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Autore: Val    01/08/2011    2 recensioni
"Per starsene un po’ più tranquilli, si erano presi un paio di giorni, forse tre, per fare un giro tra Northumberland e Yorkshire.
Era quasi aprile, c’erano già belle giornate.
Sìle stava attraversando il suo sesto mese di gravidanza con coraggio, perché era sì curiosa e piena di domande che a volte la spaventavano, ma anche con serenità, perché non aveva nulla di cui preoccuparsi, glielo dicevano tutti, e aveva vicini Dorcas, Ceday, Jane, Charlie e Una, Morgan. Perfino George a volte.
E aveva Liam."
Avevo promesso delle appendici a chi ha amato la storia di Liam e Sìle, così ecco qua la prima :)
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's Something Magic'
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Appendice – 1:

Capitolo ancora da rileggere, come sempre. Mi scuso per la lunga interruzione ma c'è stata una vacanza di mezzo e un bisogno da parte della sottoscritta di riagganciarsi mentalmente al racconto. Questo che segue infatti è un capitolo più di passaggio che altro, ma spero che sia comunque gradevole :)


Morgan e Una quella notte, non stavano affatto dormendo invece.
Erano uscite di casa ed erano andate a sedersi di fronte ad un piccolo focolare che tenevano sempre pronto all’uso in un angolo riparato e poco visibile della casa.
Si erano accomodate su una panca di legno, avvolte in pesanti scialli di lana nera, solo l’ovale del loro viso era illuminato dalle fiamme.
I loro occhi erano fissi e intensamente concentrati sul fuoco.
- T'ee feer sooillagh, caddil ny sloo…- commentò Morgan, lei è sveglia, insonne, e parlava di Sìle.
- T’eh myrgeddin. T’eh rieau maree…- rispose Una anche lui. E’ sempre con lei e poi sorrise tra le rughe, come se in qualche modo potesse vedere ciò che accadeva nella stanza in cui erano Liam e Sìle.
-Bynney lesh ee, by vie lesh eeish myr ben, myr ben ellanagh t’ee Siléas ben shee echey…lhiannan shee echey…echeysyn- aggiunse guardando la figlia con sguardo significativo, in particolare sull'ultima parola pronunciata: la ama, la vuole come donna, una donna dell’isola. Siléas è la sua donna fata, la sua amante fata. Sua.
Poi dopo una pausa riprese ancora a parlare mentre Morgan ascoltava assorta nei suoi pensieri.
- T’eh Filliu. T’ee baghey, filliu baghey, my t’ee paartail, filliu ragh eh gys niurin er e son. Filliu t’eh ass yn ben, t’eh ass yn ben e chree. T’eh gennaghtyn ny t’ee gennaghtyn… - concluse: è Lupo. Lei è felice, lui è felice, se lei sta per morire, muore lui per la sua salvezza. Il Lupo appartiene alla donna. Il suo cuore le appartiene. Lui sente quello che lei sente.
Morgan sospirò fissando anche lei le fiamme.
- Ta fys aym...- bisbigliò Morgan, lo so , poi prese un respiro profondo e si schiarì la voce - forse Sìle parlerà con Paul…- mormorò.
- E per questo non riesce a dormire?-
Morgan scosse il capo.
- No...no, suo padre la turba in modo positivo. Oggi però ha visto quel ragazzo…quello che era suo amico…non l’ha fatta stare bene questo -
- Avrebbe dovuto? – chiese Una con voce fredda.
- Mi sono accorta che forse non avevo capito davvero come si era sentita. Non avevo mai sentito una tale rabbia in lei, l'ho avvertita da lontano…e poi a distanza di tanto tempo…e non è una cosa buona per noi tanto risentimento, può richiamare esseri oscuri e lei porta una di noi dentro di sé, è pericoloso per lei e per sua figlia…-
Una si guardò intorno, scrutando la notte ora, fiutando l’oscurità come un piccolo predatore paziente, ma attentissimo.
-Ny gow aggle…ta shen foddey dy liooar - le disse di non aver paura, era un’eventualità abbastanza lontana, ma Morgan non era così tranquilla.
- T'ad rieau er n'yannoo shen, ta lane yss ayd - disse riguardo la bambina e la particolare attrazione degli Sìdhe per i neonati lo hanno sempre fatto, lo sai molto bene .


Dietro due balle di fieno accatastate, Una quasi spariva.
Liam si accorse di lei solo perché sentì dei rumori provenire dall’interno della stalla e andò a guardare dentro.
La nonnetta stava togliendo paglia vecchia dal pavimento per sostituirla con dell’altra pulita ma Liam non fu sorpreso che potesse notare la sua presenza anche senza vederlo direttamente o percepire qualche suono emesso da lui.
- Buongiorno!- lo salutò con voce allegrotta.
- Buongiorno -
Si sporse da dietro le balle di fieno per guardarlo in faccia, poi si rispose da sola ad un qualche interrogativo al suo riguardo, gli fece un sorrisetto complice e malizioso e si rimise al lavoro.
-…non si fanno certe cose, si mettono in imbarazzo le persone…- tentò di recriminare Liam.
- Tu non sei una persona, tu sei il padre della mia bisnipote, sei parte della famiglia -
Liam fece un risolino e si schiarì la voce.
- Menomale che sono quasi sicuro che intendesse dire che non sono una persona “qualunque”…-
- Lo sai benissimo cosa intendo dire! E non hai niente di cui sentirti in imbarazzo con noi…-
E di che si stupiva? Quando c’era zia Molly a Paisley, per poco ancora fino a cinque anni prima non aveva convinto Jane ad andare ad asciugarlo per bene dopo la doccia.
”Mi faccio la doccia da solo da trent’anni mamma! Smettila!”
“Voglio solo vedere se ti asciughi per bene, ti viene la polmonite!”
“Se non mi è venuta a Capo Nord in febbraio, dubito mi verrà qui a luglio!”
“Non eri a Capo Nord a febbraio, eri a Beirut! Lì non si prende freddo!”
era intervenuta zia Molly.
E intanto il pomello della porta veniva martoriato dall’esterno come nei film dell’orrore, senza la minima speranza di venire aperto.
”Lo dici tu! Nevica in Libano!”
Poi si era guardato allo specchio, la sua dignità, sempre lei, gli aveva imposto di reagire e allora con l’asciugamano avvolto intorno alla vita aveva spalancato la porta che, aprendosi verso l’interno, le aveva fatte precipitare entrambe in avanti: non fosse stato per il lavandino a cui Jane si era prontamente afferrata per frenare la corsa chissà dove sarebbero finite.
”Tutto questo è infantile, sappiatelo…”
“Tua madre è preoccupata per te!”
“In bagno?”
“Dovunque!”
“Beh non proprio dovunque, in fondo ha trentasei anni…”
“E ha già perso un occhio infatti!”

Le aveva lasciate a discutere una seduta sul water, l’altra sul bordo della vasca. Fondamentalmente Jane si lasciava impressionare ed allarmare da Molly perché era una goccia cinese: prendeva una cantonata e piano piano la faceva diventare una legge fisica.
Le femmine la privacy degli uomini non la tenevano affatto in considerazione a volte…in particolare se l’uomo era un figlio, un nipote…un genero o…come diavolo si diceva di uno che era il marito, e neanche nel suo caso, della nipote di qualcuno?
- Le do una mano, dia qua…- disse alla nonnetta che era alta all’incirca la metà del forcone che usava.
Sìle sarebbe diventata così piccola un giorno?
E Morgan? Proprio non ce la vedeva, con quella sua aria austera...
- Sei pratico di stalle?-
- Il mio bisnonno ad Ayr aveva pecore e un paio di cavalli…è passato un bel po’ di tempo ma mi ricordo ancora qualcosa. E poi sono stato in posti in cui ci si muove solo a dorso di qualche quadrupede…- rispose Liam prendendo il forcone per lavorare.
- Ad esempio?-
-…in alcune zone della Mongolia ad esempio…-
- Dove i cavalli sono più piccoli degli uomini?-
- Eheh…dipende dagli uomini, ma spesso sì -
- E tu sei salito sopra un cavallo più piccolo di te?-
- Beh…- prima di rispondere Liam si grattò il naso – solo per prova e quei cavallini sono davvero fortissimi, ma mi sentivo troppo ingombrante per lui. E poi ho mentito: avevamo tre fuoristrada -
Una rise mettendosi seduta su uno sgabello che probabilmente usava per mungere le mucche.
Pareva molto interessata a sapere di cosa avesse scoperto Liam nei suoi viaggi.
Della Mongolia l’aveva appassionata molto il racconto sul morin khuur, del legame dello strumento col cavallo e di come l’animale fosse importante per il popolo mongolo ancora così legato alla propria terra, di come i bambini imparavano a costruirlo fin dalla scelta dei crini di cavallo per le corde, a conoscere i suoni della natura intorno a loro che poi, riprodotti da quella specie di viola a due corde, davano origine a suggestive melodie.
L’aveva affascinata moltissimo la storia dell’Azalai, la carovana del sale che si muoveva da millenni attraverso il Sahara, in Mali. I“Viaggiatori delle Stelle” l’avevano colpita, chiedeva tutto con un interesse e una curiosità quasi infantili. Brillavano, quegli occhioni scuri nascosti dalle rughe.
Di fondo Liam capiva che la entusiasmava ritrovare un sentire simile al suo rispetto alla terra e agli elementi anche in posti così lontani.
- E tu ci sei stato?-
Non era incredula, era davvero come una bambina che sentisse raccontare di un posto inimmaginabile e volesse conferma che da qualche parte c’era davvero.
- Sei stato davvero in molti posti…-
Lui fece segno di sì, ma era meno allegro.
- L’Azalai è stato l’ultimo lavoro che ho seguito in Africa prima dell’incidente in Sudan…non ci sono più tornato…-
Una, che sapeva dell’incidente e sapeva che lui aveva un legame particolare con l’Africa, capì e lo guardò mentre riponeva il forcone dopo aver finito di ripulire l’ultima stalla.
- Non torneresti neppure dai “Viaggiatori delle stelle”?…quella è stata una bella cosa no?-
- Bellissima…-
- Vai allora…-
- No…-
Una si frugò in una delle mille taschina della scamiciata che indossava quel giorno e tirò fuori il tabacco, poi prese la pipa dalla cintura e la caricò.
- Perché?-
- Perché mi angoscia…- rispose lui senza tergiversare –…non mi sento pronto a tornare lì. C’è troppo male a volte in giro…-
- Hai attraversato il mondo degli Sìdhe e temi quello degli uomini?-
- In quello degli uomini succedono cose molto più crudeli. Gli uomini minacciano tutto quello che hanno intorno. Sono gli unici animali al mondo che sviluppano l’intenzione di aggredire o distruggere i loro simili…forse è l’unico motivo per cui non avevo mai messo in programma di avere figli -
Lei lo sbirciò di sottecchi con la pipa spenta in bocca.
- Non starai pentendoti vero?-
Lui la guardò stupito.
- Di cosa? Di…di chi? Della…di Sìle? Della bambina? No! Per niente al mondo! Non vorrei nient’altro! Ho solo detto che non l’avevo mai messo in programma – quando la vide sorridere sotto i baffi allora si mise a sedere su una balla di fieno vicina a lei – se lo sa, perché diavolo me lo chiede?- domandò appoggiando la schiena ad un’altra balla e poi incrociando le mani sul petto.
- Per fartelo dire, perché pensi troppo e ti perdi dietro i pensieri. Come stanotte…-
-Che è successo stanotte?- domandò lui sollevando un sopracciglio mentre la guardava di sguincio.
- Niente…-
- Appunto niente…-
Una era troppo silenziosa mentre si accendeva la pipa e, come a volte capitava, fu Liam a leggerle nel pensiero.
- Niente che la riguardi va bene?-
- Non riuscivi neppure a dormire da tanto eri in ansia…-
- Non ero in ansia…- borbottò lui imbronciato – è che non posso andare da quel tipo, toccargli la spalla, chiedergli “Sei Eric giusto?” e quando lui mi dicesse di sì spaccargli il naso e dirgli di stare lontano da Sìle…-
Una si fece un’altra risatina e poi guardò verso la porta della stalla. Fece cenno a qualcuno di entrare e poco dopo Morgan si rese visibile a Liam.
- Hai sentito?-
- Sì…- disse Morgan: vestiva di nero e spariva tutto di lei contro lo sfondo buio, tranne il viso e le mani per via della pelle bianca.
- E perché non puoi farlo? Altri lo farebbero…-
- Beh io non sono altri. Non è un fatto tra me e lui fino a che non viene ad infastidire Sìle e non credo neppure che lei apprezzerebbe molto un intervento simile da parte mia. Ma se penso a cosa le ha fatto e a quanto lei non riesca a non farsi mettere in difficoltà, avrei voglia di ucciderlo! -
Una e Morgan non si guardarono, ma fecero un movimento del capo, come un’espressione di coscienza di qualcosa, prese dallo stesso pensiero.
- Un uomo non dovrebbe mai osare tanto…e una volta sarebbe stato ucciso per una cosa simile -
Morgan annuì lentamente, consapevole e concorde.
- Non avremmo potuto oggi…-
- Non avremmo dovuto…- la corresse la madre.
Liam le guardò entrambe avvertendo quelle parole con un po’ di disagio: possibile stessero davvero parlando di uccidere qualcuno?
Che in passato, quella società di donne di cui Morgan aveva sentito tanto la mancanza da rinunciare per tanto tempo al legame con sua figlia, fosse davvero tanto sanguinaria da uccidere per vendetta?
Certo, pensò dopo un attimo, poteva essere facile per un uomo giudicarlo immorale…non erano gli uomini le vittime predestinate del mondo, non lo erano prima e non lo sarebbero stati dopo…ma forse in qualche occasione poteva essere successo che un gruppo di donne si fosse dimostrato più aggressivo visto quello che erano costrette a subire da sempre.
– Non c’era vendetta da compiere, lui non era poi così colpevole, è stato solo molto stupido. E lei era già più forte di quanto tu non credessi…non avrebbe potuto mettersi in salvo com’è successo altrimenti – borbottò Una ripensando a cosa Sìle le aveva raccontato di quella brutta notte, cosa che con Morgan non aveva mai fatto invece – era riuscita a scappare e anche se veniva inseguita, ha saputo richiedere l’aiuto degli spiriti della terra senza che tu o io glielo avessimo insegnato -
Morgan si voltò a guardare la madre stupita e questo colpì Liam che si rese conto di nuovo di quanto la madre ignorasse della figlia ancora.
- Davvero?-
Una fece un sorrisetto dispettoso.
- Sono cose che deve insegnare la Madre, non l’Anziana, il legame non è così stretto. Ma ho sottovalutato anch’io Siléas forse…ha imparato tutto da sola in poche ore e forse il suo contatto così facile con gli Sheeaghan, doveva incoraggiarci di più. Ma lei non era a suo agio con la sua natura, e io non volevo che avesse paura…così ho lasciato che esprimesse la sua parte “comune”, ho lasciato che rischiasse di dimenticare il resto -
Seguì qualche altro momento di silenzio, poi sentirono dei passi dall’esterno della stalla e le voce di Sìle.
- Ma dove siete spariti tutti?- domandò da fuori.
- Qui!- rispose Morgan avvicinandosi alla porta della stalla.
Sìle si affacciò dentro affiancandosi alla madre e guardò la nonna e Liam sorridendo curiosa.
- State facendo amicizia voi due vedo…-
Liam si voltò a guardarla e le indicò Una con un cenno del capo.
- Tua nonna è un’ascoltatrice perfetta: finge di appassionarsi a tutto con una maestria invidiabile, mi fa sentire affascinante…-
- Che stupido!- protestò Una – non sei tu affascinante! Sono le cose che racconti!- gli disse punzecchiandogli una coscia con il suo bastone.
Sìle rise vedendo Liam che si girava quasi offeso, ma più per la punzecchiatura che per l’essere stato ridimensionato.
Infatti rise anche lui dopo un attimo, quando Una, alzandosi dal suo sgabello con un piccolo sforzo, gli puntò contro la pipetta con fare minaccioso.
- E vedi di metterci altrettanto impegno quando tua figlia sarà nata…ti servirà a tenerla buona…- detto questo però, dopo aver mosso un piccolo passo in avanti, si fermò e gli tornò vicina – domani mi racconti le storie dei marinai?-
Liam glielo promise, poi si alzò e si fermò vicino a Sìle: Una e Morgan li avevano lasciati soli.
- Quali storie dei marinai?-
-…conosci un marinaio che non abbia una fervida fantasia? Specialmente quando alza il gomito? Ho un repertorio di storie sul mare che non immagini neppure! Ero il più giovane quando andavo con mio padre, ero la vittima predestinata di tutti i pallonari di bordo…- le disse appoggiandosi con una spalla allo stipite della porta della stalla. Sìle sorrideva ma era pensosa, allora lui le toccò il mento con un dito – stai bene?-
Sìle annuì, lo prese per mano e se lo portò a guardare i due vitellini neri che si aggiravano attorno alle madri in cerca di qualcosa da mettere nello stomaco.


Lei si appoggiò alla staccionata e si accostò a Liam accanto a lei.
- Ho chiamato…mio padre intendo…- sussurrò.
Sentì che Liam si discostava leggermente per guardarla meglio.
- Tutta sola?- le chiese.
Sìle annuì.
- Ha suonato il telefono, era il signor Kane che voleva dirmi che lo aveva sentito e che il numero di telefono era ancora quello, ma io credo che volesse incoraggiarmi in qualche modo…però ho preferito farlo da sola. Volevo trovare il coraggio da me…- gli disse guardandolo in faccia.
Liam le rispose allo sguardo e accennò un sorriso orgoglioso.
- Che streghetta in gamba…- sussurrò dandole un bacio in fronte.
Sìlle socchiuse gli occhi e gli sfiorò una guancia con un bacio, poi abbassò gli occhi sul suo petto.
- Non credo che Marty gli avesse detto niente e…mi ha risposto sua moglie credo. Quando ho detto il mio nome è stato strano, è stato come se entrambi si aspettassero che quella telefonata sarebbe arrivata prima o poi…è stato più facile di quanto credessi -
- Che vi siete detti?- domandò Liam.
- Poche cose…mi ha detto che preferiva sapere tutto di persona. E’ stato lui a chiedermi se volevo vederlo…l’unico momento in cui si è dimostrato esitante è stato quando mi ha chiesto se con mia madre potevo avere problemi -
Liam sbuffò e poi scosse la testa.
- Senti…io non credo si siano lasciati così male sai?- le disse – voglio dire…la cosa grave che lei può aver fatto è avergli in qualche modo negato te, ma io credo che tra loro due si siano capiti molto più di quanto lei non volesse credere…-
Sìle ne convenne con prudente convizione.
- Forse hai ragione…-
- Allora? Come siete rimasti d’accordo?-
Sìle ci pensò un momento e si schiarì la voce, ma non le sembrava vero e si vedeva, aveva avuto una gran paura di quel momento e ora che aveva fatto il primo passo, e che era stato più facile, molto più facile del previsto, le veniva da sorridere senza motivo. Si sentiva molto più leggera.
- Farlo venire fino qui mi sembrava troppo e poi non sapevo se fosse una buona idea, e poi è lontano…ma lui mi ha detto che potrebbe avvicinarsi facilmente fino a Manchester, partendo da Southampton o da Plymouth…così gli ho detto che lo richiamo una volta tornati a casa e lui parte appena possibile…-
Liam prese atto, ma poi ci pensò un attimo su.
- Io dovrei decidere se allontanarmi per qualche giorno la settimana prossima o no. Devo accompagnare George a Tangeri ed assicurarmi che raggiunga una nostra amica senza perdersi per il souk come l'ultima volta che c'è stato...-
- George si perde?-
- In condizioni normali no, ma se incontra il "personaggio folkloristico" che lo affascina sì. L'abbiamo ritrovato che fumava qualcosa di inquietante sdraiato su un tappeto che non sapeva d'aver comprato…è un problema per te se vado?-
Sìle disse di no ridendo al pensiero di George sotto l'effetto di stupefacenti.
- Posso chiedere a Ceday di venire, c’è Dorcas…- poi sorrise di nuovo – e magari ci sarà mio padre…-
- Che spero di conoscere prima di partire o quando sarò tornato…- aggiunse Liam, poi dopo un po’ sospirò e schiarendosi la voce, volle sondare il terreno dell’umore di Sìle – stai meglio oggi?-
- Intendi per Eric?- domandò lei guardando i vitellini.
Liam annuì.
- Per certi versi sì…per altri no…ma passerà credo…-
Era evidente che Sìle non volesse parlarne in quel momento, ma Liam non ne sapeva il motivo.


Quella notte, Sìle si era alzata e lo aveva lasciato addormentato, aveva fatto di tutto per non svegliarlo e c’era riuscita.
Era uscita e aveva visto Morgan e Una sedute davanti al fuoco, così le aveva raggiunte e aveva parlato loro di come si sentiva.
Una non era allarmata quanto Morgan, ma avendo Sìle vicina, aveva avvertito che i timori di sua figli rispetto allo stato di Sìle e alla bambina che portava in grembo potevano essere fondati.
- Prima di andartene da qui, devi riconciliarti con tutto quello che faceva parte di te qui…- le aveva detto la nonna, e Sìle sapeva a cosa, a chi si riferiva e aveva rifiutato l’idea.
- Io e Liam ce ne andiamo tra poco…non credo che potrò…-
- Non puoi. Devi. Per te e per tua figlia.- era intervenuta con fermezza Morgan.
- Beh non ho intenzione di andarlo a cercare, avrei preferito non vederlo affatto…-
- Dovrai invece se non lo farà lui!-
-Shhh…Gow greim jeed hene-
Come sempre Morgan tendeva ad essere più determinista nei toni, allora Una le aveva preso una mano e poi aveva preso quella di Sìle. Mantieni la calma aveva detto alla figlia, allora Morgan aveva allungato l’altra mano verso sua figlia che l’aveva stretta.
- Tu sei un tramite molto potente Sìleas, hai sempre avuto un legame con gli Sheeaghan che poche delle donne della nostra stirpe hanno mai potuto instaurare, nonostante i grandissimi sforzi fatti. La notte in cui il ragazzo ti ha aggredita, è stata quella in cui hai capito che non potevi essere diversa da noi perché hai avuto la rivelazione di te stessa e della tua forza. Hai saputo chiedere aiuto senza che nessuna di noi ti avesse insegnato a farlo e più ancora, in seguito, hai saputo gestire questo tuo potere da sola…ma questo vuol dire che sei una porta per loro, una porta che può formare un passaggio molto in profondità nel mondo degli spiriti, e con un figlio in grembo non è bene che siano i vecchi rancori a tenere aperto quel varco, è pericoloso…possono uscirne esseri selvaggi e indomabili…-
Sìle, come le altre due donne, teneva gli occhi aperti sulle fiamme, ma se li chiudeva sentiva Una dentro di sé, era come guardare attraverso i suoi occhi e al contempo attraverso quelli della nonna.
- Sei forte ora…lui non può farti ancora del male…- aveva detto infatti quella come se stesse esaminandola da dentro.
- Quindi dovrei perdonarlo? – si domandava Sìle guardando nonna e madre e allentando la presa sulle loro mani: basta magie, voleva dire, parliamo di persone.
- No – aveva risposto Morgan con molta decisione, e ovviamente Sìle aveva chiesto qualche spiegazione di più.
- Devi affrontarlo però…e da sola…- aveva aggiunto Una, poi si era rivolta alla figlia – a volte vanno spiegate le cose, non basta ordinarle...potresti anche imparare una buona volta! Avrai una nipote tra poco! Come pensi di fare? Di costringere suo padre a stare lì a spiegarle la parte di favola che tu non hai voglia di raccontare?-
- S’olk lhiam moir- si era scusata Morgan – cosa c’entra suo padre?-
- Quello non è un padre che si lascerà mettere da parte, inneen. E tua figlia non vuole mettercelo, tanto vale che ti abitui all’idea di un uomo che conta qualcosa in famiglia!-
- Ci sono già abitutata e mi sta benissimo, se l'uomo è lui, ma se servirà potrò ben occuparmi di mia nipote senza che lui mi tenga d’occhio no?-
- Non ho detto che lo farà perché non si fida. Ma se la bambina vorrà capire qualcosa di una favola raccontata da te, con la voglia che hai di parlare, le ci vorrà bene qualcuno con un po’ di parlantina no? Sapessi come parla bene! Ti racconta le cose come se ci fossi dentro anche tu, dovresti sentirlo...ora ho capito come l'ha convinta la mia lhiannoo!-
- Veramente mi è piaciuto perché è simpatico fin dall'inizio...- quando però si era vista guardata con sospetto, Sìle aveva dovuto ammettere la verità - beh...fosse stato solo bello non saremmo a questo punto comunque...insomma non ha dovuto convincermi!-
- E' perché parla bene...- insisteva Una.
- Dice le parolacce...tu non le sopporti...- aveva osservato Morgan quasi risentita verso il "tradimento" della madre.
- E' scozzese, certo che le dice! Ma non più davanti a me...e poi lo sentissi!-
Una sembrava davvero essersi appassionata ai racconti di Liam...
Sìle, visto che da lì lo scambio di vedute tra Morgan e la madre era continuato e poteva andare avanti per tutta la notte, aveva deciso di tornare a dormire approfittando del fatto che la bambina pareva aver trovato una posizione comoda anche se lei stava ferma.
- Io me ne torno a letto…- aveva detto allora.
Morgan e Una l’avevano salutata, ma tra una battuta e l’altra del punzecchiamento, così lei era tornata a rintanarsi nel letto, contro il corpo caldo e rassicurante di Liam e aveva sentito immediatamente la bambina inziare a muoversi come festeggiando la ritrovata vicinanza col suo papà decisamente più silenzioso e tranquillo.
Anche Sìle si era riaddormentata alla fine, ma solo dopo aver rimuginato per qualche ora, fino a che Liam non l’aveva rivista sveglia.
- Se ti servo ancora come antistress, fai pure, senza complimenti…-
- Ma se non volevi neppure…-
- Beh ma una volta trovato il modo…non è andata male no?-
- No…ma forse è meglio una ninna nanna ora…-
Lui ci aveva pensato un po’ su, poi aveva riso sotto i baffi.
- I Pantera vanno bene? -
- Chi?!-
- I Pantera…”You keep this love, thing, child, toy/You keep this love, fist, scar, break/You keep this love”- canticchiò sotto voce: il vantaggio dell’essere semiaddormentato era che la voce ruggente adatta all’heavy metal gli veniva naturale – insomma questa era la prima cosa che mi veniva in mente. E Phil Anselmo vuole molto bene alla sua mamma…si sfascia i microfoni in fronte per amore, è un bravo ragazzo, credimi… -
Sìle lo aveva guardato dubbiosa, ma tanto lui quasi dormiva.
- Nessuna alternativa? -
Liam ci aveva pensato su per un altro attimo nel dormiveglia.
- Prodigy…Sex Pistols…Stone Temple Pilots…-
-Certo, tutti esperti dei sonni sereni vero? -
- Beh…dipende molto dal pusher credo…-
- Liam!-
- Non sa cosa sia un pusher…-
-Non è questo che mi preoccupa! Ma mi domando cosa programmi di cantarle per farla addormentare. La versione metal di ”brilla, brilla piccola stella”?-
- Il fatto che tu lo chieda a me, segnato com'è risaputo da ripetute esperienze genitoriali, mi fa supporre che sarò io l’addetto al rendersi ridicolo giusto?- aveva chiesto mentre Sìle già gli faceva segno di sì con la testa – lo sospettavo…ma posso illuminarti domattina sul repertorio?-
La mattina dopo per l'appunto, si era svegliato con un paio di pezzi dei Prodigy che gli martellavano la testa…pensando anche bene di tacerlo a Sìle per non allarmarla.

   
 
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