche a te?” le chiese
Marie alzando gli occhi gonfi di pianto verso la nuova amica.
“Sì Marie”
“Ma tu sei cosi forte, sai difenderti….”
replicò stupita la ragazzina.
“Sì, ma lui purtroppo era più forte. Dove abiti
Marie? Vuoi che ti accompagni a casa?”
“Oh sì, mi piacerebbe molto, così ti faccio
conoscere mia madre ed i miei fratelli. Ti prego andiamo” disse Marie
saltando in piedi e tirando Reika per un braccio.
“Finalmente sorride”
pensò sollevata, seguendo Marie che, ora, chiacchierava serena.
“Oh Dio mio! Non so come ringraziarti. Di questi tempi non ci si
può più fidare di nessuno” esclamò esterrefatta la
mamma di Marie abbracciando protettivamente la figlia, non appena la ragazza ebbe
terminato di raccontare la brutta esperienza vissuta.
Era una donna piccolina, con i capelli corti e l’espressione
dolce. In quel momento guardava Reika con occhi pieni di gratitudine e sollievo.
“E avessi visto mamma come lo ha steso! Ah Reika piacerebbe anche
a me conoscere il karate” cinguettò Marie guardando l’amica
estasiata.
“Beh, se proprio vuoi ti posso insegnare qualche semplice mossa
ma molto efficace” rispose Reika felice di vederla completamente ripresa
dallo shock.
“Davvero Reika? OH CHE BELLO!!!” urlò Marie
saltandole al collo con tanta foga, che le ragazze, avvinghiate, persero
l’equilibrio, e finirono distese a terra con un sonoro tonfo, coperto
dalle risate squillanti delle due amiche.
“Ehi cos’è tutto questo baccano?” tuonò
una profonda voce maschile, che Reika riconobbe subito.
Svincolandosi dalla presa soffocante di Marie, reclinò il capo
all’indietro incrociando gli occhi scuri di Mark.
“Oh fratellone” saltò in piedi Marie, gettandosi tra
le braccia del fratello “Voglio presentarti una persona speciale. Lei
è Reika e oggi mi ha salvato la vita”
Mark stava per ribattere sarcasticamente“Si ci conosciamo già” quando le ultime parole della
sorella lo bloccarono “Cosa hai detto Marie?” esclamò con
una chiarissima nota di spavento nella voce “ Che è
successo?”
“Oh Marie sta esagerando…” si schernì Reika
rialzandosi e tentando di riconquistare una parvenza di dignità.
“No no non esagero per niente. Un villano della mia classe si
è messo in testa chissà cosa e oggi mi voleva obbligare…si
..insomma…a baciarlo…” disse Marie balbettando e arrossendo
vistosamente sotto lo sguardo perplesso del fratello“ Ma poi e arrivata
Reika e lo ha steso. Oh Mark vedessi com’è brava. Conosce il karate
e ha detto che lo insegnerà anche a me. Perché la guardi
così Mark? Non ci credi? Ti assicuro…”
“No Marie ti credo. Ho già avuto il …ehm...piacere
di constatare le doti di karateca della tua amica” disse lui incrociando
gli occhi blu di lei per la prima volta, dopo quel giorno. Quanto gli erano
mancate quelle onde impetuose…
“Ah si? Vi conoscete già?” chiese Marie sorpresa
“Si, lei è la nostra manager” rispose Mark.
“Ma Reika perché non me lo hai detto prima?” chiese
Marie fissando a sua volta l’amica.
“Veramente Marie, non mi hai lasciato molto spazio per parlare e
poi io non sapevo che il capitano fosse tuo fratello”
“Oh sì il miglior fratello del mondo. Se ci fosse stato
lui, ora quello stupido di Richard sarebbe all’ospedale insieme a
quell’altro porco che quella volta ha messo le mani addosso a te!”
esclamò Marie con foga.
Piuttosto di sentire quelle parole dalla bocca della sorellina, Mark
avrebbe preferito, di gran lunga, un martellata in testa. Dal canto suo, Reika,
stava pensando esattamente le stesse cose…
“Ehm… Marie ... no quella volta non è andata proprio
così…forse era anche colpa mia…” balbettò
imbarazzata.
“COOSAA??? Sono due ore che mi ripeti che per nessun motivo mi
devo sentire in colpa e ora tu mi dici che era colpa tua se un imbecille si e
messo in testa chissà quali idee? Si perché dovete
sapere…” e Marie cominciò a parlare a valanga, raccontando
alla madre, sempre più sbalordita e preoccupata dalla violenza che
c’era in giro, e al fratello, che avrebbe preferito trovarsi almeno dieci
metri sotto terra per la vergogna, di come anche a Reika fosse successo lo
stesso, e di come, quel pomeriggio, l’avesse consolata e rassicurata sui
suoi stupidi sensi di colpa….
Finalmente, approfittando di una pausa di Marie per prendere fiato,
Reika riuscì a porre termine a quella pietosa situazione “Oh
com’é tardi devo proprio scappare. Grazie signora per
l’ospitalità. Ciao Marie ci si vede e ….ciao capitano”
disse tentando di guadagnare velocemente l’ uscita.
“Aspetta Reika! Mark potrebbe accompagnarti” disse Marie.
“No Marie. Grazie ma ho molta fretta. Ho un appuntamento e sono
già in ritardo. E poi non è ancora buio. Ciao” salutò,
allontanandosi di corsa.
Il karate le faceva dimenticare tutto. Entrava in un mondo ovattato,
fatto di pura energia. Un paradiso dove le emozioni non potevano entrare e il
corpo liberatosi, di pensieri e preoccupazioni, poteva muoversi leggero e senza
freni…
Questa era la sensazione che Reika provava ogni volta che indossava il
kimono da karateca.
Evitò con maestria un pericoloso attacco di Ed e si
preparò al potente controffensiva. Balzò all’indietro,
facendo fischiare minacciosamente l’aria attorno a sé,
l’avversario, colto impreparato dall’acrobatica mossa, venne
colpito in pieno petto, franando a terra in malo modo. Reika sorrise
impercettibilmente. Ora il colpo di grazia. Ma aveva cantato vittoria troppo
presto. Ed,infatti, con un colpo di reni si era rialzato e l’avrebbe
certo stesa impietosamente, se lei, con una velocità impressionante, non
lo avesse afferrato per un braccio e fatto letteralmente volare attraverso la
stanza, buttandolo disteso sulla soglia della palestra.
La porta si aprì rumorosamente proprio in quel momento.
“Ehi Ed che ci fai qui disteso come un salame?” chiese Mark
facendo un passo avanti e scavalcando l’amico, affiancato da Danny.
“Chiedilo a lei” disse Ed rialzandosi a fatica e indicando
con un gesto della mano Reika.
“Ahaha! Non ci credo, ti sei fatto stendere” rise Danny tra
l’incredulo e il divertito.
“Si ridi, prova tu ad afferrarla! é veloce come un
fulmine” ribatté Ed guardandola ammirato.
“Oh beh non sono poi così veloce…tu comunque non sei
da meno…” si schermì la ragazza estremamente lusingata dal complimento.
Sapeva di essere brava, ma detto da Ed faceva, comunque, uno strano effetto…
Avevano combattuto per più di un’ora con tenacia e
determinazione. Da vero professionista, quale era, il portiere della Toho,
l’aveva da principio messa alla prova, saggiandone la preparazione e le
potenzialità. Continuamente stupito dall’audacia di lei, si era in
breve reso conto del calibro della sua avversaria. Da quel momento era iniziato
l’incontro vero e proprio, non si era fatto scrupoli, si era impegnato al
massimo scoprendo in lei tutte le qualità del vero campione di quella
nobile arte. Reika aveva denudato la sua anima, mostrando ad Ed il suo bene
più prezioso, la sua vera indole, l’amore e il rispetto per il
karate, e i due ragazzi avevano combattuto in nome di questo amore che li
avrebbe, da quel momento in poi, uniti per sempre.
Indubbiamente, Ed era il più forte karateca che, sino a quel
momento, le fosse capitato di incontrare.
Mark notò gli sguardi ambigui che si scambiarono i due, e si
sentì morire. In effetti, visti da fuori sembravano occhiate languide
tra innamorati.
In realtà, vi era solo l’ammirazione di un maestro di
fronte ad un altro maestro, ma lui questo non lo poteva capire e ignaro di
quale fosse il reale motivo di tanta complicità, si lasciò
travolgere da una feroce ondata di gelosia.
“Se abbiamo interrotto qualcosa, possiamo anche andarcene”
disse astioso, tentando di camuffare il turbamento che lo agitava.
“Oh no Mark io e Reika abbiamo finito. Dai unitevi per il the.
Deve essere già pronto di là!” replicò Ed conducendo
i tre amici attraverso il corridoio che dalla palestra portava in casa.
Dopo essersi cambiata nel bagno di casa Warner, Reika sorseggiò
la calda tisana preparata dalla mamma del suo amico, distrutta ma immensamente felice.
Danny e Ed stavano dialogando animatamente su un nuovo schema di attacco e Mark
seguiva svogliatamente la discussione, in realtà concentrato in ben
altri pensieri.
Quella sera la loro manager gli sembrava bella come non mai. Ancora affannata
per l’allenamento, aveva una luce negli occhi che non le aveva mai visto
prima. Forse l’amore che provava per Ed? Sembrava in estasi. Avrebbe dato
chissà cosa per essere la causa di tanta felicità. E invece quell’onore
sarebbe toccato ad un altro…
La ragazza si accorse dello sguardo di fuoco che il capitano le rivolse
e lo guardò a sua volta.
Il giovane attaccante, colto in flagrante, per mascherare
l’imbarazzo, tentò di sviare l’attenzione con la prima cosa
che gli venne in mente “Marie mi ha detto di salutarti”
Pessima mossa. A quella frase, infatti, entrambi ripensarono
all’indecente scena che la sorella aveva inconsapevolmente messo in
piedi…
Per fortuna, Danny intervenne “Conosci la sorella di Mark?”
“Si l’ho conosciuta oggi” rispose lei vaga
“Si Danny diciamo pure che Reika e diventata la beniamina di mia
sorella”
“Ah si? E come mai?” chiese Danny curioso
“A quanto pare, un bulletto stava infastidendo pesantemente Marie
e Reika è intervenuta, evitando che questo mettesse le mani addosso a
mia sorella” disse Mark
“COOSA??? Chi ha osato toccare Marie!” esclamò Danny
con una foga che sorprese tutti. Il ragazzo, rendendosi conto di essersi
scoperto irreparabilmente, cercò di ricomporsi “Si
insomma…sai che mi e simpatica la piccola Marie…”
“Già” si limitò a commentare Mark osservando
il fedele compagno di gioco sotto una diversa prospettiva. “Comunque non
é successo niente, grazie a Reika” concluse, decidendo, per il
momento, di lasciar cadere l’argomento.
Dopo qualche altra chiacchiera ed un altro the, Danny Reika e Mark
salutarono Ed e si avviarono verso casa.
“Io giro di qua. Buonanotte Mark. E Buonanotte anche a te Reika
e…grazie per quello che hai fatto per Marie” disse Danny correndo
via, per evitare qualsiasi imbarazzante domanda da parte del suo capitano.
Mark e Reika proseguirono adagio, senza proferire parola. Giunsero in
breve tempo davanti a casa della ragazza e Mark decise di porre fine a quel
ridicolo silenzio. Almeno la doveva ringraziare!
“Reika io non ti ho ancora ringraziato per quello che hai fatto
per mia sorella” disse incerto
“Oh Mark non importa. L’avrebbe fatto chiunque”
replicò lei
“Ma a me non piace essere in debito. Vorrei sdebitarmi in qualche
modo. Se c’è qualcosa che posso fare per…”
proseguì lui sentendosi sempre più goffo ed imbranato.
Reika ci pensò un attimo, ma non era da lei farsi sfuggire delle
ghiotte occasioni servite su un piatto d’argento, quindi disse “Si
ci sarebbe una cosa che puoi fare!”
“Cosa?”
“Domani e domenica e non ci sono gli allenamenti…”
“Si… quindi?
“Mi porti al mare?”
“Cosa?”
“Si al mare. E tanto che non ci vado e ho una voglia pazza di
fare un tuffo”
“Ma Reika fa ancora freddo”
“Beh io il costume lo porto comunque. Alla peggio mi accontento
di bagnarmi i piedi. Allora che dici?”
Mark ammutolì per la sorpresa. Al mare….sì anche
lui aveva voglia di fare un giro fuori città…ma…solo…con
lei…questo lo preoccupava. D’altronde doveva sdebitarsi…
“Va bene passo subito dopo pranzo ok?”
“Perfetto. A domani allora …tigrotto” disse ridendo
felice e sparendo velocemente in casa.
Il ragazzo sorrise compiaciuto, nascosto e protetto dal buio di quella
notte senza luna.