CHIEDO UMILMENTE SCUSA PER IL
TERRIBILE RITARDO… MA IL COMPUTER HA FATTO I CAPRICCI E HO DOVUTO PORTARLO DAL
DOTTORE.
ORA SONO RITORNATA IN CAREGGIATA… PER
CUI ECCO A VOI IL 18^ CAPITOLO.
CAPITOLO 18
«Ambiente davvero ottimo per i vampiri, non trovate?»
Il primo
consigliere dei Volturi osservava l’intera Forks dall’alto di una montagna. I
due gemelli gli erano rispettivamente ai lati. Felix poco dietro a loro e James
invece si era separato dal resto della compagnia. Si sentiva strano e sapeva
cos’era. Era il suo potere che gli faceva perdere la concentrazione su se
stesso. Sembrava che il suo obiettivo non fosse più lì. Sentiva nell’aria la
sua recente presenza, ma l’ipotetica Prescelta non si trovava più lì, e forse
neanche più in quello Stato. Pensieroso decise tuttavia di aspettare a dare la
reale notizia ai Volturi.
«Allora dove si trova il nostro obiettivo?».
James rideva
divertito nella sua testa, mentre la sua faccia assumeva un espressione
contraria a quello a cui stava pensando. Stava cercando di interpretare uno
sgomento che non esisteva.
«C’è qualcosa che non va.»
Demetri a
quelle parole si irrigidì, per poi materializzarsi di fronte al vampiro-guida.
«Cosa. Diavolo. Stai. Dicendo?».
Scandì la
domanda parola per parola. Non lo sopportava più.
«Non capisco, ma qualcosa non va. Seguitemi.»
James decise
di lasciare i vampiri in attesa così, mentre si avviava verso l’ultima zona in
cui sentiva ancora ma debole, la presenza della prescelta. Non sapeva bene
perché, ma voleva dare alla fuggitiva, perché di questo si trattava, un po’ di
tempo. Non poteva di certo tenere i volturi lontano dalla loro meta per molto,
ma di sicuro la ragazza in questione aveva trovato qualcuno che l’aiutasse,
dato che era al quanto strano che una volta che loro erano atterrati, lei fosse
volata altrove, ad ovest per l’esattezza.
James non
era un fan accanito della dieta che la regina ai suoi tempi praticava, ma non
poteva di certo lamentarsi dei suoi ideali. Lui era stato trasformato
nell’ultimo periodo della sua reggenza e aveva visto la netta differenza che la
sua razza aveva vissuto con l’ascesa al potere dei Volturi. Non gli interessava
molto chi fosse al potere, ma anche lui come tutti aveva percepito il
cambiamento dell’aria dopo che Isabella aveva toccato la preziosa spilla, e se
i Volturi ora erano veramente intenzionati ad entrare in possesso dei poteri
della Prescelta, il danno che ne sarebbe uscito sarebbe stato catastrofico.
«allora? È la sua residenza? ».
Demetri aveva i nervi a fior di pelle,
iniziava a non fidarsi più delle doti del vampiro.
James nel frattempo cominciò a
camminare avanti e indietro per prendere tempo, mentre osservava la grande casa
bianca, che sfoggiava in mezzo al bosco.
«un momento…».
Demetri si fermò poco lontano da James
mentre annusava l’aria.
«…interessante!».
James lo guardò, mentre gli altri
vampiri gli si avvicinavano chiedendo spiegazioni dei suoi commenti.
«nomade, cosa ti dice il tuo potere?».
James rimase interdetto, ma optò per
la verità.
«era qui fino a… più o meno dieci ore
fa. Se ne andata e penso sia ancora in viaggio, ma si è spostata verso ovest.».
Tutti i presenti ringhiarono, tranne
James.
«e…?».
«e credo non sia sola!».
Gli occhi di Demetri si inscurirono
per la rabbia che tratteneva, la missione iniziava a complicarsi. James aveva
solo confermato quello che già i suoi poteri gli urlavano.
«sono sette.».
«come?».
James non capiva di cosa stesse
parlando.
«i vampiri con la ragazza, sono sette!».
James lo guardava con faccia
interrogativa.
«sono un segugio ed il mio fiuto è…
decisamente migliore di quello di un
normale vampiro. E poi… una volta che ho percepito il tuo odore, bè
saprò scovarti anche in capo al mondo!».
James apprese ciò come una minaccia
nei suoi confronti di cui ne prese mentalmente nota, tuttavia non diede a
vedere l’effetto sortito.
«quindi non avete più bisogno di me!».
«ci riesco solo con i vampiri… e la
ragazza a quanto pare è ancora umana!».
«non puoi esserne sicuro!».
«oh, si invece! Ho appena scavato
nella mia memoria e credo di aver capito a chi appartengono queste scie!».
Si voltò incamminandosi all’interno
della casa, mentre prendeva dalla tasca il suo cellulare.
**
«Bella! Bella, su svegliati. Siamo arrivati!»
La ragazza aprì a fatica gli occhi
cercando di mettere a fuoco il luogo in cui si trovava.
«Dove siamo?».
«in una villetta che ho affittato via
internet prima di partire. Si trova vicino alle rovine della biblioteca.»
Bella scese dall’auto in cui non
ricordava di esserci entrata. Guardò i presenti accorgendosi di una cosa.
«Dove sono Edward, Alice e Jasper?».
Il viso del
dottore corruggò impercittibilmente le sopracciglia.
«a fare un sopralluogo. Non preoccuparti, saranno presto di
ritorno!».
Isabella non
gli credette del tutto e in effetti, non aveva tutti i torti. I tre erano
andati si a fare un sopralluogo, ma di un ipotetico luogo che Alice aveva avuto
in una visione. Non essendo del posto, Alice non poteva capire il significato
di quelle immagini, che erano già di per se confusionali. Perciò si era avviata
con i due vampiri nelle zone circostanti.
La compagnia
rimasta entrò intanto nella villetta di mattoni, tipica della tradizione
irlandese. Quando Bella entrò nella stanza che Esme gli aveva indicato, non
potè non rimanere affascinata dalla vista che ebbe non appena si affacciò alla
porta finestra che portava in una piccola terrazza comunicante alla stanza
adiacente. La terrazza era esposta a sud e poteva così vedere sia l’est che l’ovest
e in quel preciso istante fu catturrata dalla splendida alba che fiera si
alzava in lontananza oltre i monti.
«fantastico!».
«sono d’accordo con te!».
Isabella era
così presa dal paesaggio da non essersi accorta della figura che le si era
materializzata a fianco.
«Edward… che spavento!».
Lui sorrise
sghembo.
«si, lo so! Faccio questo effetto!».
Lei lo
guardò con un sopracciglio alzato.
«simpatico!».
Lui rise ad
alta voce. Una risata sincera e liberatoria. Isabella non rise con lui. Non lo
fece, perché rimase affascinata a guardarlo.
Lui smise e s i perse nel silenzio, ricambiando il suo
sguardo. I loro volti si fecero vicini, sempre più vicini, poi una scintilla
mentale, riportò lucidità in Isabella e in Edward. Lei si ripeteva che non
poteva lasciarsi andare. Non ora. Ora che il suo obiettivo era un altro, non
poteva mettere in primo piano altro. Se il destino avesse voluto ciò, sarebbe
ugualmente accaduto e così a malincuore si voltò, interrompendo la magia che si
era creata. Lui, dall’altra parte seguiva più o meno la stessa scia di
pensieri. In quel momento lui doveva pensare solo a come aiutare la prescelta e
non come fare per farla innamorare di lui, la sua incolumità prima di tutto.
Il silenzio
che arrivò subito dopo era asfissiante e veramente imbarazzante.
«allora… che visione ha avuto Alice?».
Isabella cercò
di salvare il salvabile mettendo in atto la peggiore delle tattiche: fingere
che non fosse successo nulla.
«oh.. ehm… scusa?».
Edward sapeva
che nessuno della sua famiglia le aveva detto nulla.
«cosa?».
«come fai a sapere che Alice ha avuto una visione?».
Isabella era
incredula, non si era resa conto della domanda che aveva posto a Edward. Lei
aveva solo pensato a parlare e basta per rompere il silenzio.
Lo guardò
con i suoi grandi occhioni castano oro.
«a dire il vero non lo so!».
«forse non tu, ma Isobel di sicuro!».
«già…».
Isabella spostò
il suo sguardo per terra, mentre la sua mente viaggiava alla ricerche di
risposte che ancora per un po’ non sarebbero arrivate.
«ma.. allora Alice ha davvero avuto una visione?».
Edward strinse
le mani a pugno.
«come ultimamente è successo.. non
sono visioni nitide, bensì davvero confusionali. E poi… sono un assemblaggio di
varie possibilità…».
«e quali sono le varie possibilità..?»
«le possibilità principali sono,
ovviamente, che troveremo o meno informazioni nella biblioteca…».
«c’è altro?».
«…. Forse. Ma non è ancora chiaro! Riposati
Bella, fra qualche ora andremo alle rovine.».
Così dicendo tornò nella sua stanza,
quella adiacente a Bella. Era stato brusca la sua uscita e Bella aveva inteso
in parte il motivo. Lui le aveva mentito. Si, c’era dell’altro nella visione di
Alice, ne era sicura. Il problema era solo uno: cosa?
**
«Demetri, quali notizie mi porti?».
«Due Signore. Una buona e una cattiva.»
Aro ringhiò percettibilmente.
«parla!»
«Quella brutta è che pare l’umana
sappia che la stiamo cercando e sia in piena fuga, e non da sola…».
Tre ringhi arrivarono alle orecchie di
Demetri che ringraziò il cielo di aver dato quella notizia per telefono e non a
voce.
«… quella buona è che a quanto pare i
vampiri che la stanno aiutando, siano i Cullen!».
Silenzio. Questo è quello che
percepiva Demetri, ma se solo avesse visto il viso di Aro, che sorrideva
malefico, avrebbe potuto leggervi in esso mille parole.
«ottimo! Trovali!».
Detto questo, chiuse la chiamata.
I quattro iniziarono a correre.
«quale aereo prendiamo nomade?».
«non so ancora. Andiamo all’aeroporto intanto.».
Stavano correndo nei boschi che
circondavano la cittadina di Forks, mentre gli umani ignari svolgevano la loro
vita abitudinale.
«Fermatevi!».
Era stato Demetri ad impartire l’ordine.
«cosa succede?».
Alec era appena dietro a lui e gli si
era subito avviccinato.
«credo che questa scia sia davvero
interessante. Aspettatemi qui. Sarò presto di ritorno!».
Così dicendo svanì nel nulla.
Olè!
Chiedo
ancora scusa per la lunga attesa!
Spero
vi sia piaciuto il capitolo!!
Un
bacione
deba