Serie TV > Everwood
Segui la storia  |       
Autore: Minako_86    20/03/2006    1 recensioni
Everwood, Colorado. Ogni cosa è iniziata lì ed ogni cosa finirà lì. Perchè Everwood non è solo una cittadina di qualche migliaio di abitanti... Everwood è l'eterna partenza, Everwood è terra di arrivi, Everwood è una storia che si intreccia e si scioglie infinite volte. Everwood è mille vite, una dentro l'altra. La terza serie, vista da me, con un personaggio nuovo... leggete anche la premessa, per favore! ^^
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

- Capitolo II -

 

Le sue mani scivolavano sui tasti bianchi del vecchio pianoforte a coda, mentre una dolce melodia si diffondeva nella stanza. Aveva gli occhi chiusi, eppure seguiva perfettamente le note tracciate sul pentagramma, come se le dita conoscessero a memoria gli accordi da eseguire. Maria stava seduta sul divano alle sue spalle, la testa appoggiata allo schienale e gli occhi fissi su di lui. Lo ascoltava come rapita, senza distogliere lo sguardo... ad ogni nota la sua stretta sul cuscino che aveva fra le braccia aumentava e il suo respiro si accorciava. Conosceva Ephram da una vita, eppure era tanto che non lo sentiva suonare in quel modo... Si alzò lentamente, riappoggiò il cuscino dove l'aveva preso e si avvicinò silenziosamente. Gli circondò le spalle da dietro, stringendolo appena con le braccia sottili.

- Cosa c'è? - Si interruppe, voltandosi leggermente verso la ragazza.

- No... non smettere. Continua a suonare... - Maria gli sorrise dolcemente e fece per allontanarsi, ma lui la trattenne.

- Non mi dai fastidio... suono meglio quando mi stai vicina. Succedeva anche con mia madre. - Lei si spostò appena e si appoggiò al pianoforte. Abbastanza distante per permettergli di suonare tranquillamente, ma abbastanza vicina perchè potesse guardarla negli occhi. Ephram riprese da dove aveva interrotto, lasciando che fosse la musica stessa a guidare le sue mani... Maria picchiettava con le dita sulla superficie lucida, tenendo lo sguardo fisso verso il basso. Aveva gli occhi velati di lacrime e non voleva che lui se ne accorgesse. Riuscì a nascondersi giusto per qualche secondo, prima che un singhiozzo traditore sfuggito per sbaglio la facesse scoprire.

- Dimmi che cos'hai. Avanti. - Chiuse lo spartito e il copritasti del pianoforte, prima di avvicinarsi a lei che nel frattempo si era allontanata e stava cercando di frenare quelle lacrime involontarie.

- Tu devi dirmi che cos'hai. - Respirò a fondo, cercando di mascherare i singhiozzi che le incrinavano la voce.

- Andiamo, Maria. Tu stai piangendo e io dovrei avere qualcosa? - Le appoggiò entrambe le mani sulle spalle, sorridendo nervosamente, come ogni volta che era agitato.

- Se non ti conoscessi a fondo, potrei pensare che suoni così soltanto perchè sei straordinariamente bravo... se non sapessi che ti chiami Ephram Brown. - Ribattè, afferrandogli il collo della felpa e strattonandolo leggermente. - Quel pezzo non l'hai scelto a caso, vero? Ti ho sentito suonarlo molte volte... ma dopo ciò che è successo, pensavo che quella sera sarebbe stata l'ultima. - Era un brano abbastanza lungo ed era deisamente più complicato di molti altri, ma era anche il preferito di Ephram. E di sua madre Julia. Per questo, se lei avesse potuto assistere a quel fantomatico concerto, l'avrebbe ascoltato una volta di più. - Non credevo che te l'avrei risentito suonare. Meno che mai che l'avresti fatto così. - Lasciò andare la presa, sospirando pesantemente. - Mi sono accorta fin troppo facilmente che stai male per qualcosa, Ephram... e sono io ad essere preoccupata. Da morire. - Abbassò lo sguardo, sentendo di avere nuovamente gli occhi lucidi.

- Ehi, io non ho niente, d'accordo? - Si sedette sul divano, appoggiandosi con le braccia allo schienale. Maria lo fissò incerta per un attimo e poi si sistemò in fianco a lui.

- Piuttosto dimmi che non te la senti di parlarne, ma non cercare di mentirmi. - Fece per alzarsi, ma lei gli circondò le spalle attirandolo dolcemente all'indietro. Ricambiò immediatamente il gesto, nascondendo il viso contro la spalla di lei mentre le lunghe ciocche ramate gli solleticavano una guancia ad ogni minimo movimento che lei compiva. - Io non ti chiedo niente, ma sappi che per te ci sarò in qualsiasi momento, Ephram. - Riprese, accarezzandogli teneramente i capelli. - Se deciderai di parlarmene, ti ascolterò. In qualsiasi momento. -

- Questo discorso assomiglia sempre più al testo-tipo di uno di quei manga tutti cuoricini e occhioni luccicanti che ti piacciono tanto, te ne rendi conto? - Si discostò leggermente, appoggiando la fronte a quella di lei.

- Oh no, quelli possono essere molto peggio, credimi! - Sorrise divertita.

- Chissà perchè non mi è difficile crederci...

- Non la finirai mai, eh? - Sbuffò lei, fingendo di offendersi. - Prima o poi ti costringerò a leggerne qualcuno senza che tu ti accorga di che cosa effettivamente avrai fra le mani. E succederà quando meno te lo aspetti...

- Ehi! Questa è una minaccia bella e buona! - Continuò lui, dandole corda. Lei scoppiò a ridere ed Ephram non potè fare a meno di imitarla.

- Dovresti sorridere più spesso. - La fissò, leggermente spiazzato. - C'era qualcuno a cui lo ripetevo sempre... - Continuò, osservando la reazione di lui. - Due anni fa. Quando abitava ancora a New York...

- E questo qualcuno, lo conosco per caso? - Finalmente era arrivato a capire dove voleva andare a parare.

- No, non credo... - Avrebbero potuto andare avanti a giocare in quel modo per ore. Era una delle cose che più gli piacevano di Maria: la sua capacità di fargli dimenticare tutti i problemi quando ne aveva bisogno e poi, di aiutarlo ad affrontarli al momento giusto. - E' la persona che amo di più e la più importante per me, in questo momento. Lui... ha gli occhi più espressivi e il sorriso più dolce che abbia mai visto. Quando sorride, acquisisce un fascino tutto suo... in quei momenti è così tenero che me lo mangerei di baci. Letteralmente. - Si sollevò appena e si avvicinò ancora di più a lui. Ephram affondò senza rendersene conto nel verde mare dei suoi occhi... sapeva che ciò di cui parlava Maria era qualcosa di assolutamente platonico, poichè era esattamente quello che provava lui. Non era semplice amicizia, ma non era nemmeno amore nel senso tradizionale del termine. Nemmeno loro due erano ancora riusciti a definire ciò che li legava. Avevano risolto per un 'ti amo' reciproco, ma senza alcuna implicazione di attrazione fisica. Stava meditando di risponderle con un malizioso ma sincero "Fa' pure"... prima che il sonoro scatto della porta d'ingresso che si apriva spezzasse il silenzio che si era creato intorno a loro.

- MARIA!!! - Delia Brown attraversò il corridoio di corsa e si gettò al collo della ragazza che si era alzata per andarle incontro.

- Ciao Deels! Come sta il mio vecchio cappellino da baseball? - Prese il cappello dei New York Yankees della ragazzina e se lo calcò sulla testa.

- E' un miracolo che non si stia decomponendo. Credo che, se potesse, lo terrebbe anche per dormire e per fare la doccia. - Un uomo sulla cinquantina entrò nella stanza, sfilandosi la giacca di tweed.

- Salve dottor Brown. Come sta? La trovo in forma! - Sciolse il suo abbraccio e mosse un passo verso Andy, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio con un gesto nervoso.

- Anch'io ti trovo in forma, Maria. Sono passati poco più di due anni, ma sei... cresciuta, dall'ultima volta che ci siamo visti. - Osservò, analizzando il corpo non più così infantile della ragazza. - Sei diventata molto bella. - Le sorrise, prima che il suo sguardo saettasse su Ephram, ancora seduto sul divano.

- La ringrazio. - Esauriti i convenevoli, sapeva di dover puntare al vero nocciolo della questione. - Io... avrei bisogno di parlare con lei.    

- Intuendo a cosa si stesse riferendo, Andy la fermò subito. C'era qualcun'altro con cui doveva scambiare due chiacchiere, prima. - Aspetta Maria... credo che potremo intavolare questa conversazione più tardi, con calma. Immagino che adesso Delia muoia dalla voglia di mostrarti la sua camera, non è vero tesoro? - Sorrise alla figlia che prese per mano la ragazza e la condusse verso le scale che portavano al piano superiore.

- Ho un sacco di cose da farti vedere! Brittany mi ha prestato uno smalto bellissimo, sai? Però non sono ancora capace di metterlo bene. Non sono ancora abituata a fare queste cose...

- Se vuoi ci penso io! Verrà benissimo, vedrai! - Le loro voci rincorsero rapidamente i passi concitati, sparendo su per gli scalini di legno.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Everwood / Vai alla pagina dell'autore: Minako_86