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Autore: Diana Abigail    27/07/2011    4 recensioni
Rose è rossa, rossa come il sangue, come il fuoco.
Rose sa di vaniglia e quell'odore, Scorpius, non riesce ad allontanarlo.
Durante una ronda dei prefetti, lui decide di ritagliarsi del tempo con lei, che non fa che ricordargli che deve fare il tema di Erbologia. Ma le stelle e i colori, faranno sì che Scorpius provi una sensazione del tutto nuova e che si ritrovi con il fuoco tra le mani.
Il suo fuoco.
Forse pecca un po' di originalità, ma spero possa essere comunque una lettura leggera e piacevole.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Rossa come il sangue


Non sopportavo il suo profumo. Ogni volta che mi capitava di starle accanto, lo portavo con me tutto il giorno, come un amico fedele. Il suo odore era lì, nel mio cuore, sotto il mio naso.
Non sopportavo i suoi capelli. Così rossi, rossi fuoco. Rossi, come il sangue visto dai nostri genitori. Neanche potevo immaginarmelo quanto era rosso quel sangue, ma potevo quantificare il suo, di rosso.
Timida, impacciata, con quell'odore di vaniglia che di rosso non aveva nulla. Era cresciuta tra un'estate e l'altra. Era donna, una donna rossa come il sangue.
«Scorpius?» sentii la sua voce, così calda e così spaventata.
«Sì, Rose. Sono io» le dissi, raggiungendola.
«Non sono ancora abituata a fare la ronda da sola. È... orribile» mi disse, arrossendo.
Belle le sue guance rosse. Rosso sangue.
«Ti accompagno» le dissi, senza scompormi più di tanto.
Il mio cuore batteva. Era forte, veloce, faceva male.
«Grazie» disse, arrossendo ancora.
Camminammo per i corridoi di Hogwarts. Non importava fosse una Grifondoro, non c'erano divieti sulle ronde. Se li si faceva in coppia, ci si impiegava più tempo.
Ma io quel tempo volevo non finisse. Insieme, soli, senza bisogno di guardarsi le spalle.
«Hai fatto il tema per Erbologia?» mi chiese, spezzando il silenzio che si era creato.
Neanche ricordavo di essere nel corso di Erbologia.
«Ad essere sinceri, non ancora» confessai, sorridendole.
Lei, bella, imbarazzata, mi guardò senza parlare. Lo sapevo che il suo cuore batteva all'impazzata. Era più veloce del mio, il sangue confluiva veloce, per poi uscire di nuovo. Come mi faceva sentire importante riuscire ad avere quell'effetto su di lei.
«Quando avrai intenzione di iniziarlo? La consegna è dopodomani» mi disse, urtandomi un braccio con il suo.
«Scusa» mormorò, allontanandosi.
Le sorrisi ancora. Non c'era problema: poteva colpirmi, abbracciarmi, picchiarmi, toccarmi, baciarmi, pizzicarmi. Non mi importava più di tanto, purché facesse qualcosa.
«Direi che non ci sono matricole in giro. Forse è meglio che vada» disse, guardandosi intorno.
Non volevo se ne andasse. Volevo stesse con me. In quel momento, spesso, sempre.
Per sempre.
I suoi capelli si spostarono, il suo odore mi colpì. Vecchio amico.
«Non andare. Non ancora. Andiamo alla Torre di Astronomia, o che so, nella Foresta Proibita» le dissi, prendendole la mano.
Tornò ad essere rossa. Mi sorrise, ma era un sorriso nervoso.
«Cosa stai dicendo, Scorp?» chiese, tormentandosi l'orlo del maglioncino.
«Non andare a dormire. Non ancora, stai con me» le chiesi, tirandole piano un braccio.
Mi fissò negli occhi. Il mio cuore era veloce, ma non raggiungeva il suo. I suoi occhi si inumidirono, ma non voleva piangere. Era un riflesso, probabilmente per l'emozione.
«Cosa ti fa pensare che io voglia perdere ore di sonno per stare con te?» mi attaccò.
Risi, sinceramente. Era così tenera, così carina, che non riuscivo a capacitarmi dell'attrazione che provavo in quel momento.
Sempre.
«Niente. Ma sono io a voler perdere ore di sonno per stare con te» sussurrai, avvicinandola piano a me.
La vidi spaesata e le sorrisi nuovamente.
«Andiamo» le dissi, prendendole la mano e dirigendomi verso la Torre di Astronomia.
«Scorp se ci trovano in giro dopo l'ora del coprifuoco, siamo fregati» disse lei, nervosa. Si guardava intorno, impaurita.
«Siamo prefetti, trovare una scusa non sarà poi così difficile» le dissi, scompigliandole i capelli.
Mi spintonò, accettando di giocare con me.
«Se io fossi un colore, che colore sarei?» le chiesi, mentre ci avvicinavamo sempre di più alla Torre.
«Un colore? Non saprei...» disse, iniziando a fissarmi.
Attesi, non avevo fretta. Se avessi potuto, avrei rubato tutto il tempo necessario.
Necessitavo una Giratempo.
«Ci sono. Sei decisamente blu» mi disse.
«Blu? Perché blu?» le chiesi, sorridendo.
Salimmo le scale della Torre e ringraziai che non ci fosse nessuno. Aprii la porta dell'aula e ci sedemmo per terra, l'uno di fianco all'altra.
«Il cielo di notte è blu. Il mare è blu. Le cose belle e calme sono blu» rispose, voltandosi verso di me.
Risi, piano. Non ero per niente calmo in quel momento.
«Calmo? Mi ritieni una persona calma?» le chiesi, senza prestare attenzione al cielo che incombeva sopra di noi.
«Sei una delle persone più calme che io conosca. Non ti ho ancora visto arrabbiato» confessò, parlando piano. Era bella quella calma, in effetti.
«Non credevo di essere una persona...
Calma. È come dire che un coniglio è aggressivo o che un serpente è un ottimo animale da compagnia» dissi, scuotendo la testa.
«I conigli sono aggressivi se li istighi! E molti maghi usano i serpenti come animali da compagnia. Li hanno anche i babbani, sai?» disse, sorridendo.
Sapevo che era fiera del suo legame con i babbani, dopotutto sapevano essere affascinanti. Rose parlava spesso della
tecnolovia, una cosa che usavano i babbani per rendere le cose più veloci e più semplici nella loro vita.
«Non lo vuoi sapere che colore sei per me?» le chiesi, stiracchiandomi. Appoggiai i palmi dietro la schiena e abbandonai le gambe davanti a me.
«Sì» sussurò.
Si voltò a guardarmi e vidi che era diventata improvvisamente tesa.
«Rosso. Sei proprio
rossa» dissi, guardando le stelle.
Lei sbuffò.
«Che fantasia. Cosa avrei dovuto dirti io? Che sei
giallo?» mi chiese, scuotendo la testa.
Scoppiai a ridere. Non ero decisamente giallo.
«Non mi riferivo ai tuoi capelli» precisai, sghignazzando.
«Sei rossa. Rossa come il sangue, rossa come il fuoco. Le cose forti sono rosse» le dissi, cambiando la sua frase.
«Io non sono per niente
forte» disse, portandosi le ginocchia al petto.
«Ti sbagli. Di tanto» le dissi, tirandomi su.
Mi guardò, poi si mosse verso di me e mi abbracciò.
La vaniglia
mi invase. C'era quell'odore ovunque, sotto al mio naso.
Avevo quel rosso
tra le mani e avevo paura di toccarlo. Era lì, al mio cospetto, finalmente.
Provai a ricambiare il suo abbraccio e sentii il cuore battere. Forte, fortissimo.
«Non... Non avevo mai abbracciato nessuno» confessai, rendendomene improvvisamente conto.
A parte i miei genitori e mia nonna, non avevo mai abbracciato nessuno e quella sensazione mi disarmò.
Mi sentii nudo. Neanche camminare in mutande per Diagon Alley mi avrebbe mai dato quella sensazione di vulnerabilità.
«E questa non me la chiami forza?» le sussurrai tra i capelli.
Lei si allontanò, ma non essendo abituato, non seppi come trattenerla.
«Da sola, non sono forte. Per niente» disse, scuotendo la testa.
Non se ne rendeva conto, eppure tra i due, quello che si sentiva in mutande, ero proprio io. Lei faceva tutto con così tanta sicurezza e io giudicavo troppo in fretta.
Non mi ero accorto di quanto le fosse costato fare un gesto come quello.
«Scorp dobbiamo andare, è tardi e domattina dobbiamo alzarci presto» disse, alzandosi in piedi.
Non potevo credere di aver perso la mia opportunità.
«Aspetta, Rosie. Non è così tardi» provai a dire, ma lei aveva già aperto la porta ed era uscita.
Non poteva finire così. Non più.
La seguii e chiusi piano la porta alle mie spalle.
«Buonanotte, Scorpius. E fai i compiti di Erbologia» mi disse, sorridendomi.
Le presi la mano, fermandola.
Sì voltò verso di me e l'abbracciai. Non avevo il coraggio di dire o fare nient'altro, volevo solamente riavere il rosso tra le mie mani.
La vaniglia colpì nuovamente le mie narici. Sapeva... Sapeva di
casa, ormai.
«Buonanotte Rose. Piccola Rose rossa» dissi, dandomi dell'idiota mentalmente.
«Devi aver preso una botta in testa. Ci vediamo domani Scorp» disse, prima di baciarmi una guancia.
La lasciai andare e la guardai andare via.
Non mi ero mai sentito così
blu.
Ma soprattutto, non ero mai stato così
rosso.

Ehilà! Nonostante abbia una raccolta in corso (e non so quante long in sospeso) mi sono permessa di ritagliarmi il tempo necessario a scrivere una Rose/Scorpius. Mi piacerebbe davvero sapere cosa ne pensiate^^ volevo fare qualcosa di più appassionato, a dire il vero, ma lo riservo ad una eventuale seconda one shot, magari un seguito di questa. Vedremo.

A presto^^ Erika

   
 
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