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Autore: _ichigo_85    27/07/2011    3 recensioni
Una insospettabile parentela lega Kaede Rukawa, giocatore di basket, e Ken Wakashimazu, portiere di calcio.
Per un fortuito caso, i due cugini si incontrano a Tokyo insieme alle rispettive dolci metà e decidono di passare insieme un'insolita domenica. [Rel&Ichi corp.]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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cap 3
I personaggi non sono miei, tutti i diritti riservati, la storia non è scritta a scopo di lucro.

Eccoci qui!! Il ritorno della mitica cross di Rel&Ichi!!

Alloooora, siccome in questo capitolo vengono affrontate le dinamiche familiari delle due coppiette, vi lasciamo qualche spiegazione in merito, altrimenti c’è il rischio che vi troviate con taaaaanti punti interrogativi, poiché i ragazzi parlano di fatti e situazioni che io e Ichi conosciamo bene… ma capiamo voi lettori all’oscuro <3

Alloraaa… per quanto riguarda il mondo di Ken & Jun, sappiamo dal manga e anime che nella famiglia di Ken oltre al padre e alla madre c’è anche un fratello che, però, non viene mai illustrato né chiamato per nome. Releuse ha ripreso questo dato e ha creato Yu, fratello maggiore di Ken (appare in ‘Un giorno vale l’altro’), un tipo in apparenza un po’ narcisista e vanitoso, amante delle cose belle e dei piaceri della vita, ironico e sempre circondato da belle ragazze. In verità è un ragazzo intelligente e sensibile, che ama il karate… ma cerca di nasconderlo al padre per evitare che lo designi come successore del dojo. XD Nel personale mondo di Releuse, però, c’è anche Reiko (meglio conosciuta come Rei), la figlia maggiore dei Wakashimazu. Lei è una yankee, una teppista, motociclista, esuberante, egocentrica e manesca XD Se n’è andata di casa molto presto perché voleva essere indipendente. In verità è la migliore karateka della famiglia, ma il suo carattere ribelle e instabile impedisce al padre di nominarla come suo successore… XD Nel complesso la famiglia Wakashimazu è unita, piena di caratteri forti, ma molto comprensiva su tutto… anche sull’omosessualità di Ken. I genitori di questi, infatti, hanno accettato la sua relazione con Misugi.

Per quanto riguarda Jun, invece, si sa dall’anime e manga che è figlio unico, i genitori appaiono spesso. Secondo Releuse sono un po’ iperprotettivi, la madre soprattutto, infatti è lei a non accettare ancora l’omosessualità del figlio e sperare che torni insieme a Yayoi. Di questo Jun ne soffre molto, e il suo carattere forte e indipendente, ma anche lucido e calcolatore, lo porta a dissociarsi da queste dinamiche e ad allontanarsi da loro…. insomma, un bel casino XD Nella famiglia di Ken, però, si sente accolto e ben voluto… i Wakashimazu lo adorano!

A me la palla!  Per chi non avesse letto o avesse letto tempo fa la fan fiction ‘Ali’ di cui sono protagonisti Kaede e Hanamichi,  e non si ricordasse bene le modalità, vi lascio due righe per rinfrescare la memoria di questa un tantinello ingarbugliata situazione familiare.

Ricordo che Hanamichi è orfano di padre e la madre lavora come cuoca in un hotel di lusso. Lo stesso hotel in cui poi Hanamichi entrerà per lavorare come ascensoriere.
In questo stesso hotel incontrerà, dunque, Rukawa e la madre Sachiko i quali vi si recheranno spesso per cenare con il signor Nakata, vedovo con una figlia, Aerie, promessa sposa di Kaede.
Questo matrimonio combinato aveva lo scopo di riportare decoro alla famiglia Rukawa in quanto il padre di Kaede, membro di un’importante società, a causa di un crollo finanziario, aveva lasciato –scappando chissà dove- moglie e figlio in balia dei debiti e costretti a risollevarsi da soli da una situazione critica in una società altrettanto difficile da vivere.

A ogni modo il matrimonio tra i due giovani è saltato nel momento in cui essi hanno deciso di vivere la loro vita e scegliere da sé con chi passare il resto della vita. Salvo poi scoprire che, in segreto, i due genitori erano amanti, ma per non dare adito a ulteriori pettegolezzi e cattiverie per via delle loro posizioni nella società, avevano messo da parte i loro sentimenti a discapito della felicità dei figli.
Quando poi hanno capito che ciò che loro provavano era più importante di qualsiasi altra cosa hanno deciso di seguire il cuore, rompere il fidanzamento dei figli e sposarsi a loro volta. In questo modo Kaede e Aerie da promessi sposi sono divenuti fratellastri.

Insomma, tutto è bene quel che finisce bene  e il tutto è anche molto utopistico, ma è una fan fiction, no? XD

E adesso vi lasciamo al capitolo sperando che sia una buona quanto piacevole lettura!

Releuse&Ichigo


III CAPITOLO


I due calciatori rimasero sorpresi, soprattutto Ken. Il bel discorso di Hanamichi si ripeteva chiaro nella sua mente. Parole sincere. Quel ragazzo casinista e impulsivo, all’apparenza forse superficiale- gli dispiaceva anche pensarlo, ora-, era riuscito a esprimere i propri sentimenti con una tale naturalezza da fare invidia a chiunque. Praticamente, aveva detto ciò che lui stesso pensava di Misugi, ma che non era mai riuscito a esprimere, almeno non in quel modo. Per lui, infatti, era difficile parlare dei propri sentimenti con altre persone, anche se, forse, quel giorno, per la prima volta stava parlando apertamente con qualcuno della sua relazione, e mai avrebbe pensato che quel qualcuno potesse essere suo cugino Kaede. Lui e il cugino erano sempre andati d’accordo, è vero, li accomunava la passione per lo sport ed erano sempre stati molto competitivi, però mai avevano affrontato simili discorsi fra loro.

“Hanamichi ti vuole molto bene…” Disse d’un tratto Jun.

Kaede, che si era distratto per seguire i movimenti del compagno con lo sguardo, tornò a rivolgere la sua attenzione a Misugi. Prese tra le mani il bicchiere di vetro spostandolo sul tavolo e guardò il calciatore: “Lo so…” rispose semplicemente.

“Si vede che è un bravo ragazzo sincero e spontaneo come pochi…”

A quella constatazione, Ken avvertì una fitta al cuore, perché, mentre in privato, si ripeteva, non aveva alcun problema a esprimere a Jun l’amore che provava per lui, davanti agli altri si trincerava spesso dietro la menzogna, definendo il loro rapporto come una semplice amicizia. E, di questo, lo sapeva, Misugi ne soffriva tantissimo. Wakashimazu abbassò lo sguardo, mortificato.

“Però…” Continuò Jun, “anche se Ken non lo esprime così apertamente, so che la pensa allo stesso modo di Sakuragi e questo mi rende la persona più felice del mondo!”

Ken sollevò lo sguardo spostandolo su Misugi, incredulo: gli aveva letto nel pensiero? Come… come faceva a capire sempre ciò che gli passava per la testa?  Si emozionò, non poteva negarlo. “Sì… è così…” Balbettò con enorme sforzo. Avvertì le guance calde, doveva essere diventato rosso come un peperone. Scosse la testa, cercando di mantenere l’autocontrollo. “Ahem, Kaede, come sta zia Sachiko?” Domandò, cercando di deviare il discorso su altri fronti. “E quella Ariah, Heria, Heidi… sì, insomma, tua sorella, la mia nuova cugina, non ricordo il nome!”

Kaede alzò un sopracciglio perplesso: ma perché tutti non riuscivano a chiamare la ragazza con il proprio nome? Gli venne da sorridere pensando che anche Hanamichi ancora oggi, nonostante la conoscesse da tempo, continuava a sbagliare pronuncia.

“Mh… la mamma sta bene… adesso è in viaggio con il marito per non ricordo quale questione di lavoro e, Aerie…” sottolineò bene con un ironico sorrisino rivolto al cugino, “anche lei, approfitta dell’assenza dei grandi per passare del tempo con il suo ragazzo!” fece un po’ di pettegolezzi, accomodandosi meglio sulla sedia. “Comunque, quando la mamma tornerà, dovrete venire a trovarci. Da quando ci siamo trasferiti non siete ancora passati e mi chiede spesso…”

“Aheh, sì, Aerie…” Tossicchiò Ken, cercando di ripetere alla bene e meglio quel nome. “Comunque… certo che verremo a trovarvi! Quando torno a casa lo propongo subito! A me e alla mamma piacerebbe venire, però sai com’è mio padre: lui non ama spostarsi... ma lo convinceremo!” Esclamò trillante, poi si rivolse a Jun. “Devi sapere che zia Sachiko, la mamma di Kaede, è davvero bella, gentile e di buone maniere, una donna d’altri tempi! Mia mamma, invece, non ha preso nulla dalla sorella…” aggiunse, aggrottando la fronte, “quando ci si mette è burbera e minacciosa, per nulla elegante!”

“Io adoro tua madre!” Obiettò Jun, ridacchiando.

Ken sbuffò contrariato, rivolgendosi poi al cugino. “Ah, sì, loro vanno d’accordo! Mamma stravede per Jun, dice che è un ragazzo gentile e di buone maniere, diverso dai miei compagni del Toho, che hanno sempre lo ‘sguardo arcigno’, a detta sua!”

“Tua madre è in gamba…” Incalzò Misugi.

“Eh, con te è gentile, a me, invece, fa penare! Se somigliava di più a zia Sachiko era meglio! Comunque, il sangue c’è, dato che io sono venuto bello come lei!” Scherzò, facendo una linguaccia e strizzando l’occhio a Kaede  che  lo guardò di rimando, alzando un sopracciglio, scettico: "La zia ha dovuto adeguarsi per impartire una certa educazione alla sua famiglia: tu e i tuoi fratelli siete dei tornado e doveva pur trovare un modo per difendersi. Sfido io che straveda per Misugi... in fondo, fa lo stesso con me" sorrise ironico, ricordando come, quando erano piccoli, le madri facessero sempre confronti tra loro e Ken puntualmente si arrabbiava perché Kaede era il preferito e il bambino buono. Nel frattempo, Hanamichi era ritornato al tavolo e aveva sentito le ultime battute della volpe.

Si sedette nuovamente accanto alla kitsune e chiese con un sorriso: "Di cosa stavate parlando?"

Fu Kaede a rispondergli: "Mh... Ken ha chiesto di mia madre e Aerie".

"Oh" fece il rosso, illuminandosi. "Vero, adesso anche Heri è tua cugina" dedusse tra sé, diventando pensieroso un momento, prima di rivolgersi al portiere e parlare senza riflettere:  "Mmm... siete sicuri di essere parenti da parte di madre? A me non sembra che Ken abbia preso poi molto dalla zia."
Se era vero che, caratterialmente Ken e Kaede avevano molte cose in comune, fisicamente erano molto diversi:  la kitsune era più elegante nei modi e aveva gli occhi blu, rifletté pensieroso.

Ken spalancò occhi e bocca, sconcertato dalle parole del rossino che distruggevano la teoria circa la sua somiglianza con la zia.

“Le ultime parole famose, eh, Ken?” Jun scoppiò a ridere, mentre ancora una volta Ken sbuffava e Hanamichi li guardava senza capire.

“Io ho preso molto dalla parte di mia madre…” Ribadì il portiere, un po’ stizzito. Certo, se ripensava al discorso di Kaede non era del tutto sbagliato. Zia Sachiko aveva sposato un uomo dell’alta società e si era dovuta adeguare a comportamenti e convenzioni proprie di quel rango, anche se, come gli aveva detto sua madre, lei aveva sempre posseduto caratteristiche quali eleganza e raffinatezza. Sua mamma, invece, aveva sposato un maestro di karaté, un uomo un po’ all’antica  e tradizionalista… due mondi opposti, quindi. E anche lei aveva cambiato il suo carattere, rendendolo un po’ più severo. Certo, era anche vero che lui e i suoi fratelli maggiori, Yu e Reiko, avevano dei bei caratterini, nessuno di loro era placido e silenzioso come Kaede. Già, forse era vero che la madre si era dovuta adeguare per impartire una certa educazione… ma rimaneva sempre una persona affettuosa e anche comprensiva! Nel riflettere su tali dettagli, un lampo gli attraversò la mente e la curiosità prese il sopravvento. Quindi tornò in sé, cercò Jun e lo guardò con espressione dolce e incerta al contempo, poi fece quella domanda a entrambi i cestisti: “I vostri genitori sanno… di voi due?”

Hanamichi sobbalzò e arrossì, per quella domanda inaspettata e improvvisa, volgendosi a guardare Kaede. La volpe, come al solito, era impassibile: a chi spettava parlare?

Ci furono diversi secondi di silenzio, poi Hanamichi sorrise al compagno e decise di rispondere, ritrovando la calma: "Sì... l'hanno scoperto quasi subito"

"La madre di Hanamichi è molto intelligente..." spiegò Kaede, rivolgendosi a Jun e Ken.

"Già... non per niente è la madre del Tensai. Io ho cercato di essere naturale, ma in qualche modo, l'ha capito lo stesso" fece spallucce, continuando a sorridere.

"Ma se ti si leggeva in faccia" lo prese in giro Kaede.

"Checooosa? Io sono il re della discrezione! Parla per te... Aerie ha capito subito che eri stracotto del sottoscritto, me l'ha confessato E lo sapeva ancora prima che tu te ne rendessi conto!" gli fece presente, pungolandogli un braccio.

"Non dire stupidaggini. E quando te l'avrebbe detto?" volle sapere Kaede, che non gli credeva.

Hanamichi stava per rispondergli a tono, ma si ricordò in tempo che Kaede, di quella conversazione che lui aveva avuto con Aerie,  non sapeva niente.

Per cui tentò di sviare: "A... eeehm... non te lo posso dire... e comunque..." si volse a Ken, "A Sachiko è stato lui a dirlo... gliel'ha detto così, come se parlasse del tempo. Non è una volpe molto romantica" spiegò serio ai due, poi si sporse sul tavolo, incrociando le braccia su di esso.

"E voi due? La cosa è ufficiale?" chiese, con occhi luminosi, guardandoli alternativamente: gli piacevano davvero tanto queste cose così romantiche, gli piacevano quei due come coppia, assomigliavano un po’ a lui e Kaede ed era particolarmente curioso.

Ken e Jun rimasero in silenzio per qualche istante: il portiere guardava di sottecchi il compagno, passandosi una mano dietro il collo, massaggiandolo appena, in un gesto d’imbarazzo; Misugi, invece, sembrò pensare qualcosa prima e voler parlare poi ma, dopo un labile suono che gli fuoriuscì dalle labbra, tacque. Per la prima volta davanti ai due ragazzi, sembrò non sapere cosa dire. Ma, stavolta, fu Wakashimazu a venire in suo aiuto, parlando per entrambi. “Beh…” cominciò, “diversamente da quanto ci potessimo aspettare dal ‘tradizionalismo’ della mia famiglia, i miei genitori non l’hanno presa poi così male!”

“Già…” Gli sorrise Jun, sollevando con sincera dolcezza gli occhi verso il fidanzato.

“Inizialmente è stata mia mamma a capirlo” continuò Ken, “mi faceva sempre strane allusioni al rapporto di amicizia fra me e Jun e poi ha cominciato a essere più diretta: aveva cominciato a chiamarlo, e lo fa tuttora, ‘il tuo ragazzo’, ‘il nostro Jun’, tenta pure di darmi le raccomandazioni quando esco con lui! Un incubo! Sembra quasi che la cosa la diverta!”

“Mh, non sembra… si diverte proprio!” Precisò Misugi. La madre di Ken era una persona semplice e diretta, e a lui le persone schiette piacevano molto.

Ken tamburellò le dita sul tavolo. “E alla fine ci è arrivato anche mio padre, dopo quasi un anno! Ha passato qualche giorno chiuso in un completo mutismo e io non capivo il perché, non riuscivo neanche a incrociarlo in casa… poi, di colpo, si è ripreso e ha cominciato anche lui a parlare di Jun… come il mio ragazzo!” Esclamò, trovando ancora dell’assurdo in quella reazione. “Magari non ha mai detto parole come ‘fidanzato’ o simili, ma è come se, per lui, Jun fosse diventato uno della famiglia. Non so se sia stata la mamma, o Reiko oppure Yu a parlargliene, ma lui ha accettato e, questo, ha stupito anche me!” Terminò il portiere, nel tono di voce espresse tutta la gratitudine nei confronti del genitore.

“Tuo padre è una grande persona…” Volle aggiungere Jun, rivolgendosi più a se stesso che al compagno. D’improvviso calò un silenzio che durò diversi istanti, poiché a quel racconto mancava un tassello e Misugi ebbe bisogno di un po’ tempo prima d’ aggiungerlo. “I miei non l’accettano.” Gettò fuori, tentando di mantenersi calmo: purtroppo, quell’argomento lo innervosiva come pochi. “Anche io, come te, Kaede, l’ho detto in maniera diretta, come se ‘stessi parlando del tempo’, ma la reazione dei miei è stata molto diversa: mia madre ha pianto per giorni, mentre mio padre si è chiuso nel suo mutismo per lo stesso periodo. Ma, al contrario del signor Wakashimazu, uscito dalla sua condizione, si è comportato come se nulla fosse, come se non gli avessi mai rivelato nulla. Peccato che, quando parlo di Ken, basta solo che lo nomini, scenda il gelo. Poi, ogni tanto mia mamma si agita per un nonnulla, mi chiede di trovarmi una ragazza e tenta di farmi sentire in colpa perché mi sono ‘lasciato’ con Yayoi, secondo lei, e perché non me ne trovo un’altra… un po’… pesante.” Sospirò. Poi, fece un’altra pausa di silenzio. “Hanno cercato di tenermi sotto una campana di vetro per anni e anche ora vogliono decidere della mia vita, non mi bastano tutti i problemi al…” si bloccò, rendendosi conto di stare esponendosi troppo. I due giocatori di basket, infatti, non erano a conoscenza del suo problema.

Hanamichi e Kaede avevano ascoltato quell’amaro sfogo imbarazzati e Hanamichi per una volta desiderò con tutto sé stesso non aver posto quella domanda: aveva rovinato una bella giornata.
Guardò di nascosto Kaede, che vide lo osservava con la coda dell’occhio, anche lui pensieroso e gli sorrise appena scusandosi per quello che aveva combinato. Rukawa addolcì l’espressione degli occhi, tranquillizzandolo, facendogli intendere che non era stata colpa sua, non potevano sapere.
Poi ancora la voce di Jun a concludere il suo racconto.

“Insomma, per ora loro non accettano.” Concluse, con uno dei suoi sorrisi enigmatici ma decisi, di quelli che, comunque vadano le cose, esprimono il desiderio di non abbattersi mai. E lui, in quello, era bravo. Avvertì poi le dita di Ken che, furtive, sfioravano la sua mano stretta in un pugno sul ginocchio.

Il Principe del calcio sorrise loro e anche Hanamichi cercò di abbozzare un sorriso di scuse, non aveva davvero idea che i due nascondessero una simile situazione: da una parte le reazioni della famiglia del portiere le comprendeva, perché anche sua madre e Sachiko-sama, quando osservavano lui e la volpe sorridevano e poi parlottavano tra loro, parevano davvero divertirsi nel sapere della loro relazione, ma gli dispiaceva anche tantissimo per Jun. Si vedeva che era un ragazzo in gamba e che sapeva il fatto suo, vedeva in lui lo stesso cipiglio risoluto del suo Kaede. Anche Rukawa aveva avuto un periodo in cui sembrava legato da catene invisibili, ma, per fortuna, tutto si era sistemato per il meglio, anche in virtù di quel loro legame così forte. E guardando Ken e Jun, in quel momento, era sicuro che, nonostante il rifiuto della sua famiglia, che sicuramente lo feriva tantissimo, Misugi trovasse in Ken la forza per andare avanti ed essere felice, perché quello che conta è solo il loro amore e la loro felicità.

Uno strano silenzio era calato tra i quattro e Hanamichi decise che spettava a lui smuovere la situazione: in fondo, era il Tensai.

Alzò il volto, sorridendo ai suoi amici e disse: “Ragazzi, niente musi lunghi! Che ne dite se usciamo di qui e andiamo a fare due passi per sgranchirci le gambe? È una splendida giornata e noi abbiamo ancora parecchio tempo prima di prendere il treno per rientrare. Cosa consigliate di fare?!”

Allargando ancora di più il sorriso, guardò la sua volpe e poi gli altri due, aspettando la loro collaborazione.


Ken e Jun si trovarono d’accordo: l’idea di cambiare aria era ottima! Stavano seduti da un bel pezzo, ormai, e a Ken cominciava a non piacere la piega seria che stavano prendendo i loro discorsi. Non per lui ma, soprattutto, per Jun. Sapeva qual’era la situazione a casa sua e, anche se l’aveva espressa con il solito sorriso garbato, il portiere sapeva bene che ci soffriva parecchio. Si alzarono quindi tutti insieme, avvicinandosi alla cassa.

Hanamichi e Kaede si scambiarono un’occhiata e, vedendo che Ken affrettava il passo, al rosso venne un terribile sospetto. Affiancò veloce il portiere e arrivarono entrambi insieme alla cassa: tutti e due con il portafoglio alla mano.

“Il conto per favore!” esclamarono all’unisono prima di voltarsi l’uno verso l’altro.

“No, no! Siete ospiti, e gli ospiti non pagano!” Esclamò Ken, facendo ‘no’ con l’indice della mano.

“Oh no, non se ne parla neanche, appunto perché veniamo da fuori tocca a noi pagare il conto, anzi a me. Io sono un vero cavaliere e voglio offrire da bere a Kaede e a tutti voi!” disse spavaldo Sakuragi, sicurissimo che le sue motivazioni fossero incrollabili e dall’assoluto senso logico.
“Doaho!” lo richiamò all’ordine la volpe.

Il portiere non volle sentire storie: avrebbe pagato lui per tutti! Piazzandosi davanti a loro per coprire la cassa, strizzò un occhio ai due ospiti, mettendo mano al portafoglio, per accorgersi poi che Jun stava già pagando il tutto.

 “Argh che fai!” Si ribellò, acchiappando la mano del fidanzato.

“Già fatto!” Rise Jun, mentre la sua banconota finiva nelle mani del gestore.

“Antipatico!” Si lamentò il portiere. “Volevo pagare io!”

“Galantuomo…” Lo prese in giro il principe. “Sarà per la prossima volta!”

Hanamichi osservò i due ragazzi battibeccare e rivolse a Kaede uno sguardo confuso, ma il suo ragazzo liquidò la questione con  una scrollata di spalle.

“Ma che ci parlo a fare con te!” sbuffò Sakuragi, seguendo gli altri due.

Quando uscirono dal locale, c’era ancora un bel sole, ma l’aria si era fatta più fresca.

“Allora cosa facciamo?” Ken si mise a riflettere e Jun fece lo stesso.   Hanamichi e Kaede gli avevano chiesto di portarli da qualche parte, ma… dove?  All’improvviso, Misugi sembrò avere un’illuminazione. Si voltò dai due ragazzi e cominciò a squadrarli da cima a fondo. “Mmmm… belle gambe…” Disse fra sé, esprimendosi comunque a voce alta. “Robuste…”

“Jun, che ti prende?” Wakashimazu era perplesso, che andava vaneggiando il suo fidanzato? Ma il compagno non lo degnò, proseguendo nelle sue riflessioni. Anche Sakuragi e Rukawa non capivano e guardavano straniti Misugi che pareva deciso a studiare spalle, torace, gambe...

“Beh, anche il basket rende robusti…” Si espresse il principe. “Bene, allora si può fare! A voi la scelta! Seguitemi!”

I ragazzi, compreso Ken, erano abbastanza confusi.  Poi il portiere tirò un sospiro, scuotendo la testa. “Facciamo come dice… di sicuro gli è venuta in mente qualcosa… solo che solo lui sa cosa!” Esclamò, alzando le mani al cielo.

“Uff, uomo di poca fede!” Sbuffò Misugi, sorridendo agli altri due.  “Andiamo!”

Camminarono per un bel pezzo, presero un treno cittadino e scesero dopo un paio di fermate.
Wakashimazu riconobbe la zona: era quella dove sorgeva l’istituto della Musashi, la scuola superiore che frequentava Jun.  Stava ancora cercando di cogliere il senso di tutto quello, quando fu Misugi a parlare, indicando qualcosa. “Eccoci!”

Davanti ai ragazzi c’erano un campo da calcetto e l’altro... Wakashimazu in quel momento intuì l’idea del fidanzato. “È una splendida idea!!” Esultò, stringendo i pugni, animato dall’entusiasmo.
Il principe del calcio sorrise soddisfatto, cercando l’approvazione anche negli altri due ragazzi.

Di fronte alla familiare forma di un campetto da basket, Hanamichi comprese e con un sorriso splendente si volse verso Kaede i cui occhi si erano accessi di quella familiare luce che li rendeva ancora più belli. Un lampo di sfida oltrepassò le iridi scure di Rukawa che, a passo spedito, si diresse sicurissimo verso il campetto.  

“Così finalmente stabiliremo una volta per tutte qual è lo sport migliore!” decretò rivolto a Kaede, poi rivolto a Misugi: “Ottima pensata!”

Hanamichi si avvicinò al Principe del calcio domandando dove potesse trovare una palla e questi gli indicò una piccola struttura laterale in fondo al campetto.

Sakuragi andò a recuperare il necessario, mentre i tre ragazzi formavano le squadre.

“Come ci organizziamo? Sarebbe interessante dividere le coppie, ci state?” propose Kaede, guardando prima Misugi e poi Ken.

“Mh, mi sembra giusto…” Concordò Jun. “Altrimenti ci sarebbe troppo squilibrio, no, Ken?” Si rivolse così al compagno, che lo guardò pensieroso: aveva ragione, però… non gli piaceva l’idea di separarsi da lui. Anche per quel motivo che entrambi conoscevano bene. Tuttavia, sapeva di doversi rassegnare, e poi Jun non avrebbe mai fatto mosse avventate. “E come ci dividiamo?” Domandò quindi, sospirando fra lo scocciato e il rassegnato, sistemandosi meglio la visiera del cappellino. Al di fuori, la sua sembrava più che altro la reazione di una persona gelosa, non di certo preoccupata!

Misugi ridacchiò. “Se non è un problema vorrei giocare con Kaede, lo vedo più simile al mio stile…” Cercò lo sguardo di Rukawa e, quando lo incrociò, capì che l’asso dello Shohoku la pensava esattamente come lui. “Senza offesa, Hanamichi…” Sorrise poi gentile, rivolto al rossino.

“Immaginavo avresti scelto lui…” Bofonchiò Ken, contrariato. “Quindi io giocherò con Sakuragi…”

“Ehi! Ehi! Fermi tutti!” intervenne Hanamichi. “Cos’è questa discriminazione?” domandò, incrociando le braccia al petto e battendo ritmicamente un piede a terra. “Wakashimazu!” lo chiamò offeso.

“Perché fai quella faccia incerta! Come già detto” ribadì, “Io sono un genio in qualsiasi disciplina, dovresti sentirti onorato a fare coppia con me! Faremo vedere noi all’algida volpe e al Principe del calcio” calcò scettico sull’appellativo di Jun “di cosa siamo capaci! Forza, cominciamo!” disse, sistemandosi i pantaloni e facendo un po’ di riscaldamento.

Rukawa ascoltò lo sproloquio del suo ragazzo guardandolo con rassegnazione, prima di parlare calmo e serafico come sempre (sapeva che quell’atteggiamento così tranquillo faceva indispettire Hanamichi più di qualsiasi altra cosa). “Calma, doaho, non abbiamo ancora finito, adesso bisogna pensare ai tempi… Ci diamo un punteggio o un tempo massimo?”


I due calciatori si guardarono, la preoccupazione sul viso del portiere: un punteggio avrebbe potuto significare tempi troppo dilatati... decisamente più di un quarto d’ora, perciò, se dovevano giocare anche a calcio… la metà di un quarto d’ora… “… sette minuti e mezzo!!” Gridò, dando sfogo ai pensieri su quel personalissimo calcolo matematico.

“Eh?” Kaede e Hanamichi lo guardarono interrogativi.

“Non… non va bene?” Resosi conto di aver avuto una reazione alquanto strana, il portiere rise, imbarazzato.

“Un quarto d’ora… “ Fu la voce gentile ma ferma di Jun a intervenire. “Un quarto d’ora per ogni disciplina.”

Ken non nascose un moto di agitazione. “Jun, tu…” Ma non fece neppure in tempo a replicare, che fu zittito all’istante dal fugace sguardo di rimprovero del suo ragazzo. Wakashimazu abbassò gli occhi, dandosi mille volte del cretino. Jun non voleva che si sapesse della sua malattia, era ovvio. Odiava essere compatito.  Lo capiva bene, però… era pur sempre il suo ragazzo, non poteva impedirgli di preoccuparsi per lui! “Va… va bene.” Capitolò.

Hanamichi e Kaede osservarono Ken che aveva sul volto un’espressione tormentata, senza capire cosa gli fosse successo e si guardarono l’un l’altro confusi.

“Va tutto bene, Ken...” Gli disse all’improvviso il suo principe, rivolgendoglisi, stavolta, in tono dolce.
Ken sorrise rassegnato, facendosi promettere con un semplice sguardo di non strafare. Lui, comunque, l’avrebbe vegliato… e sconfitto! Una partita era pur sempre una partita!

I due ragazzi dello Shohoku continuarono a non capire il senso di quel breve scambio di battute, ma non sembrarono non farci troppo caso.

“Allora, tensai…” Esordì Ken, cercando la complicità di Hanamichi. “Li stracciamo questi due?”

Hanamichi si riprese velocemente, unendosi all’entusiasmo del calciatore e battendo con lui il cinque, pronto a stracciare il proprio ragazzo e il famigerato Principe del calcio nella sua stessa disciplina. Era una questione di principio: dopo tanto vantarsi doveva assolutamente fare bella figura!

   
 
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