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Autore: Red Moon    28/07/2011    1 recensioni
Un'epidemia ha reso mostri assetati di sangue la maggior parte della popolazione mondiale, rendendo i sopravvissuti fuggiaschi pronti a tutto per guadagnare un'ora di vita in più. Nelle strade di città ormai disabitate i predatori più pericolosi non sono quelli che attaccano ferocemente la propria preda, ma quelli che si celano nell'ombra in attesa del momento giusto per colpire.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era quasi fatta: tra un minuto l'avrebbe preso. Il cane ormai era esausto e molto molto vicino, poteva vedere con chiarezza una grande macchia scura sulla sua schiena, ecco spiegata la ragione della sua debolezza, uno di quei non-morti doveva essere riuscito a dargli un morso. Il poveretto era anche parecchio magro, non proprio ciò che aveva sperato; aveva tentato di prenderlo quando si trovava all'imbocco della rampa, ma nonostante le apparenze era riuscito a scattare come una lepre, ora ansimava rumorosamente mentre si trascinava sulle zampe traballanti. E poi eccolo, il momento di colpire, si era lanciata su di lui afferrandolo per la collottola, il cane aveva ringhiato debolmente, poi si era accasciato con uno sbuffo, apparentemente morto. Per esserne sicura lei aveva dato un paio di violenti scossoni, finché non aveva sentito l'osso del collo dell'animale che si spezzava. Poi l'aveva trascinato al sicuro, lontano dai non-morti.

 

Il sole l'aveva svegliata riscaldandola con in suoi tiepidi raggi. Stiracchiandosi nella luce mattutina si era rallegrata per la bella giornata che stava per iniziare. Era buffo quanto si poteva diventare ottimisti una volta riempito lo stomaco; sbadigliò pigramente, poi si alzò e si guardò intorno, dal tetto del chiosco su cui era salita poteva vedere diverse decine di non-morti che si aggiravano nei dintorni, probabilmente attirati dalla detonazione del giorno prima. Eppure fu sorpresa: non ce n'erano tanti, almeno non quanti se n'era aspettata; forse in qualche altra parte della città stava accadendo qualcosa di grosso, strano però, perché non aveva notato nulla di inconsueto sulla strada, arrivava da Nord ed era più che sicura che per chilometri e chilometri in quella direzione non ci fossero esseri viventi.

Sgattaiolò tra le auto ammassate ai lati della strada,ma le sembrò strano non aver notato prima quella bizzarra disposizione dei veicoli: sembrava che qualcuno le avesse spinte al margine della carreggiata per permettere un transito più agevole a chi fosse passato di là. E in effetti all'angolo della strada c'era un grosso furgone blindato con il logo della banca sulla fiancata, uno dei copertoni anteriori era scoppiato e intorno alla parte posteriore del mezzo una grande macchia scura era tutto ciò che restava dell'olio ormai evaporato. Arrivata accanto al furgone, si sporse per controllare la situazione (nella strada adiacente), ma un attimo dopo si ritrasse stizzita, accorgendosi che uno dei non-morti più vicini l'aveva individuata e si stava avvicinando con la sua andatura traballante. Era una ragazza sulla trentina e da viva doveva essere stata molto bella, ma ora il bel tailleur beige che indossava era coperto di sangue nella parte superiore e quello che una volta doveva essere stato un viso molto bello era stato devastato da un morso che le aveva strappato la mandibola. Mentre si avvicinava emetteva una specie di rantolo soffocato che le ricordò il suono prodotto da un copertone forato, da far venire la pelle d'oca. Non a lei: la vista di quegli esseri non la sconvolgeva più, e la presenza di qualche decina di loro non l'avrebbe certo preoccupata, ma la loro forza stava nel numero, la loro soverchiante superiorità numerica li rendeva inarrestabili e i loro spostamenti erano praticamente impossibili da prevedere, ed era proprio questo ad angosciarla. Era esasperata: non sopportava che quelle creature innaturali avessero il potere di sconvolgere i suoi piani così, da un momento all'altro; troppe volte aveva dovuto cambiare itinerario per colpa loro, troppe volte aveva dovuto abbandonare un possibile pranzo a causa della loro presenza. Ora basta. Era da mesi che agiva con cautela, faceva attenzione, pianificava tutto con la massima cura e preparava almeno due piani di riserva; si era stufata di quella situazione. I suoi diciassette anni le imponevano una spensieratezza ed un'imprudenza che non aveva ancora avuto modo di sfogare. Supponeva che per la spensieratezza non ci fosse più nulla da fare, ma l'imprudenza, beh, quella era tutta un'altra storia. Questa volta non avrebbe perso tempo ad aggirare la minaccia, no, ci sarebbe passata in mezzo. Si guardò intorno in cerca di una possibile arma e a terra, poco dietro al furgone, scorse un fucile. La canna era deformata, come se fosse finito sotto uno schiacciasassi, e sicuramente non avrebbe sparato, ma questo a lei non importava granché. Prese un gran respiro e partì di corsa; arrivata al centro della strada si bloccò e per un attimo rimase ad osservare la scena mentre la sua mente memorizzava il percorso: dritto per cinquanta metri e poi una brusca svolta a sinistra. Ripartì impugnando il fucile per la canna e non appena passò accanto alla ragazza non-morta che la stava puntando le vibrò un colpo sulla testa con tutta la forza che aveva, sentì lo scricchiolio del suo cranio che si spezzava, poi quel cadavere ambulante crollò a terra con un tonfo. Lei continuò a correre, schivando i mostri che allungavano le braccia nel tentativo di afferrarla; osservava i volti dei più vicini, ma tutto ciò che rimaneva di loro un attimo dopo era un'indistinta e confusa macchia di colore alle sue spalle. Era veloce, molto veloce! Dopo aver superato l'ennesimo non-morto scartò a sinistra e salì per la rampa fino ad arrivare davanti alla pesante serranda metallica che bloccava l'ingresso al magazzino. Senza fermarsi spiccò un balzo e si aggrappò all'asta di una delle bandiere che sventolavano appena sopra l'ingresso riservato ai blindati. Stava per darsi la spinta e issarsi sul davanzale della finestra sovrastante, ma si bloccò e rimase lì a fissare la sua immagine riflessa nel plexiglass in cui era inciso il logo della banca. La sera del giorno prima, dopo aver portato al sicuro la carcassa del cane, si era intrufolata in un negozio di abbigliamento e aveva portato via un paio di cose che le erano sembrate indispensabili per non insospettire i suoi nuovi amici: un paio di scarpe da trekking, dei jeans grigi, una canottiera bianca ed un giubbotto di pelle marrone. Aveva provveduto a renderli più vissuti affinché risultassero più credibili, era stata solo una precauzione, anche perché non pensava che in questo nuovo mondo a qualcuno importasse granché dei vestiti. Standosene lì appesa però non doveva proprio sembrare la classica ragazza della porta accanto scampata all'apocalisse dei morti viventi, ma piuttosto un'altra inquietante creatura da cui guardarsi. Si redarguì mentalmente, poi mollò la presa e atterrò sull'asfalto. I non-morti erano vicini e lei sperava soltanto che chiunque ci fosse lì dentro avesse la prontezza di spirito di venire ad aprire la dannata porta prima che quei mostri arrivassero fin lì. Iniziò a battere contro la serranda con i pugni, poi si schiarì la voce e gridò: «Ehi! C'è qualcuno? Vi prego, aiutatemi! Aprite!» Nessuna risposta. Nessun rumore. Niente. Era sicura che l'edificio fosse quello, ma allora perché non rispondeva nessuno? Erano forse ritardati? Possibile che non l'avessero sentita?

In mezzo a quel silenzio spettrale si sarebbe potuto sentire anche il battito d'ali di una farfalla...Poi un'idea che fino ad allora non l'aveva neanche sfiorata si rivelò a lei con tutta la sua forza. E se l'avessero sentita, se l'avessero vista, se sapessero che era lì ma non avessero nessuna intenzione di sobbarcarsi il peso di una bocca in più da sfamare? Era un'eventualità che non aveva preso in considerazione. Si fermò un attimo a riflettere e decise di fare ancora un tentativo, se nessuno si fosse fatto vivo si sarebbe allontanata e avrebbe aspettato un paio di giorni prima di tentare con un approccio più diretto. I non-morti erano sempre più vicini, non aveva più molto tempo. Alzò una mano, pronta a colpire ancora una volta, ma una voce maschile la fece sobbalzare. «Di qua!» La voce veniva da una porticina situata a destra del passo carraio che prima non aveva notato, in effetti era dello stesso colore del muro e, almeno all'esterno, non aveva nessuna maniglia, quindi era facile che passasse inosservata. Lei si tuffò immediatamente attraverso la porta, che si richiuse rapida alle sue spalle.

  
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