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Autore: Red Moon    24/07/2011    0 recensioni
Un'epidemia ha reso mostri assetati di sangue la maggior parte della popolazione mondiale, rendendo i sopravvissuti fuggiaschi pronti a tutto per guadagnare un'ora di vita in più. Nelle strade di città ormai disabitate i predatori più pericolosi non sono quelli che attaccano ferocemente la propria preda, ma quelli che si celano nell'ombra in attesa del momento giusto per colpire.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Accidenti! Era stata troppo avventata, avrebbe dovuto immaginare che il cane potesse non essere solo, come sarebbe potuto sopravvivere altrimenti? Era così ovvio! Eppure in quel momento si era lasciata trasportare dalla foga dell'inseguimento, le bastava ripensarci un attimo per rivedere il cane che correva davanti a lei, sempre più vicino, nel silenzio assoluto di quella città deserta poteva sentire il suo cuore che batteva all'impazzata, era spaventato, e lei poteva sentire l'odore della sua paura, poteva sentirne il sapore in bocca...E poi quello sparo aveva rovinato tutto e si era portato via il sogno di un pasto decente dopo giorno e giorni di digiuno. Senza contare che tutto quel baccano avrebbe attirato decine, forse centinaia di non-morti; però un aspetto positivo c'era: quello sparo e, ora che ci pensava, forse anche la presenza del cane, significavano che in quella zona c'erano dei sopravvissuti, proprio come aveva sperato. Doveva assolutamente mettersi in contatto con loro; a giudicare dal luccichio che aveva intravisto sulla cima di un edificio poco dopo la detonazione il o i sopravvissuti dovevano trovarsi nei piani superiori della grande struttura che ospitava la sede della Banca Centrale Di Los Angeles. Almeno così le era sembrato, non poteva esserne sicura al cento per cento, quella era stata solo un'occhiata fugace, un tentativo di individuare il cecchino e di valutare se si trovava alla sua portata. Non appena si era accorta della sua impossibilità ad agire si era data alla fuga, non era sicura che chiunque si trovasse lassù avrebbe gradito ospiti e in più doveva essere cauta: non poteva passare le sue giornate a guardarsi dai morti per poi rischiare di farsi ammazzare da qualche squilibrato con il grilletto facile. Quelli erano tempi duri per tutti e lei sapeva bene che qualcuno si sarebbe potuto spingere ben oltre quello che una volta era considerato il limite; sapeva anche che la continua lotta per la sopravvivenza aveva reso la sua mente più affilata e di conseguenza lei stessa ora era più pronta, più attenta, più reattiva di quanto fosse mai stata, ma, come diceva il detto, era meglio prevenire che curare.

Voleva andare ad ispezionare con cura i dintorni dell'edificio per vedere se riusciva a trovare una via d'accesso sicura, ma prima avrebbe aspettato che scendesse la notte, chiunque montasse la guardia sul tetto non avrebbe potuta vederla e lei si sarebbe potuta muovere indisturbata, o quasi. I non-morti erano un bel problema, ma nessuna di quelle bestie, così come nessuno degli inquilini di quell'edificio, vedeva meglio di lei al buio. Prima, però, il cane. Doveva trovarlo, e in fretta, o il suo stomaco non le avrebbe permesso nessuna esplorazione notturna; un po' le dispiaceva, del resto i cani le erano sempre piaciuti, ma ora non aveva il tempo per le questioni morali, doveva essere pragmatica.

Uscì svelta dal bar in cui si era rifugiata e si diresse verso la Banca Centrale, non si era allontanata molto, giusto quei due-trecento metri che le avevano permesso di fermarsi a riflettere con relativa calma sul da farsi. Appena arrivata di fronte all'edificio si guardò intorno e vide il cane che girava l'angolo alla sua destra, lo seguì con cautela aggirando i pochi non-morti che si trovò davanti. Svoltato l'angolo si ritrovò in un piccolo piazzale, ma del cane non c'era traccia, per un attimo fu presa dal panico e, pensando di averlo perso, si mise a correre in cerchio cercando una qualsiasi traccia del suo passaggio. Poi lo scorse mentre s'infilava tra due auto a qualche decina di metri di distanza, era stranamente lento, forse sentiva anche lui i morsi della fame; riprese a seguirlo, notando che la strada che aveva imboccato conduceva ad una ripida rampa che sembrava s'innestasse alla soletta secondo piano, da lontano non si notava perché un basso fabbricato situato accanto alla banca era utilizzato come appoggio per il punto in cui la rampa svoltava verso sinistra prima di congiungersi con il palazzo. Forse quello poteva essere il suo biglietto d'ingresso, bene, sarebbe stata la prima cosa che avrebbe controllato dopo aver mangiato.

  
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