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Autore: applestark    20/08/2011    3 recensioni
Chi ha letto la saga di L.J Smith conosce il personaggio di Meredith Sulez: risoluta,scaltra,un carattere molto forte...
Immaginiamo che anche lei fa parte della serie tv.
Meredith torna a Mystic Falls dopo un lungo periodo di assenza. Trova tutto cambiato: Bonnie è una strega, Caroline è un vampiro...un nemico di nome Klaus.
E se Klaus oltre a Stefan in cambio della cura per Damon avesse preso anche Meredith? . E se il nostro ibrido trovasse dentro se quel briciolo di umanità che credeva perduto? Potrebbe mai Meredith innamorarsi del nemico?...Leggete e fatemi sapere cosa ne pensate! Fanfic in corso!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Passarono alcuni giorni e non misi più piede nelle altre stanze. Sdraiata sul mio letto continuavo a stringere il cuscino piangendo.
Quando mi veniva fame aspettavo che non ci fosse nessuno in casa per sgattaiolare in cucina a mangiare qualcosa.
A volte Lauren era venuta nella mia camera per parlare ma non riuscivo ad aprirmi con nessuno, nemmeno con me stessa. Ero troppo impaurita, e dopo quello che era successo avevo la certezza che Klaus fosse davvero un mostro. E niente avrebbe potuto farmi cambiare idea. I pensieri volavano sempre a Mystic Falls; alla mia casa, la mia famiglia, le mie amiche….la mia Vita. Mi domandavo se qualcuno ero preoccupato, se lo sceriffo Forbes aveva mandato una squadra di ricerca nei boschi per trovarmi. Ma soprattutto, Elena aveva o no capito che ero vittima e non  complice di Klaus? E i miei genitori avrebbero mai potuto perdonarmi? .
Guardai la sveglia sul comodino: erano le cinque del pomeriggio. Nonostante fosse luglio quel giorno non faceva caldo , anzi , il cielo era ricoperto da una coltre di nuvole grigiastre. Mi alzai adagio dal letto quando sentii dei passi provenire dalle scale. Mi avvicinai la porta e l’aprii leggermente, di scatto la richiusi. I passi pesanti e veloci sembravano essere quelli di Klaus.
-Meredith aprimi per favore- .
Mi ero sbagliata; avrei riconosciuto quella voce fra molti: Stefan.
Non stavo tranquilla nemmeno in suo presenza ma decisi di aprirlo. Infondo mi aveva salvato la vita pochi giorni prima, che motivo aveva per aggredirmi?
Aprii la porta e gli sorrisi.
-Ciao Stefan- .
Abbozzò anche lui un sorriso e si sedette sul mio letto.
-Come stai?- domandò.
La dolcezza della sua voce era la stessa di prima, la stessa calma dello Stefan il fratello buono.
Involontariamente mi sfiorai il lato destro del collo toccando i due piccoli fori violacei.
-Benone- risposi.
Lui annuì guardandomi dritto negli occhi.
-Ascolta io non so perché tu sia qui, ne cosa Klaus vuole da te…forse sei semplicemente un capriccio per lui ma ti prometto che…-
Lo guardai torva. Sapevo cosa stava per dire. Voleva fare qualcosa per salvarmi, per farmi ritornare a Mystic Falls. Lui era così, voleva fare l’eroe. Magari si sentiva in colpa del fatto che anche io ero fuori città con lui e  Klaus o per l’aggressione che avevo ricevuto.
-Non voglio andare via di qui- esclamai.
-Ma posso trovare un modo per portarti a casa…- insistette.
Mi sedetti accanto a lui e feci cenno di no con la testa.
-Se dovesse farti del male non me lo perdonerei. Elena non vorrebbe- continuò.
Mi morsi il labbro inferiore.
Avrei dato tutto per tornare a casa ma mettere ancora nei guai Stefan non avrebbe aiutato nessuno.
Gli sorrisi scrutando i suoi occhi verdissimi come malachite, poi gli presi le mani fredde.
-Da qui usciremo insieme, Io e Te- Sibilai dolcemente.
Sbuffò ma si arrese.
-Voglio tornare da Elena quanto te- dissi.
Allontanò le sue mani dalle mie e guardò altrove. Era evidente quanto stesse soffrendo ad essere quello che per tanti anni aveva evitato di diventare. E poi lui amava Elena tantissimo. Non oserei mai dire che Elena non facesse lo stesso ma c’era Damon con lei a Mystic Falls. Mentre Stefan era solo, proprio come me.
-Meredith però devi cominciare a vivere. Capisci?- disse alzandosi di scatto.
Gli sorrisi. –credo che hai ragione-
-Cerca di non fare la dura con Klaus- aggiunse.
-Lo odio Stefan- mugugnai.
Inarcò un sopracciglio. –Lo so. Ma se non vuoi morire…-
Annuii. .-Ho capito – tagliai corto.
-Io vado nel bosco- disse imbarazzato Stef.
-Si vai pure- .
Lasciò la stanza e prima che uscisse gli diedi una pacca sulla spalla per dargli forza.
Era un buon amico per me, un ragazzo davvero sempre gentile e disponibile. E inoltre c’era qualcosa che ci accomunava: Tenevamo ad Elena tantissimo.
 
Seguii il consiglio di Stefan: Ricominciare a vivere era tra i miei obiettivi giornalieri.
Mi decisi ad uscire dalla camera. Attraversai il corridoio lentamente per assicurarmi che non ci fosse nessuno. Lauren era uscita perché l’avevo vista dalla finestra entrare in auto , il  suo catorcio rosso fiammante.
Mi affacciai in quasi tutte le stanze, per lo più camere da letto piene di vecchi cimeli. La casa era grandissima, forse troppo per solo quattro persone. Infondo al corridoio però vi era una porta di ciliegio con la maniglia dorata e pesante. Mi avvicinai incuriosita e sfiorai le venature scure del legno antico. Mi appoggiai alla porta che, involontariamente si spalancò. Rimasi qualche secondo sull’ uscio, confusa: dovevo o non dovevo entrare? Esaminai bene le due opzioni. Se fossi entrata avrei sfogato tutta la mia curiosità ma forse se Klaus mi avesse beccato sarei davvero morta. Se invece, da buona ,avrei girato i tacchi ,sicuramente avrei vissuto di più.
Alla fine un po’ spaventata entrai. Avevo scelto l’opzione uno. Stefan diceva che dovevo vivere la mia vita e la curiosità aveva sempre fatto parte di me.
Chiusi la porta dietro di me cercando di non produrre nemmeno un minimo rumore. Non avevo mai visto una camera tanto grande e disordinata. C’erano numerosi scaffali strapieni di libri antichi e moderni. Un grosso tavolo si trovava al centro della stanza ed era anch’esso pieno di saggi, libroni e fogli di carta pregiata.
Vi era anche una grossa finestra chiusa. Mi avvicinai e sfiorai il vetro. Cominciava a piovere e le goccioline di pioggia scivolavano libere sul vetro. Il rumore dell’acqua che picchiettava sul tetto mi dava una sensazione di tranquillità meravigliosa. Mi piaceva molto. E anche i libri. Mi guardai intorno, avevo finalmente trovato qualcosa da fare nella mia lunga permanenza a casa di Klaus. Mi avvicinai al primo scaffale e feci scorrere il dito lungo la pila di libri nel terzo scompartimento. Mi colpì un libro rilegato in cuoio datato 1800. Lo presi , era molto piccolo quasi tascabile. Lo aprii e cominciai a sfogliarlo. Era scritto a mano e su ogni pagina vi era una data. Aveva l’aria di un diario. La calligrafia era veloce e piena di ghirigori, ma riuscii ad intravedere una firma alla fine di ogni pagina: Niklaus. Per essere sicura di quello che avevo appena letto accesi il lume che stava sulla scrivania per vedere meglio. Si, era proprio così, quello era il diario di Klaus. Ebbi un brivido di terrore. Forse in quella stanza davvero non ci sarei dovuta entrare. Strinsi fra le mani quella specie di libro e fui ancora una volta tentata ad aprirlo. Era vietato leggere i diari altrui ma non ce la feci. Mi sedetti a terra appoggiata alla scrivania e aprii una pagina a caso.
 
20 settembre 1820
Caro diario,
sono ancora alla disperata ricerca di Katerina. E’ scappata così tanto tempo fa e non posso ancora spezzare la maledizione.
Quanto tempo dovrà ancora passare per poter finalmente riavere indietro la mia vera natura di ibrido?

Non ti nascondo che forse, mi sarebbe dispiaciuto sacrificare la dolce Katerina ma naturalmente vengo prima io, poi gli altri.
Credo che partirò per l’Italia; alcuni dicono che dovrebbe trovarsi lì. Devo ucciderla. Si è presa gioco di me, non doveva permettersi.
Forse non aveva capito con chi aveva a che fare: Klaus l’originale. Io sono il padre di tutta la stirpe delle creature della notte.

Sono crudele, senza cuore e come sarò finalmente anche lupo diventerò davvero la creatura più malvagia.
Mia sorella è ancora malata. Questo mi rende terribilmente dispiaciuto.
Vorrei tanto che guarisse è l’unica persona a cui realmente tengo:
La mia Leah.

Spero che in Italia qualche bravo medico mi aiuti. Sennò peggio per lui.
A presto.
Klaus.
 
Mi vennero i brividi. Non per Katherine, ormai quello era un fatto passato. Ma per Klaus. E così, lui aveva una sorella? . Una sorella a cui voleva bene, si preoccupava per la sua salute , voleva un modo per guarirla. Allora non era sempre stato un  mostro? Qualcuno era riuscito a scalfire quel muro privo di emozioni che aveva dentro. Fui sul punto di voltare pagina per leggere e scoprire come le cose fossero andate a finire, ma sentii troppi rumori provenire dalle scale. Di scatto piegai il lembo di quella pagina e infilai nella tasca dei jeans il diario. Mi rialzai e spesi subito la luce sulla scrivania. Troppo tardi: la porta si spalancò e Klaus infuriato entrò dentro.
Avevo ancora una volta giocato con lui, con la finta gentilezza che serbava nei miei confronti. Se  mi avrebbe ucciso non l’avrei  certo biasimato.
-Che ci fai qui?- gridò.
I suoi occhi bluastri avevano lo stesso colore dell’oceano in tempesta.
-Io non volevo- balbettai indietreggiando.
Quella volta mi sentii davvero dispiaciuta. Ero nel torto. Nessuna persona avrebbe voluto che qualcun altro leggesse il suo diario.
E Klaus non voleva certo mostrarmi di avere un lato umano…
-Scusa- aggiunsi sotto voce.
Si avvicinò a passo felpato a me. Mi posò le mani attorno al collo.
-Non ti è bastato Meredith? Sei davvero così dura come dicevano!- gridò.
Nei suoi occhi non c’era solo rabbia, questa volta mi sembrava ferito, deluso…imbarazzato.
-Che cosa stavi facendo?-  . Continuava a stringere la presa attorno al mio collo. Riuscivo a stento a respirare.
-Non volevo scusa…-.
-Non c’è Stefan che ti salva ,questa volta morirai!- . Gli occhi divennero di un dorato intenso. Le ginocchia mi tremavano come foglie e le lacrime cominciarono a scendere calde dai miei occhi.
Bagnarono la mano di Klaus .
-Mi stai facendo male- sibilai.
Klaus si fermò. Mollò la presa ed io ripresi a respirare. Inarcò le sopracciglia e abbassò lo sguardo, di nuovo di un blu intenso. Era come se stesse pensando a qualcosa o a…qualcuno.
Mi diede una spinta e si affrettò ad uscire dalla stanza. Ancora scossa gli corsi incontro e afferrai la sua mano un attimo prima che varcasse l’uscio della porta.
Mi guardò ancora infuriato e si scrollò dalla mia presa.
-Klaus io non volevo- dissi.
Scosse la testa.
-Ehi- sospirai dolcemente.
Continuava a non guardarmi.
-Klaus scusami…non ho letto niente- mentii.
Vidi la sua espressione rilassarsi.
-Sul serio?-
Annuii. –Giuro- .
Mentii ma solo a fin di bene, non volevo sembrare una guastafeste.
-Non entrare mai più in questa camera.- esclamò caustico.
Abbassai lo sguardo ed ebbi un flash nella mente.
Giorni prima aveva detto “Non posso farti del male”.
Perché?
Lo scrutai bene. I capelli dorati gli incorniciavano il volto e gli occhi sembravano due gioielli incastonati in un viso marmoreo.
-Perché non puoi farmi del male?- chiesi.
Abbozzò un sorriso.
-Meredith solo perché non ti ho uccisa, non significa che ora siamo amici- esclamò incrociando le braccia.
-Ok- .Mi passai una mano fra i capelli nervosa.
-Stai giocando col fuoco con me, non credi che sia un tantino pericoloso?- .Mi sorrise leggermente.
Dovetti ammettere che era davvero bellissimo. Sembrava un adone greco.
-Non puoi farmi del male, l’hai detto tu- commentai causticamente.
Scosse la testa e si avvicinò a me.
-Sono un mostro, un assassino, un vampiro…- bisbigliò con rabbia.
-Devi stare lontana da me, intesi?- continuò spostandomi un capello dal viso.
Annuii confusa.
Il cuore cominciò a battermi forte. Poteva significare solo due cose: O ero innamorata o avevo paura. E in quel momento non ebbi paura, terrore…Klaus non avrebbe mai potuto farmi del male, non poteva. Non sapevo il perché ma…era comunque una promessa fatta a chissà chi e per quale motivo.
Uscì dalla stanza e mi guardò con la coda degli occhi prima di sparire lungo il corridoio. Il suo sguardo quella volta mi sembrò dispiaciuto, quasi malinconico.
Era solo impressione? O Klaus mi stava nascondendo davvero qualcosa?.

 
 
 
 
 
 
 
  
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