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Autore: Akiko chan    06/08/2011    1 recensioni
Indugiò ancora un attimo, perso in quel mare glauco, assaporando quell’emozione sconosciuta che lei sola sapeva trasmettergli… Un attimo ancora prima di entrare in lei. E fu in quell’attimo che lo percepì per la prima volta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Ma come avete fatto a perdere? – Zagart strinse forte i denti per reprimere il desiderio di prendere a pugni i due blader di fronte a lui, cosa che avrebbe complicato ulteriormente il raggiungimento del suo scopo -Zeo hai disputato una sfida vergognosa…e tu Mistero Nero perché hai usato un altro bey?- lanciò al blader mascherato uno sguardo rapace -A proposito perché non mi hai mai detto di possedere un tuo Bit Power?-
 
-La Fenice è mia- fu la secca risposta della ragazza.
 
-Lo so…posso vederla?-
 
-No-
 
L’uomo si tese ancora di più nel tentativo di placare la collera per l’arrogante diniego del blader -Dammela- insistette mentre i suoi occhi si riducevano a due minuscoli spilli verdemare sotto le sopracciglia cespugliose.
 
-Forse non ha capito: la Fenice non si tocca!- sentenziò Pat, per nulla turbata dall’ira malcelata dell’uomo.
 
-Ma…-
 
-Vado a dormire sono stanca….-
 
-Aspetta!- l’ordine imperioso dello scienziato bloccò la ragazza con una mano già sulla managlia -Domani avete una seconda possibilità, dovete prendere i due Bit che mancano-
 
La ragazza non rispose, limitandosi a stringersi nelle spalle prima di uscire. Aveva solo voglia di stare sola…sola…
 
Entrò in camera strappandosi letteralmente di dosso quella ridicola copertura che non l’ave protetta da Kei…aveva capito che era lei….e lei…aveva fallito! Crollò sul letto, spossata dalle lacrime che già da un pezzo le scendevano copiose sulle guance livide celate da quell’inutile maschera che nulla aveva potuto davanti agli ochi indagatori di Kei.
 
Oh quegli occhi! Dardi velenosi scagliati contro vittime inermi!
 
Si strofinò energicamente gli occhi con la manica della felpa rifiutandosi di accettare la parte della vittima. Non di nuovo, almeno! Accidenti a lei! affondò completamente il volto nel candido cuscino di piume soffocando in quel modo un singulto più forte degli altri. Non doveva piangere, lo aveva già fatto per lungo tempo, non voleva piangere ancora per lui…ma non questa volta non era per lui…piangeva per se stessa… per la sua debolezza…per la sua Fenice traditrice… per la sua incapacità di blader e di donna… piangeva perché piangere fa bene all’anima, stanca il corpo e libera la mente… piangeva perché era disperata, sola e delusa… piangeva perché per un anno si era preparata a quello scontro e le era bastato un solo, misero istante per gettare tutto all’aria… piangeva semplicemente perché aveva fallito…fallito…fallito… e il marchio della sconfitta bruciava addosso come fuoco ardente …
 
Qualcosa di caldo e vagamente confortante si appoggiò delicato sulla sua spalla facendola sussultare spaventata: Zeo! Pat lo guardò con gli occhi chiari annebbiati dalla sofferenza -Oh Zeo!- esplose, affondando il volto inondato di lacrime, nel grembo del ragazzo. Zeo le accarezzò dolcemente la testolina bionda, cercando di calmare i suoi spasmi con tenere parole di incoraggiamento mormorate con voce sommessa, una nenia tranquilla e riposante. Ma Pat era immune alla pace che l’amico stava tentando pazientemente di infonderle e il suo pianto si faceva sempre più dirotto. Il ragazzo l’afferrò per le spalle sollevandola quel poco che bastava per fare in modo di incrociare il suo sguardo -Lo sai che non so neppure come ti chiami?- disse sorridendole dolcemente.
 
-P..p..p…Patience…Pat- rispose lei singhiozzando.
 
-Pat…ascolta, vuoi parlarne?-
 
-No non ce la faccio- piagnucolò, crollando nuovamente tra le braccia del ragazzo come un pupazzo di stoffa senza più sostegni. Zeo si limitò a stringerla forte ad accarezzarla e a cullarla come una bambina, un po’ alla volta i singhiozzi si fecero più rarefatti, il respiro più regolare e la ragazza scivolò nel sonno. Zeo attese che la tempesta passasse quindi se la sistemò meglio nell’incavo del braccio sinistro e ben presto si addormentò tenedosela stretta al cuore.
 
Urlava... il Drago Azzurro urlava… no non erano urla ma lamenti… strazianti lamenti che arrivavano dritti sino all’anima … stava piangendo … la Sacra Creatura piangeva la perdita del suo padrone, amico, compagno, alleato … La Tartaruga invece soffriva in silenzio, ma non per questo il suo dolore era meno intenso, anzi…  i suoi occhi erano spenti … stava morendo…lontano da Max si stava lasciando morire…morire…morire…
 
Pat balzò a sedere sul letto passandosi una mano tremante sulla fronte imperlata da un sottile strato di sudore gelido … un incubo … appoggiò la mano sulla coperta e la sentì ancora calda, di un calore sconosciuto … il calore di Zeo… il ragazzo non era più lì con lei, se n’era andato, ma non da molto…
 
Arrossì ripensando all’intimità condivisa con il ragazzo. Ma non era il momento questo di pensare allo sguardo dolce del blader né alla tenerezza con cui l’aveva stretta e consolata. I Bit Power continuavano a piangere … sentiva il loro richiamo straziante dentro la testa … li sentiva… oh sì come li sentiva… la sua anima si stava sbrindellando come uno straccio vecchio ad ogni gemito dei Bit. E non era un sogno, non stava sognando! Era sveglissima! Ma allora il Drago e la Tartaruga la stavano veramente piangendo!
 
Gettò da parte le coperte che Zeo le aveva probabilmente rimboccato con premura, prese Fenix ed uscì silenziosa dalla stanza. Mancava poco all’alba, le prime luci filtravano già attraverso i pesanti tendaggi delle finestre del lungo corridoio che portava allo studio di Zagart. Raggiunse la stanza che sapeva essere l’anticamera della camera segreta dove erano tenuti prigionieri i due e Bit Power. Sarebbe riuscita a liberarli, conosceva bene il meccanismo di quei cilindri di vetro, li aveva già visti adoperare in un laboratorio in America. L’unico grosso problema ora, era riuscire ad entrare in quella stanza blindata.
 
Pat raggiunse la porta segreta, nascosta dietro ad una libreria scorrevole nello studio e tastò il pannello di acciaio con dita appena scosse da un leggero fremito d’impazienza. L’uomo era stato imprudente a mostrarle dove teneva i Bit Power la sera precedente, ma in preda all’eccitazione della conquista, aveva perso la sua abituale prudenza. Sussultò sorpresa acutizzando tutti i suoi sensi, già abbondantemente all’erta, quando constatò che la porta era già leggermente scostata e vi era uno spiraglio, più che sufficiente per permetterle di passare. Scese una ripida scalinata e attraversò uno stretto corridoio sul quale si affacciavano quattro stanze, tra di esse vi era anche quella dove erano prigionieri i Bit Power. Pat puntò decisa verso quella. Fece attenzione a non fare alcun rumore, calibrando i passi, arrivando persino a trattenere il respiro. Giunta a pochi passi dalla meta, notò che anche questa porta era socchiusa e che dalla fessura fuoriusciva un fascio di luce azzurrognola: il Drago Azzurro! La ragazza rimase immobile, tesa ed attenta, era evidente che Zagart, per quanto ottenebrato dall’euforia, non poteva essere stato così stupido da dimenticare entrambe le porte socchiuse, probabilmente l’uomo stava vegliando personalmente sui suoi prigionieri. Attese alcuni minuti durante i quali non percepì alcun rumore, quindi si azzardò a sospingere la porta … niente … la stanza era deserta … solo i due Bit Power si muovevano nervosamente all’interno dei cilindri di vetro: il Drago Azzurro pulsava furente per quella forzata prigionia mentre la Tartaruga sembrava ormai rassegnata al suo triste destino ed ondeggiava mollemente come se le avessero prelevato tutta l’energia vitale … La vista dei due Bit le fece salire il sangue alla testa. Non era giusto! Il suo odio non poteva colpire indistintamente chi non c’entrava niente … il suo odio … Pat sussultò sbigottita … per la prima volta, da un anno a quella parte, il dolore al petto non si fece sentire, come se fosse evaporato, lasciando il posto ad una cupa frustrazione e … un insopportabile rimorso …. Fece appena in tempo ad avanzare di due passi che una presa ferrea alle spalle la bloccò ed una mano calda si poggiò sulla sua bocca, tappandogliela con forza -Non urlare…che ci fai qui?-
 
Zeo!
 
E come faceva a rispondergli se non la lasciava quasi respirare?
 
-Ok ti mollo ma non fare scherzi…la prima mossa falsa e ti imbavaglio…-intimò il ragazzo allentando la presa dalla bocca ma continuando a tenerla imprigionata a sé.  
 
-Zeo…io…tu che ci fai qui!-
 
-Te l’ho chiesto prima io!-
 
Pat si voltò guardandolo dritto negli occhi, non servirono parole ai due ragazzi, il sentimento di giustizia che brillava nei loro sguardi permise l’uno di comprendere le intenzione dell’altro senza errori e senza bisogno di inutili parole.
 
-Pat non riesco a liberare i Bit…non capisco come farli uscire…- disse lasciandola andare ed avvicinandosi ai due cilindri trasparenti.
 
-Lascia fare a me! Dov’è il pannello centrale? Ah eccolo…ho già visto qualcosa di simile in America…allora vediamo…il meccanismo è più o meno sempre lo stesso…basta capire….ah ecco il pulsante di disinserimento…-
 
Zeo si affiancò alla ragazza guardando speranzoso le mani agili di lei che si muovevano con sicurezza tra leve e bottoni di diverse misure che a lui non dicevano assolutamente niente. Finalmente sul pannello si accese una luce rossa lampeggiante e Pat si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
 
-Zeo il Drago uscirà tra pochi istanti, lancia Zerovix e quando te lo dico fai uscire il tuo Bit Power e trascina il Drago nel tuo bey, chiaro?-
 
-Chiarissimo- rispose il ragazzo sorridendole felice e lanciando Zerovix che si portò immediatamente a pochi centimetri dalla gabbia del Drago Azzurro.
 
-Pronto? Vai!-
 
Zeo liberò Cerbero nell’istante stesso in cui il Drago saettava libero nella stanza, in un attimo i due Bit erano avvinghiati e Zeo fu pronto a richiamarli nel bey.
 
-Ben fatto Zeo…ora la Tartaruga…questa volta tocca a me…il tuo Zerovix è già abbastanza affollato…vieni qui, ecco quando questo pulsante a destra diventa verde dammi il via ed immediatamente dopo abbassa questa leva…-
 
Pat si posizionò al centro della stanza e lanciò Fenix. In breve anche la Tartaruga era al sicuro assieme alla Fenice.
 
-Ce l’abbiamo fatta!- esultò Zeo abbracciandola.
 
-Calma…non è finita sino a che i due Bit non torneranno dai rispettivi proprietari…- disse seria appoggiando le mani sul torace palpitante di Zeo scostandolo un poco da sé. Non era ancora pronta per tanta vicinanza.
 
Zeo si scostò ma non mollò la presa continuando a tenerla per le spalle-Perché? Perché questa scelta?-
 
Lei alzò il mento -E tu Zeo?-
 
-Basta ! Sei impossibile! Rispondi alle domande sempre con altre domanda! Per una volta non puoi rispondere e basta?-
 
Scosse il capo affranta facendo ondeggiare le lunghe ciocche attorno al volto pallido -No non posso-
 
-Perché no?-
 
-Perché non so rispondere alle tue domande…-
 
-Ma qualcosa ti avrà fatto cambiare idea…sino a ieri eri piena d’odio e…-
 
-Takao e Max non c’entrano niente con i miei rancori personali-
 
-E Kei?- come un acorda di violino ce risponde solerta alla bacchetta, la sentì diventare rigida sotto le sue dita -Vuoi ancora distruggere l’Aquila Rossa?- istintivamente la strinse più forte con il duplice intento di rassicurarla e di costringerla a confidarsi.
 
-Io… sì ma non coinvolgerò più nessuna altro…risolverò i miei problemi con Kei direttamente con lui…ma ora…usciamo Zeo, usciamo di qui in fretta- disse Pat divincolandosi con gesto calmo ma deciso dalla presa del ragazzo.
 
I due blader chiusero silenziosamente la porta blindata alle loro spalle e si ritrovarono immersi nel buio dello studio di Zagart.
 
Un rumore di passi li mise in allarme, si bloccarono cercando di comprendere se vi era reale pericolo. Il quel momento il telefono dello studio cominciò a squillare insistentemente ed i passi si fecero più rapidi e vicini.
 
-Dobbiamo nasconderci…-
 
-Dove?Ah …. ecco…vai sotto- disse Zeo spingendo la ragazza sotto l’imponente scrivania di scura quercia del padre e seguendola subito dopo. I due blader si rannicchiarono uno contro l’altro appena un attimo prima che la porta si spalancasse.
 
-Pronto? Ah sei tu ….no ne mancano ancora due- Zagart parlava a bassa voce ma le sue parole erano egualmente udibili -Sì presto li avremo tutti e quattro…anche l’Aquila Rossa, quella sciocca non riuscirà a distruggere il Bit Power e se ci riuscisse mi prenderò il suo come contropartita…vedessi che bellezza, una Fenice Bianca dai poteri smisurati, non ho mai visto niente del genere…no mio figlio non é un problema, gli ho raccontato una storiella assurda e se l’è bevuta…-
 
La risata sprezzantemente soddisfatta di Zagart fece fremere d’indignazione Zeo, che tentò di balzare fuori dal suo nascondiglio. Ma Pat fu veloce ad intuire le folli intenzioni del ragazzo, lo afferrò decisa per le braccia e lo trascinò sopra di lei, stringendolo forte contro il suo petto per impedirgli di commettere quell’inutile sciocchezza che avrebbe rovinato tutti quanti. Spiazzato dalla mossa di lei, Zeo la lasciò fare, adagiandosi su quel corpo morbido e piano piano si rilassò cullato dal suo profumo dolce e dal battito accelerato del cuore di quella strana blader.
 
-Sì richiamami stasera…andremo a brindare alla nostra vittoria! Il mondo si piegherà dinnanzi alla nostra potenza- rise ancora, una risata bassa e crudele, che sapeva di morte e distruzione.
 
Zagart riappese il ricevitore, per un attimo rimase immobile come indeciso sul da farsi, dalla loro posizione i ragazzi potevano vedere solo i piedi nudi dell’uomo infilati nelle pantofole da camera, poi finalmente si mosse ed uscì dallo studio.
 
-Maledetto!- ringhiò Zeo tra i denti una volta tornati nella stanza della ragazza.
 
-Zeo dobbiamo andarcene in fretta di qui, prima che tuo padre si accorga che i Bit Power sono scomparsi…oh … se ci scopre è la fine…-
 
-Per ora facciamo finta di niente…non credo andrà a controllare …tra due ore dobbiamo essere allo stadio…e dopo…lo denuncerò alla polizia…-
 
-Ma tu come stai?- chiese Pat appoggiandogli una mano sul braccio contratto.
 
-Non lo so…in realtà non l’ho mai sentito come un padre…è sempre stato freddo ed assente sia con me che con Zowel…non so, credo che la delusione che ho letto negli occhi di Takao sia mille volte più dolorosa dell’aver scoperto che mio padre è un delinquente…ma che vorrà fare con i Bit Power?-
 
-Non ne ho la più pallida idea…ma andremo alla polizia, loro scopriranno ogni cosa….-
 
-Già…Pat?-
 
-Sì?-
 
-Come può Kei aver ferito una creatura splendida come te? Solo un pazzo…-
 
-Ti prego Zeo non mi chiedere niente…sappi solo che lo ha fatto…eccome se lo ha fatto…- 
  
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