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Autore: la_marty    08/08/2011    2 recensioni
“Non capisci?!” urlò George interrompendola. “Come fai a non capire? Come fai a pensare che avrei potuto dirti che stavo per lasciare Hogwarts?”. Aveva la voce che tremava, si era già pentito di quello scoppio di rabbia ma sentiva che era giunto il momento di chiarire la loro situazione. “Come avrei potuto farlo.. con che coraggio...”, cercò di continuare ma non sapeva nemmeno lui cosa dire. “Come avrei potuto guardarti negli occhi, dirti che avrei lasciato la scuola... e avere davvero il coraggio di lasciarla?”. Il suo tono deciso si incrinò, abbassò lo sguardo. “Di... lasciare te...”
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Weasley, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Capitolo 1
 
 
Gentile signorina Coppard,
siamo lieti di annunciarle che la sua richiesta di trasferimento è stata accettata. Siamo onorati di averla con noi per questo anno scolastico a Hogwarts. Accludiamo alla presente il biglietto per l'Espresso per Hogwarts che partirà il giorno primo settembre dalla stazione di King’s Cross di Londra, al binario 9 e ¾ alle ore 11 in punto. Troverà inoltre allegata la lista dei testi scolastici, dei materiali didattici e l’autorizzazione per le gite al vicino villaggio di Hogsmeade. La preghiamo di farla firmare da un genitore o da un tutore e di consegnarla al direttore della sua futura Casa a Hogwarts.
Cordialmente,
vicepreside Minerva McGranitt

 
Erano onorati di averla ad Hogwarts, lesse la ragazza sarcasticamente.
Lo scompartimento dell’Espresso in cui sedeva era vuoto, come a voler preannunciare un inizio incerto. Più ragazzi e ragazze si erano affacciati per dare un’occhiata alla ricerca di posti a sedere, per poi richiudere lo sportello e continuare la ricerca dopo aver constatato che quello era occupato. Eppure lei occupava un posto soltanto, era convinta che sarebbe arrivato qualche altro studente a sedersi con lei. Da una parte ci sperava, la sua paura di sentirsi esclusa nella nuova scuola le provocava attacchi d’ansia da quando aveva ricevuto la lettera. Dall’altra era ancora così forte il rifiuto per quella nuova realtà che sentiva di non voler conoscere nessuno.
Non sapeva di preciso quanto sarebbe durato il viaggio, così, stanca di rileggere le righe che la vicepreside le aveva scritto, tirò fuori dalla valigia l’enorme volume che sua madre le aveva regalato, “Storia di Hogwarts”. Aveva letto qua e là per farsi un’idea generale del posto in cui avrebbe dovuto trascorrere i prossimi tre anni scolastici, con scarso entusiasmo e senza davvero essere interessata in quello che leggeva. La mente non faceva che vagare oltre, soffermandosi su tutti i pianti che si era fatta nell’ultima settimana, sugli addii a tutti i suoi più cari amici e sull’enorme stress dovuto al trasloco.
“Me ne vado a Hogwarts”, aveva detto a tutti. E tutti, senza eccezioni, avevano replicato: “Te ne vai dove?”. Alla ragazza veniva da piangere anche ora.
Una signora dal sorriso gentile si affacciò nel suo scompartimento e si rivolse a lei. Un’occhiata al carrello pieno di dolciumi che spingeva e capì che le stava chiedendo se volesse qualcosa. Scosse la testa con un sorriso e di nuovo sprofondò nell’ansia. Il suo inglese era pessimo.
Come avrebbe fatto a seguire le lezioni? Come avrebbe fatto a fare amicizia con chiunque?
Ricacciò indietro le lacrime.
Conosceva Hogwarts solo di nome, era là che Fleur Delacour aveva passato tutto l’anno scolastico precedente gareggiando al Tremaghi. Avrebbe tanto voluto chiederle qualche dritta, ma la conosceva appena, e poi aveva la fama di sentirsi sempre al di sopra degli altri. Di certo lo era, o non sarebbe stata scelta per partecipare al torneo, tuttavia non era quel tipo di carattere che ispirava fiducia o disponibilità per cui alla fine non le aveva domandato nulla.
Beauxbatons le sarebbe mancata.
Aveva provato a convincere i suoi a lasciarla in Francia da qualche parente ma, come suo padre aveva rimarcato, il trasferimento in Inghilterra era definitivo, e non questione di un anno o due.
L’Ospedale San Mungo per Malattie e Ferite Magiche aveva offerto a sua madre un contratto a tempo indeterminato ben retribuito e un’occasione del genere a quanto pare non poteva andare sprecata. La signora Anne-Marie Coppard era forse la pozionista contemporanea più famosa, a lei si dovevano ritrovati recenti come la Pozione Antilupo, che se bevuta per tempo rendeva innocui i lupi mannari, e l’antidoto Centogocce, in grado di curare alcuni tra i veleni più letali se somministrato tempestivamente in un ciclo di dieci gocce al giorno per dieci giorni. Al momento gli esperimenti della signora Coppard erano volti alla riproduzione perfetta delle lacrime della fenice e secondo un articolo apparso su Pozionisti Moderni era molto vicina al risultato finale. Forse questo aveva convinto il San Mungo a contattarla e offrirle un posto come ricercatrice e pozionista e la signora Coppard, al contrario di sua figlia, era molto informata sulle comunità magiche estere. Aveva vissuto in Inghilterra qualche anno da ragazza e aveva mantenuto qualche utile contatto. Sapeva che la situazione generale era tranquilla, che la scuola di Magia e Stregoneria inglese era ottima e sperava che la sua influenza fosse tale da indurre il San Mungo ad assumere anche suo marito, un Medimago molto capace. L’offerta era piombata dal nulla una sera di inizio luglio ed era quel giorno che erano iniziate le liti. Il pensiero di nuocere alla sua bambina spezzava il cuore alla signora Coppard, ma l’esperienza le diceva che passata la paura del cambiamento sarebbe passato tutto.
“Cambierai idea una volta che ti sarai fatta degli amici”, le aveva assicurato.
“Chi vuol essere amico di una che non parla nemmeno la sua lingua?” aveva chiesto sua figlia con odio.
“Il cambiamento potrà anche terrorizzarti, Mélanie” le aveva detto, “ma ti assicuro che gran parte delle persone mostra soltanto curiosità e gentilezza verso chi è appena arrivato in un paese straniero”.
Sarò la ragazza di Beauxbatons che non spiccica parola, si trovò a pensare Mélanie Coppard. La novità dell’anno.
  
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