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Autore: Susi Echelon Hu    17/08/2011    3 recensioni
Jenny è fuggita via dall'Upper East Side misteriosamente, ma dopo un'assenza di 5 anni ritorna in città. Dov'è andata? Perchè aveva lasciato l'UES? E che c'entra Nate in tutto questo?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jenny Humphrey, Nate Archibald, Quasi tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Terza stagione, Nel futuro
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Disclaimer:I wish I owned this show, but sadly I do not. If I did you would be watching this fanfic unfold on your tellies instead of reading it here.



Merda! Urlò mentalmente Jenny. Ora, perché hai dovuto andare qui e farlo?
 
Si fissò al viso il sorriso più luminoso che riusciva a fare nonostante l’ansia- nella speranza di alleviare l’evidente tensione che era caduta tra loro.
 

 
Nate sbatté le palpebre, la bocca aperta in uno stato di shock totale. Era stato così insistente per venire  a vederla e adesso lei gli stava davanti e la sua mente l’aveva tradito come un codardo in una tabula rasa.
 
Jenny improvvisamente sorrise, e questo fu la sua rovina. Qualunque fosse la quantità di compostezza che stava cercando di racimolare, lo lasciò cadere rapidamente a picco alla vista di quel splendore.
 

 
Jenny poteva sentire il suo sorriso svanire lentamente dal suo viso, mentre i suoi occhi si sgranavano per la preoccupazione. Perché non le aveva ancora detto niente?
 

 
Nate guardò con orrore Jenny che lo fissava come se stesse parlando in Latino. Dì qualcosa! Si rimproverò mentalmente. Dì qualcosa!
 
“Non ho sposato Vanessa!” sbottò, incapace di frenare le parole che gli erano uscite fuori di bocca.
 

 
Jenny sbatté le palpebre. Beh, che diavolo, di sicuro questo non se lo aspettava.
 

 
Sei un’idiota! Imprecò Nate contro sé stesso. Affondò le mani in tasca, indirizzò lo sguardo verso il marciapiede e sprofondò in uno dei suoi sproloqui interiori: Qualsiasi cosa sarebbe stato meglio di quello! Si rimproverò Nate. ‘Ciao’ sarebbe stato sufficiente!
 

 
Un lampo di luce catturò l’attenzione di Jenny. Si voltò, ma non vide nessun in particolare degno di nota. Ma la familiare sensazione di essere osservata l’avvolse, e automaticamente si rese conto che i seguaci di Gossip Girl la stavano analizzando.
 
Per la sua fretta di ottenere risposte da Dan, si era precipitata fuori dalla stanza senza chiamare il suo autista.
 
Non passò molto tempo prima che un passante di una strada affollata mostrasse i loro veri colori e che la fissassero.
 
Sentiva i loro occhi che la scrutavano senza sosta, che esaminavano ogni suo gesto in cerca di un indizio per scoprire il perché avesse lasciato la città per riferirlo a Gossip Girl.
 
Non possono saperlo, tentò di rassicurarsi Jenny. Blair e Chuck sono stati diligenti. Nessuno lo sa!
 

 
Finalmente Nate stoccò uno sguardo verso Jenny. Essere un codardo non l’aveva portato da nessuna parte in passato, e sicuro come l’inferno, non avrebbe lasciato che la storia si ripetesse.
 
Ma guardandola non vide altro che la paura.
 
La sensazione familiare di essere osservato gli fece capire perché lei fosse così spaventata.
 

 
“Sono come squali che sniffano sangue” disse ironicamente Nate.
 
Jenny si voltò verso di lui, sorpresa. “Già”, concordò. “Questo non mi è mancato assolutamente dell’UES”
 
Si strinse la giacca al petto. Chiunque avrebbe pensato che avesse freddo, ma Nate la conosceva bene. Aveva passato troppo tempo con lei per non sapere che quello era un’azione da subconscio. Quella alla quale ricorreva quand’era a disagio e/o nervosa.
 
“Dove stai andando?” le chiese.
 
Jenny cominciò a scuotere il capo. “No, non è necessario”.
 
“Siamo stati qui in piedi per circa 10 minuti” osservò Nate. “Non vedo l’autista”.
 
“Mi sono dimenticata di chiamarlo” confessò J, mordendosi le labbra.
 
Nate non aveva realizzato che aveva indugiato.
 
Lei si voltò in fretta, la traccia di un lieve rossore sulle guance.
 
“Insisto”, offrì Nate, facendo un cenno verso il veicolo.
 
“Ho bisogno di parlare con Dan” spiegò Jenny.
 
Nate s’irrigidì. “Hai parlato con lui di recente?”
 
Jenny prese nota dell’atteggiamento che aveva assunto di fronte alla sua richiesta. “Sì”, rivelò. “L’ho visto ieri”.
 
Nate si rilassò. “Oh. Okay”.
 
La ragazza strinse gli occhi, analizzandolo. Cosa diavolo stava succedendo?
 
Nate le porse la mano. “Allora, andiamo?”
 
“Grazie”, mormorò lei.
 
Nate le fece un cenno con la testa e l’aiutò a sedersi nella limo.
 

 
Il viaggio verso Brooklyne era tranquillo.
 
Fin troppo.
 
Nate era diventato di nuovo stranamente silenzioso. Ma anche se lui non diceva niente, la sua faccia lo faceva per lui. Nate non aveva mai avuto la faccia da giocatore di poker. Si ritrovò a perdersi tra le mille espressioni ed emozioni che giocavano sul suo bel viso; espressioni ed emozioni che andavano dal felice allo straziante fino a quelle a lei sconosciute. Era davvero bizzarro.
 
Si ritrovò a tirare un sospiro di sollievo quando l’auto si fermò.
 
“Dan sa che stai andando da lui?”, le chiese tutto ad un tratto.
 
Jenny non poteva fare a meno di spalancare gli occhi ogni volta che lui apriva bocca. Era troppo strano. Nate non era mai stato un’esibizionista, ma neanche un timido topolino. Sembrava continuamente ritrarsi su sé stesso per poi scattare dalla sua trance, spaventandola a morte.
 
“No, non lo sa”, rispose con disinvoltura, solo per essere soddisfatta dallo sguardo di puro terrore che s’incise sul viso del suo accompagnatore.
 
“Perché?”, chiese, incapace di nascondere la sua curiosità. “Che c’è di sbagliato?”
 
Il viso di Nate si contorse in qualcosa d’indecifrabile. “Ma vi siete visti ieri, giusto?”, le chiese.
 
“Sì, te l’ho detto”.
 
“Allora, sai?”, le chiese criticamente.
 
Jenny vacillò. “So che cosa?”
 
Nate ritornò di nuovo nel suo silenzio, incominciando ad agitarsi.
 
“Nate?” chiese con cautela Jenny. “Cosa non mi stai dicendo?”
 
“Dovresti chiamarlo”, rispose, aggirando la domanda. “Fargli sapere che stai per andare da lui”.
 
“No”, urlò suo malgrado Jenny, facendo indietreggiare Nate. “Cosa sta succedendo?”
 
Lui distolse lo sguardo.
 
“Dimmelo subito!”, insisté lei.
 
Non si era ancora girato a guardarla.
 
“Nate, giuro…” lo minacciò “…che se non me lo dici…”
 
Lui non parve preoccuparsi.
 
Sapeva che stava succedendo qualcosa. Il comportamento di Dan era stato sottile come un terremoto. Ma Jenny lo conosceva, sapeva che era testardo. Dan non glielo avrebbe mai e poi mai detto, a meno che non c’era o non c’erano alternative.
 
Nate, d’altra parte, era come creta nelle sue mani, e anche se sapeva che era una cosa sbagliata, non poté non farlo. Qualunque cosa stesse succedendo, nel suo profondo sapeva che era sbagliato fare ciò che stava per fare. E anche se l’avrebbe uccisa e avrebbe ucciso lui di riflesso, proseguì.
 
“Tu, tra tutti, sai bene quant’è distruttivo mantenere dei segreti” lo minacciò; le sue parole filtravano allusioni nascoste.
 
Nate si voltò e la guardò come se lo avesse appena schiaffeggiato.
 
“Non sono tenuto a dirtelo”. Rispose; il suo tono le spezzava il cuore.
 
Jenny si sentì orribile.
 

 
Con sua grande sorpresa, vide Nate sospirare e scendere dalla limousine.
 
Pochi secondi dopo le aprì la portiera e le tese la mano. “Ma meriti di saperlo”.
 
Le afferrò la mano e l’aiutò ad alzarsi.
 
Le lasciò la mano e la guardò mentre faceva ritorno al suo vecchio attico.
 
Nate si girò verso la limo ed espirò ad alta voce; desiderava poterla salvare dal dolore che tra pochi minuti avrebbe provato quando avrebbe assistito alla cosa.
 
“Nate”.
 
Si girò, trovandosela davanti.
 
“Ti prego, vieni con me”, gli chiese con tono terrorizzato. Gli tese la mano.
 
Le prese la mano tra le sue- la sua risposta silenziosa.
 
Avrebbe avuto bisogno di qualcuno a cui appoggiarsi dopo quello. Nate inarcò le sopracciglia. Era ingiusto verso di lei farle assistere a quello che avrebbe visto.
 
Sarebbe stato la fine per lei.
 
E questa volta, si promise, il suo braccio l’avrebbe stretta a sé come una presa protettiva, non l’avrebbe lasciata sprofondare verso il basso.
 
Anche se l’avrebbe ucciso,  non l’avrebbe lasciata cadere giù.
 
… 
 
  
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