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Autore: Akiko chan    17/02/2004    0 recensioni
Un grosso ostacolo si frappone tra Reika ed il suo sogno. Ma l'intraprendente ragazza é disposta a tutto pur di aggirarlo, anche impegnarsi in una pericolosa scomessa che coinvolgerà molto da vicino l'aggressivo Mark Lenders...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kojiro Hyuga/Mark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 8. AL MARE

 

“Si mi sembra di aver preso tutto!”borbottò Reika chiudendo lo zainetto. In quel momento suonarono alla porta. Corse ad aprire ed il respiro le si mozzò in gola di fronte alla figura atletica di lui. La polo nera ed i jeans scoloriti, che quella mattina il ragazzo indossava, sottolineavano i muscoli scolpiti da anni di duri allenamenti, facendolo apparire particolarmente sexi e provocante. I capelli lunghi e ribelli contornavano e addolcivano il volto intrigante dell’attaccante.

“Ciao Mark!”

“Ciao, sei pronta?”

“Si certo” rispose la ragazza chiudendo a chiave la porta.

 

“Uao ma che bella macchina! è tua?” chiese accomodandosi nel sedile accanto al posto di guida, ammirando la decappottabile blu notte.

“Si”

“Non l’avevo mai vista. Giri sempre a piedi”

“In effetti non mi piace usare l’auto in città. Preferisco camminare, così mi tengo in allenamento” disse il ragazzo avviando il potente motore della jaguar.

“Giusto, concordo perfettamente”

“Che spiaggia preferisci?” chiese Mark

“Oh fa lo stesso io non conosco il mare qui intorno. Scegli tu”

“Ok”

 

Durante il tragitto, Reika tentò di intavolare un discorso qualsiasi con il ragazzo, ricevendo in cambio degli impercettibili mugugni. In effetti Mark era molto teso.

 

Ogni volta che la vedo è sempre più bella, ma come diavolo fa?” pensò irritato. Con la coda dell’occhio la esaminò con cura, non tralasciando nemmeno un particolare, nascosto dietro le  lenti scure degli occhiali da sole.

 

Reika indossava dei semplici pantaloni di lino bianchi e una maglietta attillata, bianca anch’essa, che le fasciava i seni risaltandone l’invitante pienezza.

 

No, non poteva continuare così! Stava diventando una lotta al massacro! E lui si sentiva negli spiacevoli panni di un agnello destinato al macello…

Mark lascia perdere. Lei è la ragazza di Ed” si ripeteva incessantemente da parecchi minuti.

 

Questa era, infatti, la conclusione a cui era giunto quella notte, ripensando agli sguardi che si erano scambiati Reika ed Ed.

 

Cercò di farsi entrare bene in mente quel concetto e una morsa, ormai familiare, gli prese lo stomaco. Gelosia. Che stupido! Lui le ragazze non le aveva neanche mai calcolate, e ora si ritrovava roso da quel fastidioso senso di impotente frustrazione.

 

Reika rinunciò spazientita ed irritata a qualsiasi tentativo di conversazione. Trincerata in un forzato silenzio, si chiese se l’averlo costretto a portarla al mare, fosse stata una mossa sensata. Si era resa conto che Mark era più teso e più nervoso del solito.

 

“Ascolta Mark”disse infine, stufa di quella tensione ormai insopportabile “Forse non ho avuto una buona idea. Credevo ti facesse piacere cambiare un po’ d’aria. Ma mi sembra che tu non sia per niente entusiasta della mia idea. Se vuoi torniamo indietro e non se ne fa niente…”

“No Reika, se non mi andava non accettavo. E poi ormai siamo quasi arrivati”

 

Ed infatti, la ragazza notò delinearsi, pian piano all’orizzonte, la distesa azzurra del mare, scintillante sotto i raggi del sole.

 

 

Scalzi, camminavano lentamente in riva al mare, lasciando che timide onde schiumose, lambissero i loro piedi accaldati.

Mark, finalmente, si rilassò. Il suo grande amico aveva placato, con il suo ritmico sciacquio, ancora una volta, il suo animo focoso.

 

“Mark raccontami qualcosa di te” esordì Reika, percependo il piacevole mutamento avvenuto nel ragazzo.

“Che vuoi sapere?”

“Non so…conosco Marie, ma hai altri due fratelli vero?” osservò in controluce, il volto del ragazzo. Assumeva un’espressione talmente dolce quando parlava dei suoi fratelli…Reika provò un’ondata di tenerezza per quello scontroso bestione...

 

Non si era sbagliata allora! Anche lui, come Benji, non era come appariva. C’era dell’altro da mettere in luce. Molto altro…

 

Mark le raccontò qualche simpatico aneddoto riguardante i suoi fratellini, facendola ridere sino alle lacrime.

 

Rapita, ne studiò con discrezione il profilo scolpito. Gli occhi scuri e profondi erano contornati da delle ciglia lunghissime che addolcivano i lineamenti duri del viso, la pelle abbronzata liscia e perfetta, sembrava fatta apposta per essere accarezzata, il fisico statuario, le spalle larghe e forti, la bocca sensuale…da baciare … Reika sussultò. La bocca di lui…il suo sapore…Si sentì avvampare…

 

Altro io non sono che la vittima

del mio ardente desiderio per te…

 

Chi per questo mi biasima, è sicuro

che sia giusto il suo giudizio?

 

“Ehi Reika che ti prende?” chiese perplesso Mark, fermandosi improvvisamente e guardandola incuriosito.

 

“Ehm no niente é che…” doveva calmarsi. Che stupida! Ma che andava a pensare? Doveva escogitare qualcosa per distrarlo. Oh se avesse capito…

 

“Mark facciamo il bagno?”

“Che? Ma fa ancora freddo…”

“Ma io ho caldo”

Lanciò lo zaino poco distante, sulla sabbia asciutta. “E poi ho abbondanza di asciugamani” disse sfilandosi la maglietta ritta in piedi davanti a lui.

 

Il ragazzo si sentì mancare. Era riuscito a soffocare a fatica tutti i suoi pensieri lussuriosi e ora lei gli si parava davanti, bella e tentatrice come non mai, coperta solo da un minuscolo bikini bianco.

“Si forse un bagno freddo farà bene anche a me” disse confuso.

“Eh?” chiese lei, non capendo che volesse dire.

“Niente. Andiamo” disse spogliandosi a sua volta.

 

“Dai vediamo chi nuota più veloce” urlò lei felice tra le onde.

Erano in acqua ormai da un quarto d’ora. Nuotavano. Si spruzzavano. Giocavano. Avevano scoperto una passione comune: il mare.

“è inutile Reika, ti ho già battuto tre volte. Sono più forte io”rise divertito.

“Uffa ti ho lasciato vincere che credi” disse lei sdegnata, avvicinandosi.

“Ah si?” sbuffò lui alzando un sopracciglio dubbioso.

 

Con due bracciate la ragazza gli fu accanto. I capelli sciolti erano appiccicati alle spalle e le lunghe ciocche le ricoprivano parzialmente il seno lambito dai flutti. Aveva la pelle d’oca e tremava leggermente. Nonostante l’acqua fredda, Mark sentì una vampata di calore improvvisa, la vicinanza di lei, seminuda e fradicia, era più di quanto potesse sopportare.

 

“Forse è meglio uscire. Stai tremando di freddo” disse allontanandosi da quel demone tentatore.

 

 

“Ecco lo sapevo che era ancora presto per fare il bagno” esclamò poco dopo, osservando la ragazza seduta sulla sabbia, che nonostante fosse avvolta da capo a piedi nell’asciugamano, continuava a tremare vistosamente.

“Dai vieni qua che ti asciugo i capelli, altrimenti domani sei a letto con un febbrone” disse sistemandosi in ginocchio alle spalle di lei e cominciando a strofinare i lunghissimi fili biondi con vigore.

 

Reika si crogiolò beata sotto il tocco di lui. Non si poteva definire né una carezza né un massaggio, Mark aveva un modo tutto suo di toccarla. Dolce, passionale, violento ed irresistibile allo stesso tempo. Un miscuglio eccitante che le faceva esplodere dentro sensazioni sconosciute…

 

“Ecco ho finito” disse il ragazzo dopo alcuni minuti, smettendo di strofinarla e distendendosi poco distante sulla sabbia tiepida “Va meglio?”

“Uh…ah si…grazie”

Peccato ha già finito…”

“Non mi sembra tremi ancora” ribatté il ragazzo, sollevandosi su un gomito per scrutarla meglio.

“Prendi metti anche questo” disse porgendole il suo asciugamano

“E tu non hai freddo?”

“No”

 

Lui si sentiva bruciare, altro che freddo! Bramava dalla voglia di saltarle addosso e avvolgerla nel fuoco che ormai lo divorava senza sosta.

Chissà come reagirebbe…”pensò eccitato “Ma che dici stupido, lei ama Ed…si ma è qui con me ora…idiota non ti è bastata la figura da maniaco che hai fatto? Si e me ne vergogno da morire. E allora? Vuoi ripetere la cosa? Ma ora è diverso…che cosa è diverso? …”

 

La mia passione, è vero, non smette di aumentare,

e così violento è il mio desiderio

 

che non trovo più gioghi

per la mia follia!

 

“Ehi Mark ma mi senti?”

“Coosa? Ah si…che c’è?”

“Niente ma ti eri incantato”

Ecco colto in flagrante!

“Reika se ti stendi non senti il vento e avrai meno freddo”

“Dici?” chiese lei osservandolo dubbiosa. Due opposte forze si stavano agitando dentro la testa della ragazza. Una le diceva di mantenere più distanza possibile tra lei e quel corpo virile e pericoloso. L’altra, la invitava ad avvicinarsi sempre più, mettendo da parte finti pudori e sciocche paure.

 

Vinse quest’ultima, e con cautela la ragazza si sistemò a pochi centimetri da lui. Poteva percepirne il calore anche da quella breve distanza. Le sarebbe bastato stringersi a lui per eliminare ogni fastidioso brivido di freddo…

 

Come era bello il sole…

 

Si concentrò sulla palla infuocata, che lontana all’orizzonte, stava lentamente tuffandosi in mare…il colore del cielo al tramonto era l’espressione massima della sapiente arte cromatica della natura.

 

Un gabbiano volò alto in cielo, leggiadro, felice, si lasciava trasportare dalle correnti d’aria che, come mani invisibili, reggevano il suo corpo. Lei si sentiva come quel gabbiano e Mark era come il cielo, perché non poteva abbandonarsi tra le braccia di quell’uomo, come il gabbiano faceva affidandosi fiducioso all’abbraccio del suo cielo?

 

Ecco il mio corpo

tra ardore e pericolo

 

come potrà sfuggire al suo destino,

da dove potrà fuggire?

 

Idiota ottima idea! E ora così vicina no…è più di quanto tu possa sopportare…Alzati immediatamente…va via…il più lontano possibile…”

Ma inchiodato in quella posizione da una volontà superiore alla sua, la fissava rapito. Gli sarebbe bastato allungare una mano, per accarezzare quella pelle morbida e invitante, affondare il volto tra i suoi splendidi capelli, riassaporare, avido, la dolcezza delle sue labbra, sentire il cuore di lei battere all’unisono col suo…E se lo avesse realmente fatto? Un colpo di karate gli avrebbe spento per sempre ogni bollente spirito o sarebbe rimasta pietrificata dalla paura come la prima volta? Si perché quella volta, solo la paura poteva averla bloccata. O forse no…forse le era piaciuto…forse..

 

Ma che vai a pensare se la tocchi come minimo ti prende a schiaffi….prova…no…si…no…si

 

Non ce la fece ad opporsi e cedette miseramente, soggiogato da una forza a cui non poteva e non voleva più resistere.

 

“Reika...” mormorò con voce resa roca dal desiderio.

 

In te, per giorni e giorni, è la mia follia

e l’amarezza dei sospiri miei.

 

Nessuna vergogna se le mie labbra esalano

verso di te tali sospiri!

 

Lei si voltò, turbata dal tono di lui e ancor più dal desiderio bruciante che vide negli occhi neri di Mark. Mai nessuno l’aveva guardata così. Spesso aveva colto le occhiate arrapate dei compagni di scuola, ma mai aveva intravisto neanche la metà dell’intensità con cui lui la fissava in quel momento. Quello sguardo la intimorì, ma allo stesso tempo, la eccitò. Vedere quel ragazzo così freddo e scontroso bruciare per lei, la faceva sentire potente. Un senso di vertigine la colse improvviso, cancellando anche l’ultimo barlume di lucidità che le era rimasto. Il gioco le era sfuggito di mano e ora si preparava, compiacente, a pagarne le pesanti conseguenze.

 

Beh ormai l’ha capito. Se non voleva si sarebbe scostata” pensò lui prima di appoggiare le sue labbra ardenti su quelle umide e trepidanti di lei.

 

Ma un ultimo scrupolo lo bloccò. Lei era così giovane, forse non aveva ancora realizzato cosa stava per accadere o forse era spaventata temendo che lui l’aggredisse una seconda volta….

Che strano… Sono sempre stato insensibile ai sentimenti altrui, anzi sempre pronto a ferire ed attaccare per primo, ora sono terrorizzato all’idea di spaventarla un’altra volta. Oh, se quest’angelo dovesse piangere ancora a causa mia, non me lo perdonerei mai…”

 

Si staccò a malincuore dalle morbide labbra di lei.

 

Mark desiderò morire davanti alla delusione che lesse sul bellissimo volto della ragazza. Si sentì ghiacciare il sangue per l’umiliazione e la disperazione.

“Mi dispiace” sussurrò, scostandosi bruscamente.

 

“NO” urlò Reika sollevandosi leggermente, affondò le dita tra i capelli folti di lui e lo attirò decisa verso di sé“Non ti fermare” mormorò lei, sfiorando appena le labbra di lui con le sue.

 

Mark cercò, confuso, di comprendere che cosa quella strana creatura intendesse comunicargli e l’incredibile spiegazione si affacciò chiara nella sua mente: era delusa perché si era fermato, non perché l’aveva baciata!

 

Elettrizzato da quella sconcertante rivelazione, trasformò il timido tocco di lei in un bacio senza fine.

 

Voluttà, passione, desiderio, bisogno, si mescolarono incessantemente in quel antico gesto d’amore…

 

Reika” pensò lei “ritraiti, la situazione ti sta sfuggendo di mano…stai perdendo il controllo... ma va non sarà certo un bacio a farmi perdere la testa…si ma un bacio di Mark…della Tigre…”

 

Che buon sapore. Quanto le era mancato. Sapeva di lui e di salsedine. Che sensazione.

 

“…non lo devo far innamorare? Ma questo non è amore è…desiderio carnale…fino a che punto vuoi arrivare per ottenere quella firma? Fermati. Fermalo..”

 

Ma il suo corpo non ubbidiva. Come la prima volta si sentì sciogliere inerme.

 

Nonostante si ripetesse quanto tutto ciò fosse sbagliato, permise che il bacio si facesse sempre più intenso, accompagnato ora da lente carezze di lui, che le provocavano brividi incessanti attraverso tutto il corpo.

 

Ho indossato l’abito del languore, spogliandomi

di quello dei pretesti e svelando la mia anima.

 

Ma la mia passione d’amore è così violenta

che dinanzi a te, la mia ragione non sa parlare.

 

Mark, finalmente libero da freni ed inibizioni, affondò le sue dita tra i capelli di lei, tirandoli e attorcigliandoli attorno alle sue dita. Si dilungò in quell’innocente trastullo mentre la sua bocca si spostava, esigente ed avida, sul collo di lei. Percepì il cuore della ragazza, attraverso la vena giugulare, battere all’impazzata sotto il suo tocco. Quel tonfo sordo ed incredibilmente accelerato lo eccitò ancor di più, rendendolo sempre più audace ed intraprendente. “Mark è la ragazza di Ed…la ragazza di Ed…lei ama Ed…” sussurrò una debolissima voce dentro la sua testa. Troppo debole perché lui la potesse prendere in considerazione…

 

Lo splendore del tuo volto

È il tesoro del quale sono avaro.

 

Miei assassini

son questi occhi color del mare…

 

Non avrebbe più potuto fermarsi, neanche se lo avesse voluto. Il suo corpo sembrava essersi disgiunto dalla mente e proseguiva per la sua strada, guidato da un istinto naturale più forte di qualsiasi razionalità e buon senso.

 

Dal collo scese, lento ed inesorabile sino a raggiungere il seno di lei, morbido e caldo.

Senti il capezzolo turgido spingere contro di lui e lo afferrò, serrandolo con passione tra le labbra, attraverso la sottile stoffa del costume.

 

Reika percepì l’eccitazione prorompente di lui contro il suo fianco ed emise uno strozzato gemito di piacere. No, era tutto sbagliato, si stava inoltrando sulla strada del non ritorno, stava gemendo, contorcendosi di piacere, sotto il tocco esperto di lui…ma dove era finita la sua dignità? Come poteva essere lei quella donna incapace di controllare il suo corpo?

 

“Reika ora basta…tu non lo ami…che cosa stai facendo? Lo devi solo far innamorare di te, non devi essere il suo giocattolo…fermalo…ti prego fermalo…pensa a Benji, se ti vedesse ora, morirebbe di vergogna per te…..”

 

Ma niente i loro corpi si cercavano, si stringevano, si avvinghiavano. Niente avrebbe più potuto dividerli…. il mondo aveva cessato di esistere... solo quel bacio… quei corpi eccitati…e l’abbaiare di un cane…

 

L’abbaiare di un cane in lontananza.

Non proprio così lontano.

Anzi vicino, molto vicino.

 

Mark si riscosse da quel vortice di voluttà e piacere. Alzò la testa e vide un cucciolo di San Bernardo a pochi passi da loro che abbaiava e saltellava festoso, cercando di attirare l’attenzione su di sé ed il ramoscello che teneva tra le zampe anteriori.

 

“ROCKIIIIIIIIIIII” urlò una ragazzina correndo veloce nella loro direzione.

 

“Caz…” esclamò Mark poco elegantemente, tirandosi pudicamente un asciugamano sul ventre. La ragazzina, infatti, si era avvicinata e lui, coperto da dei boxer attillati, era ancora visibilmente eccitato.

 

“Scusate mi é scappato. Dai Rocki andiamo” disse la bimba correndo via veloce come era giunta, inseguita dal cane che saltellava felice con il suo bastone in bocca.

 

L’incantesimo era stato spezzato e al suo posto vi era un palpabile imbarazzo, a cui nessuno dei due sapeva come far fronte.

 

Il ragazzo si alzò e si vestì velocemente

“è meglio tornare a casa Reika, si sta facendo buio”

“Sì “ rispose lei rivestendosi a sua volta, ricacciando indietro le lacrime che brucianti le pungevano gli occhi.

 

Non pianse. Lei odiava piangere.

 

CAPITOLO 9. CHIARIMENTI

 

Erano trascorsi cinque giorni da quella folle giornata al mare. Il tempo, implacabile, trascorreva seguendo il suo corso naturale, ma alla ragazza sembrava che tutto le vorticasse attorno ad una velocità raddoppiata. Vi erano solamente altri venti giorni prima del termine ultimo per le iscrizioni al campionato nazionale di karate.

 

Reika si agitò nervosamente sulla panchina, mentre seguiva distrattamente una pericolosa azione d’attacco, dove un indomito capitano atterrava, ad uno ad uno, senza troppi complimenti, i difensori, avvicinandosi minaccioso alla porta protetta, oramai, solo da un attentissimo e teso portiere.

 

Il goal fu inevitabile, nonostante l’acrobatico tuffo di Ed. Mark sorrise appena, alzando due dita in aria in segno di vittoria e, autoritario come sempre, ordinò di riprendere in fretta il gioco.

 

Il combattivo capitano della Toho, evidentemente, era deciso e determinato ad affrontare le situazioni di petto solamente in campo. Per il resto preferiva adottare una tattica di…indifferenza. Reika non riusciva proprio a capirlo.

 

Da giorni ormai, la evitava come la peste bubbonica e le rivolgeva la parola solo in condizioni di assoluta necessità. Non comprendeva se tanta freddezza fosse dovuta alla vergogna e al rimorso per quanto successo, cosa alla quale lei non voleva neanche pensare, oppure se fosse una questione di timidezza. O magari quello che era successo, per lui era normale amministrazione, chissà quante donne aveva sedotto con quella tecnica del toccata e fuga, per poi cancellarle dalla sua mente definitivamente. Forse lei non era stata altro che l’ennesimo, compiacente giocattolo disponibile a sollazzare i brevi momenti liberi della Tigre…

 

Una vampata di vergogna imporporò le gote delicate, mentre le immagini di quel pomeriggio al mare le balenarono davanti agli occhi con spietata chiarezza. Si era lasciata andare molto più di quello che avrebbe voluto, mettendo a tacere il suo buon senso. Se mai ne avesse avuto di buon senso….quella strana situazione che aveva creato, non ne era certo un esempio lampante …

Ah…ormai è tardi per tornare indietro e poi mi ci ha costretta Benji… Ok… facciamo il resoconto della situazione mettendo da parte inutili e sciocchi scrupoli di coscienza. Il tuo scopo ultimo é far innamorare Mark di te. Tu  non gli sei indifferente, l’hai capito da come ti ha baciata…non ci voglio neanche pensare che per lui sia stato solo un insignificante  diversivo. Non sono esperta di queste cose, ma nei suoi occhi ho letto un coinvolgimento spontaneo, non stava fingendo…”

 

E se invece si sbagliava? Se per lui baciare lei o un’altra fosse la stessa cosa? Se baciava tutte così?

 

No! E poi non l’ho mai visto con una ragazza. È sempre qui ad allenarsi…”

 

Cercò di dare costrutto a quell’idea, il solo immaginare Mark tra le braccia di un’altra, le dava molto fastidio, e, quindi, ancora una volta, ringraziò quel benedetto sport che gli assorbiva tutte le energie non lasciandogli tempo per altri…impegni…

 

“Ma come é potuto accadere? Perché? Perché? Insomma va bene disposta a tutto, ma c’e il lecito e l’illecito, e quello che è avvenuto sulla spiaggia…è senza dubbio illecito! Dovrò stare più attenta…E ora perché mai é così freddo e distaccato?Che significa?Ah! Forse avevano ragione i ragazzi. Quel tizio un cuore non ce l’ha …No è inutile continuare a scervellarsi in questo modo. Sono solo un mucchio di domande senza risposta. E io ho bisogno di fatti altrimenti addio nazionali… basta questa sera sarò io ad affrontare l’argomento apertamente e lui dovrà darmi le risposte di cui ho bisogno!”

 

Presa questa decisione, si sentì immensamente sollevata. Era sempre stata una donna d’azione, le sue prestazioni migliori le aveva sempre ottenute in situazioni estreme dove esitare significava perdere, ed avere prontezza di spirito, sangue freddo e una spietata determinazione, erano le uniche armi che garantivano la vittoria. Tutte lodevoli qualità che in lei abbondavano, stare nell’incertezza a crogiolarsi non faceva parte del suo carattere impetuoso. E poi ora non aveva proprio più tempo.

 

Arrivarono le 7 e gli allenamenti terminarono, con enorme sollievo della maggior parte dei giocatori che faticava a reggersi in piedi. Solerte e ligia al dovere, Reika distribuì acqua e salviette a tutti, dispensando anche sorrisi e parole di incoraggiamento, perfettamente conscia che quei ragazzi avevano più bisogno di una parola amica che di un litro di acqua fresca, per risollevare un morale ed una dignità disintegrate da un capitano che pretendeva dalla sua squadra più di quanto essa poteva dare.

 

Porse velocemente la salvietta ad Ed, rivolgendogli un sorriso luminoso ma nessuna frase rincuorante, il ragazzo, infatti, era uno dei pochi giocatori, se non l’unico, che non si lasciava massacrare dal suo capitano, tenendogli testa con successo. Il portiere, con gesto confidenziale ed affettuoso, la trattenne afferrandola per una spalla. Vagamente stupita dal gesto dell’amico, si lasciò docilmente attirare contro di lui e non batté ciglio quando il portiere chinò il capo sino a sfiorarle l’orecchio con le labbra e sussurrarle piano“Allora stasera ti va una bella sfida? Ti voglio insegnare una nuova mossa”

 

Ultimamente lei ed Ed erano diventati ottimi amici ed atteggiamenti affettuosi tra di loro non erano rari, quindi non fu per niente turbata dal tocco delicato del portiere. Rispose all’inaspettata quanto piacevole proposta, con un deciso gesto del capo, mentre i suoi occhi brillarono di gioia e sorpresa. Ed ricambiò l’intensità di quello sguardo con un sorriso spontaneo e non resistette alla tentazione di darle un amichevole buffetto sulla guancia, deliziosamente arrossata dall’emozione.

 

I compagni di squadra seguirono con attenzione  la scena, e tutti risero divertiti non risparmiando battutine ironiche, convinti si trattasse di uno scambio di effusioni tra innamorati.

 

Mark non partecipò affatto all’ilarità generale. Anzi, avrebbe volentieri preso tutti a calci, Reika per prima! Ma come poteva amoreggiare in quel modo con un altro uomo, quando cinque giorni prima, si scioglieva tra le sue braccia? Possibile che per lei, quello che era avvenuto sulla spiaggia non avesse significato nulla? E per di più non avevano detto una parola ad Ed. E questo non era giusto. Quel silenzio cominciava a pesare sulla sua coscienza, quel ragazzo era il suo migliore amico e non voleva tradirlo in una maniera così ignobile. Evidentemente lei vi riusciva con spietata naturalezza, ma lui no! Doveva parlare al suo compagno di squadra il prima possibile.

 

“Ehi guardate chi sta arrivando” disse Ed indicando una ragazza che si avvicinava velocemente

“Marie? E tu che ci fai qui?” chiese Mark stupito facendo un paio di passi in avanti verso la sorella.

“Ciao fratellone, sono venuta a prenderti. Mi sono fermata in biblioteca a studiare con un’amica e abbiamo fatto tardi. E poi volevo salutare Reika”

E così dicendo si gettò tra le braccia dell’amica, cominciando a chiacchierare incessantemente.

 

“Uffa Reika ma quanto dobbiamo aspettare ancora?” sbuffò Marie spazientita, agitandosi nervosamente sulla panca su cui era seduta da più di mezz’ora ormai.

“Eh Marie sono sempre i soliti tre. Un giorno li troverò annegati nella doccia. Ma ora mi sentono” rispose Reika avviandosi minacciosa verso gli spogliatoi.

“Calmati Furia siamo qui!” le disse Ed scherzoso, andandole incontro e sollevandola da terra afferrandola per i fianchi, facendola vorticare in aria mentre lei, colta di sorpresa, rideva divertita tenendosi ben stretta alle forti spalle di lui.

“A bene era ora” esclamò Marie sorridendo alla vista dello scorbutico portiere intento a scherzare e giocare come un bambino.

 

Nel tragitto verso casa, Marie fu stranamente silenziosa sino a che non salutarono Danny. Ma, una volta salutato il ragazzo, l’intenso chiacchierio della fanciulla accompagnò il gruppo per il resto del tempo.

 

Ecco” stava pensando Reika per nulla interessata alle divagazioni della giovane amica “Ho perso l’occasione di parlare a Mark! Peccato stasera ero così decisa…” mentre svoltavano l’ultima curva prima di intravedere il cancello di ferro battuto della sua villetta.

 

Salutò avvilita i due fratelli, conscia di aver perso una buona occasione per parlare con Mark, ma allontanò la tristezza in fretta, per fortuna da lì ad un’ora doveva trovarsi con Ed….

Ma si, domani troverò senz’altro il modo di chiarire le cose ” fu il suo ultimo ed ottimistico pensiero, prima di concentrarsi definitivamente sull’incontro che l’attendeva!

 

 

Mark attraversò il corridoio fiocamente illuminato di casa Warner, dirigendosi con passo deciso verso la palestra. Voleva a tutti i costi parlare con l’amico e togliersi quel peso dal cuore!

 

Aprì la porta della palestra senza bussare ben sapendo che questo era perfettamente inutile, infatti, quando Ed si allenava era in grado di concentrarsi a tal punto da divenire insensibile al mondo esterno. Socchiuse l’uscio silenziosamente e sbirciò all’interno della stanza per vedere a che punto fosse l’amico, doveva parlargli di una cosa molto delicata, che lo avrebbe senz’altro addolorato ed innervosito e quindi non voleva indisporlo ulteriormente interrompendolo nel bel mezzo di uno dei suoi complicatissimi esercizi. Ma non si era preparato ad affrontare la scena che gli si presentò davanti, Mark dovette fare un enorme sforzo su se stesso per non mettersi ad urlare di rabbia e dolore…Vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere… Il suo migliore amico, colui che amava come un fratello, gli stava infliggendo un colpo mortale. Mark sorrise cinicamente…non era Ed il boia ma lui…quella ragazza apparteneva ad Ed…era giusto così…

Il cuore gli martellò dolorosamente in petto mentre osservava Ed, disteso su un tappetino con Reika, morbida e dolce, adagiata sotto di lui, le loro gambe avvinghiate e le mani del portiere affondate tra i lunghi capelli di lei, dove solo pochi giorni prima vi erano le sue…

 

Vi vedo, e mi svio dal vostro cammino,

sebbene bruci dal desiderio di separarvi;

 

anche meno intenso, il dolore che sento

già sarebbe bastato a darmi morte

 

Non aveva mai fuggito la verità, sempre consapevole di come stessero le cose, non aveva egualmente saputo soffocare quei sentimenti sul nascere, ma aveva permesso loro di crescere, finché, sulla spiaggia, li aveva lasciati sgorgare liberi e travolgenti…come faceva male tutto ciò..

 

Io stesso ho provocato il mio tormento

usando la spada della mia tenerezza.

 

Quanti uomini tra i migliori sono morti

Sotto i colpi della spada dell’amore?

 

Silenziosamente fece un passo indietro deciso ad andarsene, a scappare il più lontano possibile, a nascondere la sua sconfitta al mondo intero, in modo che nessuno neppure sospettasse, per poi ripresentarsi più forte e inattaccabile di prima.

Ma la nota di preoccupazione nella voce di Ed lo bloccò di colpo.

“Reika mi senti?” sentì dire attraverso la sottile porta semiaperta.

Mark si rese conto che qualcosa non quadrava. Confuso e inquieto spalancò quella maledetta porta, irrompendo nella palestra. Ed, scostatosi dalla ragazza, le era ora inginocchiato accanto e la scuoteva delicatamente.

 

Il portiere, accortosi dell’arrivo dell’amico, gli rivolse uno sguardo preoccupato e colmo di apprensione. Mark notò con orrore che la ragazza era pallidissima, e apparentemente priva di coscienza.

 

“Ed, ma che e successo?” esclamò il capitano confuso. Il suo sguardo tagliente si posò nuovamente sul volto esangue di Reika e notò, solo allora, che un brutto livido le attraversava la guancia sinistra, e un sottile rivolo di sangue le fuoriusciva dall’angolo della bocca visibilmente gonfia.

“Ed che diavolo le hai fatto?” urlò questa volta Mark in preda all’ira, scostando con uno spintone l’amico e prendendo il suo posto accanto alla giovane ancora incosciente.

 

“Calmati Mark, poi ti spiego. Guarda sta riprendendo i sensi” cercò di tranquillizzarlo Ed.

Mark stava seriamente meditando di assestare uno dei suoi micidiali destri sul naso di Ed, ma proprio in quel momento Reika riaprì gli occhi, attirando immediatamente l’attenzione dei due ragazzi.

“Reika? Come va?” chiese ansioso il capitano della Toho.

“Ohi, ohi che botta…” farfugliò la ragazza portandosi una mano alla testa e massaggiandola delicatamente.

“Reika mi spiace, ma perché hai esitato?” chiese Ed turbato sia per lo stato della ragazza, sia per lo sguardo assassino del capitano che sembrava volerlo disintegrare.

“Vai al diavolo Ed” ringhiò Mark, passando un braccio muscoloso dietro le spalle di lei, sorreggendola ed aiutandola a mettersi in posizione seduta.

 

L’avrebbe ucciso. Come aveva osato toccarla?

 

La ragazza gemette appoggiandosi del tutto al petto di Mark.

“Ehi piccola tutto ok?” le chiese dolcemente questi, non prima di aver trapassato Ed con un’altra feroce occhiata

“Insomma mi gira la testa…ma tu da dove sbuchi?” chiese turbata Reika, sollevando sul volto teso e furioso del capitano, due occhi resi ancora più intensi dal dolore fisico che l’affliggeva.

 

“Ma che diavolo è successo? Ed dammi una spiegazione valida, altrimenti  ti faccio a pezzettini, karate o non karate” tuonò Mark sentendosi bruciare il cuore davanti alla sofferenza di lei ed istintivamente attirandola ancora più contro il suo petto.

 

“Mark non te la prendere così. È stata colpa mia. Ho sbagliato e lui mi ha stesa. Ci stavamo allenando…” spiegò Reika con calma, rannicchiandosi contro il corpo del capitano ed abbandonandosi completamente a quella confortante sensazione di calore e protezione. Non lo aveva mai visto così furioso, se non lo quietava, Ed avrebbe rischiato grosso…

 

“Si Mark è stato un errore, ma perché Reika hai esitato? Potevi battermi, lo sai” richiese Ed perplesso.

“Ho avuto paura Ed”

“Paura? E di che?”

“Lo sai che quella mossa é molto pericolosa e io…insomma non ero certa di essere in grado di controllarne la potenza e avevo paura di romperti qualche osso… tra venti giorni ci sono i mondiali…”

“Oh cara, hai preferito prenderti un calcio in viso piuttosto che colpirmi…” si intenerì Ed allungando una mano per accarezzare la guancia tumefatta della ragazza, ma si bloccò con la mano a mezz’aria, di fronte all’espressione furibonda del suo amico che sovrastava protettivamente Reika con la sua massiccia stazza.

“E dai Ed che potevo fare? Ben…Price non può mica fare tutto da solo!”

“Ed, come hai potuto ridurla così? E io che credevo tu ne fossi innamorato” sbottò Mark incapace di trattenersi oltre. Troppe emozioni contrastanti si stavano dando battaglia nella sua mente, confondendolo sempre più. Non percepiva con chiarezza altro che l’esile corpo di Reika, irrigidito dal dolore tra le sue braccia…

 

“EH??!?!?” esclamarono stupiti Reika ed il portiere all’unisono.

“Si insomma, non vorrete negare che c’é qualcosa tra di voi” proseguì Mark sempre più a disagio, ma ormai deciso ad andare sino in fondo.

“Ma che vai a pensare stupido!” lo riprese Reika scostandosi dal petto di lui per poterlo guardare in faccia e tentare così di capire meglio la portata di quella frase.

 

Improvvisamente le fu tutto chiaro! Ecco perché la evitava in tutti i modi. Si era convinto che lei e Ed fossero amanti. Che stupida era stata a non comprenderlo prima! Mark non conosceva il karate, aveva frainteso i sentimenti e le sensazioni che lei ed Ed condividevano durante i loro allenamenti! Ma allora c’erano delle concrete speranze di far capitolare la Tigre prima della scadenza…

 

“Mark, ascoltami bene. Tra me ed Ed c’è solo il karate ed una sincera amicizia. Io lo ammiro perché è il più bravo karateca che mi sia capitato di incontrare. E gli sono grata perché quando combatte con me, mi tratta alla pari. Dimentica che sono una donna. E sapessi com’è frustrante combattere con gente che non ti prende sul serio!” spiegò cercando di essere il più convincente e chiara possibile. La riuscita del suo piano dipendeva dal fatto che lui le credesse o meno…

 

Reika si accorse immediatamente di aver fatto centro ed il suo cuore esultò in silenzio. Vide il volto, sino a quel momento cupo del capitano, schiarirsi e rilassarsi.

 

Per Mark fu come se gli avessero tolto un macigno dal cuore. Ma allora lei non amava Ed! Questo poteva voler dire che forse… La strinse nuovamente a sé, fremendo di desiderio e passione quando la sentì riadagiarsi docilmente sul suo petto. Nessuno gliel’avrebbe più tolta dalle braccia. Lei doveva essere solo sua. Per sempre.

 

Anche Ed comprese molte cose, osservando Mark stringere la ragazza tra le braccia, come se fosse una bambola di porcellana, mentre lei beatamente rispondeva a quell’abbraccio dal significato inequivocabile! Era estremamente felice per l’amico e per quella straordinaria ragazza che, in poco meno di un mese, era entrata come un vortice nelle loro vite, foriera di tante splendide novità.

 

“Reika sei sicura che va tutto bene? Hai preso una brutta botta” indagò Ed mentre salutava l’amica in procinto di avviarsi verso casa accompagnata da Mark.

“Si Ed è tutto ok. E poi c’è Mark con me. Sta tranquillo. E …grazie è stato il più bel incontro della mia vita”

“Oh bhe… appena ti sarai ripresa ne voglio fare subito un altro” disse il ragazzo portandosi una mano dietro la nuca, sorridendo dolcemente.

“Ma neanche per sogno! Tu non la tocchi più! Sono stato chiaro Ed?” ringhiò Mark

“Ma senti questo! E tu chi sei per impedirmi di combattere?” chiese Reika guardandolo interrogativa.

“Di questo avremo tempo di parlarne. Andiamo” concluse categorico, afferrandola per una spalla e trascinandola via sotto lo sguardo divertito di un compiaciuto portiere.

 

Proseguirono in silenzio ammirando il cielo stellato ed il sottile spicchio di luna che si scorgeva appena.

“Mark?” disse all’improvviso Reika vacillando ed appoggiandosi al palo di un lampione per non perdere l’equilibrio.

“Che c’è Reika stai male?” chiese allarmato sorreggendola per le spalle.

“Mi gira la testa…sto per cadere…”

“Oh tesoro! Lo vedi che é pericoloso il karate? Ma vedrai domani cosa faccio ad Ed!” disse furibondo sollevandola senza sforzo tra le braccia.

“Uh..” mugugnò lei appoggiando la testa al petto caldo e solido di lui. Tesoro? Aveva capito bene? Tesoro? Ma allora era a cavallo!

Wow nazionali arrivo” fu il suo ultimo pensiero prima di svenire, placidamente avvolta dall’abbraccio della Tigre.

 

Mark frugò nella borsa della ragazza alla ricerca delle chiavi di casa. L’operazione gli era particolarmente difficile, Reika, infatti, continuava a dormire beatamente accasciata tra le sue braccia, e lui non aveva alcuna intenzione di svegliarla con qualche brusco movimento. Alla fine la sua pazienza venne premiata ed estrasse finalmente un mazzo di chiavi unite assieme da un simpatico portachiavi a forma di pallone da calcio.

 

Aprì la porta, sempre attento a non svegliarla, richiuse l’uscio accompagnandolo col piede ed aspettò immobile qualche istante, in modo che i suoi occhi si abituassero all’oscurità della casa.

 

La trasportò al piano superiore e la distese nel grande letto matrimoniale. Si guardò attorno sorpreso dall’anonimità del luogo. Non vi erano né cornici con foto personali, né quegli inutili oggettini che inevitabilmente riempiono le camere delle ragazze. Probabilmente perché era arrivata da poco e non si era ancora sistemata a dovere. Ma da dove veniva? Quanto si sarebbe fermata? Mark, mentre la copriva, drappeggiandole sopra una coperta trovata ai piedi del letto, si rese conto di non sapere quasi nulla di lei a parte il nome, l’età ed il fatto che avesse un fratello.

 

Che strano…beh in realtà non avevano mai parlato molto. Si era sempre caparbiamente ostinato a tenerla il più lontano possibile da sé…che stupido era stato! Ma ora avrebbe rimediato, anche se si sentiva tremendamente a disagio. Non era mai stato coinvolto sentimentalmente da nessuna relazione prima di allora. Ma i sentimenti che provava per lei non li poteva certo ignorare. Avrebbe dovuto affrontare la cosa con attenzione … ed il fatto che finalmente si era deciso ad ammettere di essersi innamorato di quel biondo uragano, era già un enorme passo avanti.

 

Innamorato?Tzè..non so neanche che voglia dire…amore cosa sei? È questo? Non essere capace di toglierle gli occhi di dosso, non poter allontanare la sua immagine dalla mente neanche un istante del giorno o della notte?”

 

O felicità di pascere gli occhi della tua vista

E di avere alfin la vittoria

 

di uno sguardo da te! Io eterno spasimante

Votato all’eterno tormento…

 

Ma quando era successo? Da subito! E come non notarla? E come non essere attratti da quegli occhi profondi? Da quel carattere allegro, sfrontato ed inarrestabile, capace di passare della dolcezza più disarmante, alla determinazione strafottente di un animo indomito e non intenzionato a piegarsi a nulla? Che miscuglio sconcertante di forza e tenerezza era quella bellissima ragazza… E poi come non essere stregati per sempre, dalla sensualità dei suoi baci, una volta provati?

 

“Oh Reika..” mormorò piano, sedendole accanto.

 

Quanto la desiderava. Quanto la amava.

 

Ma lei avrebbe ricambiato? Poteva un angelo così incantevole innamorarsi di uno come lui? Un ragazzo violento e prepotente, che l’aveva attaccata, offesa, spaventata, fatta piangere?

 

Si distese vicino a lei. Non poteva certo lasciarla sola tutta la notte, aveva preso una brutta botta in testa e poteva aver bisogno di aiuto durante la notte.

 

Ma non era necessario infilarsi nel suo letto, il divano sarebbe stata una sistemazione decisamente più opportuna. Ma non si sarebbe staccato da lei per nulla al mondo…

 

Come avrebbe reagito trovandoselo nel letto?

Beh… mi sveglierò presto ed uscirò prima del suo risveglio” pensò attirandola contro di sé.

Osservò rapito il suo tenero profilo, illuminato dalla luce di un lampione che filtrava attraverso la finestra. Anche al buio riusciva a scorgere la guancia gonfia e tumefatta.

“Ah Ed, questa non te la perdono anche se sei tu!” mormorò.

Ma poi ripensò alle parole di lei, allo sguardo grato che aveva lanciato al suo amico. Impotente, sospirò rassegnato, addormentandosi con una ciocca di capelli biondi attorcigliata attorno alle sue lunghe dita abbronzate.

 

Reika riemerse a fatica dall’oblio del sonno. Si trovava in una strana posizione. Era distesa bocconi su qualcosa di caldo e duro. Di certo non era un cuscino. Ma cosa poteva essere? Cercò di dipanare la nebbia del sonno dal suo cervello e di riacquistare l’utilizzo dei suoi sensi. Trattenne bruscamente il respiro nel notare che quella cosa, sulla quale era appoggiata, si muoveva ritmicamente. Sollevò il capo spaventata, e realizzò che stava beatamente dormendo sopra il torace di Mark.

 

“Oh mio dio, ma che ci fa lui qui?” si chiese confusa e spaventata.

Il ragazzo dormiva placidamente … Ma che era successo?!? Pian piano obbligò la sua mente a ripercorrere gli ultimi avvenimenti della serata, ricordò Ed, la botta, Mark, il mancamento per strada…e poi? Che era successo poi?

 

Si portò, scioccata, una mano alla spalla, rincuorandosi al contatto con il ruvido tessuto del kimono da karate, quindi non era avvenuto nulla di irreparabile… Probabilmente non se l’era sentita di lasciarla sola e si era addormentato accanto a lei.

 

Ma Tigre, infilarti cosi nel mio letto, non é per niente carino...o forse sì…sciocca!” si rimproverò duramente, ancora una volta sdegnata dalla facilità con cui perdeva la coerenza dei suoi pensieri quando si trattava di Mark Lenders… Lo osservò assorta, scostandosi lentamente di lato… era così dolce….era incredibile come i suoi lineamenti, solitamente tesi ed arcigni, fossero tanto infantili e teneri durante il sonno… Sembrava veramente un innocuo bambino…

Ah la Tigre! La Tigre é proprio un dolce micetto quando dorme...” pensò mentre una sconosciuta emozione si faceva strada nel suo cuore.

 

Si sistemò nell’incavo della spalla sinistra del ragazzo e si riaddormentò in fretta, cullata dal battito regolare del cuore di lui.

 

CAPITOLO 10. TI AMO

 

Reika si rigirò nel letto coprendosi gli occhi col cuscino, infastidita dai raggi di sole che entravano prepotenti attraverso le pesanti cortine della finestra dimenticate a mezz’aria. Ma un ricordo repentino, le fece spalancare gli occhi cancellando ogni residuo di sonno.

 

“Mark?” chiamò immediatamente, balzando a sedere sul letto disfatto. Nessuna risposta. Buttò le coperte di lato, si precipitò in bagno e poi di corsa al piano terra. Niente, del ragazzo non vi era alcuna traccia.

“E se avessi sognato?” eppure…” si chiese dubbiosa portandosi un dito sulle labbra e mordicchiando nervosamente l’unghia ben curata. “No non era un sogno. Lui ha dormito con me stanotte….” Esultò felice “Oh Mark tu sei il passaporto per la realizzazione del mio sogno… e ora ti sei scoperto…giocherò al meglio le mie carte! Ah che meraviglia!” disse mettendo a bollire l’acqua della teiera “Ormai mancano solo 18 giorni all’iscrizione. E per allora, sventolerò sotto il naso di Benji la mia conquista, e lui non potrà fare altro che mantenere la sua parola…..mah…forse farà un po’ di storie per tutte le frottole che gli ho raccontato…ma poi….si divertirà un sacco! E ora forza Reika, metti il giogo alla tua Tigre”

 

Nonostante fosse sabato pomeriggio, il campo da calcio non era deserto. I ragazzi della Toho convocati per la nazionale, dovevano procedere con gli allenamenti speciali. Reika quindi si diresse allegra verso il campo ben sapendo di trovarvi la sua inconsapevole vittima. Ed infatti Mark, Danny ed Ed erano impegnati in precisi palleggi e potenti tiri in porta.

 

Si sedette comodamente sul pendio di una collinetta poco distante dal campo sportivo, osservando da quel punto strategico ogni mossa dei tre ragazzi.

“Certo che sono proprio tre giocatori straordinari. Non ho dubbi. Quest’anno sarà il Giappone a vincere i mondiali Juniores! Con il mio Benji in difesa e la mia Tigre in attacco…a proposito di Tigre…guarda, guarda che goal”

 

Mark aveva finalmente preso in considerazione i suoi consigli e, oltre alla forza univa ai suoi tiri tecnica ed effetto.

“Ha classe” mormorò, osservando compiaciuta un perfetto dribbling del ragazzo “Ed é anche molto bello. Sono stata fortunata. Vedi che divertimento se mi toccava sedurre un tappo foruncoloso…bleah!” si disse ridacchiando felice “Ma lui é anche troppo bello. Se lo fosse un po’ meno, forse avrei meno paura delle reazioni del mio corpo e non farei certe cavolate. Ma non succederà più. Ora la situazione é perfettamente nelle mie mani e ….”

 

“Ehi Reika che fai lì seduta?” gridò Danny facendole un ampio cenno di saluto con la mano.

La ragazza si alzò velocemente e si diresse verso i tre amici “Scusate non volevo interrompervi”

“No tranquilla una pausa ci voleva proprio…EHI…ma che hai fatto alla faccia?” chiese Danny preoccupato.

“Oh niente Danny, un incontro ravvicinato con Ed” scherzò lei.

“Cosa? Io credevo fosse Mark l’unico idiota che volesse picchiarti…”

“Cosa hai detto Danny? Chi sarebbe l’idiota?”

“No capitano….scusa mi é sfuggito….”

“Dai Mark lascia stare” intervenne la ragazza ridendo “è stato uno sbaglio Danny. Ci stavamo allenando…”

“Ma come stai ora Reika?” chiese preoccupato Ed avvicinandosi a lei ed afferrandole confidenzialmente il mento, per vedere quanto gonfia fosse ancora la guancia.

“Ed toglile le mani di dosso” ringhiò Mark alle spalle del portiere

“Ma dai capitano, non avevo intenzione di farle male, te l’ho già spiegato com’é andata..”

“Non mi interessa. Non la devi toccare punto e basta” ripeté cupo il ragazzo.

“Geloso capitano?”lo apostrofò ironico Ed.

“E se anche fosse?”

“Vieni Danny” disse il portiere ridendo apertamente in faccia al suo iroso capitano per poi avviarsi velocemente verso il centrocampo“Fammi vedere se il tuo tiro é migliorato”

 

Mark imbarazzato ed irritato seguì con aria truce i due amici che si erano allontanati alla svelta lasciandolo solo con l’oggetto dei suoi sogni e dei suoi incubi. Come si era scoperto! E adesso che doveva dire?

“Reika perché sei qui? Dovevi startene a letto a riposare” si decise infine guardandola di sfuggita. Dio com’era bella…ma possibile che al mondo ci fosse una creatura così perfetta?

“Ma Mark mi annoiavo. E poi sto bene e…grazie per essere rimasto con me stanotte…” disse la ragazza senza troppi preamboli, aveva deciso di usare l’attacco diretto, basta con trucchetti e diversivi, il tempo stringeva e anche la sua pazienza scalpitava.

“Eh…cosa?…Te ne sei accorta?”

“Si”

“E non ti ha dato fastidio? Sì insomma…io non volevo…”

“Non ti preoccupare, mi ha fatto piacere”

“Io…Reika…”

 

Ecco, ci mancava solo che si mettesse a balbettare come uno scolaretto di fronte alla maestra che lo riprende. Ma che gli aveva fatto quel demonio, una magia? Si sentì arrossire e provò una profonda vergogna per se stesso. E che diamine! Lui al massimo arrossiva per la collera! Come si sentiva idiota… Non era preparato ad affrontare un ammutinamento così palese del suo autocontrollo. E ora non poteva neanche reagire attaccando, come poteva scagliarsi contro se stesso o, peggio ancora, contro di lei?

 

Non posso prendermela se non con il mio cuore,

non posso prendermela se non con gli sguardi miei:

 

chi dovrei biasimare e coprire d’infamia,

io che solo sono stato strumento del mio tormento?

 

“Io torno ad allenarmi”disse atono. La fuga lo infastidiva, non faceva parte del suo carattere deciso, ma in quel momento non ebbe altra scelta “Ma guarda te che mi doveva capitare!” pensò stizzito colpendo rabbiosamente il pallone tra i piedi di Danny e mandando l’amico rovinosamente a terra. Almeno qualche rivincita se la poteva prendere sui suoi due amici. Non aveva pietà di loro…gli amici servivano a quello no? E poi Danny ed Ed avevano fatto le ossa ormai: da otto anni erano il suo antistress preferito…e la loro amicizia non ne aveva mai minimamente risentito, anzi…

 

Intanto Reika osservava assorta gli interventi al limite del falloso di Mark su Danny, sorridendo compiaciuta tra sé e sé. “Ti lascio ancora qualche giorno per abituarti all’idea. Ma poi, mio caro, mi servi docile ed … innamorato” pensò mentre si risistemava sulla collinetta di poco prima, facendo a pezzi distrattamente un filo d’erba fresca.

 

 

Ecco! Ora era proprio agli sgoccioli!

Sabato mattina avrebbero preso il treno e raggiunto il resto della nazionale giapponese. Cinque giorni! Cinque miseri giorni! I deliri di onnipotenza e di femme fatale di Reika si erano rovinosamente infranti contro il muro che Mark aveva eretto ostinatamente attorno a sé.

Non ci poteva credere! La Tigre era timidissima! E chi le avrebbe mai creduto?

 

Aveva tentato più volte di avvicinare il ragazzo e di…sbloccarlo. Ma lui evitava accuratamente ogni contatto ed il destino sembrava favorirlo in tutto e per tutto. Stare sola con lui, infatti, era diventata una cosa impossibile: Marie veniva ogni sera a prendere il fratello agli allenamenti, e Danny ed Ed non si staccavano mai dal loro capitano, impegnati nella preparazione atletica dei mondiali… Che disastro!

 

La ragazza, distratta e assente per tutte le cinque le ore di lezione, accolse con sollievo il trillo della campanella, anche se questo segnava un ulteriore passo verso la sconfitta…accidenti no! Il suo sogno era troppo importante, non poteva fallire!

 

“Reika vieni a mangiare con noi?…….Ma che vuoi Yusuke?” sbottò acidamente Ed, infastidito dall’aitante ragazzo biondo che si era avvicinato con aria spavalda al banco di Reika.

 

Yusuke Nakimura era il capitano della squadra di rugby della Toho School. Uno dei partiti più ambiti e desiderati della scuola, non solo per la sua indiscutibile avvenenza fisica ed il suo atteggiamento galante verso il gentil sesso, ma anche per il fatto che fosse il figlio di uno dei personaggi più ricchi della città.

 

“Fatti gli affari tuoi Warner!” rispose Yusuke in malo modo con una luce arrogante negli occhi che oscurò per un attimo le bellissime iridi grigio-azzurre.

Ma lo sguardo del ragazzo si schiarì nell’istante in cui si posò sul dolce volto della ragazza, leggermente corrucciato in un’espressione di sorpresa.

“Ehm…ascolta ti posso parlare?”le chiese Yusuke rivolgendole un’occhiata languida che in genere faceva cadere le ragazze ai suoi piedi come pere mature.

 

“Si certo” rispose Reika pronta a cogliere al volo l’opportunità che le veniva offerta, nonostante l’istintiva repulsione per quel damerino dai modi, a suo avviso, alquanto irritanti. Seguì docilmente il ragazzo fuori dall’aula, ignorando gli sguardi delusi e sorpresi dei suoi tre amici. Ma in cuor suo esultò. Con la coda dell’occhio aveva colto un inequivocabile lampo di gelosia nello sguardo di Mark!

 

Aveva trovato il modo di concludere la sua opera… o meglio il modo aveva trovato lei!

 

 

“Ci vuoi dire che voleva quello?” le chiese Ed stizzito, alla fine del pranzo, incapace di contenere oltre la sua curiosità.

“Oh niente….” rispose vaga Reika, assumendo una studiata espressione sognante.

“Come niente? E tutto il pranzo che sospiri come un’ebete!”sbuffò Ed molto infastidito dall’inusuale comportamento dell’amica.

“Uh…va bene…te lo dico…se proprio insisti….”

“Allora ti decidi si o no?” esclamò Danny curioso.

 

Mark non fiatò, assente e distaccato, come se niente e nessuno potesse scalfire la sua indifferenza.

 

Ma ora vedremo come stanno le cose” pensò malignamente la ragazza, quasi sul punto di urlare di rabbia per l’atteggiamento ostinatamente controllato di lui.

“Mi ha chiesto di uscire…” disse con finta disinvoltura.

“COOSA?” esclamarono Danny e Ed

“Beh e perché vi sorprendete tanto? Non sono poi così brutta…”

“No, non volevamo dire questo solo che…noi pensavamo che…” Ed guardò Mark perplesso “Ma tu che hai risposto?” proseguì il portiere.

“Beh….io ho accettato!” rispose candidamente la ragazza. In realtà era pienamente consapevole di aver sganciato una bomba, ma non ottenne l’effetto desiderato. Mark non si scompose e continuò a mangiare silenziosamente il suo riso al curry.

“Ma perché?” chiese Ed confuso ed arrabbiato.

“Come perché? Perché mi andava. é un bel ragazzo e mi ha invitata alla festa del club di rugby, che si tiene stasera alle 9, qui alla loro sede. E ora scusatemi, ma oggi non verrò agli allenamenti. Devo andare in centro a fare shopping!” cinguettò, allontanandosi velocemente, furiosa con Mark e con la sua cocciutaggine “Guarda che mi costringi a fare, sciocco” sbuffò mentre oltrepassava correndo il cancello della scuola.

 

 

“Mah forse questo vestito è troppo audace…” pensò Reika guardando la sua immagine riflessa nel grande specchio da camera appeso alla parete della sua stanza.

 

Per la serata con Yusuke aveva scelto un vestito di seta blu notte. Il tessuto la fasciava come una seconda pelle, evidenziandone le forme perfette. Un sottile collare di fili d’argento intrecciati, lo fissava alla base del collo, lasciando completamente scoperta la schiena lattea e senza nei. Un vertiginoso spacco che arrivava sino a metà coscia, completava l’opera.

“Speriamo che quel damerino non si metta in testa strane idee, e che Mark abbia colto il messaggio” disse incerta afferrando uno scialle leggero di chiffon nero per proteggere le spalle nude dall’umidità della notte.

 

In quell’istante suonarono alla porta. Reika corse ad aprire e si ritrovò tra le braccia un enorme mazzo di rose rosse, dietro alle quali scintillavano gli occhi azzurri e vivaci di Yusuke.

Reika non li aveva mai sopportati quei romanticismi scontati! Fece comunque buon viso a cattiva sorte e finse un trasporto ed una sorpresa che non provava affatto. Dopo averlo ringraziato e sistemato le rose in un vaso, si avviarono alla festa.

 

Stava ballando col suo aitante cavaliere da poco più di mezz’ora. La sala era affollata e le coppie di ballerini, strettamente avvinghiate, erano più intente a scambiarsi effusioni, più o meno audaci, piuttosto che seguire il ritmo monotono della musica. Reika trattenne a fatica uno sbadiglio, che avrebbe certamente offeso a morte il ragazzo, convinto com’era, di essere la compagnia più divertente della scuola! Indubbiamente Yusuke era il più bel esemplare maschio presente in sala, e molte donne le lanciavano, da quando erano arrivati, occhiate invidiose e cattive. Le ragazze della Toho School già la tolleravano a fatica per la sua assidua frequentazione con gli inavvicinabili assi della nazionale, e ora l’essersi accaparrata il miglior partito in circolazione, non avrebbe fatto altro che aumentare la sua impopolarità. E tutto quella tensione e quelle frecciate acide per un bamboccio noiosissimo! Che se lo tenessero pure… e poi se non la smetteva immediatamente di accarezzarle la schiena, gli avrebbe spezzato tutte le ossa delle mani una ad una…Che fastidio!

 

Reika si agitò nervosamente sotto l’insistente tocco del ragazzo ed inevitabilmente pensò alle differenti reazioni provocate dal tocco di un’altra mano molto più interessante…Ah! Se solo ci fosse stato Mark ad accarezzarla così…

 

Una ormai familiare vampata di calore le salì dalle viscere sino al volto. Ultimamente le succedeva sempre così quando pensava a lui in…quel modo! E purtroppo non riusciva a pensare a Mark in nessun altro modo…

 

“Senti Yusuke io ho caldo. Vado a prendere una boccata d’aria” disse scostandosi con garbo dal fastidioso compagno.

“Ti accompagno”

“Ma non serve, non ti disturbare” disse mentre pensava irritata“Ma com’é appiccicoso. Non lo sopporto!”

“Ma che disturbo, é un piacere! Te lo stavo per proporre io”

 

Reika si rassegnò a veder naufragare miseramente quel timido tentativo di fuga e lasciò malvolentieri che il ragazzo la seguisse in giardino. Si diresse nervosa verso il campo da calcio, camminando velocemente a dispetto dei sandali dal tacco alto; voleva porre una certa distanza fisica tra lei ed il suo fastidioso accompagnatore. Ma lui la seguiva solerte e fedele, aumentando a dismisura l’irritazione della ragazza, che si rilassò solo quando sentì sotto le mani la fredda rete metallica di recinzione che circondava il campo sportivo. La rabbia e il nervosismo che da qualche minuto minacciavano si sopraffarla, facendole perdere il controllo, si quietarono come per magia alla vista del campo avvolto dall’oscurità, ma del quale vedeva, con l’occhio della mente, ogni millimetro. Lì si sentiva sicura e rilassata, un’oasi di pace dopo quella serata da dimenticare...

 

Quel campo verde era per lei una seconda casa e l’accompagnava ovunque da una vita. Benji la portava sempre con sé, quand’erano piccoli e poi, quando ne fu in grado, lo seguì di sua spontanea volontà, anche se lui non voleva più avere tra i piedi quell’appiccicosa sorellina che gli impediva di concentrarsi a dovere sui suoi allenamenti. Ma quando lei aveva cominciato a trascurare il campo da calcio, preferendovi la palestra di karate, Benji aveva fatto fuoco e fiamme per convincerla a tornare e l’aveva praticamente supplicata di fare la manager. Pur di trattenerla legata al calcio, le aveva insegnato a giocare ed era diventata anche una discreta giocatrice…che maestro eccezionale il suo Benji! Se solo non avesse avuto quell’avversione per il karate, sarebbe stato un fratello perfetto. E tra cinque giorni l’avrebbe riabbracciato! Quanto le mancava…

 

Era talmente assorta nei suoi pensieri, che prese coscienza della vicinanza di Yusuke solo quando la mano del ragazzo si appoggiò sul suo ventre piatto, cingendola da dietro. Immediatamente realizzò che il ragazzo si era completamente appoggiato sulla sua schiena nuda  e la teneva stretta  a sé.

“Ehm…Yusuke…per favore…non mi sembra il caso..” biascicò furiosa, pronta a scattare al prossimo movimento equivoco del ragazzo.

“Che c’é biscottino..”

Biscottino?!?!?!!?!?!?”Oddio voglio vomitare” pensò Reika schifata, irrigidendosi sempre più.

 

Si sarebbe volentieri messa a ridere di quella situazione assurda, se non fosse stata tanto irritata e disgustata dal corpo del ragazzo troppo vicino la suo, che come stregato reagiva con ripugnanza ad ogni contatto con qualsiasi uomo che non fosse Mark.

 

“Lasciami Yusuke…non hai capito niente”

“Oh sì che ho capito. Finalmente ti sei decisa a lasciare da parte quei tre teppisti del club di calcio e ti sei accorta che ci sono uomini veri in circolazione..”

“Teppisti? Ma come osi…manco li conosci” disse divincolandosi con uno strattone e facendo qualche passo di lato per porre una certa distanza tra lei e l’intraprendente ragazzo “Sono tre ragazzi eccezionali. E poi di quali uomini veri vai blaterando? Tu forse? Non sei degno neanche di pulire le scarpe a Mark Lenders!”

 

E ci credeva, ci credeva veramente! Nessuno era uomo quanto Mark! Oh se ci credeva! E ora questo disgustoso damerino…ma come osava…

“E staccati che mi dai il vomito” disse respingendo bruscamente un secondo tentativo di avvicinamento del ragazzo.

“Ehi bimba stai scherzando? Vieni qui” ordinò Yusuke infastidito dall’atteggiamento arrogante di lei. Le avrebbe abbassato la cresta in men che non si dica, con le buone o con le cattive.

 

La afferrò per un polso stringendolo forte e tirandola verso di sé, Reika faticò ad opporre resistenza, i tacchi esageratamente alti le impedirono di far presa sul terreno e si trovò, suo malgrado, tra le braccia di Yusuke. Accidenti a quel vestito! Come avrebbe fatto a difendersi con quell’intrigo addosso? Beh…ce la doveva fare comunque in un modo o nell’altro… non resisteva più…Sollevò il braccio libero, pronta ad affondare duramente sul volto del ragazzo ma una profonda voce maschile, emersa dal nulla, la bloccò appena in tempo.

 

“No, ti prego lascia a me l’onore! Con quel vestitino avresti non poche difficoltà…”

 

“Mark…” disse lasciandosi sfuggire un sospiro di sollievo osservando felice l’ombra furtiva che si delineava pian piano tra gli alberi. E così era venuto! La sua voce…l’avrebbe riconosciuta tra mille oramai... 

 

“Ehi senti…Lenders…io non sapevo fosse la tua ragazza….lasciamo perdere ok? Amici come prima?” farfugliò Yusuke tremendamente pallido e perdendo tutta la sua spavalderia in un solo istante.

“Amici?” tuonò gelido Mark avanzando lentamente.

“Mark lascia stare, se la sta facendo sotto. Non vale neanche la pena che ti disturbi a colpirlo. Andiamo via” disse Reika liberatasi senza sforzo dalla presa di Yusuke che, alla vista di Mark, si era fatta inesistente, e avvicinandosi al suo capitano. Lui la guardò ma era troppo buio per coglierne l’espressione e Reika sperò, con tutto il cuore, che non vi fosse né rabbia né rancore, era stufa di lottare contro la cocciutaggine di Mark! Yusuke colse l’occasione per darsela a gambe e i due ragazzi rimasero nel buio a fissarsi per lunghi istanti.

 

Senza dire niente, Mark distolse lo sguardo da quegli incredibili occhi e la trascinò alla sua auto posteggiata poco distante, nascosta da una siepe.

“Sali” le disse freddo, spalancando la portiera della jaguar metallizzata.

 

Viaggiarono per un breve tragitto accompagnati solo dal sommesso brusio dell’ autoradio, quindi il ragazzo arrestò l’auto in uno spiazzo da cui si godeva una bellissima panoramica della città nipponica.

 

Spense il motore e reclinò leggermente il sedile del guidatore, mettendosi comodo. Senza voltarsi, ma mantenendo lo sguardo fisso davanti a sé, disse con voce spenta “Perché sei uscita con quello?”

“Beh..credevo mi piacesse…”

“Maledizione Reika!” sbraitò tirando un violento pugno al volante che scricchiolò preoccupantemente sotto la furia della Tigre.

 

La ragazza sussultò, sorpresa da quell’inaspettato sfogo. Era fuori di sé…

“Io…”cercò di rispondere incerta.

“Tu cosa? Ti saresti lasciata baciare e toccare come hai lasciato fare a me sulla spiaggia?”

 

Le accuse cattive e senza senso di lui la colpirono come uno schiaffo. Ma che credeva, che lei si lasciasse andare con tutti in quel modo? Ma se non aveva neanche mai baciato nessuno prima di lui!

 

Mark interpretò male il suo silenzio e si arrabbiò ancor di più, se possibile.

“Pensavo che per te certe cose avessero una loro importanza, invece uno o l’altro non cambia nulla…stai facendo una collezione di uomini? E così, tanto per sapere, io che numero sarei? E il pross…”

 

La mano della ragazza lo colpì sulla guancia sinistra facendolo tacere all’istante. Mark sentì appena il bruciore sul suo volto, sovrastato dalle lingue di fuoco, alimentate dalla gelosia, che lo stavano divorando. Ostinatamente perseverò a tenere lo sguardo altrove, evitando di incrociare gli occhi blu di lei.

 

Ma questa volta, Reika non era disposta a cedere, d’ora in poi il gioco lo avrebbe condotto lei, secondo le sue regole!

“Smettila” sibilò afferrandolo saldamente per i lunghi capelli corvini e costringendolo a voltare la testa dalla sua parte.

“Ma che ti credi?” proseguì secca scandendo ogni parola “Per che tipo di ragazza mi hai presa? Tu sei stato l’unico..io…” ebbe un attimo di esitazione, ma ormai era tardi per qualsiasi ripensamento “nessuno mi ha mai fatto perdere la testa come fai tu…non dovevo lo so…ma ogni volta che ti avvicini…che mi baci...io non capisco più niente, mi sento sciogliere, non riesco a reagire. è sempre stato così…sin dalla prima volta…negli spogliatoi…” confessò finalmente sincera anche con se stessa, lasciando scivolare lentamente la mano dai capelli di lui sino alla guancia arrossata, dilungandosi in una tenera e delicata carezza.

 

“Ce l’hai ancora con me per quella volta?” chiese lui con voce strozzata, profondamente turbato dal quel tocco gentile. Appoggiò cautamente la sua mano abbronzata e ruvida sopra quella candida e sottile di lei, desiderando solo prolungare quel meraviglioso attimo il più possibile.

 

“Cosa? No...io non ce l’ho mai avuta con te” disse lei sorridendogli dolcemente continuando a fissarlo coraggiosamente negli occhi.

 

“Ti amo Reika…”

 

Fu solo un lievissimo sussurro, non era nemmeno sicura di aver sentito bene. Forse se l’era sognato, ma il suo cuore non era intenzionato a lasciarsi sfuggire quel tenero messaggio d’amore e si affrettò a rispondere con tutto il trasporto di cui era capace: saltò un battito…due…tre…per poi accelerare ….ancora…e ancora…mille battiti al secondo…con una furia tale, che la ragazza, per un attimo, temette le uscisse dal petto.

 

“Ti amo demonio” ripeté lui baciandola dolcemente sulle labbra semiaperte per lo stupore.

 

Ecco di nuovo quella sensazione di languida debolezza…di estasi…ma possibile che ogni bacio fosse un viaggio nella libido pura? Anche quel tocco delicato, appena accennato, era sufficiente per accendere il fuoco nelle vene.

 

Mark a malincuore si allontanò da quella bocca invitante, pronta ad accoglierlo, evitando che il bacio si facesse più intimo e profondo. Non desiderava altro che perdersi nel corpo di lei, ma prima doveva aprirle il suo cuore, del tutto, senza esitazioni né paure, solo così avrebbe potuto affrontare quel sentimento sconosciuto e sconvolgente che gli attanagliava l’anima.

 

“Vedi Reika io non sono, diciamo…predisposto ai sentimentalismi…e ammettere di essermi innamorato, é stato difficile. Potevo continuare a negarlo e divertirmi con te come quel giorno al mare. Tanto più che tu mi sembravi ben disposta…ma non volevo questo…cioè, voglio anche questo, ma non solo. Io voglio la tua anima, oltre al tuo corpo, ed é per questo che mi sono tenuto alla larga da te. Volevo capire cosa provavi e mettere ordine nei miei sentimenti. Sono confuso e impaurito…ma questo non lo dire a nessuno...negherei ad oltranza…” Mark ridacchiò, tentando in questo modo di allentare la tensione che gli irrigidiva le membra “Ma alla fine mi sono arreso ai sentimenti che provo per te… Vedere quel verme che ti toccava mi ha mandato in bestia, e fatto capire che muoio al pensiero che qualcuno possa mettere solo gli occhi su di te, o ancora peggio che tu possa desiderare i baci e le carezze di un altro…”

 

“Ma Mark io desidero solo te! Sono uscita con Yusuke solo per provocarti. Tu mi ignoravi e io non riuscivo più a capirti…” ammise lei

“Sei sicura di quello che dici?” le chiese fissandola con un’intensità tale che Reika sentì la schiena percorsa da una miriade di brividi caldi. Guidata da un istinto primordiale, decise di liberare la mente, ed assecondare il suo corpo, che prepotente, esigeva il contatto con quello di Mark.

Affondò nuovamente le mani nei lunghi capelli di lui, accarezzandolo con estenuante lentezza, ed esultando felice alla vista del ragazzo che chiudeva gli occhi godendo beato di quella tenera attenzione.

 

“Ti amo..” mormorò nuovamente lui attirandola a sé e baciando ogni centimetro di quel volto angelico.

 

Gli sto mentendo...lui mi ha aperto il suo cuore e io gli sto mentendo…no niente rimorsi…” fu l’ultimo terribile pensiero della ragazza prima di abbandonarsi, languida e morbida, tra le braccia della Tigre.

 

  
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