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Autore: AryYuna    10/08/2011    10 recensioni
“ « Il fatto strano, Harry, è che potevi non essere tu. La profezia di Sibilla poteva applicarsi a due giovani maghi: entrambi nati quell’anno alla fine di luglio, e i genitori di entrambi facevano parte dell’Ordine della Fenice ed erano sfuggiti a Voldemort tre volte. Uno, naturalmente, eri tu. L’altro era Neville Longbottom » ”
E se Voldemort avesse scelto Neville?
Rating alzato ad arancione per una scena del capitolo 13.
ATTENZIONE: questa fic non è stata abbandonata, ma è temporaneamente sospesa.
(messaggio aggiornato al: settembre 2015)
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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    Dieci commenti per un solo capitolo! Potrei piangere, davvero, non mi era mai capitato prima! *_*

   Grazie, grazie, grazie e ancora grazie a _Jaya, fuckinmind, Nymphy Lupin, Julia Weasley, Desdemona Black, Alohomora, Mirwen, jomarch, Francesca Akira89, _Mary e anche a chi ha letto soltanto. Sono commossa!
   


Capitolo 2


       La stradina che conduceva fuori Hogsmeade era quasi sempre deserta. Non vi erano negozi né abitazioni, i lampioni erano insufficienti, e la Testa di Porco era solitamente malfrequentato dopo il calar del sole, per cui non vi era pericolo di essere casualmente visti né dai bambini, che si erano ormai ritirati, e probabilmente erano già sotto le loro calde coperte dopo i festeggiamenti di Halloween, né da eventuali coppiette che si godevano la serata.
   Nel buio della zona si confondevano due figure vestite di nero, una delle quali, in piedi, svettava fieramente sull’altra.
   « Sarai ricompensato al di là di ogni tua immaginazione, mio fedele » stava dicendo Lord Voldemort al giovane Mangiamorte inginocchiato davanti a lui. Il ragazzo chinò la testa portando la mano destra al petto.
   « Mio Signore » ringraziò.
   « Alzati, mio fedele Mangiamorte. Oggi mi hai reso un grande servigio, qualcosa che ti eleva tra i più alti ranghi dei miei seguaci. Se hai una richiesta, il tuo magnanimo Lord la soddisferà per rimostrarti la sua gratitudine. Oro? Potere? »
   Severus Piton aveva timidamente sollevato lo sguardo verso il suo signore. Poteva osare… ?
   Cos’era che Severus Piton desiderava sopra ogni altra cosa? Non l’oro, non il potere, nemmeno il riconoscimento tra gli altri Mangiamorte che lo disprezzavano perché Mezzosangue… Ciò che Severus Piton desiderava più di ogni altra cosa era una donna, una donna che un tempo era stata la sua unica amica, e il cui pensiero ora gli toglieva il sonno e lo turbava da sveglio, una donna che gli aveva preferito un presuntuoso Grifondoro, che fino a poco tempo prima lei stessa disprezzava…
   Poteva osare?
   Ma lei aveva alla fine sposato quell’odioso ragazzo, ed erano ormai quasi due anni che non la vedeva, che non aveva sue notizie, da quando aveva ricevuto quella maledetta pergamena, quella disgustosa lettera scritta da lui, il presuntuoso Grifondoro, in cui lo invitava alle loro nozze, perché avrebbe certamente fatto piacere a Lily.
   Piacere. A Lily. Piuttosto a lui, quel borioso quanto insignificante campione di Quidditch, che avrebbe potuto sbattergli sotto il naso il suo trofeo, la sua vittoria. La sua Lily. Sua, non di Severus.
   Aveva stracciato la lettera e l’invito, e aveva dato i brandelli di carta alle fiamme, furioso e disperato allo stesso tempo.
   Forse avrebbe dovuto accettare l’invito, andare al matrimonio. Rapirla, magari. O forse, chissà, la stessa Lily vedendolo avrebbe compreso il suo errore.
   Ma ora, dopo due anni, tante cose potevano essere cambiate. Lily Evans non esisteva più, Lily Potter era sposata, le sudice mani di quel borioso Grifondoro l’avevano toccata, la sua bocca l’aveva profanata, il suo corpo… e ora, magari, avevano anche…
   No, non doveva pensarci. Lily era lontana, perduta. E gli faceva male che se quel maledetto giorno di cinque anni prima non le avesse rivolto quello sporco insulto, forse, le cose sarebbero potute andare diversamente.
   “Se hai richieste”.
   Poteva osare? Avrebbe riparato al suo errore. Avrebbe preso con la forza la seconda occasione che Lily non aveva voluto dargli a sedici anni, dopotutto allora erano solo ragazzi, adesso erano adulti, era tutto diverso…
   Ma Lily aveva sposato Potter, Lily aveva scelto la sua strada come lui aveva scelto la propria.
   Poteva osare? Aveva il diritto di farlo?
   Chinò nuovamente la testa.
   « Ciò che l’Oscuro Signore riterrà opportuno » rispose.
   Lord Voldemort lo osservò dall’alto. Sapeva che non era quella la risposta che il giovane Mangiamorte voleva dargli, ma non capiva perché non avesse espresso i suoi reali desideri, quali che fossero. Aveva forse paura di lui? Cosa poteva desiderare che lui gli avrebbe rifiutato e si sarebbe infuriato? Non vi erano beni terreni che Lord Voldemort non avrebbe potuto procurare, e con la sua fedeltà il giovane si era certamente guadagnato il diritto di chiedergli una qualsiasi posizione di rilievo tra i Mangiamorte. Allora cosa lo frenava? Forse semplicemente voleva troppe cose e non riusciva a scegliere, era la cupidigia a frenarlo.
   Il volto di Lord Voldemort si distese in un ghigno.
   « Non c’è fretta, Lord Voldemort ti ricompenserà quando lo vorrai » disse prima di Smaterializzarsi, lasciandolo solo coi suoi pensieri.
   
   Villa Lestrange sorgeva a Nord di Aviemore, una cittadina babbana nel pieno delle Highlands scozzesi, separata dalla città da una corona di collinette ricoperte di boschi. Un cancello di ferro lavorato delimitava la proprietà sul davanti. L’ampio giardino era abbellito da alte siepi dalla forma conica, che gli davano un’aria molto elegante e solenne. La villa era maestosa come si conveniva al nome dei Lestrange, imponente nella struttura e ricca nelle decorazioni di pietra sulla facciata.
   La luce di decine di candele illuminava i rettangoli delle finestre al piano terra, dove si erano radunati in attesa i Mangiamorte, convocati lì da Lord Voldemort pochi minuti prima.
   Del Signore Oscuro e dei padroni di casa, però, non vi era ancora nessuna traccia, gli ospiti erano stati accolti da due terrorizzati elfi domestici e fatti accomodare nell’ampio salotto. La convocazione era giunta inaspettata e ad un orario insolito, e ora i fedeli seguaci dell’Oscuro Signore si intrattenevano cercando di indovinarne il motivo, un po’ curiosi, un po’ preoccupati.
   Severus Piton prese posto sulla poltrona accanto ad una delle ampie finestre, ignorando i suoi compagni che dopotutto lo snobbavano come sempre dall’alto del loro Sangue Puro. Non gli interessavano le loro congetture, lui sapeva cosa aveva da comunicare loro Lord Voldemort, e sorrise soddisfatto al pensiero che lui, e non quei pomposi Purosangue, era responsabile di quella grande vittoria del loro signore.
   Con un pop, si Materializzarono al centro della sala Lord Voldemort e i coniugi Lestrange. Questi ultimi si allontanarono da lui avvicinandosi ai coniugi Malfoy che attendevano accanto al caminetto. Le chiacchiere cessarono. Bellatrix Lestrange rivolse ai compagni uno sguardo beffardo, fiera di sé e del posto preferenziale che lei e suo marito occupavano nella cerchia dell’Oscuro Signore.
   « Amici miei » esordì Lord Voldemort, « ho il piacere di comunicarvi che la grande minaccia » e qui fece una smorfia sarcastica « è stata eliminata » annunciò con finta solennità. I Mangiamorte ridacchiarono. « Ma non è per queste sciocchezze che vi ho convocati, è per dare i giusti onori a chi li merita » dichiarò squadrandoli tutti uno ad uno. Bellatrix sorrideva del suo sorriso folle. « Il vero responsabile di questa vittoria, amici miei » continuò avvicinandosi inaspettatamente a Severus e posandogli la mano bianca dalle lunghe dita sulla spalla.
   Il ragazzo alzò lo sguardo su di lui, sorpreso. E non fu l’unico. Un’ondata di incredulità attraversò i Mangiamorte. Il sorriso si congelò sulle labbra di Bellatrix, mentre si voltava sconcertata verso suo marito. Sul volto di Rodolphus, un freddo sorriso di circostanza mal celava il disgusto, e un’espressione simile avevano molti del Mangiamorte.
   Lord Voldemort però non sembrava interessato, continuava a tenere la mano sulla spalla di Severus, indicando senza possibilità di fraintendimento che il giovane Mangiamorte aveva tutta la sua fiducia, indipendentemente da ciò che gli altri potessero pensare.
   Inconsapevolmente, Severus sorrise soddisfatto.
   
   « Quel piccolo, sudicio Mezzosangue! Come ha osato? »
   Bellatrix tremava di rabbia mentre, stringendo i pugni, si sfogava col marito nella loro camera da letto.
   Il Signore Oscuro aveva congedato i Mangiamorte dopo gli annunci e, quando gli ospiti si erano Smaterializzati, i due padroni di casa avevano smesso i loro falsi sorrisi e si erano ritirati nelle loro stanze per dare sfogo a tutti i loro malumori.
   Bellatrix, in particolare, era disgustata.
   « Il Signore Oscuro non può davvero averlo fatto, non può davvero aver dato a quel… quel… quel mago a metà il merito della sua vittoria! » strillò in un crescendo di furia che culminò in un incantesimo di fuoco alle tende del baldacchino.
   Rodolphus osservava la moglie, seduto su una poltrona di velluto accanto al letto. Non batté ciglio quando il baldacchino prese fuoco, ma si aprì in un sorriso soddisfatto verso la sua donna. Bellatrix respirò a fondo per camparsi, ma non smetteva di tremare.
   « Quello schifoso la pagherà » decretò.
   Rodolphus si alzò e le cinse la vita con un braccio, attirandola a sé, lo sguardo fiero, il sorriso ancora sulle labbra.
   « Naturalmente» rispose, e Bella si lasciò andare ad un sorriso folle e pericoloso.
   
   Non tutti i Mangiamorte, però, si erano lasciati rovinare la serata dall’annuncio riguardante il giovane Piton. Un gruppetto, capeggiato da Mulciber, aveva deciso di festeggiare in grande stile la notizia della scomparsa minaccia al loro Lord. E se era vero che nessuno si era mai preoccupato troppo di quel fantomatico bambino dai grandi poteri, era altrettanto vero che ad una scusa per festeggiare non si poteva dire di no. Dopo un lungo giro per locali a fare il pieno di Whisky Incendiario, brindando a vittorie più o meno reali, quando ormai albeggiava sulla Gran Bretagna, Leuis Mulciber propose di darsi ad attività più vivaci, dando così inizio ad un’entusiasmante gara a chi incantava più babbani. Il gioco era iniziato a Royston, per poi spostarsi a Batley e altri piccoli centri abitati dove erano certi non ci fosse alcun mago, per potersi divertire indisturbati fino all’arrivo dei Ministeriali - ma data l’ora erano abbastanza tranquilli anche su questo fronte: poiché i paesini scelti erano molto lontani tra loro, erano sicuri che gli Auror non sarebbero potuti intervenire abbastanza prontamente ovunque, e loro erano sufficientemente sobri da capire di dover cambiare obiettivo ogni pochi minuti.
   Erano passate poche ore, quando Evan Rosier disse di essere stufo del gioco e di voler passare a qualcosa di più pericoloso e interessante, e i compagni accolsero l’idea di attaccare babbani in un villaggio in cui abitassero anche maghi.
   « E stavolta ci faremo tutto il villaggio, senza scappare come conigli » propose Thorfinn Rowle.
   « D’accordo! Forza ragazzi, che io sono in testa, datevi da fare! » esortò Evan Smaterializzandosi subito seguito dai suoi compagni.
   
   Nel sudest della Gran Bretagna, novembre si presentò con una leggera pioggerella mattutina che prometteva di trasformarsi nel giro di ventiquattr’ore in un temporale in piena regola. Le gocce picchiettavano sulle decorazioni di Halloween che ancora abbellivano giardini e finestre di Godric’s Hollow, mentre gli abitanti si apprestavano ad uscire per dedicarsi ai propri impegni quotidiani.
   Liberi da lavoro e missioni, James e Lily Potter avrebbero potuto dormire fino a tardi se il loro figlioletto di un anno e tre mesi non avesse deciso di svegliarsi piangendo alle sette del mattino. Mamma Lily si alzò prontamente per andare ad accudire il suo piccolino, mentre suo marito, benché ancora assonnato, ridacchiava alla vista della ragazza che si precipitava fuori dalla loro camera da letto senza nemmeno infilarsi la vestaglia, presa dall’urgenza di raggiungere il bambino. Era sempre divertente vedere come la Lily Evans tranquilla e controllata dei tempi di Hogwarts fosse diventata una Lily Potter dolce e fin troppo apprensiva, e James non mancava di farglielo notare, ridendo, mentre lei arrossiva imbarazzata e cercava di rispondere con lo stesso tono duro con cui per anni aveva rifiutato i suoi inviti ad uscire insieme a scuola. Fallendo miseramente, perché dal canto suo Lily non lo avrebbe mai ammesso ad alta voce, ma non avrebbe mai voluto tornare quella che era a Hogwarts, perché la sua nuova routine di moglie e madre le dava più di quanto avesse mai sognato. Ed era felice di correre ogni mattina da Harry senza mai scocciarsi, anche quando era stanca.
   Anche quella mattina, fu con gioia che entrò nella cameretta dalle pareti azzurre che James aveva allestito a suon di bacchetta per Harry. Si chinò sul lettino per prendere in braccio il suo piccolo e lo cullò teneramente per calmarlo.
   « Mamma » mormorò Harry smettendo all’istante di piangere. Faceva così ogni mattina, appena sveglio, perché ormai aveva capito il trucco per avere la madre vicina all’istante. Sirius l’aveva rimproverata ridendo che stava trasformando Harry in un mammone, ma lei era talmente felice quando sentiva che Harry smetteva di piangere tra le sue braccia che il resto non importava. E poi, c’era tempo per rendere Harry un uomo, adesso era il suo bambino e lei voleva coccolarlo più che poteva.
   Lo portò in bagno, lo lavò e asciugò, e ad ogni « Mamma » lo riempì di baci. Dopo averlo vestito, poi, tornò con lui da James, che poltriva ancora a letto, e come ogni mattina iniziò a prenderlo in giro con Harry che ripeteva « Papà poltrone » ridendo, finché il ragazzo, fingendo di essere stanco della loro mancanza di rispetto, ai alzò a sua volta per chiudersi in bagno e rimanerci una mezz’ora, « il tempo di capire che sono sveglio » diceva.
   Lily e Harry invece scesero in cucina per la colazione.
   « Che dici, mamma prova a fare le frittelle per papà? » chiese Lily al bambino che sorridendo felice dal sediolone espresse la sua approvazione battendo le mani sul tavolino. « E frittelle siano » rise Lily preparando uova, farina e zucchero e iniziando a mescolare gli ingredienti sotto lo sguardo attento di Harry. Dopo aver preparato le frittelle e aver messo su il caffè, prese un omogeneizzato alla frutta e iniziò a imboccare il bambino, senza smettere di sorridere, poi, quando James scese in cucina, lasciò Harry a lui e andò a prepararsi a sua volta, mentre il marito educava il figlioletto “alle cose veramente importanti”.
   « Tu hai una grande responsabilità, Harry: sei figlio di un campione” e questo significa che non potrai che essere un campione a tua volta » era uno dei discorsi tipici che il giovane papà faceva al suo bambino. Fortuna che a Harry sembrava piacere sul serio la scopina che gli aveva regalato Sirius!
   
   Harry giocava sul pavimento coi cubi colorati, e a intervalli regolari chiedeva alla mamma « Chiddi! » ricevendo ogni volta un no da lei e una risata dal papà. Ma senza perdersi d’animo, mentre i genitori lo tenevano d’occhio dal divano parlando tra loro di faccende dell’Ordine, tornava alla carica. All’ennesimo « Chiddi! » del bambino, James prevenne il no di Lily appellando la scopa giocattolo.
   « James! » lo riprese la moglie, ma lui ormai stava aiutando Harry a prendere posto sul sediolino della scopina, e non si capiva chi dei due fosse più felice. « Solo mezz’ora però » decretò allora rivolta al marito.
   « Promesso » rispose lui distrattamente, e Lily era sicura che non avesse sentito nemmeno una parola. Si mise perciò comoda a guardare il bambino svolazzare per la stanza ridendo e gridando « Chiddi! », seguito da James che spostava con un tocco di bacchetta gli oggetti sulla sua traiettoria - avevano già perso un vaso di Petunia, non era il caso di rischiare cose più preziose.
   Molto più di mezz’ora più tardi, James portò il bambino in cucina e lo mise sul sediolone, mentre Lily preparava il pranzo per lui e per loro. Quando fu pronto, James iniziò a imboccare Harry facendo volteggiare il cucchiaio, col risultato di spargere tutta la pastina per il tavolino del sediolone, tra le risate di Harry e i suoi sguardi estasiati mentre il padre raccontava delle due grandi imprese come Cacciatore dei Grifondoro.
   Il tutto si traduceva in tante risate da parte di Lily e sospiri di sollievo al pensiero di poteri pulire con la magia.
   
   « Dorme? »
   « Come un angioletto ».
   Era pomeriggio inoltrato, e James aveva messo Harry a dormire nella sua cameretta al piano di sopra.
   « Hai acceso il baby-contol? » si informò Lily.
   Il ragazzo alzò gli occhi al cielo.
   « Quante volte ti devo dire che i maghi usano gli incantesimi e non i cosi etrellici? »
   « Elettrici. Comunque, scusa, Silente ci ha fatto attaccare l’elettricità, perché non sfruttarla? »
   « Perché non serve » rispose James alzando le spalle.
   « Però il frigorifero ti piace, eh? » lo punzecchiò la moglie tirandolo a sedere accanto a lei sul divano.
   « Beh, Silente ci ha dato un frigo babbano, non è colpa mia » si giustificò il ragazzo.
   « Eh, già, Silente ci ha dato il frigo… E dì un po’, signor Mago, voi come fate a conservare i cibi senza frigo? »
   « Banco freddo. È un bancone con un Incantesimo Congelante… sul serio non lo sai? »
   La ragazza alzò le sopracciglia.
   « A scuola non si studiano queste cose, e le uniche case di maghi che io abbia frequentato sono quelle dei Malandrini, e hanno tutti il frigo! »
   « Giù, perché quel cagnaccio dispettoso ha deciso di far prendere un colpo ai Black vivi e defunti babbanizzandosi il più possibile! » rispose James e Lily rise.
   « D’accordo, allora, niente baby-control: hai attivato gli incantesimi per sapere se Harry si sveglia e chiama? » si corresse infine lei.
   « Ovvio, sono un padre responsabile, io ».
   « Certo, certo. Questa poi la racconto ai ragazzi quando vengono ».
   James fissò serio sua moglie.
   « Secondo te con che coraggio loro dovrebbero giudicare me? »
   Lily ci pensò un po’ su.
   « Beh, Sirius sicuro non può, ma Peter e Remus possono giudicarti tranquillamente. Remus era anche Prefetto, ti ricordo »
   « Come se questo lo avesse mai fermato… E poi io ero Caposcuola! »
   La ragazza scoppiò a ridere.
   « Ma quello fu un errore, è sicuro! Silente aveva bevuto un po’ troppo con la McGranitt! »
   « Questa la racconto a Minerva » ribatté il ragazzo. « E dire che ha un’opinione così alta della “seria Lily Evans”! »
   Risero entrambi, poi Lily andò a controllare Harry - « Istinto di mamma » si giustificò quando James le ricordò gli incantesimi che aveva messo - e il marito, rimasto solo, si avvicinò alla finestra per guardare “la gente libera” che tornava a casa dall’uscita domenicale, che nemmeno la pioggia era riuscita a scoraggiare.
   Gli mancava la libertà. Benché amasse Lily e Harry più della sua stessa vita, avrebbe tanto voluto poter uscire, almeno per qualche minuto, respirare l’aria fresca, volare. Sospirò, mentre in strada un’auto accostava al marciapiede di fronte. Seguì con lo sguardo la famiglia che ne scese finché non entrò in casa. Poi la porta si chiuse e la sua attenzione si spostò su due ragazzini che, appostati dietro un albero, erano pronti a saltarne fuori per spaventare i passanti. Sorrise, ricordando quando i Malandrini organizzavano scherzi ai danni dei Serpeverde a Hogwarts.
   « Dorme tranquillo » gli comunicò Lily tornando in salotto
   « Ovvio, altrimenti gli incantesimi sarebbero scattati » ribatté James.
   La ragazza sbuffò e, per arginare una discussione, il marito le si avvicinò, le cinse la vita con un braccio e le sussurrò all’orecchio « Che ne dici di goderci questo momento tutto nostro? »
   « James Potter, un po’ di responsabilità! Dobbiamo finire… »
   « … le relazioni per l’Ordine, lo so, ma non c’è fretta. Stando a Silente rimarremo qui ancora per parecchio » obiettò lui.
   « Stiamo già rimandando da un bel po’, James ».
   « E rimanderemo ancora per un altro po’! Su, signora Potter, non farti pregare… »
   « Sei incorreggibile, signor Potter. Ma domani finiremo la relazione ».
   « Come desideri, milady ».
   
   « Ma non dovevano esserci dei maghi, qui? Chi l’ha detta, ‘sta cazzata? » fu il commento di Abel Yaxley guardando Evan riscuotere la sua vincita dai compagni: era risultato quello che aveva incantato - in vari modi, dalle fatture, agli incantesimi, ad un paio di Cruciatus verso “babbani particolarmente brutti” - più babbani, con ben trentuno incanti contro i ventisette di Walden Macnair, il più prolifico tra i suoi avversari.
   « Boh, io sapevo ci fossero un paio di famiglie magiche, ma a quanto pare mi sbagliavo… o forse hanno capito che non era il caso di intervenire, contro di me non c’è storia! » fu la risposta di Evan, che si lasciò poi andare ad una risata folle e allucinata.
   « Sei ubriaco, Rosier? » rise Abel.
   « Un po’. Ma ammetto che sono rimasto deluso anche io, contavo di trovare almeno un paio di Grifondoro… Mi sarebbe andato bene anche un Tassorosso fifone! » rispose Evan continuando a ridere.
   « Vabbè, ma ormai siamo qui, godiamocela fino in fondo! » tagliò corto Walden. « Chi è per un po’ di caldo divertimento? » propose ammiccando e sollevando la bacchetta.
   I Mangiamorte risero la loro approvazione.
   « Ma, in tutto ciò, dove ci troviamo? » chiese Gerard Goyle puntando la bacchetta contro una casa vicina. Benché palesemente ubriaco, aveva un’aria decisa e pericolosa.
   Evan rise più forte e sguaiatamente, ma riuscì a rispondere.
   « Ottery St. Catchpole ».    



   Dubbi e spiegazioni: come avrete notato, i Potter sono sotto Incanto Fidelius nonostante ilnostro Mocciosus sia dalla parte del nemico. La mia idea è che Silente, appena sentita la profezia, abbia subito pensato che si potesse applicare alle due famigliole dell’Ordine e le abbia protette entrambe. Poi dovrebbe aver fatto fare l’Incanto solo ai Potter, dopo l’incontro con Piton. Questo è quello che ho capito, almeno. Nel dubbio, diciamo che è parte dell’“if” della “what if” il fatto che entrambe le famiglie abbiano un Custode Segreto XD Grazie a Francesca Akira89 per avermi fatto soffermare su questo dettaglio, che dettaglio non è ma che non mi era sembrato così importante.
   
   Detto ciò, scrivere scene romantiche mi è spaventosamente difficile, spero che la cosa non si noti troppo XD Questa fanfiction rappresenta per me anche una sfida, per cui ci sono molte cose che troverete e a cui magari sarete anche abituati ma che per me sono totalmente nuove. Dato l’amore che nutro per la saga e per i suoi personaggi ho deciso di impegnarmi e di rendere questa fanfictin il più canon (e su questo ho già toppato, a quanto pare XD) e stilisticamente piacevole possibile, confrontandomi anche con situazioni e descrizioni con cui ho poca familiarità.
   Spero davvero di essere riuscita almeno in parte nel mio intento, consigli di qualsiasi genere sono molto mooooolto ben accetti! ^^
   PS: i nomi dei Mangiamorte, dove non canon, sono chiaramente di mia invenzione. Idem per le usanze magiche (tipo il banco freddo… solo io mi sono chiesta come fanno i maghi senza frigo? XD).
   Il prossimo capitolo, se mi decido a smetterla di cambiare idea, è già pronto e sarà online tra circa quindici giorni. Grazie di aver resistito fin qui XD
   AryYuna

   
   
   

   
 
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