IN
YOUR OWN TIME.
VIII
Freedom.
If I could take
your blows, If
I could get pass go,
If I could find a way of
fixing all the things
that I broke
Then I would, if I could
Take That,
Flowerbed
Guardi
la terra scorrere sotto i tuoi piedi passo dopo
passo, mentre ti allontani sempre di più dalla clinica che
ti ha ospitato un
mese. Due miglia non sono poche da percorrere, ma il flusso di pensieri
ti
tiene compagnia durante il tuo cammino.
La sensazione di poter essere libero è quasi più
forte della libertà stessa:
quella clinica di rianimazione dalle pareti bianche ti faceva sentire
stretto,
e ora che ti manca solamente l’ultima fase della
reabilitazione senti il tuo
cuore palpitare più forte.
Finalmente rivedrai i tuoi amici. Finalmente rivedrai la tua famiglia.
Mentre torturi quella pallina ripensi a tutti gli eventi accaduti
nell’ultimo
periodo: non puoi far altro che immaginare che proprio al posto di
quella
pallina ci sia tu stesso, e che quel passarti da una mano
all’altra sia una
sorta di punizione per i tuoi sbagli commessi.
Ma gli sbagli servono a farci da lezione. Sono ormai
troppe al mondo le
canzoni che dicono questo, e troppe poche le persone che ammettono i
propri
errori e si ripromettono di mettere a posto i cocci di ciò
che hanno rotto.
Non ti penti della scelta che hai fatto, di rivelare tutto: il peso dei
tuoi
sbagli ti gravava sulle spalle come se tutti i crimini al mondo fossero
stati
commessi da te. O era solo l’effetto dei bicchieri in
più di alcool? Non lo
sai, sai solo che ti senti più leggero, come una piuma,
libero di attraversare
quelle due miglia che ti separano dalla terra ferma con un cuore
più sereno.
Sai solo che i tuoi amici ti hanno aiutato tanto durante queste dure
settimane,
ti sono stati vicini come nessun’altro avrebbe mai potuto
fare. Sai solo che a
casa ti aspettano i tuoi bambini a cui manca il padre e una moglie che
ami e
che ti ha perdonato, dopo tutto.
Sai solo che hai voglia di tornare a fare ciò per cui sei
fatto. Durante quei
giorni, avevi pensato anche di abbandonare tutto: in fondo,
perché eri nei Take
That? All’inizio non sapevi nemmeno di essere un buon
ballerino o un bravo
cantante. Vivevi nella convizione che il tuo ruolo fosse solo
sorridere, perché
avevi un bel sorriso, e che qualsiasi altro ragazzo avrebbe potuto
essere al
posto tuo. Ma se a distanza di tanto tempo eri ancora lì,
insieme agli altri
quattro, forse c’era una motivazione più solida
della semplice fortuna.
Avevi la testa così piena di tanti progetti: centinaia di
testi da voler
scrivere, mille motivetti da voler cantare, un tour eccezionale insieme
con le
persone che più amavi al mondo. E tutto ciò stava
per realizzarsi, appena
avresti concluso quell’ultima tappa.
Ma la gente aveva ragione, almeno su una cosa: il tuo sorriso era
davvero bello.
E con quel sorriso che ormai caratterizza il tuo volto, esci felice e
libero da
quel tunnel che ti aveva tenuto stretto troppo a lungo.
Finalmente torno a spolverare questa raccolta! E' la cosa a cui tengo di più, l'unica che mi dà soddisfazioni. Sarà per il soggetto forse, adoro scrivere su Mark. E' una persona tanto bella ç_ç
Questa flash è ovviamente riferita all'episodio di Look Back Don't Stare dove si racconta del "problemino" di Mark. Ora, ricordate che io non ho il DVD (perchè a Napoli trovi solo l'immondizia e la pizza, niente più), non ricordo nulla delle repliche su Deejay TV, l'inglese non lo capisco quindi non so cosa mormora il nostro caro Markie in quel preciso momento :D Meglio così per me, altrimenti avrei copiato passo passo ciò che diceva o.ò
Oh, questa flash è la penultima della raccolta. Ve lo dico ora così non vi colgo di sorpresa la prossima volta u.u
Love you <3