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Autore: Lisa_Pan    08/08/2011    3 recensioni
Fin da quando mettiamo piede per la prima volta in questo mondo riceviamo
miriadi di sensazioni al secondo, quando si è piccoli e non
si conosce nulla del mondo, ci guardiamo intorno interrogandoci su
tutto ciò che ci circonda dandoci risposte sensazionali che
risentendole quando si è grandi fanno venir da ridere. Barry
ha raccontato di un bambino unico, che non cresce mai, che resta sempre
meravigliato da quel parcogiochi che è il mondo, la domanda
allora sorge spontanea: com'è il mondo per Peter? Quanto
può essere meraviglioso entrare per un momento in quella
mente così speciale? In questi capitoli passo passo
troverete la risposta.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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capitolo 1

Quella sera Peter aveva messo i Bimbi Sperduti a letto prima del solito, la giornata di caccia era stata più faticosa del previsto e subito dopo cena i Bimbi andavano in giro per la tana come corpi senza controllo sbattendo contro ogni cosa che gli si parasse davanti. Wendy era in piedi vicino alla tavola che sparecchiava e si muoveva a grandi passi verso la cucina riponendo ogni cosa al suo posto come una buona mamma. Peter la osservava incuriosito, seguiva i suoi movimenti concentrandosi sull’andatura e sul suo fare aggraziato. Si concentrò sulla veste bianca tempestata di foglie che in quel momento danzava seguendo i passi di Wendy, guardandola Peter si ricordò della nuvola che quella mattina aveva avvistato proprio sulla baia dei pirati, una nuvola soffice e dal sapore buonissimo che solleticava lo stomaco appena ingerita.
Finito di rassettare la dolce nuvola informò Peter che sarebbe andata a dormire e che se nel caso lui non l’avesse seguita di non fare troppo tardi “i bambini come te dovrebbero dormire più di quanto dormi tu!”.
Peter le rispose con una smorfia e rimase a guardarla mentre si coricava nel letto pensando “si è proprio una nuvola”. Provò a stendersi ma all’improvviso si accorse di non aver sonno e sentì l’irrefrenabile voglia di volare fino alla cascata delle sirene.
Sgusciò fuori dalla tana respirando l’aria dolce e fresca della notte e cogliendo una leggera corrente di vento si lasciò sollevare da essa e si fece cullare fino alla cascata.

Si adagiò su di una roccia posta esattamente al centro dell’insenatura, incrociò le gambe e si tirò indietro stendendosi e portando le braccia a cuscino sotto la nuca. Chiuse e riaprì gli occhi proprio mentre una stella lasciava la sua scia nel cielo. Rise dell’accaduto. Una risata fresca e piena come quella dei bambini, che fa sorridere chi l’ascolta. Lui in fondo era IL bambino.
Concentrato com’era sulle stelle non si accorse che qualcuno si stava avvicinando alla roccia lentamente. A tendergli l’agguanto fu Giglio Tigrato che gli saltò addosso ricoprendolo di acqua proveniente dai vestiti e dai capelli gocciolanti della piccola pellerossa.
Appena vide che Peter rimase impassibile s’indispettì e mise il broncio sedendosi a gambe e braccia incrociate, la bocca corrucciata si rilassò in pochi secondi e la rabbia lasciò il posto alla curiosità. Quella sera Peter era stranamente pensieroso, così gli chiese cosa gli passasse per la testa.
“ mi stavo chiedendo..Giglio Tigrato vedi, io so come si chiamano quei puntini lassù..stelle giusto? Ma cosa vuol dire? Insomma...cosa sono le stelle?".
Giglio Tigrato scoppiò in una fragorosa risata pensando che Peter stesse scherzando, ma appena vide lo sguardo interrogativo del ragazzo smise e sgranò gli occhi, poi si ricompose e cercando le parole giuste cominciò…
“ehm…” tossì non sapendo cosa dire, si sforzò di riportare alla mente quello che il nonno le aveva raccontato da piccola sulle stelle e provò a spiegarlo a Peter, che la guardava ancora con la stessa espressione da…bimbo. Si distese e ricominciò “quando io essere piccola pellerossa nonno raccontare me strana storia su stelle. Lui dire me che stelle essere anima di antenati valorosi che quando essere morti lasciare corpo e tornare a essere spirito puro e leggero. Più uomo comportare bene in vita più anima essere leggera e pura per stare vicino a luna”.
Sperava che questo sarebbe bastato a Peter così girò la testa e lo guardò sorridendo, Peter la fissò per un attimo e le disse “raccontami ancora, spiegami meglio, voglio conoscere la tua storia”
La pellerossa si rigirò a guardare le stelle e si concentrò. Era difficile parlare in quel modo, era la più brava ma alcune parole le sfuggivano e ora non le trovava, si ricordò che Peter riusciva a capire la lingua dei pellerossa così comincio a parlargli in quel modo tanto curioso fatto di suoni e gesti che Peter traduceva così -“di una persona prima del corpo nasce un anima, l’anima raccoglie tutto ciò che il corpo percepisce traducendolo in pensieri che poi diventano ricordi. il corpo invecchia, l’anima invece essendo fatta di sensazioni, emozioni non può invecchiare, si trasforma ma non invecchia. Nonno dice che l’anima di una persona buona alla morte del corpo esce da esso illuminando il circostante di una luce intensa e calda. Nonno dice che per un istante riesci a sentire tutto ciò che quell’anima ha provato durante la vita del corpo, senti il dolore, la rabbia, la felicità. Per un attimo senti che il cuore esplode e l’unico tuo desiderio e che tutto questo non finisca perché per la prima volta ti senti davvero libero da ogni limite fisico. L’attimo dopo l’anima scatta via verso il cielo facendosi spazio di fianco alla luna. Nonno dice che se ti concentri riesci a vedere la Luna che sorride alla nuova arrivata donandole un po’ della sua luce.”.
“se un anima ha subito e inflitto solo sofferenze alla morte del corpo essa brillerà di una luce soffocata e ciò che trasmetterà sarà solo paura e tristezza, sotto il suo influsso senti ancora di più la pressione del corpo che quasi ti schiaccia, una volta in cielo quell’anima prende posto nei punti più lontani di esso dove la luna non è capace di dar loro della luce. Nonno dice anche che nei giorni di luna piena quando le anime risplendono della loro luce più intensa  esse si rispecchiano nel mare e solo per quella notte tu puoi toccarle e sentire quello che hanno da dire. Nonno dice che questa storia l’ha ricevuta in dono da una delle anime al fianco destro della luna, diceva che era speciale ma non mi ha mai detto perché…soddisfatto?”.
Peter ci pensò su, ci pensò proprio tanto. Così tanto che i suoi occhi cominciarono a brillare di una luce strana di riflesso a quella delle stelle, sembrava stesse diventando egli stesso una stella. Alla fine si girò e disse “quando volo lissù sento delle voci e dei suoni strani, unici. Tintinnano nelle orecchie, fanno il solletico, mi entrano in petto e mi formicola il cuore. Solo una volta ho risentito quei suoni, ero davanti ad una finestra e un esserino piccolissimo tenuto in braccio da una donna bellissima ha aperto gli occhi ed emesso quel tintinnio tanto particolare. Alla Mamma si sono illuminati gli occhi e quelli del bambino si sono accesi carichi di una luce azzurrina. È durato per pochi secondi ma mi ha tanto incuriosito. Quando mi sono rimesso in volo per tornare all’Isola quel tintinnio mi ha seguito infrangendosi in tanti altri tintinnii, era tutto uno squillare intorno a me. Quella notte davanti alla tana ho trovato una fatina ad aspettarmi, era nuda, piccola, e brillava tantissimo. Era appena nata. Era Campanellino! Lei mi guardava e io la guardavo divertita cercando qualche foglia per coprirla, poi mi ha preso un dito con le sue manine e mi ha detto di guardare in alto e l’ho vista..c’era una luce in più quella notte! Lo giuro!”.
“cosa vuoi dire Peter?”. Giglio Tigrato non lo seguiva più. 
Peter sembrava infastidito quando rispose “sto dicendo che secondo me tuo nonno si sbaglia, secondo me le stelle e le fate sono fatte della stessa cosa, non lo vedi come brillano entrambe? Hanno la stessa luce e fanno lo stesso suono! Giglio…le fate e le stelle sono fatte di quel tintinnio, quel bambino quella sera ha creato Campanellino e quella stella! È la risata! È la risata secondo me che ha creato tutto questo, ed è per questo che quando guardi il cielo sembra che loro ti rispondano!”.
Peter si era messo in piedi sulla roccia e saltava su di essa sbracciando verso la pellerossa e sorridendo come se avesse scoperto qualcosa di straordinario. In realtà lo aveva scoperto per davvero, Giglio Tigrato era rimasta a bocca aperta, non sapeva più cosa credere, Peter le aveva mostrato qualcosa di meraviglioso, qualcosa al quale non aveva mai pensato. Guardò Peter prendere il volo e allontanarsi verso la tana col naso all’insù per continuare a guardare le stelle, fece appena in tempo a urlargli, “Peter, pensi che anch’io abbia creato una stella? Pensi che ci sia una stella tutta mia lissù?” metà della frase finì per essere catturata dal vento, non arrivando così a Peter che ormai era soltanto un puntino nel cielo. Giglio si distese un’altra volta guardando il cielo interrogandolo avidamente, sperando che la sua stella le avrebbe risposto. Proprio quando stava per chiudere gli occhi e rialzarsi una stella si stacco dal cielo lasciando visibile una scia. La pellerossa saltò esultante e corse verso l’accampamento con l’unico desiderio che le restava per quella notte: raccontare tutto al nonno.

SA

Ecco il mio primo capitolo. E' forse il più semplice, questo è il trampolino per i capitoli che verrano. Avevo avuto la folle idea di far parlare Giglio Tigrato così come ho fatto nelle prime righe ma credo che a quest'ora mi sarei trovata circa a metà capitolo:) Non vedo l'ora di sapere che ne pensate. Spero che vi sia piaciuto e che vi abbia incuriosita ancora di più! Grazie per essere passate e buona giornataaaa! Io ora corro al mare!

ps: nel prossimo capitolo ci saranno come protagonisti Peter e Wendy.

   
 
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