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Autore: hidama    26/07/2011    0 recensioni
"...Come la pioggia scende veloce e non lascia traccia, altrettanto velocemente si consumò quel giorno, tra lacrime, rimpianti, incubi, dolore, e nulla lasciò se non un tenero bacio per ricordo."
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Tsunade
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Cielo cupo, nulla di buono: tristi ricordi. Rievocare antichi rancori, tradimenti, atti deplorevoli; la paura, l’ansia, la perdizione eterna in un baratro senza fine: questa era la sua condanna, che avanzava silenziosa coprendo il cielo e il suo animo… era sola.
 
-“Mi hai fatta chiamare, Tsunade?”
-“Sì, voglio presentarti una persona: sarai affidata a lui durante il tempo che passerai qui al Villaggio della Foglia, e non voglio che vi allontaniate l’uno dall’altra per nessun motivo. Questo è Hatake Kakashi, un jonin del Villaggio.” – disse la donna indicando con lo sguardo un giovane alto accanto alla finestra. All’arrivo della ragazza, si girò.
-“Tu!” – esclamarono all’unisono, increduli.
< Maledizione, maledizione! Ma tra tutta la gente del Villaggio proprio lui mi doveva capitare? E adesso che faccio?! Accidenti! >
< Non ci posso credere! L’ho trovata! Evvai...! Ci sarà da divertirsi. >
-“Bene, vedo che già vi conoscete. Allora potete andare, e mi raccomando Kakashi: la affido completamente a te, devi fare in modo che non le succeda nulla. Chiaro?”
-“Chiarissimo, allora noi andiamo.” – rispose tranquillo lo shinobi mentre usciva dalla stanza trascinando Aiko per un braccio, che non voleva assolutamente muoversi da là e continuava a gesticolare verso Tsunade pregandola di ripensarci.
Uscirono dal Palazzo dell’Okaghe, lei completamente in silenzio.
-“Ti hanno tagliato la lingua per caso?”
< Mh, ma guarda che faccia tosta! Nemmeno sa come mi chiamo e già si prende tanta confidenza… >
-“Mh, non direi…”
-“Mi fa piacere… allora, dato che dobbiamo passare un bel po’ di tempo insieme da adesso, mi farebbe ancora più piacere conoscere il tuo nome, se posso.”
-“Aiko…” – disse lei scocciata continuando a camminare.
-“Solo Aiko?”
-“Affari miei, chiaro?! Comincia a smetterla di fare domande… odio i tipi insistenti…”
Stava per ribattere, ma lei lo bloccò.
-“E dato che dovremo passare un bel po’ di tempo insieme, mi farebbe ancora più piacere se tu mi stessi il più lontano possibile e la smettessi di guardarmi in quel modo… Grazie!”
< Che caratterino la ragazza… non sarà per niente facile starle dietro. Beh, rimbocchiamoci le maniche. >
-“Sei molto gentile a quanto vedo… In ogni caso, che io ti piaccia o meno non ha importanza; anzi, già che ci siamo devo dirti una cosa: Tsunade ha detto che devi venire a stare da me fino a quando non ti trovano una casa tua… spero non ti dispiaccia troppo…” – ridacchiò Kakashi.
-“Che cosa?!”
-“Hai capito… Devi venire a vivere con me.”
-“NO!! NO!! NO!! Io non ci vengo a casa tua, te lo puoi scordare!”
-“Ordini dell’Okaghe Aiko…”
La ragazza sbuffò sonoramente.
-“E va bene, ho capito… Ma ho bisogno di comprarmi dei vestiti, non posso mica mettermi sempre questi… Hai dei soldi con te?”
-“Non hai portato nulla?”
Aiko lo guardò arrabbiata.
-“Secondo te ho avuto il tempo di farmi la valigia e comprare i biglietti per il treno, e magari passare anche in un negozio di abbigliamento per caso?!”
-“Scusa, chiedevo… Ti bastano questi? Mi dispiace ma non posso darti di più: ultimamente non lavoro molto, e la paga di uno shinobi, beh… è quella che è.” – fece Kakashi tirandosi fuori dalla tasca un mucchietto di denaro.
-“Mh, dovrebbero bastare. Grazie…”
-“Non c’è di che…” – sorrise.
-“Aah, piantala di fare quella faccia compiaciuta: prima di entrare nelle mie grazie dovrai inginocchiarti e piangere per una settimana ai miei piedi!”
< È carina quando si arrabbia… bene! >
-“ Allora ti muovi?! Guarda che i negozi chiudono!...”
Senza proferire altra parola, Kakashi la seguì svelto, camminando sempre accanto a lei.
< Che scocciatura questo: ma non si scolla mai?! Devo trovare un modo per levarmelo di dosso. Speriamo che ci sia molta gente al negozio, così posso svignarmela… >
Quando entrarono nel negozio, se così si può definire, non c’erano altri che una signora sui settanta anni che faceva la predica a una commessa disperata e col raffreddore e una coppia di fidanzatini che amoreggiava noncurante dietro uno stand di biancheria intima da donna.
-“Meglio che aspetti fuori, non si sa mai…” – disse Aiko, lui si limitò a fissarla serio  -“Uffa! E va bene! Ma non sbirciare!”
< Accidenti, adesso come faccio? Ma tu guarda che mi tocca fare… >
Veloce la ragazza scelse qualche vestito a caso, andò nel camerino e se lo provò, uscendo almeno una dozzina di volte a cambiare qualcosa…
-“Hai finito? Di questo passo faremo notte…!”
-“Ehi, non mi mettere fretta, non posso mica uscire da qui e somigliare a un pony arcobaleno! Certe cose vanno fatte con calma e criterio: questa è arte…” – lo sbeffeggiò facendo capolino dalla tendina del camerino.
-“Sarà…” – rispose lui, poi sprofondò nella lettura del suo solito, orribile, noioso, libretto porno.
Mezz’ora, un’ora… Niente… Solo un colpetto di vento aveva appena scostato la tendina, ma nulla più, e Aiko sembrava scomparsa.
-“Ehi ci sei ancora?! Guarda che così mi costringi ad entrare!”
Nessuna riposta.
-“Aikooooo!”
Ancora nessuna risposta.
-“Mi dispiace davvero tanto: adesso farò una cosa che davvero non vorrei fare, ma a questo punto non mi lasci scelta…” – Kakashi scostò la tendina blu e…
< Dove accidenti è?! Dove è andata?!? Come ho fatto a non vederla?! Accidenti se n’è andata! Maledizione sono nei guai… Devo trovarla a tutti i costi! >
Eh sì, Aiko se l’era proprio data a gambe! Altro che colpetto di vento: non appena il suo sensei si era distratto la ragazza ne aveva approfittato per uscire veloce dal camerino, aveva pagato con i suoi soldi e se n’era andata!
< Meno male, l’ho seminato… non credo che a questo punto potrà…  > BOOOM!
CAPOCCIATA TREMENDA!!! Un consiglio: non correte mai come pazzi guardandovi alle spalle!!!
-“Ehi, ma dico! Vuoi stare attento per la miseria?! Eh?!... NOOOOOO!”
-“Mi hai fatto male…”
-“C-c-come hai fatto… come hai fatto a trovarmi?!”
-“Dove pensavi di andare?” – la prese per un braccio, forte da farle male e se la portò via.
-“Ahi, ahi mi fai male!! Io non ci voglio stare con te!! Lasciami!”
-“Zitta, non voglio sentirti. Per quanto mi riguarda non avrei alcuna intenzione a portarti a casa mia, credimi… ma non posso disubbidire, quindi è inutile che continui a cercare di scappare. Fossi in te la pianterei di fare la bambina e…”
-“Senti tu! Ma credi che sia facile?! Il giorno prima scappo da uno che mi vuole morta e incontro un tipo strano che mi vuole tagliare il collo, il giorno dopo una che non conosco mi dice che dovrò stare incollata a uno che non ho mai visto e il giorno dopo ancora mi ritrovo te davanti!!! Credimi: non è piacevole…”
Adesso si era fatta seria. Liberata dalla stretta potente che le stringeva il braccio, ora aveva abbassato lo sguardo, e si era rattristata in volto.
-“Kakashi…”
-“Mh?”
-“Io…” – si fermò e lui con lei – “Io ho paura.”
-“Non ne hai motivo, finché io sono con te…”
Il cielo si oscurava sempre più e l’aria si faceva fredda, le nuvole avanzavano nell’aria minacciose, portando con loro la tristezza più grande che Aiko avesse mai potuto provare. Era mano nella mano con il ragazzo che sentiva di desiderare e che ora la proteggeva da tutto.
Una volta si erano visti, una volta si erano guardati negli occhi, eppure lei già gli apparteneva. Il mondo scuro e triste che viveva prima, quello se l’era lasciato alle spalle, voleva ricominciare ma… Paura. Quella paura che non ti lascia mai, non ti lascia la sera quando vai a dormire, mentre dormi, e sogni; che non ti lascia al mattino quando ti alzi, e che rimane sempre con te. Ma cos’era ora quello strano sentimento? Cosa era quella sensazione di tranquillità? Era… sì… era quel calore, quello sguardo, quella mano…
Quella mano e la sincerità di quelle parole la facevano sentire a casa, una casa che stavolta non l’avrebbe abbandonata, una casa che l’avrebbe protetta, e non tradita.
Erano immobili, l’uno davanti all’altra: niente e nessuno avrebbe mai potuto distruggere quel momento così eterno, quegli sguardi così simili eppure così lontani.
  
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