Capitolo
1 – Incubi di sabbia
Non
sapevo se stavo sognando, ma una cosa
era certa. Il male era reale lo potevo sentire, quasi toccare, e faceva
male,
tanto male. Soffrivo, il dolore al braccio era quasi insopportabile e il cerchio alla testa
non mi permetteva
neanche di pensare.
Cercai
di alzarmi, ma caddi indietro. Mi
sedetti con la schiena contro il muro, e osservai la stanza
abbandonata. Il
soffitto a malapena stava in piedi, nell'angolo a sinistra in fondo
alla stanza
c'erano alcuni calcinacci e pezzi di pietre. Alla mia destra vi era una
finestra senza vetri che illuminava la stanza. Per il resto non vi era
nient'altro. Cercai nelle tasche dei miei jeans un cellulare, ma vi
trovai una
lettera piegata ed un mp3. Lessi il davanti della lettera "Jake J."
poi la girai "A Emily James". Posai la lettera di fianco a me vicino
all'mp3 .Continuai a non capire, perché ero li?
Perché mi trovavo li tutta
sola?.
Ero
io Emily Strange?.
Supposi
di si.
Mi
passai una mano tra i capelli e mi
stupii del loro biondo cenere, io avevo giurato di averli di un rosso
intenso. Mi
accorsi che indossavo una divisa militare, mi tastai le tasche del mio
gilè
verde e vi trovai una cartuccia, dei fiammiferi ed una pistola. Misi
tutto li
sempre vicino a me insieme agli altri oggetti.
Il
braccio sinistro faceva sempre molto
male, afferrai il braccio ferito con quello sano e cercai di posarlo
sul mio
ventre per non lasciarlo lì a terra.
Credo
che una lacrima mi scese sul viso,
silenziosa, l’asciugai subito. Dovevo restare lucida.
Eppure
qualcosa me lo impedì, qualcosa
crebbe dentro di me, qualcosa di ancora più grande del
malditesta e del dolore
al braccio.
Sulle
prime mi sentii mancare, poi avvertii
un forte dolore allo stomaco come se qualcuno mi stesse squartando.
Urlai per
il dolore, mi piegai su me stessa e urtai il braccio rotto. Questo mi
fece
gridare ancora di più. Piansi, gridai e persi sangue dalla
bocca.
Alla
fine svenni.
Gridai.
E mi toccai lo stomaco, fu un gesto
automatico che mi fece paura. Quando riuscii a calmarmi un poco, mi
sdraiai di
nuovo sul mio letto coprendomi con le lenzuola. E rimasi a pensare fino
a che
la mia sveglia non suonò, solo la canzone dei 30 seconds to
mars – Attack riuscì
a calmarmi.
In
fondo era stato solo un incubo,
o
forse no?.