ATTENZIONE: Questa
è la continuazione della one-shot
“A cosa pensa, con quegl’occhi da bambina?”. Per leggerla clicca qui .
È solo una bambina, una bambina con cui non riuscirò mai a smettere di divertirmi.
-Quindi consiglio a
tutti voi maestri d’armi di trattare bene la vostra arma, e viceversa, così potete
essere sempre sulla stessa lunghezza d’onda. Se non vi rispettate a vicenda c’è il rischio di…
Bla, bla, bla…
Per me i consigli e i
discorsi del professor Franken Stein sono sempre state come un invito al sonno. Poi io non me ne facevo nulla
dei suoi consigli, non avevo neanche un’arma.
Ma in fondo era normale. Chi avrebbe mai voluto essere l’arma di un perdente come me?
Il Professore prese
un gesso e incominciò a scrivere alla lavagna. Evidentemente
dovevo prendere appunti. Anche se non ne avevo molta voglia, alla fine decisi di fare così. I miei voti erano pessimi, quindi come
minimo avrei dovuto prendere annotazioni.
Aprì il mio quaderno ad una pagina bianca, poi presi la penna blu tra le mani,
incominciando a ricopiare quello che stava scritto, anche se avevo la testa
altrove.
In quel momento mi
ritornò in mente lei. L’arma di Death the Kid: Patty Thompson.
Ricordo ancora il
giorno in cui ci siamo incontrati . Era capitato tutto
per caso, stavo andando quotidianamente a prendere il pane per gli altri.
Appena entrato nel negozio la vidi. Me la ricordo
ancora perfettamente. Quei morbidi capelli biondi, quei
bellissimi occhi azzurri e quel corpo meraviglioso.
Anche il suo
carattere era affascinante. Era un soggetto davvero singolare. Una di quelle
ragazze che si distinguevano dalla massa, insomma. Era anche abbastanza
popolare tra i ragazzi. E secondo me, non ne aveva neanche la consapevolezza.
Udii il suono della
campanella. Era arrivata l’ora di pranzo, per mia sfortuna. Tutti quanti mi
avrebbero di nuovo dato del perdente e mi avrebbero
ordinato di comprare da mangiare per loro.
Mi alzai dalla sedia,
andando distrutto fuori dalla classe, e il mio incubo era ancora incominciato!
Uscì dalla classe,
pronto a sentirmi qualsiasi tipo di ordine e di insulto,
ma – con mia grande sorpresa – nessuno mi aveva attaccato. Tutti sembravano
essere intorno a qualcosa, o meglio, a qualcuno. Sembravano essere due ragazze.
-Ciambelle! Dieci
ciambelle perfettamente simmetriche di Kid al solo
prezzo di 200 yen!
Quella voce! Mi
avvicinai leggermente al gruppo. Era Patty, poco ma sicuro.
-Patty, perché dobbiamo vendere questa…roba?-
urlò l’altra distrutta, ricevendo una sonora risata da parte dell’altra.
Evidentemente l’altra
ragazza era sua sorella, Elizabeth Thompson, anche se si faceva chiamare
solamente Liz. Lo stesso valeva per Patty. Avevo
scoperto che in realtà si chiamava Patricia.
Sorrisi leggermente,
contento del fatto che – grazie a quelle ciambelle perfettamente simmetriche –
nessuno mi avrebbe rotto le scatole.
Camminai da un’altra
parte dei corridoi, non sapendo che fare. Magari avrei fatto una passeggiata
fuori dalla Shibuzen. Mi diressi fino all’uscita, e
me ne andai.
Appena feci circa
quattro passi al di fuori dalla scuola, sentii
l’enorme portone spalancarsi dietro di me.
-Hiro, aspetta!
Ecco di nuovo la sua
voce infantile :
pensare che una ragazza bella come lei stesse cercando proprio me, tra mille
ragazzi mi fece esultare mentalmente come non mai.
-Ehi, Patty- sorrisi, contento. –Hai bisogno di qualcosa?
-Tieni- mi sorrise avvicinando a me le sue mani.
Dentro di esse c’era una ciambella.
-Oh- arrossì lievemente. –È_È
per me?
-Certo!- mi sorrise
lei.
-Gra_Grazie…-
mormorai imbarazzato. Era la prima volta che alla Shibuzen
qualcuno mi faceva un gesto così carino. Poi, da lei…
Presi la ciambella,
avvicinandola alla mia bocca, e alla fine dandole un morso.
-Com’è?- mi chiese lei, con una
aria eccitata, come se fosse una donna incinta che stesse aspettando di
scoprire se il suo bambino fosse maschio o femmina.
-È buona, molto- le sorrisi arrossendo. –E poi…questa è la ciambella che mi
ha regalato Patty.
-Mh!- annuì lei, entusiasta, regalandomi uno
dei suoi sorrisi ingenui.
Rimanemmo in silenzio
per qualche secondo in silenzio, poi fu lei ad
incominciare la conversazione.
-Ehi, Hiro, ti va di venire a casa mia adesso?- mi chiese
elettrizzata.
-C_Che?!- quasi urlai.
-Cosa c’è di male?-
mi chiese, quasi offesa.
Evidentemente la
stavo per far arrabbiare. Mi ricordai una di quelle sue crisi nevrotiche. Di
certo un’altra non me la volevo assolutamente beccare.
-Va bene, va bene! Scusami, non ti arrabbiare, per favore. È
che…nessuna ragazza mi aveva mai invitato prima d’ora a casa sua- spiegai,
sperando che non si arrabbiasse con me.
-Oh!- fece lei.
–Strano. Sei un ragazzo carino.
Okay, adesso ero
diventata rosso paonazzo dall’imbarazzo.
-Ermm…- mormorai. –G_Grazie…
-Comunque andiamo?-
il suo sorriso si allargò ancora di più.
-Certo!- sorrisi anche io. Era così bello trovare una ragazza che provava dei
sentimenti speciali, solo per me. Forse.
Prese la mia mano,
cominciando a tirarmi verso quella che doveva casa sua.
Non riuscivo a crederci, questo era il nostro primo contatto. Mi sentivo
così felice, e sicuramente dovevo avere un sorriso da ebete.
-E il tuo maestro d’armi
e tua sorella?- domandai ad un certo punto.
-Non so, magari poi
ci raggiungeranno anche loro- mi sorrise, voltando leggermente il capo verso di
me, poi scoppiò a ridere. –Ah, ah, ah, ah! Non vedo
l’ora che arrivi Kid, è così buffo! Ah, ah, ah, ah!
Sul mio volto si
formò una smorfia malinconica.
-Neh, Patty- mormorai.
-Sì?- mi chiese lei,
sempre sorridendo.
Mi bloccai
all’improvviso, e così fece anche lei.
-Uh? Che succede?-
domandò con quel suo faccino innocente e ingenuo, che mi fece sorridere un po’,
nonostante la mia malinconia.
-Tu…insomma…Kid, ti piace, non è vero?- le domandai, sforzando un
sorriso.
-Ma certo che mi
piace!- mi sorride lei.
-No. Nel senso…tu lo ami?
-Non…non capisco-
disse lei, posando un dito sulla guancia. –Non capisco
quello che vuoi dire.
-Oh…- mormorai,
abbassando lo sguardo. Sforzai di fare un sorriso. Non mi sarei sorpreso se mi
avesse detto di sì. Però ha detto che le piace. Che
stessimo intendendo la stessa cosa?
Anche se fosse in
fondo non ci sarebbe nulla da sorprendersi. Death the Kid
era bello, ricco, potente…era il figlio di uno Shinigami. Insomma, era figo!
Non sarei mai stato in grado di raggiungere il suo livello.
Uno come me non poteva neanche pulirgli le
scarpe.
Sospirai.
-Cosa c’è? Non mi
piace Hiro in questo stato- mormorò triste la bionda,
continuando a guardarmi con quegl’occhi da cerbiatta.
-Nulla- sospirai alla fine, poi le sorrisi, anche
se falsamente. –Allora, vogliamo andare o no a casa tua?
-Sìììììììììììììì!!- urlò dalla gioia lei, prendendo la mia
mano e tirandomi. Iniziai a correre anche io, insieme
a lei. Poi scoppiammo entrambi a ridere.
Era da tantissimo
tempo che non mi divertivo in questa maniera.
-Ehi, poi quando
arriviamo a casa tua, cosa si fa?- le chiesi urlando, a causa del troppo vento
che mi arrivava sul volto.
-Prova kimono!- mi
urlò lei. Sorrisi tra me e me. Non poteva scegliere un gioco più da bambini.
Appena arrivammo a
casa sua, non riuscì a trattenere l’immenso stupore.
-Oooh…- mormorai appena. Casa di Patty (di Kid) era enorme, tra l’altro conteneva oggetti molto rari e
molto costosi. Una casa degna di uno Shinigami, in
fondo.
-Aspetta qui- mi
disse lei sorridendo, poi corse, evidentemente a provarsi qualche kimono.
-Certo…!- dissi io,
con un sorriso, evidentemente da idiota. Non vedevo l’ora di vederla
con qualche bel kimono addosso. Preferibilmente stretto, così avrei potuto
anche godere delle sue forme.
-Prontaaaaaaaaaaaaaa!!- la sua voce squillante mi fece
risvegliare dai miei pensieri erotici.
Appena la vidi,
rimasi incantato.
Era ancora più bella
di quanto l’immaginassi.
Portava un kimono
rosa con delle graziosissime decorazioni sopra. Su una ciocca di capelli c’era
un fermaglio a forma di cuore. Era maledettamente carina. Fin troppo!
-Ehi Patty- mormorai, attirando la sua
attenzione.
-Sììì?- quasi urlò lei.
-Tu hai qualche
sogno? Nel senso…un mestiere che vuoi fare quando sarai più grande…insomma,
qualcosa del genere.
-Ah!- fece lei
contenta. –Voglio trovarmi un lavoro divertente e tenermelo stretto fino alla pensioneeee!!!
Caddi a terra a
quelle parole.
-Questo non mi sembra
proprio un sogno…
-E tu Hiro, cosa vuoi diventare?- mi domandò, curiosa.
-Vorrei diventare un
pasticciere.
Il resto del
pomeriggio lo passammo fuori casa sua, in centro, a
mangiare gelati (lei né mangiò un’enorme quantità) e a passeggiare senza una
meta precisa per Death City.
Mi piaceva stare con
lei, molto. Era la prima ragazza in assoluto che non mi criticava, che non mi
usava e con cui potevo parlare liberamente.
Il giorno dopo invece, mi accadde qualcosa di molto bizzarro. Mi stavo
preparando per andare a scuola, quando vidi, davanti alla porta della mia
abitazione, una giraffa.
Aspettate, non mi
sono ancora spiegato. Non era una giraffa vera, era fatta con la carta. Una specie
di mini scultura, ed era fatta anche molto bene.
Sul naso di questa c’era
un piccolo foglietto giallo. Lo presi, iniziandolo a leggere.
“A Hiro,
ho cambiato
il mio sogno,
ora
voglio diventare:
la
moglie di un pasticciere.
Patty”
//Spazio Autrice//
Ecco che termina la mia seconda fic
su Hiro e Patty. Sinceramente ne sono rimasta molto
delusa, fa davvero schifo.
Purtroppo non ho molto tempo per scrivere dato
che sono in vacanza in un piccolo paesino vicino al mare dove ci sono
anche i miei amici più cari; e quindi oltre ad essere sempre occupata anche
internet funziona da schifo.
Lasciate anche recensioni se vi va, anche negative, non mi
sorprenderei dato che è orrenda la mia fic.
Baci
Kurumu