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Autore: Miriam85    20/03/2006    8 recensioni
ZONAMI, come sempre.
Ho voluto lasciarmi andare in una storiella a più capitoli, prendendola in modo un po' diverso da solito; ad esempio, avrete notato che questa fanfiction è NC17. Questo per il linguaggio che ho adottato, lievemente più adulto, per le questioni che tratterrò... insomma, è un altro tipo di storia.
Ringrazio di cuore tutti coloro che mi seguono, mi consigliano e mi recensiscono; è grazie a voi che le mie storie non appassiscono, ma fioriscono rigogliose: le innafiate voi, con i vostri incoraggiamenti. Vi prego di non lasciar morire neppure questa.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO TERZO

“Ah, sei qui.”
Nico Robin era una persona che difficilmente perdeva le staffe; silenziosamente, sentiva con orgoglio questa sua capacità a mantenere una preziosa, fondamentale calma diplomatica, anche quando la situazione richiederebbe svariate urla e pura violenza fisica.
Difatti anche adesso, una volta raggiunto uno Zoro tutto intento ad allenarsi, seppe con sicurezza di essere perfettamente padrona di sé. Per niente furiosa. Il fatto che un misterioso braccio fosse appena spuntato sulla schiena dello spadaccino, mollandogli uno scappellotto non proprio delicato e causandogli una ben poco dignitosa caduta con pesi da allenamento a carico, era puramente da attribuirsi ad uno sfortunato caso.
Zoro non fu della stessa opinione.
“Dì, ma sei pazza?” Sbraitò, rialzandosi di scatto, e portando rapidamente un braccio alle else delle sue spade. Spuntarono come funghi altre due braccia in posizioni non propriamente favorevoli, che lo persuasero a rimandare l’attacco. Per il momento.
Non sopportava Nico Robin. Neppure lui sapeva perché; da quando l’avevano accetta in ciurma, senza il suo consenso, non era proprio riuscito a digerire la presenza di quella oscura e sensuale donna. Non lo convinceva, affatto. E, come si sarà notato, in quel momento lei non stava esattamente apportando dei punti positivi alle loro relazioni interpersonali.
“Nami.” Riassunse in una parola la donna. Al sole, i suoi occhi neri parvero chissà come brillare come le fiamme dell’inferno; uno spettacolo non certo rassicurante, ma che non intimorì Zoro.
“Cosa vuol dire ‘Nami’?” Borbottò, posando i suoi pesi. Realizzò solo in quel momento che la cartografa doveva essersi confidata con la loro nuova compagna di viaggio, e maledì mentalmente la ben nota lingua lunga delle donne. Non che temesse un confronto con Robin; semplicemente, gradiva che la gente fosse capace di farsi i cavoli propri. Uno sport in cui lui eccelleva, da sempre.
“Nami. Cosa le stai facendo?” Lei si mise le mani sui fianchi, ricordandogli inconsciamente proprio la rossa pirata fulcro della discussione. Quella rossa pirata che faceva sua da ormai due settimane; e che eppure era convito, assolutamente ed inequivocabilmente convinto, di non amare. Sì, come no…
“Io non la costringo a nulla.” Assunse l’aria più scontrosa che possedeva, e lei non fu da meno. Uno scontro tra titani. “Lei…”
“Non lei!” Lo interruppe prontamente, chinandosi con ferocia verso di lui. “Tu! Tu sei una dannata testa dura incapace di ammettere quello che provi!”
“Io non provo niente!” Per un ulteriore, sfortunatissimo caso, uno di quei casi che solo le complicati leggi dell’universo possono prevedere a fatica, di nuovo un braccio spuntò sulla sua schiena, rifilandogli un altro scappellotto. Invece che scatenare la bestia sanguinaria in lui, stranamente il colpo sortì l’effetto voluto, ammansendolo temporaneamente: “Va bene. Non niente. Qualcosa.”
“Così va meglio. E cosa?”
“Se lo sapessi, ne avrei parlato con lei, no?” Si grattò con disagio la base del collo, non abituato a simili discorsi. A simili discorsi sostenuti con quella, poi.
“Invece che un po’ di sana riflessione, è assai più comodo dirle che la usi come un animale, vero?” Sibilò Robin, non ancora soddisfatta dei pur ragguardevoli risultati che quella discussione aveva già portato.
“Stai dicendo un mucchio di stronzate!”
Per un terzo, incredibile, imprevedibile caso, nuovamente uno scappellotto raggiunge la testa del pirata, il quale pensò che fosse cosa saggia contare molto lentamente sino a dieci, prima di afferrare le spade e tagliare sottilmente quella dannata donna.
“Se sono stronzate, perché Nami crede questo?” Domandò, fredda, a braccia conserte; causando una strana sensazione in lui. Come la sensazione di sentirsi un disgraziato di prima categoria, ad esempio.
“Perché non ha capito niente!” Le diede le spalle, improvvisamente desideroso di abbandonare quella conversazione. “Io non ho detto questo.”
Era un uomo d’un pezzo, Zoro. Pratico e granitico come solo un pezzo di roccia potrebbe esserlo. Sfortunatamente, tra gli attributi di lui che tanto ricordavano una grande e inamovibile pietra, vi era anche quello di una sensibilità assai pietrosa. Non era del tutto colpa sua, in fondo; quando da bambini si perde quello che, nel proprio piccolo, innocente cuoricino, si coltiva come l’amore della propria vita, spesso accade di divenire un po’ freddi. Spesso un po’ troppo.
E così ecco il risultato di tali traumi infantili: un uomo grosso, forte, matto come un cavallo in battaglia. Eppure piccolo e spaventato di fronte ai propri sentimenti; sentimenti di cui spesso negava la stessa esistenza.
“Nami non merita di credere quello che sta credendo.” Mormorò Robin, parlando come un’enigmista. Lui la capì al volo, ma tacque, oscurandosi in volto. “Le parlerai?”
“Non è necessario.”
Che un caso inspiegabile, come uno scappellotto dato da una mano stranamente spuntata dalla schiena di un uomo, accada per ben quattro volte di fila è cosa assai rara; eppure accadde, e la scena successiva vide uno spadaccino furioso come non mai, intento ad inseguire le sue tre spade, che altre braccia gli avevano strappato, ed ora si dilettavano a passarsi per tutto il ponte, in una originale versione del gioco Torello.
Ad interrompere gli improperi di lui e le sadiche risate di lei, intervenne la voce di Usop.
“Terra!” Annunciò, felice.
Un richiamo che spinse tutti ad una gioisa adunata sul ponte, per osservare da lontano, carichi di aspettative, la nuova, piccola isola che si stagliava timidamente all’orizzonte.
Anche Nami salì, due occhi che avrebbero indotto un uomo saggio ad una fuga immediata e non povera di urla. Studiò il lontano pezzetto di terra, calcolando di giungervi in giornata, quindi voltò le spalle alla ciurma, tornando, silenziosa e letale come uno spettro vendicatore, in sottocoperta.
Passò davanti a Zoro. Lui non disse nulla. Lei non lo degnò di uno sguardo. Lui non allungò un braccio per fermarla. Ideali fulmini di tensione emotiva si scatenarono tra i due, e infine quel temibile incrocio finì; quando lei fu sparita dietro la porta, e lui rimase sempre lì impalato come una statua di sale, al povero spadaccino toccò un nuovo, doloroso scappellotto. E non reagì.







Ecco qui il terzo capitolo... ringrazio tanto tanto chi mi recensisce, e mi incoraggia ad andare avanti ^^
Devo dire che questa storia per me è molto, molto faticosa... spero di mantenerla come si deve!
Rinnovo i miei ringraziamenti a chi ha la pazienza di continuare a seguirmi, ci sentiamo al prossimo capitolo... ^^
  
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