IL MIO DESTINO NON E' GIA’ SEGNATO
Scritto da Antogeta
Capitolo 1: Partenza
Caraibi. XVII secolo. Gli
Inglesi si sono appropriati delle isole caraibiche, della loro storia di
colonie spagnole, dei loro frutti strani e succosi, del loro clima eccezionalmente
sempre sereno e fresco, specialmente in prossimità del mare. L'unico pericolo
di quel paradiso tropicale sono: i pirati. Da anni infestano i mari di quelle
isole e attaccano le navi prima spagnole, poi inglesi. Persino la grande flotta
britannica è messa in difficoltà da questi navigatori esperti e pericolosi. Ma
nella casa del governatore Granger, una grande villa coloniale sul mare con un
delicato e profumatissimo giardino, la primogenita Hermione beveva il suo the
delle cinque.
'Non dire così, Hermione,
lo sai che papà non vorrebbe niente di male per te...'
Una ragazza così diversa
dalla prima ma con un'aria incredibilmente dolce le si stagliava davanti. Un
leggero vestito verde le fasciava il corpo snello e sinuoso mentre
un'abbondante cascata di capelli rossi le cadeva sulle spalle nude. Ma la cosa
più bella erano le piccole efelidi che con l'abbronzatura le doravano il viso e
il corpo. Hermione le aveva sempre adorate.
'Ginny, non è il caso di
infierire e questo lo sai meglio di me.'
Sguardo basso e pieno di
rancore che non poteva e non doveva uscire. Occhi cioccolato che immaginavano
il mare e la libertà. Ma con esso anche l'ignoto e le catene. L'altra non
rispose. Non sarebbe mai riuscita a convincerla del contrario, sua sorella era
testarda e cocciuta come un mulo. E voleva la libertà, quella libertà che come
figlia di un governatore gli era sempre stata concessa. La sentì sbattere il
piattino e alzarsi sconsolata.
'Non è giusto Gin, non è
affatto giusto!'
La rossa si girò a vedere
la sua espressione. Non era certo quella che si aspettava. Non rabbia, non
odio, ma solo rassegnazione. Una battaglia persa dopo ore di urli liberatori.
Per cosa? Per essere alfine vinta. Hermione si avvicinò alla sorella e le prese
delicatamente una mano. L'amore che esprimeva quel gesto era infinita. Voleva
bene a quella ragazza gentile e determinata, quando si era sposata aveva
sentito una parte di sé andersene via con lei. Dall'altra parte del paese. Come
diamine poteva sopportare di averla mille miglia lontano da lei, dalla sua
vita?
'L'Inghilterra è troppo
lontana per me...'
Il mare si sperdeva
sconfinato sotto i suoi occhi.
'Herm, non ti preoccupare,
hai sentito papà, no? Ha affermato che il Signor Malfoy ben presto riceverà il
suo incarico qui ai Caraibi e avrete appena il tempo di sposarvi che tu sarai
di nuovo qui con noi.'
Il suo sorriso era tenero.
'Il cielo grigio di Londra
non intaccherà la tua natura solare.'
Il piattino cadde
rumorosamente a terra.
'Ma intanto devo partire
per l'Inghilterra! E chi mi assicura che una volta arrivata poi potrò tornare
indietro?'
Quella tacita domanda era
il fulcro di tutte le sue preoccupazioni. Il dubbio di non poter tornare più
indietro le rodeva l'anima da quando aveva saputo del suo fidanzamento nella
Madre Patria. A poco servivano le raccomandazioni di suo padre. Dagli occhi
dell’altra poteva leggere le stesse sue paure.
'No Ginny, non cercare di
indorarmi la pillola, è del tutto inutile. Devo sposare un uomo che nemmeno
conosco, di cui ho visto solo un quadretto e di cui ho sentito cose non proprio
piacevoli, per poi andare ad abitare in un luogo a me del tutto estraneo,
lontano mille miglia da casa e da chi mi è caro, per aspettare che un giorno,
forse, il mio caro marito si decida a trasferirsi ai Caraibi quando tutto
quello che possiede è in Inghilterra insieme alla sua famiglia!'
Hermione sbatté
rumorosamente i pugni sul tavolo, per poi lasciarsi andare senza forze su una
sedia.
'Non devi prenderla
così...Prova a pensare a quanto sarà bello il tuo matrimonio, sontuoso come
pochi, la tua casa sarà immensa, i Malfoy sono una famiglia rinomata e di alto
lignaggio, ti faranno entrare nell'alta società, sarai sempre ospite di feste e
ricevimenti importanti...E c'è da considerare che il tuo futuro marito è molto
affascinante, e questo non è poco, te l'assicuro!'
Virginia versò ancora del
the nella sua tazza.
'Ma è freddo come una
pietra! Il suo sguardo è gelido e agghiacciante, e la reputazione della sua
famiglia non è molto promettente. Sì, è rinomata, perché è altrettanto temuta!
Si dice che il loro oro è immischiato in tutti gli affari del regno, leciti e
non, tanto che se la loro famiglia fallisse non si sa se l'Inghilterra
riuscirebbe a rimettersi in piedi molto presto!'
Gli occhi cioccolato della
prima penetrarono nei verdi della seconda.
'E tu vorresti dirmi che il
signor Draco Malfoy lascerebbe tutto questo per assecondare un mio capriccio?
Il capriccio di una donna che neanche conosce?'
La bruna si era alzata per
l'ansia. Non riusciva a star ferma. La rossa invece non sapeva proprio come
risponderle. Purtroppo quello che aveva detto era vero.
'Hermione l'unica cosa che
posso dirti è che poteva andarti molto peggio, e lo sai. Non è molto, lo so, ma
almeno è una magra consolazione. E poi c'è sempre la speranza: quella non muore
mai. Magari i regnanti faranno una proposta al signor Malfoy talmente alta da
convincerlo a venire quaggiù, no? In fondo è quello che nostro padre si aspetta
da lui...'
La bruna si girò a guardare
la sorella e con un amaro sorriso le si inginocchiò al fianco, appoggiandosi
alla grande gonna morbida e pieghettata. La rossa le massaggiò i capelli folti
e boccolosi.
'O magari si innamorerà di
te a tal punto che farà tutto quello che vorrai!'
Le due sorelle si
guardarono in faccia e scoppiarono a ridere ingenuamente, come quando non
avevano altri pensieri per la testa che il gioco e l'amore. Hermione si
soffermò a guardare Virginia per un attimo. La sua bellezza semplice e genuina
aveva da subito incantato l'allora giovane tenente Potter, ora diventato
commodoro. A breve il titolo di ammiraglio e la sua carriera sarebbe terminata.
Suo padre l'aveva introdotto nel loro salotto perché prometteva una brillante
carriera. Ovviamente l'aveva fatto per lei ma da subito si era capito che il
giovane ragazzo dai capelli ribelli e gli occhi verde smeraldo, famoso per la
sua strana cicatrice a forma di saetta sulla fronte, era attratto dallo spirito
irlandese di sua sorella. E che tra loro poteva nascere solo una grande amicizia,
come poi effettivamente è avvenuto. Harry le era piaciuto subito per la sua
apparente fragilità e il coraggio che si nascondeva dietro quella barriera
innocente. Saputo da Ginny che anche lei ricambiava i suoi sentimenti, suo
padre non aveva certo aspettato prima di combinare il matrimonio. E così la
seconda sorella Granger era già sposata mentre la prima lo sarebbe stata a
breve.
'Sai Gin, probabilmente è
perché ho sempre avuto davanti agli occhi delle coppie felici e...innamorate.
Mamma e papà, poi tu e Harry. L'idea di un matrimonio combinato con un uomo che
non ho mai visto mi spaventa. E cancella in un solo colpo tutte le mie fantasie
adolescenziali sull'amore e il matrimonio.'
Gin l'abbracciò
delicatamente e le diede quello che poteva darle: il suo amore e il suo
conforto. Hermione vedeva nei suoi occhi il rimorso, il rimorso di quello che
non poteva fare.
'Non sono invidiosa della
tua felicità Gin, non roderti inutilmente. Se almeno una di noi due è felice,
lo sarà anche l'altra.'
Le baciò affettuosamente
una guancia.
'E lo sai.'
Virginia aveva sempre
ammirato l'estrema pragmaticità della sorella maggiore, e non solo quella;
intelligente, logica, razionale, le era sempre vissuta dietro come un'ombra,
lei, tranquilla e pacata, l'altra così ostinata e testarda. Ma non le era mai
pesato perché, anche se era stata trovata, quella famiglia le aveva sempre
voluto un gran bene, Hermione in particolare le era attaccatissima. Non
gliel'aveva ancora detto ma anche per lei pensare ad una vita senza la sua
adorata sorella era insopportabile. Purtroppo però il ruolo di una donna è di
sottostare alle leggi dell'uomo, anche se quest'uomo è gentile e affettuoso
come il loro padre. Hermione se la sarebbe cavata, ne era convinta, e in
qualche modo sarebbe tornata indietro. E come al solito riponeva tutte le sue
fiducie in quella donna dall'aspetto contraddittoriamente mansueto. Abbracciò
stretta Hermione e, riluttante, con il sole che calava all'orizzonte dietro di
loro, l'accompagnò in casa. Quella sera si sarebbe saputo il giorno preciso
della partenza.
'No papà, non voglio
nessuno con me, te l'ho già detto mille volte! Non ho nessuna intenzione di far
affrontare a Ginny un viaggio così estenuante.'
Hermione sbatteva il piede
a terra in modo poco signorile mentre il governatore cercava di far ragionare
l'ostinata figlia.
'Il commodoro Potter è
abituato a certi viaggi e non gli sarà certo di disturbo accompagnarti fino
alla fine. E Ginny, al suo fianco, non avrà certo nulla da temere.'
La bassa voce di Virginia
si unì a quella del padre.
'Hermione, papà ha ragione,
e poi voglio starti vicino il giorno del matrimonio, per quello che vale almeno
all'inizio non voglio lasciarti completamente da sola!'
Hermione vide la
disperazione nei suoi occhi, la frustrazione di non poter far altro che quello.
Sarebbe stato terribile per lei non poterla assistere almeno in
quell'occasione. Prima di cedere la bruna, in un'ultima disperata missione, le
prese le mani.
'Gin, lo so che per te è
importante ma non sarò sola, ci sarà Harry al mio fianco, non ti devi
preoccupare per questo. Ricorda che è un viaggio estremamente lungo, e tu
dovrai affrontare anche il ritorno. Ti prego, pensaci bene prima di decidere.'
Ma la rossa vide in quelle
parole solo la sua muta accettazione e in un impeto di felicità la strinse
forte a sé.
'Non ti preoccupare ‘Mione,
finché posso ti starò vicino, come ho sempre fatto.'
Hermione trattenne le
lacrime che facevano a spintoni per uscire all'aperto. Non sarebbe stata sola,
non all'inizio almeno, avrebbe avuto la sua adorata sorella e il suo migliore
amico al suo fianco. Un peso sullo stomaco parve improvvisamente sciogliersi e
il destino non le sembrava poi così buio adesso. Vide Harry parlare con suo
padre e quando incrociò il suo sguardo gli mandò un sorriso radioso. Se fossero
stati da soli l'avrebbe abbracciato come Gin, ma l'etichetta non glielo
permetteva. Harry comunque capì quello che i suoi occhi esprimevano. E sorrise
di rimando, felice di poter contribuire a suo modo.
L'equipaggio aveva portato
a bordo tutto il necessario, ovvero tutto il possibile. Hermione aveva cercato
di portare solo l'indispensabile ma tutto le ricordava la sua vita lì, in
quella casa, e non voleva separarsi da niente. Giacché non ci sarebbero state
le persone, almeno le cose l'avrebbero riportata indietro, le avrebbero
ricreato una certa familiarità rassicurante in quella nuova vita sconosciuta.
Guardò il mare ancora scuro e respirò l'aria a pieni polmoni, come per tenerla
sempre dentro. Certo, anche l'Inghilterra aveva il mare, era un'isola!, e a
quanto si diceva Malfoy Manor aveva una vista su di esso, ma non sarebbe certo
stata la stessa cosa. il Mar dei Caraibi, la sua casa, la sua vita, non
sarebbero più stati gli stessi. Il mare in Inghilterra era sempre freddo e
chissà come, le venne in mente il suo futuro marito. Possibile che tutto quello
che l'aspettava prometteva freddo e gelo? Come una ripicca alla sua natura
solare e calda, alla sua origine caraibica. L'Inghilterra era indubbiamente la Madre
Patria ma il fatto di non esserci neanche andata a studiarci la rendeva solo
una meta sconosciuta. Hermione Granger, mai uscita da quell'isola, per la prima
volta si avventurava per l'oceano immenso. Sentì Ginny salutare i suoi
genitori, Harry era andato prima di lei ed ora la guardava dal ponte della
nave. Anche Gin lo raggiunse dopo mille preoccupate precauzioni ed ora toccava
a lei. In fondo quello era probabilmente un vero addio. Salutò il padre con un
certo rancore nel cuore, che non riuscì a scacciare neanche al pensiero di non
rivederlo mai più. La sua sconfitta era ancora troppo vicina. Probabilmente se
ne sarebbe pentita negli anni ma ormai era troppo tardi. Quello che la mandò in
crisi fu invece salutare sua madre. Dal suo sguardo capì come le doveva nuocere
questa sua partenza, ma, come lei, non poteva opporsi. Hermione sorrise. In
realtà no, si era opposta, come aveva potuto. Minacce di vita insopportabile,
cacciate di camera, e via dicendo. Ma alla fine anche lei aveva ceduto. E così,
sentendo le lacrime agli occhi, la ragazza si buttò nell'abbraccio materno per
un lungo istante. E, colta dall'emozione, abbracciò anche il padre. In fondo le
aveva sempre voluto un gran bene e chissà che non ci avesse azzeccato con
quella proposta. Prese la sua borsetta e l'ombrellino, e si avviò verso la
sorella raggiante. Dal ponte vide l'orizzonte sterminato che le prometteva il
futuro. Ma per ora sarebbe rimasta ancorata all'altra parte, a quella striscia
di terra dove finiva il suo passato, dove si affastellavano i suoi ricordi.
Lasciò vagare il suo sguardo su tutto quello che le era familiare: la casa, il
giardino, il piccolo viale alberato che portava alla strada maestra e poi più
giù alla piccola città che dominava il mare, il porto, il negozio di stoffe di
Hank dove la mamma la portava sempre, il mercato che c'era solo la mattina e la
caserma più in alto che sovrastava il tutto. La Capitaneria dove lavoravano suo
padre e il commodoro Potter, ora in congedo per un anno. Con lo sguardo fisso
al suo mondo Hermione si perse nei ricordi, mentre la costa si perdeva
all'orizzonte.
Continua...
Allora, cosa ne pensate? Non aspetto che i vostri pareri! Recensite, recensite! ^_^ Al prossimo capitolo! E grazie a tutti quelli che hanno già recensito le altre storie, GRAZIEEEEE!!