Fanfic su artisti musicali > Panik
Segui la storia  |       
Autore: ChelseaH    15/07/2011    2 recensioni
In realtà era strano vederlo così scatenato con musica come quella di sottofondo, Timo era più tipo da Samy Deluxe o Linkin Park, non certo remix assurdi di Born this way di Lady Gaga ma il ragazzo stava passando una sorta di crisi adolescenziale in quel periodo, poco importava che avesse ventitré anni suonati e andasse anzi per i ventiquattro.
Timo ha deciso di trasferirsi a Berlino dopo che lui e i suoi ex compagni di band hanno apparentemente preso strade differenti. Ora è mpegnato a leccarsi le ferite di una storia ormai finita con Lena, che attualmente esce con un certo Caspar, e a prendersi cura di Zoey - la coinquilina che considera come una sorella - che da troppa confidenza a sconosciuti chiamati Max. Ma dov'è finito l'inseparabile David? E gli altri suoi amici?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DISCLAIMER: Non conosco i Panik non mi appartengono, con questa storia non intendo dare rappresentazione reale dei loro caratteri e / o comportamenti ne tantomeno lucrarci sopra.



Love, hope and strenght.

02. "Lui è Juri."

David si rigirava distrattamente il telecomando fra le mani, mentre osservava le immagini che si susseguivano sullo schermo del suo televisore e recitava sottovoce le battute dei personaggi un istante prima che loro le pronunciassero. Probabilmente aveva visto quell’episodio di Scrubs qualche volta di troppo e forse valeva per ogni singolo episodio di quello show, ma del resto tutti avevano le loro debolezze e una delle sue era proprio quel telefilm. Ascoltare mentre li ripeteva a memoria i monologhi interiori di JD lo riportava sempre a un tempo nel quale accanto a lui su quel divano a guardare quei dvd c’era sempre stato Timo Sonnenschein, il suo migliore amico fin dai tempi dell’asilo. Sbuffò al pensiero, odiava la lontananza e nonostante fossero passati mesi, ancora non capiva le ragioni che avevano portato l’amico a fare i bagagli e trasferirsi a Berlino.

Ho bisogno di cambiare aria, gli aveva detto un giorno e quindici giorni dopo saliva su un treno con un biglietto di sola andata e un appartamento affittato via internet ad attenderlo. Certo, Berlino non era all’altro capo del mondo rispetto a Neumünster, ma era lontana quanto bastava da rendergli impossibile prendere il telefono, comporre il numero di Timo e dirgli “ho appena messo il dvd, ti aspetto qui entro la terza scena massimo”. Questo non aveva cambiato il rapporto fra di loro ma vedere una o massimo due volte al mese qualcuno con cui era abituato a passare almeno venti ore al giorno su ventiquattro, era alquanto destabilizzante.

Ma Timo aveva sentito il bisogno di cambiare aria. Come se quella berlinese fosse poi tanto diversa da quella che si respirava nella loro piccola cittadina ai confini di Amburgo.

Il fatto era che un tempo erano un gruppo di sei amici: Timo Sonnenschein, Jan Werner, Juri Schewe, Christian Linke, Franky Ziegler e lui, David Bonk. A parte Franky, erano tutti cresciuti a Neumünster e dintorni, avevano frequentato le stesse scuole e avevano da sempre avuto lo stesso interesse: la musica. Era così che si erano ritrovati a formare una band, l’avevano chiamata Panik, avevano reclutato Franky e si erano dilettati per un po’ di anni a passare i loro pomeriggi chiusi in qualche garage o – quando potevano permettersi l’affitto – in qualche studio di registrazione amburghese, scrivendo, suonando e incidendo le loro canzoni. Erano riusciti anche a farsi conoscere abbastanza nella zona e avevano avuto l’opportunità di esibirsi parecchio nei locali amburghesi e non solo. Poi un pomeriggio – doveva essere una caratteristica comune quella di prendere decisioni assurde da un giorno all’altro – Linke si era presentato alle prove esibendo un biglietto – di sola andata pure quello – per Los Angeles.

Los Angeles che, nella fattispecie, distava un po’ più delle due ore e mezza di intercity express che dividevano Amburgo da Berlino. Ed era stata la fine dei Panik, così, senza senso e senza motivazioni logiche, anche se Linke aveva passato ore a spiegare le sue di motivazioni, e circa un mesetto più tardi Timo aveva fatto i bagagli convinto di lasciarsi alle spalle il dolore che gli aveva procurato la rottura della band ed ignaro di star andando incontro a tutt’altro genere di rottura che gli aveva causato tutt’altro tipo di dolore.

A David, Lena non era mai piaciuta.

Mai.

Fin da quando gli era stata presentata, un weekend che aveva deciso di andare a trovare a sorpresa Timo, aveva pensato che la ragazza si permettesse di stare un po’ troppo appiccicata all’amico. Qualche settimana dopo i due si erano messi ufficialmente insieme. Qualche mese dopo, fossero ringraziati tutti gli dei del cielo e della terra, si erano lasciati.

Al contrario Zoey, la coinquilina che Timo aveva trovato qualche mese dopo essersi trasferito a Berlino, gli era piaciuta a pelle, forse perché era in grado di rispettare in tutto e per tutti gli spazi del signor Sonnenschein.

Okay, forse era un pochino geloso e possessivo nei confronti di Timo, ma non era mai successo – mai in vent’anni che si conoscevano – che una ragazza venisse prima della loro amicizia e invece Lena aveva abbondantemente preso il sopravvento, permettendosi perfino di monopolizzare Timo quel poco che lui riusciva ad andarlo a trovare. Quindi sì, tirando le somme era piuttosto contento che Lena Listing fosse fuori dall’equazione. Se non altro quel fine settimana avrebbe potuto godersi la compagnia dell’amico in maniera decente, per la prima volta da mesi.


***


“Ti dico che non lo trovo.” ripeté Zoey per l’ennesima volta con tono sconsolato, buttandosi a sedere a peso morto su una delle sedie della loro piccola cucina.

“E io ti dico che non puoi averlo perso, quel Max mi ha chiamato dal tuo cellulare ieri notte, ed era qua.” le spiegò nuovamente Timo con tono paziente, mentre cercava di decifrare le istruzioni su come preparare il sushi a casa.

Zoey appoggiò la testa al muro, le doleva in maniera incredibile e l’ultima cosa di cui aveva bisogno era scoprire che quel Max, come continuava a chiamarlo Timo, le avesse rubato il cellulare. Non osava esprimere il pensiero ad alta voce, l’amico le aveva già fatto una ramanzina sufficientemente lunga sul farsi accompagnare a casa totalmente ubriaca da sconosciuti, quindi era meglio lasciarlo lì tranquillo a fare i suoi esperimenti culinari piuttosto che renderlo partecipe del suo atroce dubbio.

“Prima mi ha chiamato David.” le disse Timo dopo qualche minuto, chiudendo il libro sul sushi che stava consultando e sedendosi al tavolo con lei.

“Come sta?” chiese Zoey, grata di poter cambiare argomento.

“Bene... ha detto che questo weekend viene.”

A Timo si illuminavano sempre gli occhi all’idea di rivedere il suo migliore amico e Zoey si ritrovò a sorridere, dimentica per un istante del mal di testa post sbornia che aveva.

“E quindi cucini il sushi a tutti quanti?” gli domandò ridacchiando.

“No, penso che andrò a prenderlo al take-away e lo spaccerò per mio... ma non dirlo a David.” le rispose ridendo a sua volta.

In quel momento suonò il campanello e Zoey, pensando che non potesse essere nessun’altro a parte qualche vicino che magari aveva bisogno di qualcosa, si avviò verso l’ingresso incurante dei capelli in disordine e del fatto che fosse ancora in pigiama. Così, quando aprì la porta dell’appartamento ritrovandosi di fronte Max in persona, rimase freddata.

“Hey ciao! – le disse questi alzando una mano in cenno di saluto e sorridendole – Come stai? Sembri molto più in forma di ieri sera.”

“C-ciao.” rispose Zoey interdetta. Che ci faceva Max sulla soglia di casa sua?

“A proposito, questo è Jul-“

“CASPAR!” lo interruppe lei urlando mentre metteva a fuoco per la prima volta il ragazzo che lo accompagnava.

“Sì... Julius... Julius Caspar sì...” replicò Max confuso.

“Credo sia un’amica di Lena. – spiegò Julius facendosi avanti. – Di nuovo piacere.” aggiunse poi allungando una mano verso di lei, mano che rimase sospesa a mezz’aria a stringere il vuoto per una trentina di secondi prima di essere ritirata.

Zoey li fissava ad occhi sgranati.

Quel Max era amico di quel Caspar?

“Ah, io sono Max Buskhol, ieri sera non ci siamo presentati bene.” le disse Max tendendole a sua volta la mano e lasciandola a penzoloni a mezz’aria esattamente com’era toccato a Julius.

Zoey non lo era stato nemmeno a sentire. Che ci faceva quel Caspar lì? All’improvviso realizzò che Timo era stato piuttosto vago sulla sua serata dopo che si erano divisi, troppo impegnato com’era a sgridarla per la sbornia e tutto il resto. Non le aveva detto che si era annoiato né che si fosse divertito, solamente che aveva scoperto di lei ubriaca e Max andando a cercarla al bancone del bar. Perché la stava cercando? Per tornare a casa? O perché aveva visto Lena e di conseguenza anche Caspar attaccato alla ragazza? Il nodo che iniziava a formarsi alla bocca del suo stomaco la faceva propendere per la seconda ipotesi, il che significava che doveva assolutamente liquidare Caspar prima che Timo venisse a curiosare. Nel frattempo Max si era rimesso a parlare e lei ovviamente non aveva ascoltato mezza parola.

“Devo andare.” gli disse facendo per chiudergli la porta in faccia.

“No aspetta, non ho finito! Mi dispiace sul serio, non arrabbiarti...” il tono del ragazzo era quasi supplicante e Zoey si chiese di cosa caspita stesse parlando.

“Non sono arrabbiata è che ora proprio non posso.” replicò lei tentando nuovamente di chiudere la porta ma lui la bloccò.

“Tieni. – disse semplicemente porgendole quello che sembrava essere il suo cellulare scomparso – Come ho detto... mi dispiace.” aggiunse per poi voltarsi e sparire oltre le scale, seguito da Julius che le fece un cenno di saluto con la mano.

Zoey rimase interdetta sullo zerbino a fissare il telefono che aveva in mano. Quindi ce l’aveva davvero Max, ma dato che gliel’aveva riportato era ovvio che se l’era portato via per sbaglio, altro che ladro. Rientrò in casa chiudendosi la porta alle spalle sospirando. Caspar o non Caspar, in fondo avrebbe potuto essere un po’ più carina con quel Max.


***


Lena era seduta da Starbucks con un vanilla latte fumante di fronte e iniziava a pentirsi di aver chiesto a Zoey di uscire. Era quasi tentata di alzarsi e scappare prima che l’amica arrivasse, aveva voglia di vederla e di raccontarle tutto quanto, ma non di sentirsi fare il terzo grado su Julius né tantomeno correre il rischio di sentirsi rinfacciare quanto stesse soffrendo Timo. Ma rivedere Zoey la sera prima le aveva fatto venire una nostalgia assurda delle ore passate a chiacchierare e divertirsi insieme ed era stato più forte di lei, le aveva chiesto se le andava di prendere qualcosa da Starbucks ed ora eccola lì, in attesa. Non aspettò molto, meno di cinque minuti dopo Zoey entrava nella caffetteria e si dirigeva al suo tavolino, non prima di essersi presa una cioccolata con panna e una fetta di torna vaniglia e cioccolato. Lena sorrise nel constatare che le abitudini della ragazza non erano cambiate di una virgola.

“C’era un caos assurdo nella metropolitana, penso mi ci vorrà molto più di questo per riprendermi.” le disse sedendosi di fronte a lei e indicando la cioccolata fumante che aveva in mano.

“Strano.” commentò Lena, intuendo che l’evidente stato di sbattimento dell’altra doveva avere poco o nulla a che fare con questo fantomatico caos nella metropolitana che lei sapeva benissimo non esserci, dato che ne era uscita qualcosa come dieci minuti prima.

“Allora, come va?” le chiese Zoey abbozzando un sorriso.

Per un attimo Lena fu tentata di iniziare a parlare a raffica raccontandole tutto di Julius, ma poi cambiò idea.

“Tutto bene. – si limitò a rispondere. – Tu? Mi sembri stanca.” aggiunse.

“Sì beh... ieri sera mi sono ubriacata diciamo... non è stato molto bello.” ridacchiò con poca convinzione.

“Ubriacata?!” domando Lena trattenendo a stento la sorpresa, Zoey non era esattamente un tipo alcolico anzi, era l’esatto opposto.

“Sì... storia lunga.” tagliò corto l’altra e la ragazza comprese che c’era qualcosa che l’amica non voleva dirle. Qualcosa che probabilmente aveva a che fare con Timo o con Julius o, peggio ancora, con Timo che si era accorto di Julius. E in fondo non poteva nemmeno biasimarla per il fatto che sarebbe sempre stata dalla parte di Timo.


***


Zoey si buttò sul letto distrutta, quella giornata era stata decisamente troppo movimentata: prima un post sbornia che non voleva saperne di andarsene, poi la visita improvvisa di Max e infine l’appuntamento per merenda da Starbucks con Lena, un’oretta scarsa passata a evitare tutti gli elefanti che si aggiravano per la stanza.

“Hai fame?” Timo entrò nella sua stanza con un piatto strapieno di sushi invitantissimo fra le mani, e Zoey si rese conto di star morendo di fame.

“Altroché!” gli rispose sedendosi a gambe incrociate sul letto e afferrando le bacchette che l’amico le stava porgendo.

“Take-away.” le confidò il ragazzo con un sorriso colpevole, mentre si sedeva di fronte a lei e iniziava a servirsi.

Zoey non rispose ma trattenne a stento una risata mentre a sua volta afferrava un pezzo di sushi al salmone dal piatto.

“Vedo che hai ritrovato il cellulare.” osservò Timo indicando l’apparecchio buttato con malagrazia di fianco al cuscino.

“Sì, era sotto quella marea di vestiti.” mentì Zoey, indicando la pila assurda di abiti ammucchiati su una sedia.

“Un giorno di questi finirai per perdere perfino te stessa in mezzo a questo caos.” ridacchiò Timo con la bocca piena.

Passarono il resto della cena in silenzio, assaporando fino all’ultimo quelle delizie e poi il ragazzo la lasciò sola per andare a sistemare la cucina e il disastro che ci aveva combinato tentando di fare del sushi casalingo.

Rimasta di nuovo sola Zoey si rese conto che non poteva continuare ad evitare accuratamente l’argomento. Doveva chiedergli se sapeva di Caspar e in caso di risposta negativa illuminarlo. Timo non l’avrebbe presa bene, ma aveva il diritto di sapere che Lena era andata oltre e, forse, così sarebbe riuscito a farlo anche lui. Senza contare che le dispiaceva il distacco che avvertiva fra lei e Lena, i silenzi e le conversazioni forzate da Starbucks erano stati quantomai imbarazzanti, e sapeva che prima i due si fossero decisi a mettere entrambi una pietra bella pesante sopra alla loro storia passata, e prima tutto sarebbe tornato alla normalità. Si alzò dal letto ed uscì dalla stanza decisa ad affrontare l’amico, quando il campanello suonò del tutto inatteso, per la seconda volta quel giorno. La ragazza andò ad aprire, sentendosi molto sciocca quando invece di Max si ritrovò di fronte un ragazzo alto e biondo, mai visto prima. Chissà poi perché si aspettava di ritrovare nuovamente Max sulla soglia del suo appartamento.

“Ciao!” la salutò allegramente il nuovo arrivato.

“Ciao...” rispose scettica al saluto, chiedendosi chi fosse il biondino e come mai la stesse salutando con quel tono così pieno di confidenza.

“Posso entrare?” le chiese, cercando di sbirciare oltre la testa della ragazza alla ricerca di qualcosa di non meglio definito.

Zoey stava per aprire bocca per chiederglieli chi caspita fosse e come mai si sentisse così in diritto di entrare in casa sua, quando la voce entusiasta di Timo giunse alle sue spalle.

“Juri!!!” esclamò l’amico, scavalcandola e abbracciando il nuovo arrivato che poi fece entrare chiudendosi la porta alle spalle.

“Qualcuno mi vuole spiegare cosa sta succedendo?” si azzardò a chiedere Zoey, seguendo i due fino in cucina dove il ragazzo chiamato Juri stava già frugando nel frigorifero come se fosse roba sua.

“Zoey, lui è Juri!” le spiegò Timo, con un sorriso a trentadue denti stampato in faccia.

“Uh, ciao Zo, tutto bene?” le chiese Juri riemergendo dai meandri del frigo con in mano un cartone di pizza risalente probabilmente a due giorni prima se non di più.

Zo?

“Lui è Juri.” sottolineò nuovamente Timo, fissandola piena di aspettativa.

“Juri Schewe.” precisò il biondo appoggiando il cartone della pizza sul tavolo e tendendole la mano.

E finalmente Zoey capì.

Juri, Juri Schewe come il batterista della band in cui Timo cantava.

Juri come uno dei suoi migliori amici di sempre.

Ecco perché l’amico sembrava al settimo cielo ed ecco perché il biondino si sentiva in diritto di fare come se fosse a casa sua. Sapeva che i due non si vedevano praticamente da quando Timo si era trasferito a Berlino, ma non era passato nemmeno un giorno senza che si sentissero in interminabili telefonate o conversazioni via computer, ed ecco anche perché Juri la trattava come se la conoscesse.

Zoey si decise finalmente a stringergli la mano.

“Quella pizza è da buttare.” gli disse ma Timo aveva già preso in mano il telefono per ordinarne un’altra.

“In effetti non ha una bella cera.” commentò Juri lasciandole la mano e chiudendo il cartone.

“Qual buon vento ti porta finalmente da queste parti?” li interruppe Timo andandosi a sedere sul ripiano di fianco ai fornelli.

“Ehm... avrei bisogno di un posto dove stare.” gli rispose semplicemente Juri guardandolo speranzoso.

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Panik / Vai alla pagina dell'autore: ChelseaH