Videogiochi > Resident Evil
Ricorda la storia  |      
Autore: saltlordofold    17/08/2011    3 recensioni
Cercavi di fare il vuoto nella tua testa osservando fra i tetti di lussuosi alberghi l' azzurrissimo cielo californiano impallidire sotto la minaccia del sole immenso e agguerrito.
Chris è a San Francisco fra una missione e un' altra. Nella sua mente litigano pensieri cupi e paradossi. A volte, la mente di chi ha visto l' orrore collassa. Va in crisi sotto il peso di quello che ha vissuto.
Una one-shot decisamente angst e parecchio nonsense. Delirante, anzi direi. Il caldo gioca brutti scherzi...
Fanfiction scritta per il concorso "One-shot dell' estate"
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chris Redfield
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A













 Quando il furore della battaglia si dissolve, ecco che il guerriero sente accendersi una ad una le fiaccole di dolore delle ferite che non si era neanche accorto di essersi procurato. Anche per questo la pace dopo la guerra è un po' come la calma dopo la tempesta: segna la fine della violenza, certo, ma è anche il momento di pausa necessario a rendersi conto dell' entità del danno subito.

Il cessare del fluire del sangue non è, dopotutto, il vero segno della morte?


Chris Redfield, eri stanco dei tuoi pensieri oscuri. Cercavi di fare il vuoto nella tua testa osservando fra i tetti di lussuosi alberghi l' azzurrissimo cielo californiano impallidire sotto la minaccia del sole immenso e agguerrito. I grandi edifici di ferro e cemento erano arroventati  e ondeggiavano nell' aria distorta dal calore. Sembravano fremere come fili d' erba al vento, come una ragazza pudica davanti a un complimento, vibrando a una frequenza tanto frenetica da affaticare i tuoi occhi azzurri.


Può la luce, dall' esterno, scacciare il buio che si ha dentro? Spesso sembra che i raggi bianchi della stella, infrangendosi contro la pelle, scaldandola e illuminandola, non facciano altro che accentuare il contrasto fra loro stessi e la morte nera e rossa che alberga da così tanti anni nelle menti di chi è sopravissuto.


Mentre proseguivi il tuo cammino per l' affollata strada principale, concedendo un' attenzione molto limitata ai negozi che ti sfilavano accanto, ti sei asciugato la fronte con la mano. L' aria surriscaldata dalla canicola ti si appiccicava alla pelle, ti stringeva come un impalpabile sarcofago di vetro. Hai evitato per un pelo la collisione con una donna stizzita, visibilmente irritata dal calore, e hai deciso fosse più prudente tenere lo sguardo fisso davanti a te.
San Francisco brulicava, il largo marciapiede sul quale stavi camminando ospitava un viavai frenetico e colorato di turisti e di indigeni, sorprendentemente simile a quello ritratto dalle cartoline sotto le quali la proprietaria dell' albergo nel quale alloggi aveva seppellito te e la tua partner sin dal vostro arrivo.


Quanto può far male il quotidiano, dopo l' orrore? Il normale, il banale, perché sono stati  visti a più ripresa dilaniati da eventi che vanno oltre la concezione umana, acquistano tonalità pallide, verdognole, nauseabonde.
Tutto si riassume sempre a contrasti: la vita di ogni giorno colpisce quanto gli incubi vissuti, per quanto si contraddistingue da essi, che per un breve periodo destinato all' eternità sono diventati la realtà. Le tonalità in quei momenti erano vive, schizzavano aggressive negli occhi sgranati. Ogni momento al di fuori di quelli pare, in confronto, un paesaggio pallido disegnato al pastello.


Tu e Jill non siete in California per turismo, siete lì per lavoro. O meglio, siete rimasti lì fra due lavori, per riposarvi qualche giorno prima di ripartire in missione. Avete già pronti i biglietti per la East Coast, e avete previsto di passare le vostre piccole "vacanze" - Sorridi sghembo nel formulare quell' idea - a ronfare nelle vostre rispettive camere d' albergo.
La vecchina si era stupita e ti aveva guardato in modo strano quando avevi chiesto due camere separate per te e la tua partner. C' era anche un certa forma di rimprovero nei suoi occhi, avevi notato, e la cosa ti aveva infastidito non poco.
Perché te e Jill non dormite insieme, sembrava chiedere? E che ne sai, tu? Si facesse un po' i cavoli suoi, quel dannato acariatide.
Sospiri passandoti una mano nei capelli, scostandoti dalla fronte alcune ciocche scure e madide di sudore, con un gesto che ti viene spontaneo quando vuoi scacciare un pensiero sgradevole.


Bene, male.
Due concetti distorti come il tempo, quel denso etere che sembra arrotolarsi come un vecchio gatto lunatico. Lento spesso, scattante a volte, come mosso da un accesso di senile follia, trascina tutti con sé e ne fa impazzire molti.



Eri stato grato al caso di averti fatto capitare a San Francisco proprio durante la stagione estiva. Nell' aereoporto, ti eri caricato sulle spalle il tuo pesante zaino da militare e avevi visto sfrecciare accanto a te bambini vestiti in modo estivo, ragazze che sogghignavano infilando larghi cappelli di paglia, famiglie in assetto da villeggiatura. Jill aveva tirato un sonoro sbadiglio e ti aveva sorriso, rifiutando con una smorfia la tua cavalleresca proposta di portare anche i suoi bagagli. La donna aveva socchiuso gli occhi una volta uscita, abbagliata dal riflesso del sole sui finestrini delle macchine, aveva messo giù il suo bagaglio e si era tolta il cappello con il logo della B.S.A.A, sciogliendosi i capelli. Ancora ora ricordi i lampi ramati mandati dalla sua capigliatura mentre si diversava libera sulle sue spalle. Le dita agili in Jill si erano tuffate in quel mare setoso e lo avevano piegato al loro volere, attorcigliandone le onde in un' elegante chignon che lasciava scoperta la sua nuca bianca. Una volta sollevati i capelli, si era tolta la felpa, l' aveva infilata nello zaino, dal quale aveva estratto anche gli occhiali da sole. Mentre inforcava le lenti scure, aveva alzato le sopracciglia in modo scherzoso nella tua direzione, con un' espressione falsamente severa, da agente federale, che ti aveva fatto sorridere. Quando si  era raddrizzata, sembrava una comune turista, una donna qualsiasi pronta a godersi le vacanze al sole. Una persona normale, una civile. Hai sentito il tuo sorriso congelarsi sulle labbra e svanire piano, mentre alla figura esile di quella Jill rilassata si sovrapponeva quella sporca di sangue e sudore che conosci così bene. Hai scosso la testa, leggermente, cercando di tornare a sorridere. Si, decisamente, eri stato grato all' estate per averti permesso di vedere una Jill diversa da quella che la paura e la guerra avevano creato.
Poche ore dopo, ad ogni modo, non hai tardato a chiederti perché nella tua vita non potessero esistere cose fatte a metà.
Adori davvero l' estate, l' aria scaldata dal sole, l' odore di polvere della sabbia, il cielo privo di nuvole, Jill in maglietta che ti faceva l' occhiolino attraverso gli occhiali.
Caldo è forte, purificatore.
Come te, vorresti avere ancora la sfacciataggine di pensare.


Nel 1998 non era davvero estate, perché il cielo costantemente coperto di nuvole, la pioggia, l' aria cupa di quella mansione maledetta non avevano davvero nulla di estivo. Facevano dimenticare fino all' aspetto del sole...


Ma il calore che senti ora è di quelli che sciolgono l' asfalto sulle strade, e un calore del genere non è mai veramente gradito.
 Non sai esattamente perché hai deciso di uscire a fare una passeggiata malgrado questa canicola, lasciandoti alle spalle l' aria condizionata, il letto e Jill.
Hai aperto appena la porta della sua stanza, trovandola sdraiata sulle lenzuola con la faccia abbandonata nel cuscino.

"Vado a fare due passi." avevi annunciato con voce atona

L' altra aveva mugugnato:

"Pazzo."

E aveva aggiunto, girandosi sull' altro fianco:

"Non venire a lamentarti se poi ti sciogli."

Ora sei qui, acamminare per una strada affollata, solo e con la maglietta appiccicata alla schiena in modo sgradevole. Hai passato gli ultimi lunghi minuti a immaginare cosa succederebbe nel caso si scatenasse un outbreak.


Ossa esposte, grida, fiamme, paura, dolore, singhiozzi, morte...


È un vizio che hai da tempo, quello di immaginare. Vedi i colori farsi più vividi, le espressioni della gente sciogliersi in smorfie minacciose, i bagliori negli occhi spegnersi e riaccendersi azzurri, vuoti.


...e sangue.


Hai camminato dritto davanti a te, e anche se ancora non hai capito come hai fatto, sei arrivato alla spiaggia. Il caldo ti scioglie ma continui a fissare l' immensa distesa azzurra senza accennare ad entrarci.
Il mare, il mare blu come gli occhi di Jill...
Forse hai paura di insudiciarlo entrandoci. Sarebbe come violare qualcosa di bellissimo che non ti appartiene.


Entrandoci...carina, questa. Sei proprio un porco.


Sei fermo e senti i pugni lanciarti frecciate di dolore. Li stai stringendo. Non ti ricordi di esserti mai sentito così male.
Non ti ricordi di esserti mai sentito così solo.
Basterà un respiro per convincerti ad entrare? Nel tempo necessario a formulare la domanda, ti accorgi di averlo già fatto.
Sei immerso nell' acqua fino alla vita. È fresca e ti senti come un ladro.
La tua maglietta si scioglie dimenticata sulla spiaggia rovente.


La morte e il sangue impregnano il corpo che vi si espone, e il contatto di esso diventa pericoloso. Insudicia ciò che tocca e contamina la sorgente in cui si immerge. Tale corpo tinge di vivido rosso ogni cosa che tocca, come Mosè nel suo mare di sangue. Che anche lui avesse visto l' Orrore? L' incubo dei morti che si alzano dalla terra?


L' acqua è sopra la tua testa, ora. Hai chiuso gli occhi, non per ripararli, ma perché l'oscurità che è dentro di te non deturpi l' azzurro cristallino.


Come il peccato è negli occhi del peccatore, l' oscurità è dentro di me, scivola da dietro i miei occhi e inquina tutto.
Non sono mai stato così solo. Temo me stesso per quello che nascondo al mio interno. Sono il ricettacolo dell' orrore, da esso sono posseduto. Sono un' involucro sottile che si strappa per il peso di quello che contiene. Come la pelle di un morto si strappa quando le interiora si mettono a gonfiare.
Bene e male.
Due concetti che non so più distinguere, forse perché il secondo ha inghiottito il primo come questo mare così chiaro inghiotte il marcio di me e come la mia testa ha inghiottito il male che avevo davanti.










--------------------------------------------------------




Non sono molto soddisfatta, francamente la trovo delirante in modo inquietante XD Ma ci tengo moltoa partecipare a questo concorso, e ancora di più spero che potrà farlo tutta le sezione di RE. Fatevi sotto e dateci dentro, amici!!
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Resident Evil / Vai alla pagina dell'autore: saltlordofold