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Autore: Melanyholland    24/04/2006    12 recensioni
Stagione 5: che cosa sarebbe successo se, per fuggire da Glory, Buffy fosse partita solo con Spike e Dawn?
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Questo capitolo lo dedico a tutte le persone che, durante lo svolgimento della storia, mi hanno sostenuta e aiutata con le loro recensioni. In ordine:

Ila_Cloe, Happy, mokuren078, Sorellla, Tany,  AntonellaSpuffy, Cleo, Chloe88, Shavanna, Isabel, Arya, lalla86, Clara.

Grazie a tutte. Il vostro contributo è stato prezioso per me, perciò questo capitolo è per voi. ♥

 

13. Il Dono

Erano state ore davvero terribili.

Sapere che sua sorella era nelle mani di Glory, che stava per compiere il rito che l’avrebbe uccisa, la realizzazione che aveva fallito su tutti i fronti, che aveva ucciso tutta la sua famiglia, erano calate sulla sua testa come un’ascia affilata, tagliandola in due dolorosamente. Era incapace, stanca di ribellarsi, tutta la sofferenza di quell’ultimo anno concentrata dentro di lei le risucchiava tutta l’energia, la volontà, come un gigantesco buco nero. Era riuscita a trovare dentro di sé la forza di reagire, ancora una volta, ma la pesantezza, l’odio per se stessa e per la sua incapacità gravavano ancora sulle sue spalle martoriate, soprattutto adesso che aveva scoperto che, se Glory avesse cominciato il rito, l’unico modo per salvare il mondo sarebbe stato uccidere sua sorella. Si era opposta, naturalmente, quando Giles gliel’aveva detto: non avrebbe mai potuto farlo. Non le importava che il suo Osservatore si fosse infuriato, urlandole che avrebbe fallito condannandoli tutti, sebbene facesse male; non le importava cosa pensassero tutti i suoi amici, o quale fosse secondo la Prima Cacciatrice il suo dono. Avrebbe salvato Dawn, perché lei era tutta la sua famiglia, e sua madre stessa riviveva attraverso loro due. Non si sarebbe perdonata di perderla, per nessun motivo; e se il prezzo da pagare sarebbe stata la dannazione eterna…beh, faceva paura, ma qualsiasi cosa era migliore di vivere sapendo che aveva tradito sua sorella, la sua fiducia, il suo affetto. Non avrebbe più potuto guardarsi allo specchio, sapendo di averla uccisa; e comunque non ce l’avrebbe mai fatta, non sotto i suoi occhioni azzurri che la guardavano, imploranti e fiduciosi, convinta che fosse lì per salvarla.

Avrebbe salvato Dawn, a tutti i costi.

Avevano studiato un piano, incredibilmente grazie anche all’aiuto di Anya, e adesso lei si stava dirigendo verso casa sua, al fianco di Spike, desiderosa di allontanarsi per un po’ dal clima pressante che c’era al Magic Box, dagli sguardi infuocati di Giles. Il vampiro se ne stava in silenzio, lanciandole ogni tanto uno sguardo di apprezzamento, preoccupato.

“Come ti senti, Summers?” Chiese ad un certo punto, l’apprensione nascosta sotto il tono disinvolto.

“Pronta a prendere a calci qualche grosso sedere divino?”

Buffy sorrise, senza allegria. “Certo.”

“Coraggio, sono sicuro che la piccoletta se la sta cavando bene! Manca ancora qualche ora al rito, secondo i calcoli di Rupert.” Continuò imperterrito lui, ma gli occhi verdi di lei rimanevano desolatamente vuoti e depressi, mentre annuiva.

Spike sospirò, pronto ad aggiungere qualcos’altro, poi scosse la testa e richiuse la bocca, sconfitto.

Dopo qualche altro minuto di silenzio, fu Buffy ad esordire: “Credi che abbia ragione?”

“Uh?” Il vampiro la guardò sbattendo le palpebre. “Vuoi dire…l’Osservatore?”

“Sì. Credi che sono un’illusa? Che fallirò e condannerò il mondo perché sono troppo debole per fare ciò che deve essere fatto?” Chiese lei con voce incolore, fissando il marciapiede. Lui posò lo sguardo su di lei, il suo profilo pallido e smunto, le occhiaie profonde sotto gli occhi, la pelle tirata, i capelli scompigliati e legati svogliatamente dietro la nuca. Da quando la conosceva non l’aveva mai vista così trasandata, eppure, sotto i riflessi argentei della luna piena, gli sembrò la donna più bella che avesse mai incontrato.

“No. Credo che tu stia facendo la cosa giusta, e Rupert è stato un bastardo anche solo a chiederti di sacrificare tua sorella. Non ci si può mettere contro la propria famiglia.” Sentenziò deciso, infuriato con l’Osservatore: aveva notato quanto le parole di lui l’avessero sconvolta, sebbene gli avesse tenuto testa. Era evidente che la Cacciatrice teneva molto all’opinione del vecchio.

“Sei un’eroina, Buffy. Sono sicuro che riuscirai a salvare il mondo senza abbandonare Briciola.” La incoraggiò.

“Ne sei davvero convinto?” Chiese lei scettica, inarcando un sopracciglio. “Potrei fallire, e condannarvi tutti all’Inferno.” Il tono di Buffy era freddo, ma si percepiva chiaramente il dolore dietro le sue parole.

“Beh, mi sa tanto che io ho già un posto prenotato da quelle parti” scherzò, scrollando le spalle “Se ci finisco con te, tanto meglio: sembrerà il paradiso.”

Lei sorrise appena, arrossendo. “Dico sul serio.”

Erano arrivati di fronte al portico illuminato di casa Summers. Spike le posò una mano sul braccio, cosicché, per istinto, lei si voltò a guardarlo: i suoi lineamenti erano maggiormente marcati dal gioco di luci ed ombre, gli occhi blu sembravano luccicare.

“Pensiamo prima a fermare il rito.” Disse lui con voce vellutata “Poi penseremo al resto. Per quanto mi riguarda, io non mi fascio mai la testa prima di rompermela”.

Stavolta il sorriso di lei fu più accentuato, mentre replicava ironica:

“Perché tu sei un incosciente immaturo.”

“Bada a come parli, ragazzina! Ho un centinaio d’anni più di te.” Replicò lui, fingendosi arrabbiato. In realtà, gli aveva fatto un piacere immenso vederla sorridere in quel modo.

“E il cervello di un ragazzino presuntuoso”.

Buffy oltrepassò la soglia di casa, senza accorgersi che lui non era al suo fianco.

“Prendi solo le armi pesanti.” Ordinò, improvvisamente seria.

“Ehm…Buffy?”

Si voltò verso di lui, sorpresa. Spike se ne stava in piedi davanti alla porta, impossibilitato ad entrare dal suo incantesimo di cancellazione del primo invito. I suoi occhi azzurri erano velati e tristi, memori del giorno in cui gli aveva sbattuto la porta in faccia.

Buffy ricordava bene la sua espressione di quel momento: come ne era rimasto profondamente colpito, come aveva cercato di sorridere ironico, ma il dolore e la delusione erano troppi, e il sorriso si era spezzato sul suo viso. L’aveva guardata come se non potesse credere che lei gli avesse fatto una cosa simile, ferito, sconcertato, deluso. Niente scenate di rabbia o urla.

E da come si stavano mettendo le cose, si accorse che avrebbe preferito che fosse andata così.

A quel tempo, non le era importato nulla: l’aveva incatenata, l’aveva minacciata, era troppo arrabbiata con lui per provare qualcosa nei suoi confronti; ma ora, ricordando quello sguardo sofferente, si sentì improvvisamente stringere il cuore.

“Puoi portarmele qui, se vuoi.” Mormorò lui, rassegnato. Non c’era ironia, nessuna implicita richiesta a permettergli di entrare. Se possibile, Buffy si sentì perfino in colpa per avergli fatto un torto del genere.

“Entra, Spike.” Disse calma, e quando lui sorrise sollevato e appagato, come se avesse appena ricevuto un bellissimo regalo, non poté che sentirsi a sua volta soddisfatta. Dopotutto, Spike se l’era più che meritato.

Il vampiro si diresse verso il baule delle armi.

“Non ce la faremo tutti, lo sai questo?” Chiese Buffy, grave. Lui le sorrise, scrollando le spalle.

“Beh, ho sempre saputo che sarei morto in battaglia”.

Era disposto a combattere per lei, perfino a morire, senza battere ciglio. Nonostante le sue riserve, una parte di lei si ritrovò a rimpiangere di non aver subito accettato il suo amore, quando gliel’aveva rivelato.

Non importava che non fosse umano, ormai non poteva più negare a se stessa che i suoi sentimenti erano reali.

Ma ora che la situazione era precipitata, non aveva più il tempo di pensare a se stessa, a qualcosa che avrebbe potuto farla stare meglio. Doveva concentrarsi solo su Dawn. Forse ci sarebbe stato il tempo di dargli una possibilità dopo la battaglia.

Forse.

“Conto si di te, per proteggerla. In caso non dovessi farcela.” Voleva almeno fargli capire che si fidava di lui. Dopotutto, si sarebbe sentita molto meglio se avesse saputo che anche lui vegliava sulla sua sorellina: Spike non era solo forte fisicamente; era disposto a tutto per le persone che amava, per proteggerle, lei lo sapeva bene.

“Fino alla fine dei giorni.” Promise lui, sincero “Anche se dovesse essere oggi”.

Il tono dolce e profondo della sua voce le scaldarono il cuore. Annuì, sperando che lui riuscisse a leggere la gratitudine nel verde dei suoi occhi, e cominciò a salire le scale per prendere le armi che teneva in camera sua. 

“So che non mi amerai mai.” Udì all’improvviso la voce di Spike, pacata e triste. Si voltò verso di lui, il petto stranamente pesante e corrucciato. “Sono un mostro…ma mi tratti come un uomo…ed è…” lasciò in sospeso la frase, scuotendo la tesa.

Buffy annuì di nuovo e salì le scale, desiderando suo malgrado che avesse terminato la frase. Un mostro…fino a poco tempo fa si sarebbe trovata d’accordo su quell’affermazione, ma ora? Sentendolo parlare con quel tono dolce e rassegnato, vedendolo impegnarsi tanto per salvare Dawn, gli occhi blu che luccicavano di vera preoccupazione e affetto…adesso, era d’accordo? Non credeva che un mostro avrebbe potuto provare certi sentimenti, e di certo non lo trattava come un uomo per fargli un favore. La verità era che aveva cominciato a vederlo in modo diverso sin dal loro primo bacio nella cripta, da quando lui le aveva dimostrato quello che provava. Da quando era riuscita a vedere al di là della sua maschera di spavalderia e perfidia e aveva scorto il vero Spike, vulnerabile, devoto, dolce e innamorato. Di lei, di Buffy Anne Summers.

Una volta arrivata nella sua stanza, si sentì improvvisamente più sola e disperata che mai. Ricordava tanti momenti, passati con la sua famiglia lì: tutte le volte che la mamma era entrata nella sua camera, lamentandosi del disordine; tutte le volte che aveva cacciato via la sorellina, nonostante lei insistesse per entrare; le notti in cui, spaventata dal temporale, la piccola Dawn si era rifugiata tra le coperte del suo letto e lei, tornando dalla ronda, l’aveva trovata lì, accoccolata fra le lenzuola, come se il solo fatto che appartenessero alla sorella maggiore, solo la possibilità di sentire il suo odore, la rassicurassero. Quelle notti non se l’era mai sentita di scacciarla, e si era sempre invece sdraiata accanto a lei, attenta a non svegliarla, offrendole il conforto del calore del proprio corpo, sentendo nelle narici il suo profumo dolce, come di zucchero a velo.

Ricordava le mattine in cui si svegliava cullata dell’aroma dolce della cioccolata calda e dei pancakes che la mamma preparava per colazione, soffici e fragranti. Sorrise: Joyce Summers era l’unica persona che avesse mai conosciuto che si svegliasse presto di buonumore. Le tornavano alla mente, una dopo l’altra, tutte le occasioni passate insieme con la sua famiglia, come in una pellicola a colori; ed ogni immagine, un’effimera felicità seguita subito da accecante dolore, amara consapevolezza che tutto quello era passato, e non sarebbe mai tornato. 

Sentì le lacrime pizzicarle gli occhi: niente sarebbe stato come prima. Mai più.

“Tutto bene, Buffy?”

Si riscosse all’improvviso, guardando Spike sulla soglia della sua camera, che la fissava preoccupato.

“Sì, perché?” chiese, ancora un po’ disorientata, strizzando un attimo gli occhi per reprimere le lacrime. Lui la guardò intensamente, gli occhi azzurri preoccupati.

“Ci stavi mettendo un bel po’, e ho pensato…”

“Mi ami?” Chiese Buffy all’improvviso, senza guardarlo. Dio, si sentiva così vuota, così fredda, e istintivamente, quasi senza accorgersene, si abbracciò, massaggiandosi gli avambracci. Tutto quel calore passato, ora scomparso nella realizzazione del presente, aveva avuto l’effetto di ghiacciarla dentro, farla sentire terribilmente sola.

“Sì, certo.” Rispose lui, confuso. Si avvicinò a lei, posandole le mani sulle spalle, e Buffy alzò la testa per guardarlo negli occhi. “Ti amo.” Ripeté, gli occhi blu che riflettevano chiaro come il sole i suoi sentimenti.

“Grazie.” Disse lei con un fil di voce, sinceramente riconoscente. Non era la risposta che voleva, era chiaro, ma Spike sospirò, abbracciandola comunque. Il fatto che non insistesse, che non pretendesse di più, la sorprese piacevolmente e la costrinse a dargli una spiegazione, mentre si lasciava cullare dalle sue braccia forti e muscolose, così assurdamente rincuoranti.

“In questo momento, non posso pensare a me, a noi, lo capisci? Devo concentrarmi su Dawn”. Gli confidò.

“C’è un noi?” Chiese lui, il tono pacato che lasciava trapelare la speranza, il desiderio.

Buffy sospirò, raccogliendo buona parte del suo coraggio per aggiungere, in un sussurro:

“Potrebbe esserci”.

Spike la guardò come se non potesse credere alle sue orecchie, la gioia impressa a fuoco nei suoi occhi.

“Dici sul serio?”

“Sì”.

Era vero. Forse con lui non ci sarebbero mai stati meravigliosi pic-nic o meravigliose gite al mare, ma le sarebbe stato accanto, e l’avrebbe amata al di sopra di ogni altra cosa, ora ne era convinta. Per adesso era tutto ciò che desiderava.

Spike sorrise radioso, ancora incredulo e frastornato.

“Ad una condizione.” Disse improvvisamente lei, ma questo non parve scoraggiarlo.

“Qualunque cosa, Buffy.” Rispose sincero, fissandola come se fosse un dono celestiale, come un bambino che vede per la prima volta Babbo Natale.

“Non deludermi.” Abbassò gli occhi, il dolore che ancora ristagnava dentro di lei, la voce incrinata.

“Non abbandonarmi.”

“Non lo farò.” Promise lui “Qualunque cosa succeda.”

E quelle sarebbero condizioni? In tutta onestà Spike pensava che solo un perfetto idiota si sarebbe lasciato scappare quel tesoro così prezioso dopo averlo trovato. Non per niente, i suoi ex erano il soldatino smidollato e lo sdentato piagnucoloso.

Buffy gli sorrise, poi ridivenne seria, e aggiunse, quasi in tono di scusa:

“Non ti amo, lo sai questo?”

Spike annuì.

“Posso aspettare. Darti tutto il tempo che ti serve.”

La rincuorò. Avere avuto quella speranza e, per ora, era il regalo più bello che potesse ricevere. “Tanto, so che alla fine sarai pazza di me! Come potresti resistere al mio fascino sinistro?” Si vantò con un sorriso sexy, da bello e dannato. Lei sorrise a sua volta.

“Te l’hanno mai detto che sei un pallone gonfiato?” Replicò maligna.

Risero, e per lei quella risata fu una liberazione. Lo guardò, riconoscente, e sussurrò:

“Grazie.”

Spike le posò un bacio sulla fronte, senza commenti.

Ora Buffy sembrava profondamente indecisa riguardo a qualcosa, gli occhi lucidi che fissavano un punto imprecisato del pavimento.

“Spike?” Bisbigliò.

“Che c’è?”

“Abbiamo ancora un po’ di tempo prima di dover andare.”

“Sì.” Non capiva dove voleva arrivare. O meglio, lo immaginava, ma era più la voce del desiderio soggettivo che della ragione obiettiva.

Buffy si focalizzò su di lui, gli occhi che brillavano desolati, le guance lievemente imporporate.

“Amami. Fammi sentire amata.” La voce tremante era quasi supplichevole.

Spike non rispose, ma la baciò, appassionatamente, cercando di riversare in quel bacio tutto l’amore che provava per lei, per confortarla, rassicurarla che era al suo fianco e che non l’avrebbe mai abbandonata, non importa cosa avrebbe dovuto sopportare, o quanto avrebbe dovuto aspettare.

Buffy si lasciò andare in quel bacio, completamente, permettendogli di stringerla a sé, di esplorarla, le mani di lui che la accarezzavano, dovunque. Si staccò un attimo, gli occhi fissi nei suoi, e si sciolse i capelli, che ricaddero in boccoli soffici sulle sue spalle.

“Adoro i tuoi capelli, lo sai?” Disse lui estasiato, ammirando le curve dorate e prendendo una ciocca fra le dita. Lei gli sorrise, riprendendo a baciarlo, mentre le sue mani gli accarezzavano il petto, i muscoli degli avambracci, e il suo corpo si protendeva verso di lui, percependo anche attraverso il denim dei jeans quanto la desiderasse. Spike le sfilò la maglia, rivelando il reggiseno candido, accarezzando la sua pelle calda, la curva dolce del seno, la volta del suo collo morbido, che prese a baciarle e mordicchiarle, assaporandola avido. Buffy gemette, persa nel suo tocco, incapace di ragionare, di pensare. Si lasciò andare sdraiata sul letto, prendendo i bordi della sua maglietta nera e sfilandogliela da sopra, rivelando il busto perfettamente modellato e cominciando a baciarlo, mentre le mani di lui si dedicavano ai suoi pantaloni. Quando fu finalmente libera, lui la contemplò affascinato,  come se non avesse mai visto una cosa tanto stupenda in vita sua, gli occhi che scorrevano sulle curve, sulla pelle candida, sul rosa perla della punta dei seni e del suo sesso. Un po’ imbarazzata dal suo scrutinio, lei gli prese la testa fra le mani e lo costrinse a baciarla, godendo dei movimenti delle sue labbra, della sua lingua.

Dio, era fantastico: il modo in cui la toccava, come a voler coprire ogni centimetro del suo corpo, i suoi baci, roventi nonostante le labbra fredde, lui ardito e dolce allo stesso tempo, che la esplorava accarezzando e baciando e leccando dappertutto, facendole dimenticare tutto, il dolore, la stanchezza, le responsabilità.

“Spike, ti prego” sussurrò, nel suo orecchio, quando vide che esitava. Così lui spinse dentro di lei, ed entrambi gemettero di piacere annegando l’uno nell’altra, il volto di lui affondato nel suo collo, le sue braccia che la cingevano, tenendola stretta a lui, come se avesse paura di perderla. 

Fu bellissimo. La fece sentire completa e amata per la prima volta dopo tanto tempo, accontentando i suoi desideri, donandole tutta la sua passione e il suo amore, come d’ora in poi, lei se ne rese conto, avrebbe sempre fatto.

 

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“Come ti senti?” Le sussurrò dolcemente nell’orecchio, accarezzandole i capelli. Buffy teneva gli occhi chiusi, un lieve sorriso sulle labbra dolci. Il corpo di lei era caldo e tremava ancora un po’ per l’intensità dell’unione, il suo cuore palpitava ancora velocemente. Spike la teneva fra le braccia e  guardava il suo grazioso viso ancora soffuso di rossore con adorazione, accarezzandola con lo sguardo, oltre che con i gesti. Sorrise: era stato meraviglioso. In più di cento anni era stato a letto con molte donne, ma non aveva mai provato qualcosa di così travolgente, di così appagante, di così speciale come durante quel momento con Buffy. Si sentiva integro e felice, come se ogni sensazione negativa fosse stata cancellata da quell’angelo che ora teneva stretto tra le braccia, che gli aveva permesso di amarla e davvero, era stato stupendo. Aveva immaginato tante volte come sarebbe stato farlo con lei, sapeva che sarebbe stato straordinario, incredibile, ma questo andava oltre ogni sua fantasia.

Per la prima volta dopo un secolo e ventisette anni si sentì veramente vivo.

“Bene.” Sospirò lei, ed era vero. Ancora cullata da un leggero torpore, stretta fra le braccia di lui che la circondavano, dandole una meravigliosa sensazione di protezione, si sentì dopo tanto tempo riposata e calma. Ora sapeva che lui le sarebbe stato vicino, qualsiasi cosa fosse successa, che avrebbe protetto lei e la sua famiglia, aiutandola, sempre.

Non sarebbe stata più costretta a combattere da sola, e il pensiero che qualcuno ci sarebbe sempre stato, le dava sostegno, l’aiutava. Era stato un anno doloroso e difficile, aveva perso molte persone care, e aveva creduto di non potercela fare. Ma adesso, seppure fosse consapevole che di lì a poco avrebbero dovuto alzarsi per andare a combattere una battaglia che avrebbe potuto ucciderli tutti, sapeva che qualsiasi fosse il suo destino, non avrebbe avuto rimpianti. Certo, il peso del mondo gravava ancora sulle sue spalle, e il dolore per la morte della sua mamma, per il pericolo che non era riuscita ad evitare alla sorellina, continuava a pesare su di lei, come una roccia impenetrabile. Tuttavia, quegli istanti che aveva passato con lui, dimenticandosi di tutto, provando di nuovo cosa fosse il vero piacere, cosa volesse dire essere amati al di sopra di ogni altra cosa…l’avevano confortata, e ora l’avrebbero aiutata a combattere la sua guerra contro Glory.

Non sapeva se ci sarebbe stato mai un futuro per lei e per Spike. Il domani era scuro e fosco, tutte le decisioni, le scelte che avrebbe dovuto fare sembravano lontanissime, sfocate. Il momento che avevano passato insieme era stato importante per lei, e di sicuro anche per lui, e non avrebbe mai finto che non fosse successo nulla, però…

Avrebbe mai potuto dimenticare il suo passato, chi era stato prima? Avrebbe mai potuto guardarlo senza vedere in lui un assassino? Avrebbe mai potuto fissarlo negli occhi senza scorgere il demone che albergava in lui?

Insomma, avrebbe mai potuto amarlo?

Questo non lo sapeva. Ma gli era grata per averle donato tanto tepore, tanto amore, in una notte in cui sentiva che il ghiaccio che dilaniava il suo animo stava pian piano allungando le proprie spire sul suo cuore. Gli era grata per starle accanto, per averle promesso di proteggere Dawn, qualunque cosa fosse successa. Non avrebbe mai potuto lottare con tutta se stessa, se fosse stata soffocata dalla preoccupazione e dall’ansia che, se avesse perso, sua sorella sarebbe stata condannata. Ora era abbastanza tranquilla, perché consapevole che, se le fosse accaduto qualcosa, Dawnie avrebbe avuto al suo fianco qualcuno di cui si fidava, che l’avrebbe protetta e aiutata.

Se le cose si fossero messe male per tutti loro, se fosse stata costretta a far aprire le porte degli inferi… almeno sarebbe morta sapendo di non essere sola, sapendo che per qualcuno lei era davvero importante, preziosa, la regina del suo cuore. E Dawn, come aveva detto anche a Giles, l’avrebbe vista combattere strenuamente per proteggerla, fino al momento del suo ultimo respiro.

“Dobbiamo andare.” Esordì con voce fredda, sciogliendosi decisa seppur a malincuore dal suo abbraccio e cominciando a rivestirsi. Spike sospirò, ma obbedì, afferrando i jeans neri da piedi al letto.

“Andiamo a salvare il mondo.” Annunciò lui, con voce per metà ironica e per metà rassegnata. “Non avrei mai creduto che sarei finito così.” Borbottò fra sé e sé.

“Ricordati la tua promessa.” Gli disse lei, con un fil di voce, mentre si allacciava il reggiseno. Sapeva che Spike stava scherzando, ma le sue parole le avevano lasciato addosso un senso di inquietudine che l’aveva costretta a parlare.

In realtà, le aveva fatto molte promesse in una sola sera, e lui non capì a quale precisamente si riferisse. Comunque disse di sì per tutte.

Sì. Avrebbe protetto Dawn, impedendo a qualsiasi costo che le accadesse qualcosa.

Sì. Avrebbe fatto felice Buffy, negandole ogni motivazione per dubitare di lui, o per soffrire per il suo comportamento.

Sì. Le sarebbe rimasto accanto, non l’avrebbe mai abbandonata, qualsiasi cosa fosse successa, confortandola, semplicemente facendole sapere che l’amava e che c’era per lei, sempre.

Sospirò: questo vizio di essere disposto a fare qualsiasi cosa per amore gli aveva sempre procurato più guai che altro. Forse avrebbe dovuto…

Buffy si voltò verso di lui, il viso luminoso ancora velato da quella fatalità, da quella tristezza, ma sempre straordinariamente bello. Lo guardava con affetto, gli occhi verdi scintillanti, rivolgendogli un lieve sorriso disarmante.

Tutte le sue esitazioni crollarono all’istante. Non avrebbe mai potuto tradirla, farle del male. Lei era così perfetta, così stupenda, che probabilmente se gli avesse chiesto, guardandolo con quegli occhi di infinita bellezza, parlando attraverso quella labbra morbide e dolci, di iscriversi con lei ad un corso di cucito, probabilmente le avrebbe detto di sì. Dio, avrebbe fatto qualsiasi cosa solo per avere la possibilità di essere guardato con tanta amorevolezza, senza il solito disprezzo nelle sue pupille, nella sua voce, solo per vedere il suo sorriso.

Per vederla felice.

Buffy ti amo…ti amo da morire…

“Andiamo, Spike?” Lo esortò lei, il tono spazientito, sebbene ancora gentile.

Guardami ancora in quel modo e ti seguirò anche dopo il sorgere del sole, pensò lui con un sorriso, e annuì. Si avvicinò a lei, la attirò a sé e la baciò, con passione, amore, e cercando ancora una volta di riversare in quel bacio tutta l’immensità dei sentimenti che provava per lei. La sentì sorridere contro la sua bocca prima di ricambiare, di lasciarsi andare a sua volta.  

Buffy fu la prima a staccarsi, e gli fece cenno di andare. Lui la sorpassò, si diresse verso la porta accostata e la tenne aperta per lei. Buffy sorrise, stavolta senza protestare come quella notte di un tempo che sembrava remoto, e lo precedette di sotto.

La sua guerra stava per cominciare, e avrebbe combattuto, a testa alta, come aveva sempre fatto. Qualunque fosse stato l’esito della battaglia, non dipendeva solo da come avrebbe combattuto Glory. Soprattutto, dipendeva da come avrebbe affrontato se stessa, e la sensazione che si era insinuata nel suo animo sin da quando il mondo aveva cominciato a crollarle addosso, la stessa sensazione che l’amore di Spike era riuscito a farle dimenticare e che adesso, nella pungente brezza notturna, tornava a martoriarla, divorandola senza pietà.

Una sensazione che, la prima volta che l’aveva sentita, l’aveva spaventata a morte, lasciandola incredula e scossa.      

Una sensazione che il vampiro al suo fianco conosceva bene, e di cui in passato aveva approfittato, per conquistarsi la fama che aveva ora.

“Tutto okay, amore?” chiese Spike, corrucciato, vedendola rabbuiarsi. Lei annuì, decisa, accelerando il passo.

Era vero. Andava tutto bene, perché ora quella sensazione la conosceva, la capiva.

E soprattutto, non ne era più spaventata.

 

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Fu una battaglia come tante altre, all’inizio. Il Buffybot fu usato come diversivo, e avvantaggiata dall’effetto sorpresa e dal martello del dio troll Buffy poté combattere e sconfiggere Glory.

Ma Dawn aveva cominciato a sanguinare. E il portale ad aprirsi su dimensioni infernali, in procinto di inghiottire Sunnydale e il resto del mondo.

Buffy capì subito cosa doveva fare. Non perché qualche spirito l’aveva annunciato, non perché riflettendoci era arrivata a quella conclusione. Semplicemente, appena il portale si aprì, lo seppe.  E senza indugi, senza esitazioni, lo accettò.

Ma non era l’unica che aveva percepito quella verità. Dawn, davanti a lei sulla torre, ancora sanguinante, capì subito cosa stava per fare.  Ma la sua innocenza e la sua giovinezza non le permisero di ammetterlo, di arrivare a quella calma consapevolezza di inevitabilità, e così si mise a piangere.

“Ti prego, non farlo” gemette, e Buffy la prese tra le braccia, un’ultima volta, cullando il suo corpo tremante, gracile, da bambina, sussurrandole ciò che voleva ricordasse, portasse con sé nella sua vita senza di lei. Intorno a loro c’erano fulmini, il crepitio stridente e assordante della realtà che soffriva, squarciata da altri mondi, creature mostruose che si intravedevano attraverso le crepe. Ma a Buffy non importava. Era il momento, l’ultimo momento, in cui doveva dedicarsi completamente alla sorellina. Farle capire quanto l’amava, e che, nonostante tutto, le cose sarebbero rimaste così per sempre.

C’era un’altra persona che sapeva cosa stava per fare. Buffy lo vide raggiungerla sulla torre, incurante della stanchezza e delle ferite provocate dalla battaglia. Lo osservò al di là della spalla di Dawn, che ancora teneva stretta al petto, fermarsi di fronte a lei, e guardarla, ansante.

Spike era terrorizzato.

Terrorizzato al pensiero di perderla, al pensiero di non poterle stare più accanto, di non poter più vederla sorridere, o udire una delle sue battute, o perfino ricevere uno dei suoi pugni. Spaventato a morte all’idea di continuare a esistere su questa terra, per l’infinito resto della sua non-vita, senza avere la possibilità di parlarle, di baciarla, o semplicemente di saperla viva. Non l’aveva mai vista veramente felice, e questa era la cosa che più lo faceva soffrire.

Buffy scorse tutto questo nell’azzurro dei suoi occhi, insieme all’immensità dell’amore che provava per lei. E ne fu commossa, perché non si era mai resa conto di quanto profondo e reale fosse il suo sentimento per lei, se non nell’attimo in cui i loro corpi si erano uniti, e anche allora la realizzazione era durata solo un attimo, ed era subito sfuggita. Capì veramente, solo in quel momento, tutto ciò che lui era disposto a donarle, tutta la felicità che avrebbe potuto avere se solo si fosse permessa di aprirgli prima il suo cuore.

E come aveva saputo all’istante cosa era necessario fare, allo stesso modo ora seppe qualcos’altro.

Ma la terra stava collassando e non poteva più indugiare. Si sciolse dalla stretta disperata di Dawn, le posò un bacio sulla guancia e poi andò da lui. Comprendeva che avrebbe dovuto dirgli qualcosa, altrimenti lui l’avrebbe fermata.

Al contrario di Dawn, Spike aveva la maturità per ammettere che il suo sacrificio era indispensabile. Ma come sua sorella, non era disposto a perderla per questo, un istinto egoistico, seppur comprensibile. In fin dei conti, lui era pur sempre un demone.

Si fermò a pochi centimetri da lui, guardandolo con intensità.

“Lo sai che devo” Bisbigliò, risoluta ma dolce. Lui divenne di nuovo teso.

“No”. Ma era una flebile protesta.

Buffy si alzò in punta di piedi e lo baciò. Spike ricambiò rigidamente all’inizio, ma poi si sciolse nel bacio e vi si immerse a sua volta come se ne dipendesse la sua vita, come se sperasse che, continuando a baciarla, il tempo si sarebbe fermato, avrebbe evitato l’inevitabile sofferenza. Quando lei si staccò, si accorse del sapore salato rimastole sulle labbra e tese una mano per accarezzargli il viso, teneramente, asciugando una delle sue lacrime.

“Ti amo” le disse lui, disperato. “Ti prego, Buffy.”

Lei scosse la testa. Un fulmine cadde così vicino a loro che poté sentire l’odore di bruciato.

“Ricordati la promessa” sussurrò a Spike, che l’aveva afferrata per gli avambracci, come se volesse trattenerla. Ma le sue braccia, solitamente forti, la stringevano debolmente, inermi. 

 “Qualsiasi cosa accada…” aggiunse, lui annuì “…ricorda sempre che ti amo, William.”

Buffy non gli diede il tempo di assorbire ciò che gli aveva appena rivelato. Lo spinse via, mandandolo contro l’inferriata. Si voltò, e prese a correre. Corse per quella che le sembrò un’eternità, corse per un percorso che parve infinito, sentendo remoti i singhiozzi di Dawn, l’urlo disperato di Spike.

Quando spiccò il salto, chiuse gli occhi.

E non li riaprì più.

 

Spike la vide cadere, le sue parole ancora nelle sue orecchie, nel suo cuore, e il dolore esplose dentro di lui, frantumando ogni centimetro di se stesso, squarciando e lacerando ogni fibra del suo essere. Pianse e invocò la morte, maledisse la sua vita immortale, pregò che il portale risucchiasse anche lui perché la sofferenza era troppa, troppa, non riusciva a sopportarla, voleva morire per non sentire più quella voragine che lo inghiottiva e consumava, per non stare più così male. Implorò che smettesse, perché non poteva, no, basta, non poteva sopportare ancora, un secondo di più quel dolore lancinante, straziante. Non poteva continuare a vivere così, no, era insopportabile, ne era incapace, voleva morire, affinché smettesse, morire ora, lassù, all’istante.

Poi guardò Dawn. Ricordò ciò che Buffy aveva detto, la promessa che le aveva fatto. E capì che mai avrebbe potuto permettersi di infrangere quell’impegno, di deluderla.

Mai avrebbe potuto concedersi di smettere di soffrire. Anche se sarebbe stata dura, ora toccava a lui provare ad andare avanti.

Si avvicinò a Dawn e lasciò che lei lo abbracciasse e piangesse contro il suo petto. Cercò di trattenere le proprie lacrime ma ora era incapace anche di questo. Il dolore lo schiacciava, lo divorava, ma avrebbe dovuto sopportarlo, conviverci, per mantener fede alla promessa e proteggere la sorella della donna che amava. Della donna che lo amava, e che era morta sotto i suoi occhi.

Seppe con assoluta chiarezza, in quel momento, che sebbene il portale fosse stato chiuso dal sacrificio di Buffy, sebbene la terra fosse salva…

L’Inferno lo aveva preso con sé.

 

                                                                         Fine

 

                    

 

 

Note dell’Autrice: ecco a voi la fine. Allora, che ne pensate??

Direi che un tributo a Joss Whedon è doveroso, dato che ho ripreso la scena in casa di Buffy che si vede anche in “The Gift” (naturalmente modificandola e ampliandola a mio piacimento :P), la sfuriata di Giles e il combattimento contro Glory con l’espediente del Buffybot e del martello troll. Lo so, molto poco fantasioso da parte mia, ma non era la lotta che mi interessava trattare e modificare in questa fic, come potrete immaginare (J). Inoltre, avevo pianificato sin dall’inizio di riallacciarmi in quel punto alla storia originale. Dunque, W Joss e sempre sia lodato ecc. ecc.

Detto ciò, passo a ringraziare come al solito quelle adorabili persone che hanno commentato lo scorso capitolo.  Thank you girls!

Clara: ciao carissima! Eh sì, Buffy è un po’ schizofrenica. Che ci vuoi fare? Comunque, felicissima di aver letto la tua recensione. Mi auguro che il finale che ho scelto per questa ff non ti deluda in alcun modo. Fammi sapere, okay? Un bacio.

Chloe88: wow! Sono contentissima che la mia soluzione alternativa alla crisi di Buffy ti sia piaciuta. Ero parecchio incerta, sullo scorso capitolo. Mi auguro che anche il finale della storia ti appassioni, e come sempre non vedo l’ora di leggere il tuo giudizio. Baci!

Shavanna: ciao! Grazie del commento, come al solito sei dolcissima. In effetti, Spike ha una bella esperienza con le matte. Dopo più di un secolo al fianco di Drusilla, è il minimo! Ma l’hai vista nella seconda serie con l’uccellino morto?!? Quella scena mi fa sempre piegare in due dal ridere!

Comunque, pazzia di Drusilla a parte, spero che il finale della storia ti soddisfi e ti appassioni tanto quanto gli altri capitoli. Dimmi cosa ne pensi, mi raccomando! Un bacio grande.

Lalla86: ciao! Ti ringrazio infinitamente per il commento positivo, sono contenta che anche lo scorso capitolo sia stato all’altezza delle tue aspettative. Sono lusingata che tu abbia trovato la mia soluzione migliore di quella del telefilm. E di questo capitolo che te ne pare? Piaciuta la parte Spuffy? Fammi sapere! Un bacio.

Mokuren078: ciao! Sono contenta che tu abbia trovato il carattere di Spike in linea con quello del personaggio televisivo! Io cerco sempre di fare in modo che sia così, anche con gli altri protagonisti (Buffy, Dawn, Xander…). Ora dimmi: ti è piaciuto il finale? Spero di sì! Aspetterò con ansia la tua recensione, come al solito. Baci.

Ecco fatto. Mi dispiace che la storia sia finita, perché mi sono divertita davvero a scriverla. Spero comunque che anche voi abbiate passato dei momenti piacevoli leggendola, e vi ringrazio per aver dedicato un po’ del vostro tempo a questa ff. Risponderò agli eventuali commenti a questo capitolo nell’altra mia ff su Buffy attualmente in svolgimento, ovvero “Snowflakes”.

Come al solito, concludo con una sola parola: recensite!!

-Melany

 

  
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