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Autore: MikiFelix    14/08/2011    0 recensioni
Roma, 1516.La Città Eterna, la sua gente ed i suoi segreti raccontati attraverso le esperienze di un bambino che, ignaro dei misteri che lo circondano, vivrà la sua vita di giorno in giorno, fino a scoprire qualcosa alla quale era stato tenuto all'oscuro per anni.
Possibili riferimenti alla fanfiction 'Bianca Come Il Peccato'.
Genere: Azione, Generale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Leonardo da Vinci , Niccolò Machiavelli, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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leonardo 4I mesi passarono veloci e al Belvedere il lavoro non mancava mai.
L'ultima commissione ricevuta era stato un S.Giovanni che, coronato d'alloro, reggeva nella mano sinistra un bastone da pastore.
Il dipinto ad olio era stato commissionato dalla confraternita fiorentina di S.Giovanni a Roma qualche anno prima ed ora sembrava ormai portato a termine, infatti ne mancavano ancora pochissimi dettagli.
All'opera avevano partecipato tutti e tre gli allievi di Leonardo, ma era stata portata a termine soltanto da Melzi e Ilaria, dato che Salaì, dopo poco tempo, aveva preferito sperperare il proprio tempo ed i propri denari in vino e compagnie notturne.
Il Maestro aveva tracciato solamente il cartone e quindi la preparazione della tavola, la ricopiatura e l'intera esecuzione erano state a carico dei due allievi.
Melzi aveva insistito per dipingere a tutti i costi il viso del Santo e parte del paesaggio retrostante, mentre a Ilaria, essendo meno esperta e soprattutto troppo impegnata in altri lavori, era toccato il chiaroscuro e la parte in primo piano del paesaggio.
Tutto procedeva secondo i tempi dati al cliente e ciò era molto strano, vista la fama dell'Inventore di cominciare una cosa per poi lasciarla a metà ed iniziarne una nuova.
Ciò creava una strana quiete che tutti sembravano apprezzare.Tutti tranne il piccolo Leonardo che, in assenza dei battibecchi tra Salaì e sua madre o di suo Padre che, burbero come era quando qualcosa non gli andava bene, predicava alla servitù di migliorare i loro servizi o rimproverava Giangiacomo e Francesco per il baccano che facevano mentre riposava, si annoiava da morire.
Passava giornate intere insieme a La Volpe, saltando su e giù per i vicoli e le strade impolverate di Roma, allenandosi nel combattere, nello scippare, nel mimetizzarsi tra la folla ed anche a leggere, scrivere e fare di conto con Messer Machiavelli che, schizzinoso tanto quanto i suoi genitori, gli mollava un coppino ogni talvolta che si azzardava a premere troppo con la penna d'oca o a sporcare le pagine dei libri che ricopiava con l'inchiostro.
Certo, tutto ciò non lo annoiava poi così tanto.Il problema era quando tornava a casa, tra i suoi parenti.Si sentiva irrequieto, tra tutti quei sorrisi e complimenti.
E così se ne andava.Camminava lungo le rive del Tevere fino ad arrivare alle rovine di quello che doveva essere stato uno dei tanti templi dove i Latini veneravano le loro divinità pagane.Arrivato lì si stendeva su uno dei tanti blocchi di marmo ed osservava il cielo, pensando ai fatti suoi.
Fu proprio in uno di quei suoi pomeriggi che conobbe colui che divenne la persona che gli restò fedele per tutto il resto della sua vita.
Quel giorno ci mise un pò di più ad arrivare alle rovine, visto che, mentre camminava sulle sponde del fiume, si era fermato ad osservare degli strani individui che ingobbiti e con indosso delle pelli, sembravano intenti a pianificare qualcosa di losco.Restò immobile, appollaiato su un muricciolo, ad ascoltare.
Si rese conto che non parlavano la sua lingua.Non parlavano nessuna delle lingue o dei dialetti che conosceva.Anzi, piuttosto che parlare sembravano ringhiare ed abbaiare, cose che lo spaventarono un poco.Aveva quindi deciso di lasciar perdere quei fenomeni da circo ed aveva ripreso la sua passeggiata verso la sua oasi di pace.Come al solito si arrampicò aggrappandosi alle metope ed alla sima per arrivare infine nella rientranza del timpano, una volta occupata da una statua rappresentante molto probabilmente Minerva, la dea della sapienza.Finalmente si stravaccò comodamente contro i bassorilievi che decoravano il marmo alle sue spalle e socchiuse gli occhi, godendosi gli ultimi raggi di sole.
Messer Niccolò proprio quel giorno aveva deciso che era arrivata l'ora di imparare il greco.E ciò aveva significato interminabili ore a studiare e ricopiare strane lettere dai suoni impronunciabili.Fortunatamente quella tortura era terminata grazie all'arrivo di un messo da Firenze che aveva dato l'impressione di avere molto da raccontare.E quindi Leonardo ebbe la fortunata occasione di sgattaiolare via senza che Niccolò potesse fare qualcosa per fermarlo senza sfigurare di fronte al messaggero dall'aria nobile.
Ora, finalmente, lo aspettavano un pò d'ore di dolce far niente.Con un sorriso dipinto in volto socchiuse gli occhi, pronto ad appisolarsi, quando, improvvisamente, un urlo e dei latrati gli giunsero alle orecchie, facendogli prendere un colpo tale da farlo sobbalzare.Da dove diavolo venivano quegli urli disumani?!
Affacciandosi dal suo rifugio, vide che proprio sotto di lui, gli strani individui vestiti di pelli di lupo che aveva notato appena mezz'ora prima avevano accerchiato un bambino che a prima vista doveva avere la sua stessa età.Il ragazzetto teneva stretta tra le braccia la sua scarsella di pelle chiara e, col viso arrossato e col fiatone, fissava i brutti ceffi in preda al panico, i quali ringhiavano e sghignazzavano in tono a dir poco rassicurante.Era chiaro che puntavano alla sua sporta.
E se la sarebbero presa senza problemi, visto i coltellacci che impugnavano.
Scocciato dall'arroganza di quei bastardi ed impietosito dal puro terrore dipinto sul volto del ragazzo, Leonardo decise di intervenire.
Non che volesse fare l'eroe, affatto.L'unica spiegazione a quel sentimento di giustizia che sentiva rimontare dentro di lui erano gli insegnamenti de La Volpe.
"Difendi coloro che non possono tutelarsi da soli, questo è il compito di chi, come te, è capace di farlo", gli ripeteva quasi ogni volta che si incontravano.
Così, calandosi in silenzio tra le colonne, il giovane si ritrovò alle spalle dei due tizi, che parevano non essersi assolutamente accorti di lui.
A differenza di loro, però, il ragazzetto dai folti capelli scuri e ricciuti aveva spalancato ancora di più gli occhi, senza però dire nulla.
Tanto per assicurarsi che stesse zitto, Leo si poggiò l'indice sulle labbra, fissandolo dritto negli occhi.Rimase piacevolmente sorpreso quando il tipetto ricominciò a frignare, tremando ed implorando pietà, recitando alla perfezione la sua parte di vittima ormai spacciata.
-Ehi, sacchi di pulci.Gesto lodevole da parte vostra prendervela con un ragazzino indifeso, mentre voi siete armati sino ai denti.-, disse, attirando su di se l'attenzione dei due ceffi, che si voltarono entrambi verso di lui, proprio come aveva previsto.
-Sì, dico proprio a voi.Avete mai pensato a buttarvi nel Tevere ogni tanto?L'acqua non è delle migliori, ma almeno dovrebbe servire a levarvi di dosso questo tanfo infernale!-, continuò, per poi sventolarsi davanti una mano nel segno di farsi aria,-Accidenti, è una cosa insopportabile!-
I due cominciarono a ringhiare, avvicinandosi con fare minaccioso.Era riuscito ad attirare la loro attenzione.
Ora era arrivato il momento di darsela a gambe.Sicuramente il tizio era scappato alla prima possibilità.Alzò lo sguardo per intravedere una possibile via di fuga tra il colonnato ed appena scorse un varco in mezzo ai due energumeni, vi corse in mezzo e scappò via, in direzione opposta alla loro.
Giunto sulla riva del fiume, corse sul pontile e con uno slancio poggiò un piede su un palo che fuoriusciva dall'acqua, col quale poi si dette una spinta per atterrare su un'imbarcazione attraccata lì vicino, dopodichè ripetè nuovamente il gesto fino a quando non si trovò sulla riva opposta.Fortunatamente per lui, in quei giorni c'erano molte barche attraccate ai moli ed ai pontili.Fuori pericolo, decise di incamminarsi verso il mercato per andare a vedere se riusciva a derubare qualche riccone di passaggio.Mentre camminava, si accorse suo malgrado, di essere seguito.Sbuffando. svoltò verso un vicolo e, quando si accorse che il suo inseguitore era rimasto indietro, ne approfittò per arrampicarsi su per il muro di una casa e nascondersi dietro il parapetto di un balcone.
Rimase sorpreso quando si accorse che stava scappando dal ragazzino che aveva salvato poco prima, e che ora, giunto anche lui nel vicolo, si guardava attorno spaesato, sicuramente alla ricerca del suo salvatore.Con un balzo, si fece cadere da una sporgenza in legno, per atterrargli proprio davanti.
-Perchè mi segui?-, gli domandò, rizzandosi in piedi.
Quello, spiazzato da tale apparizione, balbettò:-Volevo ringraziarti...Poco fa..Mi hai salvato la vita, grazie-.
Leonardo, non abituato ai complimenti, arrossì un poco, per poi accennare un sorriso.
-Non preoccuparti.Non ho fatto niente di più del dovuto.-, disse fissandolo nei suoi occhi scuri come la notte,-Ma toglimi una curiosità: come mai quegli uomini travestiti da cane ti volevano accoppare?-, domandò.
-Credo volessero rubarmi la scarsella.-, gli rispose il moro, poggiando una mano sulla borsa di pelle che portava a tracolla.
-E cosa potrebbe mai esserci di tanto prezioso nella scarsella di un ragazzino?Non hai l'aria di essere il paggio di qualche principe..-
-Si vede che secondo loro quest'aria ce l'ho, dal momento che hanno cominciato a pedinarmi sin da sotto casa.Come se io non me ne fossi accorto..-, mormorò scocciato e rosso in volto.
-Che cos'hai lì dentro?-, domandò Leo indicando la sporta.
-Il mio quaderno.-, rispose il moretto, aprendo la scarsella e tirando fuori una pila di 20 fogli tenuta insieme da dello spago e delle cuciture laterali.
-Mio Padre ne ha molti simili a questo!Li usa per prendere appunti sul volo..-, mormorò il ragazzino pensando alle ore passate in campagna ad osservare ogni tipo di essere volante che solcasse i cieli insieme al genitore.
-Appunti sul volo..?-, domandò l'altro guardandolo come se avesse di fronte un fantasma,-Tuo padre non sarà mica..Messer Leonardo da Vinci?-
-Sì.Perchè ti meravigli tanto?-
-I...Io non sapevo che avesse un figlio.-, balbettò stupefatto, per poi prendere la mano destra di Leo e scuoterla energicamente,-Io mi chiamo Giorgio, Giorgio Vasari.Lavoro come apprendista presso la bottega di Maestro Buonarroti.-
-Io sono Leonardo.-, disse, accenndando un timido sorriso.Quel Giorgio era un provetto artista e, di conseguenza, era un pò svitato come lo erano anche suo Padre e tanti dei suoi colleghi.Ma avendo sempre vissuto tra corti gremite di artisti e botteghe ciò non lo stupiva più di tanto.E poi era simpatico per essere un allievo di quella cariatide di Michelangelo, non l'avrebbe mai detto!
Incamminandosi verso la strada principale chiacchierando col suo nuovo amico, non si accorse che, da dietro una piccola folla che si era riunita per sentir ciarlare uno dei tanti banditori, degli occhi li stavano fissando.Brutto errore che gli costò caro.
I due arrivarono davanti al grande spiazzo dove si innalzava potente e maestoso il cantiere dell'enorme Basilica di San Pietro, che ormai era in fase di costruzione e continua riprogettazione da quasi dieci anni.Leonardo sapeva, grazie a Melzi, che dopo la morte del primo architetto, un certo Bramante grande amico di suo Padre, Papa Leone X aveva nominato come nuovo architetto Papale Raffaello Sanzio e gli aveva affidato il compito di portare a compimento i lavori il più presto possibile.Si ricordava inoltre che era stata commissionata inizialmente dal Papa che aveva preceduto Leone X, quell'arrogante di Giulio II.Colui che, talmente pieno di sè, oltre ad aver commissionato a vari artisti la costruzione del suo mastodontico mausoleo, aveva avuto l'idea di costruirvi attorno una 'splendida cornice', come usava chiamarla lui.E così nacque il proggetto della Basilica di S.Pietro, costruita solo e soltanto per rendere glorie ed onori a quel Giuliano Della Rovere, conosciuto poi come il Papa Guerriero.Sfortunatamente per lui non ebbe l'occasione di vedere nessuno dei suoi due progetti portati a termine perchè morì, ormai vecchio e malandato nel 1513, lasciando nelle mani del suo successore un bel fardello da gestire.
-La bottega di Maestro Michelangelo è da questa parte, vieni.-, gli intimò Giorgio, orgoglioso di far vedere al suo nuovo amico quanto le voci sul suo Mentore fossero false.Nonostante il caratteraccio, Messer Michelangelo era un uomo di buon cuore ed un gran lavoratore.Ci metteva il cuore in quello che faceva.
Imboccarono un oscuro vicoletto e camminarono per un lasso di tempo che Leonardo parve interminabile.Odiava gli spazi angusti come quelli e non vedeva l'ora di arrivare.Quei muri così alti e la via così stretta da consentire il passaggio di a malapena due ragazzini l'uno di fianco all'altro lo facevano sudare freddo.

Ciò che succedette qualche secondo dopo che quei pensieri oltrepassarono la sua mente, lasciarono sia lui che Giorgio senza la possibilità di poter realizzare cosa fosse accaduto.

Un ululato, delle risa degne della più infima carogna infernale provenienti da dietro, dopodichè due masse enormi che si avventarono sia su di lui che sull'amico.
Quando si rese contro di avere il taglio della lama di un coltello premuto contro la gola, Leonardo era già stato immobilizzato, schiacciato a terra dal peso dell'uomo seduto sopra di lui.
Il bruto lo fissava negli occhi, sogghignando divertito nel sentire gli urli dell'apprendista di Michelangelo, anch'esso schiacciato sotto il peso di un altro energumeno.Erano i due bastardi di prima, lo si poteva chiaramente capire dal puzzo di sterco e sudore che emanavano.
L'individuo che sedeva sopra di lui, con un latrato, diede l'ordine all'altro di vedere cosa ci fosse nella scarsella di Giorgio.Quello, dopo aver scaraventato il povero ragazzetto contro il muro tanto forte da stordirlo abbastanza da non riuscire a scappare, prese la borsa in pelle e cominciò a cercare chissà quale fagotto pieno di monete e preziosi, mentre colui che sembrava essere il capo lo osservava, per assicurarsi che non tenesse qualcosa per sè.
Fu quello il momento propizio in cui Leonardo ebbe la possibilità di agire.
Facendo forza sulla gamba destra, spinse la propria anca verso il lato sinistro del proprio corpo, sfiancando il nemico che gli stava a cavalcioni.
Libero di quel peso, si rialzò in piedi e dalla scarsella che teneva legata alla cintura tirò fuori una manciata di piccoli pugnali, ognuno tenuto stretto tra le dita.
Non era bravo ad usarli e questo La Volpe glielo rinfacciava in continuazione.Ma piuttosto che partire alla carica contro quei mastodontici omoni armato solo di coltellaccio, il che significava gettarsi tra le braccia della morte, preferiva cercare di indebolirli per poi scappare con Giorgio caricato sulle spalle..Sempre se ci fosse riuscito.Dopo tutto erano due uomini adulti e pieni di muscoli contro un ragazzino di quasi sette anni.Tutte le probabilità di vittoria per lui erano palesemente nulle.Ma non ci pensò e lanciò il primo dei pugnali che si conficcò, per pura fortuna, nel ginocchio del gorilla che maneggiava con la scarsella dell'amico, che lanciò un urlo e lasciò cadere ciò che aveva tra le mani.Agile, Leonardo corse verso l'uomo ferito e dopo essergli saltato sulla schiena per farlo cadere a terra, afferrò la borsa del moretto e si fermò a fissare l'altro energumeno, che nel frattempo si era rialzato ed ora si avvicinava a lui, grugnendo e ringhiando, quasi avesse la rabbia.Quando lo vide partire alla carica gli bastò poco per decidere la prossima mossa: lo avrebbe fatto cadere con uno sgambetto, dopodichè l'avrebbe stordito con un calcio alla testa.Sarebbe stato un piano perfetto se solo l'individuo ai suoi piedi non l'avesse afferrato per una caviglia, facendolo praticamente piombare tra le braccia del compare che, pronto come solo una belva sa essere, impugnava il rozzo coltello da boia, pronto a tagliargli la gola.
Probabilmente fu un riflesso involontario o l'intervento del suo angelo custode, come gli diceva sua madre, fatto sta che Leonardo, spostando il peso di lato, riuscì a non finire sul coltello.Purtroppo però non riuscì a deviare del tutto l'arma.
Sentì chiaramente la lama affilata come un rasoio tagliargli la parte destra delle labbra, squarciandogliele.Cadde a terra, nella polvere, stordito dal colpo e dal dolore che gli provocava quel dannato taglio.Si poggiò le dita sulla bocca, sporcandosele del sangue caldo e denso che sgorgava dalla ferita.
Sentendo il liquido vermiglio colargli giù per il mento e spargersi sulla sua camicia ed a terra, alzò gli occhi sui due scimmioni che, uno seduto a terra a causa del ginocchio ferito e l'altro con la lama sporca di sangue in mano, si stava preparando per tornare alla carica.Proprio allora sentì l'ira salirgli alla testa ed il cuore battere più forte.Togliendo il coltellaccio dalla scarsella lo impugnò e corse alla carica verso i due nemici, iracondo.
Chi erano quei due per fargli questo?Di certo non era così che si immaginava la sua prima battaglia.Stava perdendo e ciò non gli piaceva.Affatto.
Fu sul punto di colpire l'uomo armato, quando quello, con una spinta, lo scaraventò tra le braccia nerborute del complice, che lo strinse a sè tanto forte che Leonardo sentì scricchiolare le proprie costole, oltre alla spina dorsale.
Di fronte a quel dolore tanto forte, capì che di fronte a quel pericolo era solo ed indifeso, oltre che senza fiato a causa della pressione sui suoi polmoni, schiacciati tra i braccioni ed il petto dell'energumeno.Sentì le lacrime scivolargli lungo le guance, per poi mischiarsi al sangue della ferita e colargli giù per il collo.
Aveva paura.Tantissima.Voleva la sua mamma, suo Padre, Salaì, Melzi, Machiavelli, La Volpe.
Come si poteva uccidere un bambino in quel modo?Al solo pensiero di morire, nonostante avesse il fiato corto, urlò a squarciagola, in cerca di un ultimo aiuto, dopodichè si afflosciò contro quella pelle di lupo puzzolente, senza più forze e respiro.
E poi, all'improvviso, il suo aguzzino lo lasciò cadere a terra, colpito da un pugnale che gli si conficcò dritto in gola.
Da dove giaceva, i rumori della battaglia che infuriava attorno a sè erano lievi, le immagini gli arrivavano sfuocate e fioche, come se tra di lui e chi stava combattendo ci fosse stata una nebbiolina insormontabile.Gli sembrava di vivere in un sogno.
All'improvviso sentì qualcuno che lo sollevava da terra e, stringendoselo al petto, gli parlava.A chi apparteneva quella voce?Cosa stava dicendo?Non riusciva a capire.
Intontito dal dolore, dalla perdita di sangue e dal fiato corto, Leonardo si fece accogliere dall'oscurità, cercando in essa un pò di conforto.
Un'ultima frase gli giunse chiara:-Non morire.-.Dopodichè tutto si fece scuro e silenzioso.


La prima cosa che vide, quando rinvenne, fu il viso di sua madre, che stesa accanto a lui, dormiva profondamente.Il contorno degli occhi era stranamente gonfio ed arrossato, palese segno che aveva pianto.Voltò il capo dall'altra parte e fu la volta di suo Padre che, anche lui addormentato, russava lievemente tenendo la bocca spalancata.Stropicciandosi gli occhi, si mise seduto e dopo essersi guardato attorno notò che anche Melzi e Salai, il primo poggiato ad un tavolo ed il secondo spaparanzato su una sedia con entrambe le gambe a cavalcioni di un braciolo, dormivano profondamente.
Una domanda gli sorse spontanea: Cosa diavolo ci facevano tutti i suoi parenti riuniti in una stanza a dormire?
Si domandò se fosse un sogno, ma quando spalancò la bocca per sbadigliare, un dolore lancinante alla bocca lo fece trasalire.D'istinto si toccò le labbra e si accorse di avere le labbra cucite ed inumidite da un unguento oleoso e profumato.Allora non era un sogno.Ciò significava che era vivo.Malconcio ma pur sempre vivo.Tirò un sospiro di sollievo.
Stendendosi nuovamente accanto alla sua mamma, si rannicchiò contro il suo seno morbido e le carezzò il viso.Era davvero tanto felice di poterla rivedere dopo quello che gli era successo.
La donna, sentendo qualcosa di non definito accoccolarsi tra le sue braccia, si svegliò ed ancora intontita dal sonno, posò gli occhi sui capelli bruni del figlioletto.Che gioia, quando gli vide alzare il capo ed accennare un buffo sorriso causato dalla cicatrice ancora in fase di guarigione!Non riuscì, nonostante gli sforzi a non farsi sfuggire qualche lacrima che le colò giù per le guance morbide mentre lo stringeva a sè, come se non volesse più farlo andare via.
-Dai, mamma, così sei tu ad uccidermi!-, si lamentò ridendo Leonardo, cercando di liberarsi dal suo abbraccio.
-Taci, imprudente che non sei altro!Con tutte le marachelle che potevi fare, proprio incontro alla morte dovevi andare!-, lo rimproverò lei, baciandogli il capo più volte e tirando su col naso,-Mi hai fatto prendere uno spavento.-
-Scusami tanto, mamma.Non avevo intenzione di lottare contro quei due briganti..Ho solo fatto il mio dovere, salvando Giorgio.-
-Smettila di fare l'eroe, sciocco che non sei altro.Hai una vita davanti per le imprese, non buttarla all'aria in un modo tanto stupido.-
Il bambino annuì, ridendo.-Mi rallegra vedere che stai bene, figliolo.-, disse una voce alle sue spalle.Voltandosi incontrò gli occhi chiari di suo Padre, che gli poggiò una mano sul capo, arruffandogli i cappelli affettuosamente.
-Brutto bischero che non sei altro!-, tuonò la voce di Salaì da in fondo la stanza.L'uomo, svegliate dalle voci dei tre, si avvicinò al letto e, quando fu abbastanza vicino a Leo, gli tirò un orecchio.
-Ahi!Basta, Salai!Mi fai male!-, si lamentò quello, cercando di liberarsi da quella presa fastidiosa.
-Taci!Giuro che se rifai una cosa del genere, sarò io ad accopparti!E sai bene che non scherzo!-, lo rimproverò per poi accennare uno dei suoi soliti sorrisi birichini ed alzarsi per andarsene, borbottando: -Stupido grullo.-
Melzi, a differenza dell'amico, non fu di molte parole.Tutto quello che fece fu rivolgere un dolce sorriso al ragazzetto, dopodichè se ne andò anche lui, visibilmente più sollevato.Ora tutti potevano tirare un sospiro di sollievo e rilassarsi un poco, dopo tutta quella tensione.Tutti tranne Leo, che dopo aver fatto memoria locale, aveva cominciato a tempestare di domande sua madre.
Dov'era Giorgio?Come stava?Era vivo, vero?Quando sarebbe potuto alzarsi per andare a trovarlo?Chi li aveva salvati?Quali erano i loro nomi?E così via..
A quelle domande, però, Ilaria rispose solo parzialmente.Gli disse che Giorgio stava bene, aveva solo preso un colpo alla testa e doveva rimanere a letto per un pò, ma niente di grave.Si sarebbero rivisti presto per giocare e parlare insieme.
Quando però, il bambino le ripetè:-Chi ci ha salvati, mamma?-, non fece altro che rimboccargli le coperte ed uscire fuori dalla camera, seguita dall'Artista che, prima di chiudere la porta, salutò il figlioletto con un cenno della mano.
Una volta chiuso l'uscio, si avvicinò alla giovane e le camminò a fianco, aspettando di essere abbastanza lontani per non essere sentiti da Leonardo.
Arrivati nel laboratorio, entrambi si fermarono e la prima a prendere la parola fu proprio la ragazza.
-Non riesco a capire cosa gli sia saltato in mente!Combattere da solo contro due seguaci di Romolo..Quando l'ho partorito deve aver battuto la testa da qualche parte!-, affermò, incrociando le braccia al petto, visibilmente turbata.
L'inventore, ridacchiando divertito, disse:-Non sarebbe nè il primo ma neanche l'ultimo-.
-Non sono in vena di scherzare..-, boffonchiò la donna, per poi sedersi su una panca adiacente al muro di pietra grezza, tirando un lungo sospiro.
Leonardo le si sedette accanto e le prese le mani, chiudendole tra le sue.
-Bambina mia, tu sai bene che nessuno può fuggire al proprio destino.La Volpe e Machiavelli te l'hanno già detto più volte.E' ora che sappia la verità.Continuare a mentire non servirà a nulla.-
-E' ancora troppo presto.Non voglio eliminare le certezze che si è costruito da solo, fino ad ora.E'..ancora troppo piccolo.-
-Ormai ha sette anni, ed è molto più sveglio ed intelligente di tanti suoi coetanei.Sono sicuro che capirebbe.-
Ilaria scosse il capo energicamente, mentre per non incrociare lo sguardo del Maestro, si mise a fissare il pavimento.
-No.-, disse, con tono secco, per poi aggiungere,-Maledetta sia quella volta che gli ho permesso di diventare allievo di quel ladro.-
-Se solo potesse sentirti..-, mormorò l'Artista, sorridendo,-Si arrabbierebbe molto con te.Sai bene che rispetta molto gli insegnamenti di Gilberto, così come adora quelli di Machiavelli.E' perchè crede nei loro precetti che ha difeso il giovane Vasari anche a costo della vita.Lui, anche senza volerlo, è uno di loro, bambina mia, per quanto tu possa negarlo a te stessa.-
-Leonardo ha ragione, Madonna Ilaria.E' arrivato il momento che sappia.-,disse una voce proveniente dalla piccola veranda situata appena fuori dal laboratorio.
Un lieve rumore di passi che si avvicinavano e la comparsa di un candido cappuccio, sotto il quale si nascondeva un volto che entrambi conoscevano molto bene.
-Vi ho già ringraziato abbastanza per aver salvato mio figlio, Messer Ezio.Non c'è bisogno che prendiate parte in affari che non vi riguardano.-, disse la giovane, fissandolo dritto in faccia.
-Invece sì che mi riguardano, Madonna.E voi sapete bene perchè.-, affermò Ezio, calandosi il cappuccio e mostrando il viso, non più giovane come un tempo ma non per quello meno attraente,-E' arrivata l'ora di rivelargli chi veramente è.-


~L'Oscuro Cantuccio, ovvero il commento di colei che ha il coraggio di pubblicare~

Ehilà!Rieccomi dopo un bel pò di tempo con un nuovo capitolo,Yey! Che risvolti ambigui che sta prendendo questa storia..Non credete anche voi?
Nel prossimo capitolo accadrà qualcosa di rivelatorio, quindi preparatevi mentalmente, anche perchè non so esattamente quando lo pubblicherò, hehe.. =v=U
Comunque come al solito voglio ringraziare tantissimo micho, esosm, le mie Anja & Varja e _Zazzy, per gli splendidi commenti e le opinioni sia sui personaggi che sulla storia.Giuro che appena avrò tempo e sarò dell'umore adatto risponderò personalmente a tutti i vostri splendidi commenti~
Ed ovviamente un ginormico abbraccio alla mia Beta-Reader Nenne: senza i suoi consigli sarei perduta
Ovviamente, un grazie anche ai lettori che seguono le vicende del piccolo Leo senza recensire.
Con affetto,
                               Miki









  
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