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Autore: TooSixy    16/08/2011    2 recensioni
La tranquilla vita di Yu Kazama scorre normalmente, tra i banchi di scuola e le lezioni di karate del nonno, ma viene ben presto stravolta quando la ragazza scopre di possedere un potere unico, che si tramanda di generazione in generazione e affonda le sue radici nel sangue dei Kazama. Tale potere potrebbe essere la chiave per spezzare un’antica maledizione, ed è per questo che i portatori del gene del diavolo danno una caccia spietata a lei e al resto della sua famiglia. Se poi aggiungiamo che gli unici punti fermi di Yu sembrano essere un arrogante pel di carota coreano, un vecchio karateka con troppi scheletri nell'armadio e un tenebroso angelo nero con la mania di dominare il mondo, la sua esistenza di innocua adolescente si trasforma in un casino totale. (JinxOCxHwoarang)
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Asuka Kazama, Devil Jin, Hwoarang, Jin Kazama
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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..:: IV ::..
..:: Manovra evasiva ::..

"Somebody please tell me that I'm dreaming
It's not easy to stop from screaming
But words escape me when I try to speak
Tears they flow but why am I crying?
After all I am not afraid of dying
Don't I believe that there never is an end?"

Hallowed be thy name - Iron Maiden


Yu aveva la spiacevole sensazione che lo stomaco e la trachea si fossero scambiati di posto. Si teneva saldamente aggrappata a Jin, con gli occhi ben chiusi e la pelle ormai cerea, i palmi che cominciavano a velarsi di sudore. La nausea le stava montando dentro come una lenta marea acida, intensificandosi di secondo in secondo, mentre il mezz’angelo continuava a beccheggiare da una parte all’altra in un frenetico palpitare di ali nere. Per l’ennesima volta nell’arco di due minuti, la ragazza maledisse se stessa e l’incredibile sfiga che la perseguitava come un anatema.
Forse qualcuno avrebbe trovato l’esperienza esaltante – in fondo, non accadeva tutti i giorni di volare insieme ad un mezz’angelo – ma in quel momento Yu non provava altro che una cieca repulsione: non si era mai accorta di soffrire così tanto di vertigini.
«Kazama» chiamò la doppia voce di Jin, accanto al suo orecchio.
«Sì?»squittì lei in tono troppo acuto.
«Beleth ci sta tallonando.» Fantastico, la Cosa li seguiva pure in volo! «Se ci tieni alla pelle, aiutami in una manovra evasiva. Ti lascerò al Tokyo-to-Chosha, e da lì dovrai sbrigartela per conto tuo, d’accordo?»
Il Tokyo-to Chosha era uno dei palazzi più alti della città, nonché il fulcro dell’Ente Pubblico Territoriale di Tokyo. Yu l’aveva visitato un paio di volte, da bambina: nella sua mente si riaffacciò il ricordo della sua struttura imponente e delle lucidissime vetrate che lo facevano sembrare una sorta di gigantesca pietra preziosa. Non rammentava l’interno proprio alla perfezione, ma in qualche modo se la sarebbe cavata, dato che non parevano esserci tante alternative.
«D’accordo…» Osò socchiudere appena un occhio per cercare di capire dove fossero, ma le possenti raffiche di vento glielo fecero subito lacrimare. Tokyo sfrecciava sotto di loro in un caotico susseguirsi di macchie nere e grigie, impossibili da distinguere. Se avesse aperto la bocca avrebbe probabilmente sboccato, glielo sussurrava l’istinto, ma la curiosità ebbe la meglio: c’erano troppi interrogativi che ancora le ribollivano nella testa. «Kazama, o Jin, o Astaroth, in qualunque modo tu ti voglia far chiamare… non credi di dovermi qualche spiegazione? Ad esempio, sul perché stiamo volando sopra Tokyo inseguiti da un mostro?»
«Sarò lieto di darti tutte le spiegazioni che vorrai, ma in un altro posto e in un altro momento» disse Jin a denti stretti. «È una faccenda un po’ complicata.»
E io mi ci sono appena cacciata in mezzo. Yu inspirò a fondo ed espirò, inspirò a fondo ed espirò. Quattro volte. «Okay, sono pronta. Ma tu ricordati di non fare idiozie.»
«Non preoccuparti, Kazama. Lui sarà anche un diavolo, ma nemmeno io sono un umano qualunque.»
« Me ne sono accorta» borbottò Yu, seppellendo la faccia contro la sua spalla. Il battito alare di Jin ora le giungeva più chiaro e vicino che mai, all’unisono con le proprie pulsazioni cardiache… pulsazioni che accelerarono di colpo non appena uno stridio lamentoso le trafisse le orecchie. Beleth doveva essere tutt’altro che distante.
Il cuore di Yu ebbe un tuffo quando Jin scartò bruscamente a destra, schivando una selva di antenne paraboliche e risalendo verso l’alto in una spirale vertiginosa. La ragazza contò un altro rapido sbalzo, poi un altro ancora… dopodichè si ritrovò nel vuoto.
Per un orribile attimo, il cielo e la terra s’invertirono, e lei ebbe la sensazione di precipitare verso le nuvole, poi le sue ginocchia urtarono dolorosamente contro un pavimento duro come l’acciaio, un pavimento fin troppo concreto. Un mugolio soffocato le sfuggì dalla gola, ma s’affrettò a rialzarsi in piedi senza esitazione, guardandosi ansiosamente attorno.
Adesso si trovava sul tetto del Tokyo-to Chosha, un ampio spiazzo poligonale contornato da negozi e piccoli bar. Parecchi turisti vi gironzolavano, ma stranamente sembrava che solo uno avesse notato la sua brusca entrata in scena: un paffuto bambino sugli otto o nove anni, la mano ben stretta a quella della madre, gli occhi sgranati fissi su Yu.
«Mamma, quella ragazza è piovuta dal cielo!» cinguettò il piccolo, strattonando il braccio della donna. Sua madre, intenta ad esaminare una vetrina di souvenir, mormorò distrattamente qualcosa senza badargli.
«Dico davvero, è apparsa dal nulla a mezz’aria ed è caduta giù!»
«Certo, caro, dev’essere stato incredibile… oh, quella calamita è deliziosa, a zia Chiyo piacerà di certo.»
Yu udì un sordo raspare sopra di sé e alzò istintivamente la testa: l’immagine di Beleth che le si scagliava addosso ad ali spiegate le lampeggiò davanti agli occhi, ma un attimo dopo una rapida sagoma nera lo investì in volo come un ariete oscuro, scaraventandolo da parte. Il raspare si trasformò in un ululato rabbioso.
Jin!
Yu strinse i pugni. La nausea le era scivolata completamente di dosso, lasciando il posto solo alla vergogna e all’impotenza. Per quanto irreale e assurda fosse quella situazione, era acutamente consapevole che, pur essendo una karateka tanto rinomata, aveva permesso ad un ragazzo qualsiasi di esporsi al pericolo al posto suo. Scura in viso, oltrepassò il bambino che l’aveva additata e corse verso l’ascensore.

C’era qualcosa che non andava.
Yanagi Kazama se n’era accorto da un po’, ma aveva preferito ignorare i sintomi e fingere che non ci fosse nulla fuori dall’ordinario… sia perché il minimo segnale di allarme avrebbe destato l’attenzione dei diavoli, sia perché – fu duro ammetterlo – aveva pregato con ogni fibra del suo essere che la tragedia fosse finita, e che quello fosse solo un semplice riflesso della sua antica ossessione. Aveva pregato di potersi godere l’inverno della sua vita, come un qualunque uomo della sua età, e soprattutto aveva pregato di poter salvare almeno Yu, di poterla difendere dal fosco destino che aveva dilaniato sua madre.
Sayuri. Al pensiero della figlia, l’anziano cuore di Yanagi si contrasse per la sofferenza. Era una ferita vecchia di quindici anni, eppure ancora sanguinante. Non li avrebbe mai perdonati per quello che le avevano fatto.
Le sue speranze di passare inosservato, però, cominciavano inevitabilmente a sgretolarsi. Aveva deciso di mettere in secondo piano la vendetta per dedicarsi solo ed esclusivamente alla protezione di Yu, ma aveva lo spiacevole presentimento che avrebbe fallito, proprio come aveva fallito a proteggere Sayuri… e Jun.
I diavoli. Yu era tornata a casa poco prima, quasi sotto shock, e gli aveva raccontato le sue ultime, terribili ore. Molti genitori e tutori, ascoltandola, avrebbero senz’altro trascinato la ragazza da uno psicologo, o forse da un esorcista, ma Yanagi no. Yanagi le aveva creduto, ogni singola parola. Dopo aver mandato la nipote a prepararsi un tè per calmarsi, l’uomo si era diretto a passi rapidi verso il telefono, una delle poche comodità tecnologiche a cui aveva acconsentito. Senza esitazioni, le sue dita callose avevano composto in fretta un certo numero, un numero che conosceva a memoria ma che da interi decenni non attraversava la sua linea telefonica.
Con Yu sarebbe andata diversamente.

A centinaia di chilometri da Tokyo, in un anonimo appartamento coreano, un telefono cominciò a squillare. Il suo driiin! era stridulo e lacerante, un autentico pugnale per le orecchie. Per alcuni, eterni secondi quel suono lamentoso continuò a violentare il silenzio, poi una mano rugosa afferrò il telefono e lo sollevò.
«Pronto?»
«Buonasera, Baek» mormorò una voce bassa e un po’ rauca. «Ti ricordi di me?»
L’uomo chiamato Baek sorrise nella penombra. «Naturalmente, non si dimenticano mai i vecchi amici. E noi un tempo eravamo davvero ottimi, ottimi amici, Yanagi.»
«Lo ricordo bene. Mi hai salvato la pelle in più di un’occasione.»
«Così come tu l’hai fatto con me» replicò Baek in tono garbato. «Allora, cosa posso fare per te, vecchio mio? E' chiaro che non si tratta di una semplice telefonata di cortesia.»
«Baek.» La voce di Yanagi si fece di colpo dura e fredda come l’acciaio. «Sono tornati. E vogliono mia nipote.»



.*.*.*.*.*.*.*.

E rieccomi qua! Scusate l’immensa attesa, ho avuto un brutale calo d’ispirazione ç.ç ma adesso sono tornata a torturarvi con la mia pazza storia! (risata satanica, con tanto di effetto eco). Comunque… eccoci qui. Ringrazio tantissimo Yondaime_Hokage, Miss Trent, Inuyasha_Fede e Moonstar =) oddio ragazzi, le vostre recensioni erano bellissime, mi hanno davvero commossa! Perdonate il capitolo un po’ breve, ma è tutto vostro, ve lo dedico in pieno!

Astaroth e Beleth sono i nomi di due angeli oscuri che secondo la tradizione combatterono al fianco di Lucifero. Come nomi li ho trovati perfetti, con il loro sapore aspro e arcano.


  
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